🎧 Dalla Puglia a Firenze, una scommessa di vita e di lavoro ai tempi del Covid

La storia di oggi la vogliamo dedicare ad Andrea Mì, nel primo anniversario della sua scomparsa e riportiamo sulle nostre frequenze un po’ della sua Puglia. Lo facciamo attraverso il cibo, i sapori, la qualità ma anche la voglia di provarci, di scommettere. Quella che hanno avuto Sara Bruno e Massimo Tenace: lei toscana, lui pugliese. Amici prima e soci adesso. Intervista a cura di Chiara Brilli.

Li troverete davanti e dietro al banco del nuovo alimentari e degustazione DiVin Boccone in via delle Caldaie a Firenze. Aperto nel primo giorno di zona rossa del 29 marzo scorso. La voglia di esserci e di lavorare portando la cultura enogastronomica della Puglia in pieno Oltrarno e coniugarla alle tipicità toscane.

Massimo non solo ha intrapreso un’avventura commerciale ma anche familiare, trasferendosi in questo anno pandemico con la sua famiglia: la moglie Tatiana e due figli piccoli. In affitto in una di quelle case del centro a rotazione turistica ante covid ma adesso con un affitto accessibile anche se temporaneo.

Una nuova attività e una nuova vita, una risposta positiva in questa congiuntura sanitaria ed economica che di positivo ha ben poco.

Tra soppressate, mozzarelle di bufala, taralli e vino pugliese siamo andati ad intervistarlo ed insieme a Sara ci racconta la sua storia.

🎧 Cacciata di casa perché gay. Procura apre inchiesta dopo denuncia ragazza

Un’inchiesta per violenza privata, partita in seguito alla denuncia per violenza privata e inosservanza degli obblighi di assistenza familiare da parte di una ragazza di Castelfiorentino (Firenze) di nome Malika cacciata dalla famiglia perché omosessuale.

Il fascicolo è stato aperta dalla procura della Repubblica di Firenze nelle scorse ore. E’ solo l’ultimo degli sviluppi di una vicenda partita nel gennaio scorso quando la giovane ha comunicato ai suoi familiari il suo orientamento sessuale.

Sulla base della denuncia presentata dalla ragazza ai carabinieri della compagnia di Empoli (Firenze) il pm Giovanni Solinas ha delegato accertamenti per stabilire se siano stati commessi reati. I militari erano intervenuti nel momento in cui la ragazza non era potuta rientrare nell’abitazione della famiglia in quanto i genitori avevano cambiato la serratura.

Senz’altro la testimonianza di Malika Chalhy raccolta dalla collega Maria Elena Gottarelli per fanpage.it è un colpo allo stomaco sia che ci si metta nei panni di una madre, che di una figlia, ma soprattutto di un qualsiasi essere umano che rivendica solo la propria libertà ed autodeterminazione.

“Non ho fatto niente a nessuno” ribadisce raccontando di come il mondo gli sia caduto addosso, lasciata sola e stigmatizzata dalla sua famiglia e provando paura per se stessa.

Dalla diffusione dell’intervista sui social e sui media è partito un tam tam di solidarietà nei confronti della ragazza che è stata mandata via di casa senza nemmeno i suoi effetti personali. Priva di tutto ma soprattutto priva del sostegno della sua famiglia.

C’è una raccolta fondi promossa dalla cugina Yasmin Atil sulla piattaforma Gofundme che ha già raccolto oltre 25 mila euro.

“Come potrete immaginare le spese sostenute da Malika in questi due mesi sono state cospicue, a partire dai vestiti che le mancavano, all’avvocato e psicologo che in questo periodo la stanno aiutando, ed è per questo che diamo il modo a chi legge la sua
storia di aiutarla attraverso questa piattaforma”, si legge nell’appello a dare un contributo.

Sulla vicenda è intervenuto anche il sindaco di Castelfiorentino Alessio Falorni, lanciando via Fb un video appello di sostegno alla giovane. Falorni ieri ha incontrato anche i familiari della ragazza.  (In podcast un estratto del secondo video postato successivamente sui social).

Numerose le reazioni di solidarietà alla ragazza anche sul fronte politico. Parole di vicinanza rivolte anche dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. “La mia solidarietà a Malika, cacciata dalla famiglia e minacciata, senza la possibilità di tornare a prendere gli effetti personali. Questo accade perché è innamorata di una ragazza, e rivendica il diritto a vivere liberamente le scelte affettive”.

“L’ennesimo caso di omofobia, anche in famiglia. Nessuno può essere discriminato a causa della persona che ama”. Lo afferma il presidente del Consiglio regionale della Toscana, Antonio Mazzeo, su Facebook. “L’approvazione del ddl Zan contro l’omofobia non è più rimandabile”, aggiunge. Lo ribadiscono anche i parlamentari  dem toscani Caterina Biti, Dario Parrini e Luca Lotti.
”L’odio e la violenza che i familiari hanno rivolto alla ragazza sono raccapriccianti e dimostrano che non c’è più tempo da perdere: il ddl Zan va approvato”.
“E’ una vicenda dolorosissima, che ci impone di riflettere molto su quanto ci sia ancora da lottare per costruire una cultura diffusa di rispetto e di uguaglianza verso le persone LGBTQIA+”. A dichiararlo e’ l’assessora regionale alle pari opportunita’ Alessandra Nardini che torna a chiedere l’approvazione del disegno di legge Zan, per sancire il diritto di ogni cittadina e di ogni cittadino a non subire discriminazioni e violenze per chi si e’ o per chi si ama”.
Intanto “Il Comitato Toscana Pride vuole esprimere la  piena vicinanza e solidarietà alla giovane e “renderci disponibili a fare quanto nelle nostre forze per supportarla in questa difficile situazione”.

Nel raccontare questa storia ed esprimere il nostro sostegno a Malika non possiamo non ricordare che esattamente nell’aprile di 14 anni fa Controradio lanciava la campagna ‘Uno straccetto rosa per la laicità”.  Partì l’idea dai nostri ascoltatori: “Uno straccetto colorato alle nostre borse, alle auto, agli scooter, alle finestre, uno straccetto per dichiarare pubblicamente la nostra voglia di laicità e la nostra contrarietà alle pesanti e quotidiane ingerenze del Vaticano nella vita politica italiana? E scegliete voi il colore”. Gli ascoltatori scelsero: rosa porpora cardinalizio. Un microfono aperto si trasformò  subito in un diluvio di telefonate per testimoniare la voglia di laicità. Migliaia gli straccetti distribuito, le realtà che aderirono, e l’adozione anche a Bologna della stessa campagna.

A distanza di 14 anni sia in Vaticano che in Parlamento se dei passi avanti sono stati fatti in termini di unioni civili e riconoscimento dei diritti, sappiamo quanta strada c’è da fare come dimostra la non benedizione alle coppie gay e lo stallo del ddl zan.

🎧 Ambulanti: “Mercati aperti, il nostro lavoro è l’unico ristoro”

Gli ambulanti toscani in protesta per chiedere la riapertura immediata di tutti i mercati per tutte le categorie economiche. A lanciare la mobilitazione gli ambulanti di Assidea con lo slogan “Mai più mercati chiusi, il mio lavoro è l’unico ristoro”.

“Srotoliamo il tricolore in piazza perché crediamo in questo Paese e nella sua ripresa ma per il Governo siamo invisibili” era una delle dichiarazioni rilasciate ai nostri microfoni il 12 maggio di un anno fa da parte dei venditori ambulanti aderenti all’associazione di categoria Assidea che quel giorno avevano dato appuntamento a tutti gli ambulanti a Firenze, in piazza dell’Isolotto, dove aprirono una bandiera lungo 50mt e fatto sentire la loro voce. Era una delle prime manifestazioni statiche gestite in presenza dopo il lockdown e nel rispetto delle misure anti covid.

Ambulanti
Foto Controradio
Da allora le richieste sono sempre le stesse e la fiducia nel Paese e nei Governi avvicendati sta lasciando il posto a delusione e disperazione per un protrarsi di assenza di risposte e strumenti a sostegno della categoria.
Fra i vari stop and go raccontammo il ritorno dei banchi di abbigliamento al mercato delle Cascine, come gli ambulanti si erano organizzati per i distanziamenti dei clienti e l’esposizione delle merce e la tanta voglia di ripartire. Ma da allora, altre chiusure e le scadenze fiscali sempre le stesse. E allora gli ambulanti toscani chiamano il settore alla mobilitazione generale e lo faranno oggi con due appuntamenti per chiedere la riapertura immediata di tutti i mercati per tutte le categorie merceologiche, annullamento del pagamento suolo pubblico fino al 31 dicembre 2021, un anno bianco dal punto di vista fiscale con interventi sulla parte contributiva.
Due appuntamenti nella stessa giornata di protesta “Mai più mercati chiusi, #ilmiolavorounicoristoro” che partirà dal mercato di Pistoia (ore 9) per concludersi a Firenze in via Cavour davanti alla Regione Toscana (ore 16.30) con ritrovo ore 13 piazzale Metro Osmannoro. Una giornata di protesta per dire basta alle mancate riaperture, chiedere interventi di sostegno concreto al settore e l’attivazione di un tavolo di crisi per il commercio ambulante. “Il tempo della pazienza è finito – spiega il presidente Assidea Alessio Pestelli (Intervista di Chiara Brilli)  – Adesso è il tempo di dire basta alle chiusure che, di fatto, penalizzano quasi esclusivamente gli ambulanti e i mercati ed è arrivato il momento di chiedere interventi di sostegno strutturali e non più misure tampone che non servono a niente. Abbiamo il diritto di chiedere misure importanti che consentano di dare respiro alle casse delle nostre imprese. Chiediamo semplicemente di farci tornare a lavorare e di farlo subito. I mercati all’aperto – conclude Pestelli – sono luoghi sicuri. Ci scusiamo fin da subito per i possibili disagi che non dipendono da noi ma dalle istituzioni che ancora una volta non ci ascoltano”.

 

“Fiere e sagre sono chiuse da un anno in tutta Italia, i mercati settimanali e di quartiere in zona rossa sono aperti solo per l’alimentare. E in Toscana ci sono province rosse da oltre un mese. Non ce la facciamo più a tirare avanti: se non moriamo di Covid moriamo di fame”. Così il presidente degli ambulanti toscani di Fiva (Federazione Italiana Venditori su Area Pubblica) – Confcommercio Rodolfo Raffaelli.

“Chiediamo alle istituzioni, alla Regione prima di tutto poi al Governo, di riaprire i mercati in toto, anche per la parte non alimentare, indipendentemente dalla classificazione delle aree”, aggiunge Raffaelli in una nota. Per il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “i mercati si svolgono all’aria aperta, adottano le misure utili al contenimento del
contagio, come il distanziamento, i percorsi obbligati e il contingentamento dei clienti, l’apertura dei banchi da un solo lato per evitare assembramenti, la sanificazione. Gli ambulanti sono anche disposti a fare di più, pur di tornare al lavoro. Ma davvero non si riesce a comprendere come fare la spesa al mercato possa essere più pericoloso che farla in un supermercato della grande distribuzione, o utilizzare un mezzo di trasporto pubblico”.

Marinoni ricorda che “il commercio ambulante conta meno di 13mila imprese in Toscana (12.826), delle quali solo 3.600 si occupano di prodotti alimentari e possono quindi
continuare a lavorare senza restrizioni, mentre le altre sono soggette ai cambi di colore. Ai fieristi va anche peggio, perché gli eventi nei quali si sono specializzati non vengono
organizzati più dal febbraio 2020. Resistere in queste condizioni è impossibile, anche perché si tratta di aziende per lo più fragili e poco capitalizzate, a conduzione familiare”.

🎧 Covid e crisi: proprietaria vinaino a Firenze “senza turisti e ristoranti chiusi, clienti di vicinato la nostra salvezza”

Covid e crisi: un anno di pandemia – voci dei commercianti tra divieti, chiusure e prospettive di ripresa. Salgono le proteste e aumentano le difficoltà economiche in un contesto di restrizioni ancora alto e in certi casi come per le festività pasquali e con l’ordinanza in Toscana rafforzato.

A fronte di uno scenario che in base ai dati prospetta una zona rossa per la Toscana anche oltre il 20 aprile. Proseguiamo dunque il nostro racconto nel tessuto economico cittadino.
Intervista a Mariela, vinaina di Firenze a cura di Chiara Brilli

Mariela è la vinaina del SantoVino a Firenze, aperto dal marzo 2012. Chiusi nella prima fase della pandemia, riaperti il giugno scorso hanno perso tutti i ristoranti e i turisti. “Ci hanno sostenuto i clienti di vicinato che sono rimasti durante tutto l’anno anche se il tipo di consumo è cambiato e la parola d’ordine è risparmio”.

Secondo il Centro studi dell’associazione, che ha elaborato dati dell’Istat relativi al 2020, l’area di disagio sociale in Italia comprende 10 milioni e 406mila persone. Il dato è superiore al quello di un’analoga rivelazione del 2015, quando il totale degli italiani in difficoltà si era attestato a quota 9,2 milioni. Più nel dettaglio, si tratta di 4 milioni e 8mila disoccupati a cui vanno aggiunti 6 milioni e 398mila occupati in situazioni critiche.

Per quanto riguarda 4 milioni e 8mila disoccupati, gli ex occupati sono 1 milione e 127mila, gli ex inattivi 571mila, i soggetti senza esperienza di lavoro 2 milioni e 310mila.

Quanto ai 6 milioni e 398mila occupati considerati in condizione precarie o economicamente deboli, si tratta di 776mila soggetti con contratti di lavoro a termine part-time, 1 milione e 955mila persone con contratti a tempo determinato full-time, 2 milioni e 731mila addetti con contratti a tempo indeterminato part-time involontario, 225mila soggetti con semplici contratti di collaborazione e 711mila autonomi part-time.

🎧 Martina, un anno fa acquistò il suo bar a Firenze: “Una sfida contro il Covid, lo rifarei”

La storia di Martina ai microfoni di Chiara Brilli:  dalla disperazione alla forza di cambiare. Dopo un anno dall’apertura del suo bar in piena pandemia, siamo tornati a intervistarla.

Acquistò il bar esattamente un anno fa, il 1 aprile 2020 in pieno Lockdown. Un cambio di vita e di lavoro, un tuffo nel vuoto che l’ha portata a nuotare contro corrente, mentre molte realtà abbassavano le saracinesche, e nonostante tutte le difficoltà dell’emergenza sanitaria prima, della gestione della pandemia poi, tra restrizioni, false ripartenze e  ondate del Covid. Ma  Martina, titolare di un bar tra Piazza Santo Spirito e  Piazza Pitti  a Firenze, non si è data per vinta.
 
Un anno fa andammo ad intervistarla per raccogliere la testimonianza di questa avventura nata con le peggiori premesse congiunturali. Una storia che si intreccia al dramma della perdita di un familiare a Bergamo per coronavirus, al suo passato da genetista e al sogno di fare la ristoratrice.
Protagonista dunque a poco più di 40 anni  di ‘una storia nella storia’  ci raccontava del come potevamo ripartire. Ed oggi, dopo un anno esatto, è ancora più convinta. “Se tornassi indietro lo rifarei. La mia è una sfida contro il Covid”.
Bar
Foto Controradio
“Sono convinta che essere partita in un momento così difficile mi abbia dato una spinta molto più forte rispetto a persone che  già stavano lavorando ed hanno subito una sorta di sconfitta.  La mia è una provocazione. Ogni restrizione in più, ho più voglia di fare.
– ci racconta mentre si sporge dai tavolini messi davanti all’ingresso del locale come una sorta di barriera e bancone al contempo  – Certo, ho dovuto adattarmi a quello che mi veniva chiesto di fare, come ora lavorare sulla porta. Nonostante tutti i miei sforzi per abbellire il bar, la gente dentro ancora non lo ha mai vissuto”.
E sulle prospettive che intravede per se stessa e per una ripresa: “Non si capisce mai se possiamo immaginare un cambiamento e in quale direzione. dDa biologa spero nella bella stagione e dunque nell’abbassamento dell’incisività della virulenza poi alla lunga non mi sento di fare previsioni. Ma io sarò sempre qui. Non ho chiuso  nemmeno un giorno, con le mani devastate dal freddo. E’ la mia sfida”.

45 anni suonati 45 anni informati! 31 marzo 1976, registrazione di Controradio come testata giornalistica

45 anni suonati 45 anni informati! 31 marzo 1976, registrazione di Controradio “giornale quotidiano radiodiffuso” come testata giornalistica. Un anno di eventi, iniziative, ricordi e testimonianze per ripercorrere una Storia che continua.


Controradio esordisce dal castello di Montalbano sopra Rovezzano. Sei mesi di trasmissioni che segnarono l’inizio di un percorso tra etere e territorio che ancora oggi prosegue e si evolve. Il nome della radio viene dal libro “Informazione e controinformazione” di Pio Baldelli che è stato per cinque lustri il direttore responsabile.

Nel settembre del 1977, sull’onda del movimento che si sviluppa in quell’anno, la radio si costituisce in cooperativa e trova la sua sede in via dell’Orto, nell’Oltrarno di Firenze, con un trasmettitore da appena 25 watt. Si apre alla vita culturale della città promuovendo momenti di aggregazione, eventi, nuovi linguaggi ed è la seconda radio libera in Italia, dopo Radio Alice di Bologna, ad essere chiusa dalla polizia dopo una giornata di cortei e scontri. Protagonista della grande rivoluzione della scena culturale e della night life fiorentina negli anni 80, “Controradio giornale quotidiano radiodiffuso” non ha mai smesso di essere la voce di ciò che accade a Firenze ed in Toscana.

Controradio
Studio di Controradio in via dell’Orto 15r, Firenze ©Controradio
Informazione e cultura, territorio e respiro internazionale, musica e avanguardia: ingredienti inscindibili  che fanno ancora oggi l’identità di una radio, ‘glocal’ ancora prima che il neologismo venisse coniato, radio comunitaria ‘di fatto’ per la sua forte relazione non solo sonora con i suoi ascoltatori e ascoltatrici divenuti poi soci del Controradio Club, ancora troppo pochi ma vitali per una realtà editoriale che nonostante gli anni, non sente il peso dell’età ma quello della crescita, del cambiamento, della capacità di evolversi su nuove piattaforme e con nuovi strumenti digitali senza perdere la cifra del suo essere. Dagli anni delle grandi battaglie civili alla crisi pandemica, Controradio scandisce giornate, suono e sapore della vita di migliaia di persone. Da quel 31 marzo 1976 sono passati 45 anni per una Storia che continua per una Voce che resiste, anche grazie a voi!
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