🎧 L’artigianato che riparte dal tempo e dalla qualità. Intervista a Manufacta

Artigianato: “Il tempo è denaro” ma con meno cose e più qualità si può ripartire. E’ un po’ il concetto che ruota attorno alla filosofia della realtà artigiana in cui ci porta oggi Chiara Brilli. Uno spazio dove il lavoro manuale è protagonista di una riappropriazione del tempo e del significato che si attribuisce all’oggetto che si compra.

Parliamo di Manufacta un laboratorio-negozio di Firenze, nato dall’esigenza della titolare Sara Ricci  di avere uno spazio dove poter lavorare e proporre  le sue opere e quelle di altri artigiani o artisti.

Nel negozio potete trovare: abiti, accessori, ceramiche, gioielli, arredi frutto di un percorso artistico di riciclo.

L’obbiettivo è  di proporre una visione artistica basata: sul lavoro  manuale, l’utilizzo di  materiali   riciclati e la valorizzazione del tempo necessario per esprimersi.

Manufacta si trova in uno dei quartieri più caratteristici di Firenze, San Frediano, tradizionalmente improntato sull’artigianato ma sicuramente anche prima del Covid messo fortemente a dura prova sul fronte della vivibilità.

E allora come fare tornare questa parte di città attraente per i visitatori e abitabile per i cittadini? Di questo e di Manufacta abbiamo parlato proprio con Sara (ASCOLTA L’INTERVISTA).

Il tema delle pedonalizzazione sembra essere una delle principali richieste degli artigiani che abbiamo intervistato in questo viaggio tra ripartenze e difficoltà. L’ultima pedonalizzazione risale al settembre scorso quando con una bibiclettata del sindaco Dario Nardella e dall’assessore alla mobilità Stefano Giorgetti è scattata quella di  lungarni Acciaiuoli-Archibusieri e Anna Maria Luisa de’ Medici, il tratto in pratica che passava sotto al Corridoio Vasariano, di fronte agli Uffizi e di fronte a Ponte Vecchio.

“Era una vera e propria autostrada sul lungofiume più bello del mondo, usata da 2,5 milioni di veicoli ogni anno per attraversare la città. Con le nuove pedonalizzazioni facciamo una grande operazione ambientale ma anche storica e culturale”, dichiarava Nardella. E dopo quest’anno di svuotamento della città dai flussi turistici e di chiusure e restrizioni, una delle proposte che più ribadiscono i titolari di botteghe, negozi e laboratori che con fatica stanno sopravvivendo alla crisi economica derivante dalla gestione Covid, è quella di fare tornare le persone a vivere le strade, dando ai pedoni la priorità. Solo così le vetrine potranno essere nuovamente animate dagli occhi di chi, turista o fiorentino, potrebbe tornare a riappropriarsi degli spazi e ridare ossigeno all’economia delle piccole realtà che da sempre caratterizzano con la loro manualità e la loro arte il brand del made in Florence.

Dopo le pedonalizzazioni del Duomo, di via Tornabuoni, di piazzale Michelangelo e dei  lungarni Acciauoli, Archibusieri e Anna Maria Luisa De’ Medici fra le richieste c’è per esempio quella più volte sollecitata ddi via Romana.

🎧 @donnexstrada: se hai bisogno, parte la diretta Instagram e non sei più sola

@donnexstrada: una pagina Instagram che attiva, su richiesta, delle dirette alla tutela delle donne che, camminando per strada, si sentono minacciate o in pericolo. Intervista di Chiara Brilli ad Ilaria Saliva, 28 anni, psicologa e volontaria di donnexstrada.

La richiesta è così alta che la pagina, in poco tempo, ha raggiunto migliaia di followers. L’idea è nata a marzo da una psicologa clinica romana di 26 anni, Laura de Dilectis, che, a seguito dell’omicidio di Sarah Everard, ha pensato fosse necessario creare un progetto a tutela delle donne. Uno strumento di prevenzione che utilizza i social come amplificatore di aiuto.

Un progetto che nasce per la sicurezza delle donne in strada. Ha scopi preventivi  ed offre la possibilità di fare delle dirette pubbliche o private nel momento in cui una donna non si sente sicura in un tratto buio, tornando a casa, uscendo da lavoro o in qualsiasi contesto in cui si trovi a fare un tragitto da sola in fascia serale ed in un contesto isolato.

Una volta che su Instagram arriva la richiesta tramite messaggio, una delle volontarie si attiva e prende in carico la persona facendole compagnia durante il percorso.

“Sappiamo tutti quanto possa essere fonte di stress fare dei tragitti in completa solitudine con la paura di essere aggredite. Vogliamo prevenire la paura o comunque contribuire ad evitare le aggressioni utilizzando un social che possa amplificare e documentare casi di bisogno”.

Nata il 21 marzo 2021, la pagina ha già superato i 70 mila followers e questo “è un dato negativo perché testimonia la forte domanda di sicurezza per strada. Le richieste aumentano esponenzialmente alla conoscenza del servizio. Spesso vengono fatte dirette private previa raccolta di  tutti i dati del tragitto, utili nel caso in cui nell’arco della diretta succeda qualcosa. Anche se poi la diretta non viene attivata perché le donne possono organizzarsi altrimenti o trovare che l’accompagna fisicamente c’è comunque molta voglia di farci sapere che probabilmente ne hanno bisogno. Riceviamo tante  storie di esperienze terribili e messaggi di richiesta di collaborazione per offrirsi volontari”.

La video chiamata non è la garanzia affinché non succeda nulla ma può abbassare la probabilità di un approccio indesiderato soprattutto se si sa che c’è questo strumento attivabile.

Messaggi di supporto arrivano anche dagli uomini per un servizio che è rivolto anche a loro e a chiunque si trovi in un contesto di possibile esposizione al pericolo.

Al momento donnexstrada è composto da 10 volontarie  ma con l’obiettivo di integrarle anche in previsione della fine del coprifuoco “quando prevedibilmente aumenteranno le richieste”.

E’ possibile aderire da tutte le parti d’Italia scrivendo a collaborazioni.donnexstrada@gmail.com fornendo la propria adesione, la città di provenienza, numero telefonico e  breve presentazione.

 

Covid e crisi: Suor Agnese, “col Banco alimentare aiutiamo tanti nuovi poveri”

Covid e crisi: con la pandemia anche a Firenze sono cresciuti “i nuovi poveri”. Persone “che fino a marzo 2020 non avevano mai avuto bisogno di aiuto e che adesso fanno fatica ad affrontare le spese ordinarie”. E’ questo il dato più importante che emerge dai periodici rapporti curati dall’osservatorio della Caritas. Ed oggi raccontiamo una storia di aiuto e accoglienza che misura il polso di questa crisi economica che diventa sociale.

Tra lo scorso aprile e febbraio 2021 il numero delle persone che si sono presentate ai servizi è salito da 22.069 a 31.531 (+ 42,8% rispetto al 2019). Di queste 8.919 sono soggetti che potremmo definire ‘nuovi poveri’, quelle cioè “che si sono affacciate al circuito della Caritas per la prima volta nel periodo della pandemia. Si tratta del 27,8% del totale.

Un incremento rilevato e confermato ai nostri microfoni anche da Suor Agnese Bellagamba che fa parte delle Suore Passioniste di S. Paolo della Croce fondate a Firenze nel 1815 da Maria Maddalena Frescobaldi, madre del noto pedagogista Gino Capponi. Operano in centri di accoglienza per minori, case-famiglia, scuole, centri sociali e di assistenza, centri per la promozione della donna.
Suor Agnese è la Presidente di Casa di Betania Onlus, fondata il 13 dicembre 2006 come Associazione di volontariato e Casa di accoglienza. Al momento ospita tre donne sole e 6 mamme con figli oltre a dare aiuto a 36 nuclei familiari grazie al sostegno fondamentale del Banco alimentare. (Intervista a cura di Chiara Brilli)

EMERGENZA CORONAVIRUS IL BANCO ALIMENTARE DISTRIBUISCE CIBO ALLE ORGANIZZAZIONI FIORENTINE
Foto Imagoeconomica

L’Associazione Banco Alimentare della Toscana onlus è una delle 21 Organizzazioni territoriali della rete Banco Alimentare, che fanno capo alla “Fondazione Banco Alimentare”, con sede a Milano. La missione della “rete” è sintetizzata nel motto “Contro lo spreco e contro la fame”. Attività principale è quella di recuperare le eccedenze per condividerle con chi dona la propria esistenza per i più poveri, restituire al cibo il valore di dono  che non può essere sprecato ma va condiviso con chi è in difficoltà.

Dati attività nel 2020: 545 le strutture aiutate per un totale di 116.759 assistiti in Toscana. A Firenze 212 strutture caritative convenzionate per 46.348 assistiti. ll Banco Alimentare vive grazie al lavoro quotidiano di volontari: nei magazzini, nelle pratiche di logistica e amministrazione, per le consegne, per organizzare la Giornata Nazionale della Colletta Alimentare, per la ricerca di fornitori di eccedenze alimentari. Per diventare un volontario dell’Associazione Banco Alimentare della Toscana info numero 055.4364333  oppure puoi scrivere una mail all’indirizzo: info@toscana.bancoalimentare.it.

Per sostenere il Banco alimentare si può donare anche il 5X1000 https://www.bancoalimentare.it/it/5xmille

Ristori per l’artigianato, tra bandi, attese e silenzi: le ceramiste dell’Arco di San Pierino si raccontano

Ristori per l’artigianato:  la testimonianza di due sorelle titolari di una storica  bottega di ceramica artigianale nel centro di Firenze. Intervista a cura di Chiara Brilli.

Sbigoli Terrecotte è un’antica bottega artigiana, fondata nel 1857 dalla famiglia Sbigoli e portata avanti dalla famiglia Adami, specializzata nella produzione di ceramica da tavola e d’arredo. L’attività della famiglia Sbigoli iniziò nel 1857 nel quartiere di Sant’Ambrogio dove produceva e vendeva materiali per l’edilizia come laterizi, stufe e vasi in terracotta. Negli anni ’20 del ‘900, gli Sbigoli si trasferirono proprio dove si trova ancora oggi in in via Sant’Egidio a Firenze, dove iniziarono a vendere anche ceramica da tavola. Quattro anni dopo la devastante alluvione del 1966 che distrusse completamente in negozio e provocò la perdita totale del patrimonio artistico dell’Antica Ditta Ferdinando Sbigoli & Figlio, costituito da attrezzature, stampi, disegni nonché di tutta la documentazione della storia dell’azienda stessa, il negozio fu rilevato dalla famiglia Adami.

Negli anni ’70, Valentino Adami e Antonella Chini Adami, figlia di Tito Chini famoso decoratore e ceramista tra le due guerre, iniziarono la loro produzione di maiolica, elemento distintivo della loro produzione artigianale, prima nel laboratorio in via di Mezzo, poi in via di Camaldoli e infine all’interno del negozio, dove tutt’oggi producono, sfornano e decorano a mano le loro ceramiche, affiancati dalle figlie Chiara e Lorenza.

Lorenza e Chiara hanno sentito le storie che stiamo raccontando e raccogliendo tra gli artigiani di Firenze  rispetto alle difficoltà di questo anno pandemico, le problematiche economiche, la mancanza di turisti,  gli annunciati sostegni e le idee di ripartenza  ed hanno voluto condividere con noi alcune osservazioni in merito ai ristori regionali e a quelli relativi ai centri storici.

ASCOLTA L’INTERVISTA.

ll 40,1% delle imprese fiorentine, dopo aver accusato un forte ridimensionamento nel 2020, è convinto che nel 2021 non tornerà ai livelli precedenti. Il 27% (1 su 4) ha addirittura paura di cessare l’attività nei prossimi mesi. Il 24,2% crede di riuscire a recuperare nel corso dell’anno le perdite accumulate nel 2020 e l’8,7% presume un incremento sui risultati pre-Covid. Sono i risultati emersi da un’indagine condotta ad inizio 2021 da CNA Firenze su un campione di piccole e medie imprese della Città Metropolitana di Firenze.

Aspettative per il prossimo futuro estremamente influenzate dal settore di appartenenza. Quelli in cui è più accentuato il timore di chiusura sono i comparti che, fin dal primo lockdown, hanno subito danni economici gravissimi: dall’artigianato artistico alla ristorazione, trasporti e servizi alla persona.

Il meccanismo ristori del 2020 ha infatti “penalizzato un settore di cui l’Italia e la Regione Toscana si dicono fiere ma che, di fatto, non stanno considerando vitale per l’economia: l’artigianato  che racchiude una serie di attività formalmente aperte, ma di fatto chiuse” sostiene il presidente di CNA, Giacomo Cioni.

“Un ceramista, un orafo, un pellettiere non contoterzista possono anche stare nel loro laboratorio a produrre, ma poi a chi vendono se la parte commerciale è chiusa?” incalza il presidente Cna.

Un tavolino in mezzo alla strada. La protesta ad Arezzo

Un tavolino con sopra una tovaglia rossa in mezzo alla strada. L’ha messo Luca Falsetti, titolare dell’Osteria Bottega, in via Fiorentina ad Arezzo, contro il nuovo decreto che da oggi, nelle zone gialle, permette la riapertura dei ristoranti, ma solo per chi ha spazi esterni. Intervista a cura di Chiara Brilli.

Falsetti lo spazio esterno non ce l’ha ma ha tutte le difficoltà economiche e lavorative di un anno di chiusure e restrizioni che hanno avuto una pesante ricaduta sul ristorante e sul suo bilancio familiare.
“Io e mia moglie abbiamo prosciugato il conto coi nostri risparmi e l’abbiamo dovuto chiudere” ci racconta.
Il tavolino rosso rappresenta “una pseudo protesta per dimostrare che chi non ha gli spazi esterni, alla fine se li prende anche in mezzo alla strada. Da oggi se c’è chi riapre, ci sarà anche chi, come me, non lo potrà fare e continuerà a fare l’asporto solo per avere quelle 100-200 euro in tasca a settimana”.
Ci parla di un Decreto che “è riuscito a fare figli e figliastri. Sono contento per i miei colleghi che hanno la possibilità di apparecchiare fuori ma il Governo non si rende conto che la metà dei ristoranti non potrà riaprire oggi perché sono a marciapiede”.

🎧 Benessere senza sostegni: estetisti e parrucchieri, Cna chiede riapertura in zona rossa

Consentire l’apertura di acconciatori, estetisti e in generale delle imprese dei servizi alla persona anche nelle zone rosse, combattendo al contempo l’illegalità che si sta diffondendo. Queste due delle principali richieste che Cna Toscana ha portato all’attenzione del presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani e dell’assessore regionale alle attività produttive, Leonardo Marras, affinché si facciano promotori di questa istanza, presso il Governo.

Cna, a livello nazionale, ha promosso anche una raccolta firme a sostegno del settore benessere, che in pochi giorni ha superato le 50mila adesioni. “La chiusura delle attività legali, infatti, sta incentivando il lavoro a domicilio, che è proibito e il dilagare dell’abusivismo da parte di soggetti che si improvvisano parrucchieri ed estetisti ma non ne posseggono i requisiti e non rispettano le norme di sicurezza, contribuendo in tal modo alla diffusione del virus”, afferma un comunicato di Cna. Situazione peraltro denunciata anche dai nostri microfoni dalla categoria durante il primo Lockdown.
“Il settore, a tutela di clienti e dipendenti, si è invece dotato di tutte le garanzie necessarie a riaprire saloni di acconciatura e centri estetici, rispettoso delle più rigorose norme e procedure igienico-sanitarie”, prosegue Cna. “Non è un caso che in questi mesi non abbiano rappresentato fonte di contagio proprio in virtù delle modalità organizzative che hanno adottato lavorando su appuntamento e non generando assembramenti”.
estetista
Foto Controradio

La testimonianza di Renela Shtylla (foto), estetista di via dei Serragli a Firenze (ascolta il podcast)

Cna Toscana ha consegnato al presidente Giani e all’Assessore Marras una lettera nella quale richiede l’apertura delle attività, anche nelle zone rosse. Nella missiva si richiede anche di “rivedere il dispositivo di erogazione dei contributi e di incrementarne l’entità, per scongiurare fenomeni socialmente devastanti quali chiusure e licenziamenti, in un settore peraltro ad alta densità di lavoro femminile e giovanile”.
In Toscana, nello specifico, spiega Cna, “parliamo di quasi 15mila piccole aziende, tra acconciatori, estetisti e tatuatori, che impiegano circa 30mila addetti e che nell’ultimo anno hanno registrato cali di fatturato del 25%. Proprio per questo, la maggior parte sono rimaste escluse dai sostegni, che fissano la quota minima al 30%. Se la situazione non migliorerà a breve, il rischio è che il 30% di queste aziende non riesca a sopravvivere nei prossimi mesi”.
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