Ven 29 Mar 2024

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Disco della settimana: The Who, “WHO”

Gli Who sono una delle più grandi band live di tutti i tempi, hanno venduto oltre 100 milioni di dischi in tutto il mondo, 9 album in top ten negli Stati Uniti, 10 nel Regno Unito e 14 singoli nella top ten nel Regno Unito lungo sessant’anni di carriera musicale. Ora, cinquantacinque anni dopo aver fatto le loro prime registrazioni, gli Who tornano con un nuovo album fuori dal 6 dicembre.

L’album di undici tracce è stato registrato principalmente a Londra e Los Angeles durante la primavera e l’estate di quest’anno. È stato coprodotto da Pete Townshend & D. Sardy (che ha lavorato con Noel Gallagher, Oasis, LCD Soundsystem, Gorillaz) con la produzione vocale di Dave Eringa (Manic Street Preachers, Roger Daltrey, Wilko Johnson). Oltre a Roger Daltrey e Pete Townshend, al nuovo album hanno lavorato il batterista Zak Starkey, il bassista Pino Palladino insieme a Simon Townshend, Benmont Tench, Carla Azar, Joey Waronker e Gordon Giltrap.

La copertina dell’album è stata creata dal famoso artista pop, Sir Peter Blake (autore di svariate copertine di peso, da Sgt Peppers a Stanley Road di Paul Weller), che ha incontrato la band per la prima volta nel 1964 in una registrazione del leggendario show televisivo Ready Steady Go. Sir Peter aveva già disegnato e contribuito alla copertina dell’album Face Dances nel 1981.

I testi delle canzoni trattano una miriade di argomenti tra cui il fuoco della Grenfell Tower, il furto musicale, la spiritualità, la reincarnazione, il potere della memoria… Roger Daltrey lo considera tra i loro album più potenti “Penso che abbiamo fatto il nostro miglior album da Quadrophenia nel 1973, Pete è ancora un cantautore favoloso e ha ancora quell’avanguardia”.

Pete Townshend ha affermato “Quasi tutte le canzoni di questo album sono state scritte l’anno scorso, con due sole eccezioni. Non c’è nessun tema, nessun concetto, nessuna storia, solo una serie di canzoni che io e mio fratello Simon abbiamo scritto per dare a Roger Daltrey la giusta ispirazione per far rendere al meglio la sua voce.  Roger ed io siamo entrambi vecchi ormai, quindi ho cercato di stare lontano dal romanticismo e dalla nostalgia, se possibile. Non volevo mettere a disagio nessuno. I ricordi vanno bene, ma alcune canzoni si riferiscono alle cose di oggi”.

Il disco, che esce accompagnato da controverse dichiarazioni di Townshend sugli scomparsi Keith Moon (batterista della band ) e John Entwistle (bassista), viene sinteticamente accolto così da Antonio Baciocchi, il massimo esperto in italia di cultura “Mod” e storico appssionato della band: “Ottimi brani, approccio rude ma con quella raffinatezza che ha sempre contraddistinto i loro lavori da “Tommy” in poi. La voce di Daltrey in splendida forma, arrangiamenti orchestrali che qua e là citano “Quadrophenia” e “Who’s next”, un brano come “Detour” che occhieggia ai 60’s, una bella ballata cantata da Townshend come “I’ll be back”, la spagnoleggiante “She rocks my world” e tanti ottime rock songs. Interessanti le tre bonus tracks con un “Got nothing to prove” registrata nel 1966 da Pete e arricchita ora da un’orchestrazione di sapore cinematografico. Dissento sull’affermazione di Roger che sia il loro migliore da “Quadrophenia” ma è comunque consigliato. “

Gli Who inizieranno un tour nel Regno Unito accompagnati da un’orchestra di quaranta elementi a partire dalla primavera del 2020, le date sono elencate di seguito.

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