Il procuratore di Prato, Luca Tescaroli, in un’intervista al Fatto Quotidiano, parla di “un fenomeno che stenta ad essere compreso. Non si è colta la sua espansione e l’importanza di un ruolo che non ha eguali nel settore del riciclaggio”.
“Le risorse non bastano. Gli sforzi stanno dando risultati, ma occorre più personale, sia tra le forze dell’ordine che nella Procura. Servono interpreti e lo Stato dovrebbe assumere personale che parla cinese” lo afferma a proposito del fenomeno della Mafia Cinese, il procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli.
“Dal giugno del 2024 – prosegue Tescaroli – abbiamo assistito a Prato a un’escalation criminale cruenta, una serie di delitti avvenuti in tutta Europa. L’intensificazione di metodi violenti è in controtendenza con tutte le altre organizzazioni criminali, comprese quelle italiane. Questo è un segnale da non sottovalutare”. Per il procuratore di Prato la criminalità cinese è “molto più sofisticata” rispetto ad altre mafie straniere, in quanto “non agisce solo nei classici settori illegali ma ha creato una rete di riciclaggio che non ha precedenti”.
Per Tescaroli la mafia cinese “sa come introdursi nelle pubbliche amministrazioni: hanno capito che attraverso la corruzione e le relazioni con il potere possono ottenere risultati che non sono alla portata di una mera congrega criminale. Questi aspetti fanno di essa un fenomeno assai più pericoloso degli altri”.
Dietro a un sistema così complesso c’è la mano dello Stato cinese? “È un fatto che non ci sia nessuna cooperazione da parte della Repubblica popolare cinese. Le nostre rogatorie non hanno risposta” sottolinea ancora Tescaroli. Che conclude “gli sforzi stanno cominciando a produrre qualche risultato. Alcuni imprenditori hanno iniziato a collaborare. Ottanta lavoratori sfruttati si sono rivolti alle autorità italiane. Ma la comunità cinese rimane pervasa da una grande omertà. Il timore di ripercussioni è altissimo. E c’è una chirurgica precisione nella vendetta” conclude.