Giorno memoria: a Pisa laurea in scienze pace a Liliana Segre

Titolo honoris causa in scienze della pace a Liliana Segre, cerimonia in presenza e online 2 febbraio

L’Università di Pisa conferisce la laurea honoris causa in scienze della pace alla senatrice a vita Liliana Segre. L’annuncio dell’Ateneo oggi in occasione del Giorno della memoria. La cerimonia per il conferimento si terrà il 2 febbraio parzialmente in presenza, nell’auditorium del Polo San Rossore 1938, e online: Liliana Segre terrà la sua lectio magistralis in collegamento a distanza.

La biografia della senatrice, questa la motivazione della laurea, “restituisce il senso più alto di un costante impegno pubblico volto non solo a tutelare la storia e la memoria delle vittime dello sterminio, ma anche a promuovere un’autentica educazione alla cittadinanza e alla pace”. “In questi anni – ha commentato il rettore Paolo Mancarella – il vincolo di riconoscenza che lega l’Università di Pisa a Liliana Segre si è rafforzato sempre di più. Conferirle la laurea honoris causa in scienze per la pace è il nostro modo di dirle grazie per aver tutelato la storia e la memoria della Shoah, facendone uno strumento per alimentare, in primo luogo nei giovani, quei valori di fratellanza e di rispetto in cui il nostro Ateneo si riconosce pienamente”.

La giornata del 2 febbraio – coordinata dal professor Fabrizio Franceschini, direttore del Centro Interdipartimentale di Studi Ebraici (CISE) dell’Ateneo pisano – sarà aperta alle ore 11 dalla presentazione del volume “Il dovere della parola. La Shoah nelle testimonianze di Liliana Segre e di Goti Herskovitz Bauer”, di Marina Riccucci e Laura Ricotti, pubblicato da Pacini d’intesa con la Fondazione Livorno. Ai saluti istituzionali e all’intervento della professoressa Riccucci, membro del CISE, seguirà l’intervento a distanza di Goti Herskovitz Bauer.
“Il libro – sottolinea il professor Franceschini – è importante sia perché presenta una testimonianza della Segre con accenti nuovi rispetto ad altri e sempre significativi suoi interventi, sia perché valorizza degnamente la figura di Goti Bauer, che tra i molti meriti ha quello di aver stimolato proprio Liliana Segre a prendere la parola, dopo anni di silenzio sulla sua esperienza della deportazione e del Lager”.

Alle ore 12 inizierà la cerimonia di conferimento della laurea magistrale honoris causa in Scienze per la Pace alla senatrice Liliana Segre. Dopo il benvenuto del rettore Paolo Mancarella, la professoressa Eleonora Sirsi, presidente del corso di laurea magistrale in Scienze per la Pace, darà lettura della Motivazione del conferimento.
La Laudatio sarà tenuta da Gadi Luzzatto Voghera, direttore del Centro Documentazione Ebraica Contemporanea, e da Noemi di Segni, presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane (Ucei).
Seguiranno la cerimonia di consegna della laurea magistrale HC e la Lectio Magistralis della senatrice Liliana Segre, in collegamento a distanza.

Due appuntamenti per il Giorno della memoria al museo del Novecento

Per il terzo anno consecutivo, il Museo Novecento di Firenze celebra il Giorno della Memoria, e questo 27 gennaio 2021 lo fa con un doppio appuntamento

Nella parte coperta del loggiato all’esterno del museo, proprio a fianco della targa che ricorda l’uso che venne fatto delle Leopoldine come luogo di reclusione per prigionieri politici ed ebrei, verrà installata lai scritta al Led Pitchipoi, un’opera del collettivo Claire Fontaine, già presente in facciata con la grande frase luminosa Siamo con voi nella notte. All’interno del museo, nella sala cinema, verrà proiettato per l’intera giornata, il film Manni di Riccardo Iacopino, prodotto dal Museo Novecento e realizzato a partire da un racconto di Giorgio van Straten, che in questa occasione si presenta anche nella veste di ‘attore’ protagonista.

“Mai abbassare la guardia contro mali assoluti come nazismo, fascismo, xenofobia e antisemitismo – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – e per farlo dobbiamo utilizzare tutti i mezzi possibili, anche quello dell’arte. Grazie al museo Novecento per tenere ogni anno viva la memoria e per accogliere di nuovo i visitatori con queste proposte che raccontano la tragedia della Shoah attraverso le immagini, un modo per continuare a riflettere, per stimolare la conoscenza e per parlare alle nuove generazioni di temi che non vanno dimenticati”.

“Sono sinceramente grato al Museo del Novecento ed al direttore Risaliti – dice Alessandro Martini, assessore alla cultura della memoria – per l’impegno ormai consolidato nel rendersi presente con proposte di grande qualità culturale ed artistica che assumono il carattere della testimonianza viva di una memoria da coltivare oggi più che in passato. Educare e non dimenticare per guardare al futuro con più speranza e coesione nel bene e rispetto per tutte le diverse realtà dell’umanità intera. Grazie di cuore”

Pitchipoi è il nome di una località immaginaria in cui gli ebrei, in attesa nel campo di transito di Drancy, in Francia, erano convinti di dover andare, laddove invece, di lì a poco, sarebbero stati deportati ad Auschwitz. “Nella parola Pitchipoi si nasconde il tragico destino di milioni di ebrei e il gioco spietato e ingannevole cui i deportati in viaggio verso i campi di sterminio erano sottoposti assieme ai loro bambini” afferma Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento. “Dalle labbra dei carnefici quella ‘magica’ parola passava ai genitori e ai parenti che negavano la verità tanto a se stessi quanto ai figli più piccoli, facendo loro immaginare un viaggio fantastico in un paese degno di una favola, quando al contrario gli aspettava la soluzione finale. Pitchipoi è il luogo incantato in cui i più innocenti e ingenui riuscivano a depositare una minima speranza di sopravvivenza; un miraggio costruito imbrogliando le carte, un assurdo e terribile gioco affabulatorio che è anche un gioco del destino guidato dal Male assoluto. Questa parola yiddish, che ha il sapore di un paese incantato, un paese dei balocchi, era in realtà la trappola organizzata con inumano cinismo dai nazisti. Una ulteriore prova della inaudita logica della ‘banalità del male’, tanto inumana quanto spaventosamente normale, perché nella ‘colta’ perfino ‘graziosa’ invenzione di Pitchipoi emerge una manovra linguistica mostruosamente intelligente, frutto di un pensiero calcolatore, in grado di darsi una forma esteticamente comprensibile e apprezzabile, utilizzata per mascherare alle vittime il loro viaggio senza ritorno nei campi di concentramento”.

La collaborazione fra il Museo Novecento e il duo artistico Claire Fontaine è cominciata in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e di genere il 25 novembre scorso. Ed è proseguita lo scorso dicembre, in occasione di Flight, Firenze Light Festival, con la grande scritta luminosa, Siamo con voi nella notte, che ha trasformato la facciata del Museo in un ideale diaframma tra l’interno dell’edificio e la piazza di Santa Maria Novella. Pitchipoi, la terza tappa di questo percorso espositivo a cura di Paola Ugolini, resterà nel loggiato sino all’11 marzo. “Il 27 gennaio di 76 anni fa – racconta Paola Ugolini – le truppe sovietiche arrivarono per prime nella città polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e rivelando per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista. Pitchipoi è la scritta al neon che verrà installata sulla parete esterna del museo, vicino alle lapidi che ricordano la deportazione degli ebrei e dei prigionieri politici fiorentini durante la Seconda Guerra Mondiale”. Era prassi normale, per i nazisti, quella di nascondere agli ebrei la loro destinazione finale. Pitchipoi, dunque, fu immaginata per rispondere ad una domanda, per colmare un vuoto. Una parola yiddish, dal suono fiabesco e rassicurante, inventata per esorcizzare la paura, ma che nella mente terrorizzata di centinaia di ebrei, veniva presto a prendere le sembianze più spaventose: un luogo dove sarebbero stati costretti ai lavori forzati, per molti sinonimo di maledizione eterna. Un luogo che comunque nessuno poteva immaginare mostruoso come fu, nella realtà, il campo di Auschwitz dove andarono a morire.

Manni, è un film di Riccardo Iacopino che ha per protagonista lo scrittore Giorgio van Straten, autore di un racconto dedicato a Manfred Buchaster, detto giustappunto Manni, uno dei tanti bambini di cui l’Olocausto ha fatto perdere completamente le tracce. Nel film lo scrittore fiorentino legge la storia romanzata del piccolo Manni, scomparso negli anni terribili delle deportazioni, senza lasciare tracce dietro di sé, salvo un suo piccolo ritratto e una foto. “Ci sono delle storie che divengono ossessioni” racconta van Straten, spiegando come è nato il racconto. “Storie che ti seguono per anni e non riesci a dimenticarle. Quella di Manfred Buchaster mi è rimasta in mente dal giorno che ne ho letto la prima volta. Una vita fra le tante distrutte dalla Shoa, un’ingiustizia che va moltiplicata per milioni di volte”.  Manfred Buchaster era nato nel 1938 a Lipsia, in Germania, e sappiamo che nel 1943 era stato arrestato in Italia, a Costa di Rovigo. Cosa fosse successo prima di quella data e, soprattutto, cosa sia accaduto dopo quel momento è stato inghiottito nell’immensa tragedia dell’Olocausto, insieme alle storie di tantissimi altri ebrei dispersi. Van Straten, che ha letto di lui per la prima volta nel ‘Libro della memoria’, dedicato a chi non è stato deportato, ma è comunque diventato una vittima della Shoa, ha deciso di mettersi sulle sue tracce e piano piano, tra le testimonianze di chi si era occupato di lui, dopo che era stato separato dai genitori, è riuscito a ricostruirne una parte della vicenda, che viene narrata in questo breve ma intenso film di Riccardo Iacopino. Attraverso la voce di Giorgio van Straten, la vita di Manni, inizialmente scandita solo dalle date di nascita e di morte, prende forma e diventa un’esistenza vera, riscattata dall’oblio. E grazie a questo prezioso racconto e a questo film, sembrano poter fare lo stesso tutte le altre vite, perse in quel tragico periodo, che nel gesto stesso di essere raccontate riescono a trovare pace ricongiungendosi finalmente ai vivi.

Sentiamo Sergio Risaliti, direttore artistico Museo Novecento

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Nardella: “vittoria Bonaccini ha portata nazionale”

“Il tema è chiaro: hanno voluto fare dell’Emilia Romagna una sfida nazionale, e il risultato non può che avere una portata nazionale”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, commentando la vittoria di Stefano Bonaccini per il centrosinistra alle elezioni regionali di ieri in Emilia Romagna.

“Il buon governo ha vinto – ha detto Nardella, a margine del meeting per il Giorno della Memoria al Mandela Forum – la partecipazione democratica ha vinto, la capacità di rispondere con equilibrio e tenacia all’odio e al razzismo ha vinto”. Secondo il sindaco di Firenze “dobbiamo trarre dall’Emilia Romagna una grande lezione, non abbassare la guardia. Ma io credo che questa prima vera sconfitta di Salvini segni una nuova fase nella quale noi possiamo ritrovare forza ed energia. Quando dico ‘noi’ non mi riferisco solo al Pd, mi riferisco anche a tutta la società civile che resiste e combatte per i valori democratici. Il campanello di Salvini ha suonato a vuoto: non solo, ha scatenato una reazione di civismo e di forza democratica che ha portato alla vittoria l’Emilia Romagna”.

Le parole di Dario Nardella riguardo alle elezioni in Emilia Romagna:

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Giorno Memoria: Nardella, mettete scritta ‘qui c’è un antifascista’

“Invito le ragazze e ragazzi che sono venuti da tutta la Toscana a mettere davanti a casa propria sulla porta la scritta ‘qui c’è un antifascista’”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, che oggi ha aperto il meeting per il Giorno della Memoria promosso dalla Regione Toscana in corso al Mandela Forum nel capoluogo toscano.

Nardella ha invitato a fare “come ha fatto il mio amico e collega sindaco di Milano, in risposta a quella vergognosa scritta che è stata apposta davanti alla casa del figlio di un ex deportato a Mondovì. Anche queste sono risposte efficaci, simboli che ci servono ad avere una memoria collettiva, e a coltivarla: senza memoria non c’è futuro”.

Tutte le forme di discriminazione, per il sindaco, “possono essere combattute grazie alla memoria, e quello che si fa oggi è fondamentale: incontrare i giovani, pensiamo ai viaggi che noi organizziamo in Polonia, in Austria e in Italia nei campi di concentramento e di lavoro. Anche quello è un antidoto, bisogna essere perseveranti: goccia dopo goccia, passo dopo passo, soltanto mantenendo la memoria e compiendo questi atti forti con i giovani noi possiamo cambiare quello che avviene”.

antifascista

Le parole di Dario Nardella per il Giorno della Memoria:

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Installazione “Stazione Futuro”, per il Giorno della Memoria

?Firenze, in piazza Bartali l’installazione “Stazione Futuro”: i libri per tener viva la memoria, questo il titolo dell’iniziativa Unicop partita nei circoli di lettura di Unicop Firenze nel mese di gennaio dove si sono tenuti gli appuntamenti per non dimenticare.

I circoli di lettura hanno scelto un testo che testimoniava Ia Shoah e lo hanno messo al centro della riflessione. Oggi i titoli della Memoria arrivano in piazza Bartali per una installazione davanti al Centro*Gavinana, a poche decine di metri daii’EX3 che ospita il Memoriale italiano di Auschwitz.

Nell’installazione un binario, una vecchia stazione che rappresenta il passato da non dimenticare e un baule con i libri che, sotto vari aspetti e con diversi stili, raccontano le atrocità della Shoah. Anche se la stazione richiama il tempo passato, quello dell’epoca fascista e delle deportazioni, il treno immaginario che passa in piazza Gavinana ci porta verso il futuro. Un futuro, così lo auspica la cooperativa, in cui quello che è successo non deve ripetersi e l’antidoto alla perdita della Memoria è la cultura. Leggere il passato per costruire il futuro, questo il senso dell’iniziativa.

Fra i libri che in questo gennaio 2020 hanno sollecitato le riflessioni dei Circoli di lettura dei soci di Unicoop Firenze ci sono, fra gli altri, Lessico famigliare di Natalia Ginzburg, Il Giardino dei Finzi Contini di Giorgio Bassani, La Notte di Elie Wiesel e Il sentiero dei nidi di ragno di Italo Calvino. Ma anche il fumetto Maus di Art Spiegelman, che ripercorre una piccola storia famigliare sullo sfondo della piú immane tragedia del Novecento o L’usignolo dei Linke in cui Helga Schneider scava nella memoria, che la obbliga a testimoniare atrocità esemplari del secolo appena concluso, viste con gli occhi di un piccolo profugo prussiano. Alcuni sono testi già letti a scuola, altri sono libri più recenti o meno conosciuti, ma accomunati da una caratteristica: possono far riflettere su quello che è stato l’Olocausto.

Gimmy Tranquillo ha intervistato un portavoce di Unicop:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/01/200124_STAZIONE-FUTURO_UNICOOP.mp3?_=4

 

ℹ https://www.coopfirenze.it/circolilettura

 

Maturità: Gino Bartali fra le scelte della prima prova

Insieme a Ungaretti, Stajano, Sciascia e il generale Dalla Chiesa , compare anche Gino Bartali tra le tracce del tema di italiano per la maturità di quest’anno. La famiglia del ciclista: ‘scelta insolita ma apprezziamo tantissimo’.

Lisa Bartali, nipote del campione dei pedali, racconta stupita della sorpresa: “un tema su mio nonno, Gino Bartali, non ce lo aspettavamo in famiglia ed è stata una bella sorpresa stamani, l’abbiamo apprezzata tantissimo. Dimostra che la sua è una figura sentita nel Paese, come campione dello sport e come personaggio storico”.

“E’ come se ci fosse stato un avvicinamento progressivo – spiega Lisa Bartali – perché negli ultimi anni ci siamo accorti, attraverso contatti sempre più numerosi, che stava salendo un notevole interesse per il nonno nel mondo della scuola. Da diversi anni di Gino Bartali si tratta con sempre più frequenza nella didattica delle scuole, non nei programmi ufficiali ma durante iniziative come il Giorno della Memoria o anniversari ed eventi particolari, perciò – continua la nipote di Gino Bartali – è stata una sorpresa che però non stupisce né me né i miei familiari che ci sia stato un tema dedicato alla sua figura di campione e di Giusto tra le Nazioni per le attività che durante l’ultima guerra fece per salvare gli ebrei”.

“E’ una scelta insolita, che lo colloca accanto a personaggi letterari, anche per questo la apprezziamo perché eleva ancora di più la figura del nonno”, prosegue Lisa Bartali. “Non so quanti giovani maturandi l’avranno scelto, non è un classico tema di maturità – aggiunge – ma certo su di lui c’è da scrivere molto: il suo ideale di sport, la sua vittoria al Tour de France che di fatto scongiurò una guerra civile in Italia dopo l’attentato a Togliatti, la fede cattolica professata apertamente, le ricerche storiche che hanno ricostruito la sua attività clandestina per salvare gli ebrei, gli argomenti per raccontare la sua figura non mancano” afferma in conclusione la nipote del grande ciclista scomparso.

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