Capraia: Falco pescatore torna Arcipelago toscano dopo 90 anni

Dopo il ritorno della foca monaca lo scorso anno – a circa 70 anni dopo gli ultimi avvistamenti – a Capraia (Livorno) torna a nidificare il Falco pescatore

Un evento definito “eccezionale”, era 90 anni che non accadeva nell’Arcipelago Toscano. Lo rende noto l’ente Parco spiegando che “l’ultima nidificazione nell’Arcipelago Toscano sicuramente documentata risale a prima del 1930 all’isola di Montecristo, anche se ci sono informazioni, non validate scientificamente, che lo vorrebbero ancora nidificante nella stessa isola nel 1950”. L’accertamento della nidificazione è stato fatto ieri, 4 maggio, direttamente dal presidente del Parco, Giampiero Sammuri, esperto della specie, si ricorda, e pure ideatore del progetto ‘Falco pescatore’, iniziato nel 2006, quando era alal guida del Parco regionale della Maremma. Sammuri, durante un sopralluogo insieme al tecnico faunistico Vincenzo Rizzo Pinna, ha potuto osservare una coppia in nidificazione con 3 uova deposte su uno dei nidi artificiali posizionati appositamente nella costa occidentale dell’isola, di fronte alla Corsica. “E’ un’emozione incredibile – ha commentato -, dedico questo eccezionale avvenimento alla memoria del mio amico Jean-Luc Chiappini, che, quando iniziammo il progetto, era presidente del Parco regionale della Corsica. Insieme ci eravamo dati proprio questo obbiettivo: creare un popolazione nidificante nella costa meridionale della Toscana da congiungere con quella Corsa attraverso l’Arcipelago Toscano”. Ad oggi in Italia sono solo 7 le coppie nidificanti, della quali 6 in Toscana e una nel Parco Regionale di Porto Conte in Sardegna.

L’evento, spiega sempre il Parco, “è il frutto del lavoro di anni di collaborazione nell’ambito del progetto dedicato, e in particolare dell’allestimento di nidi artificiali, realizzato con l’aiuto dei tecnici del Parco regionale della Corsica, che si sono arrampicati per costruire i nuovi nidi e con il supporto logistico dell’elicottero dei vigili del fuoco, che ha trasportato i materiali. I nidi artificiali” con il tempo “hanno attirato una coppia che ha deciso di riprodursi”. Sammuri, per tutelare la schiusa delle uova, ha emesso un’ordinanza in vigore da oggi fino al 7 giugno, con cui si vieta l’accesso, in ogni forma e con ogni mezzo, per una distanza inferiore ai 300 metri dal nido, e in particolare nel tratto di mare compreso tra Punta del Recisello a nord e Punta del Fondo a sud, nella costa occidentale di Capraia, “già classificato come zona MB ristretta”. Tra le altre coppie nidificanti in Toscana una è al Parco della Maremma, 2 nella riserva regionale della Diaccia Botrona a Castiglione della Pescaia, una nell’oasi Wwf di Orbetello e una in quella di Orti Bottagone a Piombino. Il falco pescatore, ricorda il Parco dell’Arcipelago Toscano, “era estinto come nidificante in Italia dal 1969 (ultimo nido in Sardegna) e solo grazie al progetto del 2006 ideato da Sammuri, promosso dal Parco regionale della Maremma in collaborazione con il Parco regionale della Corsica, ha nuovamente iniziato a nidificare in Italia proprio nel parco della Maremma nel 2011, a 42 anni di distanza dall’ultima nidificazione. Successivamente il Parco nazionale Arcipelago Toscano è entrato come partner nel progetto insieme al Parco regionale di Migliarino San Rossore, al Wwf Oasi e, dal 2021 anche al Parco nazionale dell’Asinara e a quello regionale di Porto Conte” dove nel 2020 “si è verificata la prima nidificazione proprio da quel famoso 1969”.

‘Ndrangheta in Toscana: potenziare controlli e bonifiche, Wwf

Una nota del Wwf in merito all’inchiesta della Dda fiorentina sul presunto smaltimento abusivo di circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati lungo la statale 429 relativa all’inchiesta sull’Ndrangheta in Toscana

“Se quanto in indagine fosse confermato, si tratterebbe di un evento del tutto assimilabile alla tragicamente famosa ‘Terra dei Fuochi’, oltretutto con infiltrazioni della ‘ndrangheta che lasciano presupporre una stretta connessione con questa famigerata organizzazione criminale”.

Così in una nota il Wwf in merito all’inchiesta della Dda fiorentina sul presunto smaltimento abusivo di circa 8.000 tonnellate di rifiuti contaminati e sotterrati lungo la strada regionale 429, nonché dei presunti intrecci tra imprenditoria, politica ed ecomafie.

Per l’associazione ambientalista “è più che mai necessario che la politica non solo prenda ovviamente le distanze da questo sistema, ma che metta in pratica tutto quanto si renda necessario per la tutela e la bonifica di siti ambientali compromessi e per la corretta e completa gestione del ciclo di trattamento dei rifiuti, in primis quelli speciali. E’ altresì fondamentale potenziare, sia dal punto di vista delle risorse economiche che umane, l’Arpat (che, negli ultimi anni, è stato spesso messo in discussione); redigere un nuovo piano regionale dei rifiuti, uscendo dalla logica emergenziale e di deroghe degli impianti attuali, un piano che, va da sé, escluda del tutto il ricorso agli inceneritori (importanti, in questo senso, le recenti dichiarazioni dell’assessore Monni). Per concludere, anche le vicende giudiziarie di questi giorni devono quindi essere di monito e di stimolo affinchè la Regione metta ordine all’intero sistema di gestione dei rifiuti”.

Ieri è stato comunicato il risultato del controllo dei primi 14 pozzi che si trovano nei pressi del 5° lotto della SR 429 ha dato esito positivo: non risultano contaminazioni da keu in quanto non sono state rilevate tracce di cromo e antimonio. Lo comunicano Regione ed Arpat, sulla base delle prime analisi effettuate nell’ambito della campagna di monitoraggio e controllo delle acque di pozzi presenti lungo il tratto della 429, area soggetta alle indagini della DDA di Firenze, e per la quale è stato attivato il numero verde 800 800 400.

🎧 Mappare le farfalle europee per proteggere la loro sopravvivenza, Giornata della Terra

In occasione della giornata della Terra: un progetto dell’Università di Firenze volto alla tutela degli impollinatori europei che negli ultimi 30 anni hanno perso oltre il 70 % della biomassa, secondo una ricerca del WWF

Creata la raccolta completa dei profili genetici delle farfalle europee. E’ una libreria di dati, basata su oltre 20.000 sequenze di DNA mitocondriale, che permette di conoscere e difendere la biodiversità degli insetti e gli ecosistemi in cui vivono. L’ha realizzata il team internazionale coordinato da Leonardo Dapporto, ricercatore dell’Università di Firenze, che ne dà notizia in sulla rivista Communications Biology di Nature.

“La nostra è probabilmente la più completa raccolta al mondo per un intero gruppo animale – racconta Dapporto –. Ci sono voluti più di dieci anni, durante i quali abbiamo sequenziato un piccolo segmento del DNA che porta con sé molte informazioni sulla specie e sulla storia delle popolazioni, il DNA mitocondriale, talmente rapido da estrarre rispetto all’analisi genetica completa e così altamente informativo da essere stato definito DNA-barcoding – prosegue il ricercatore –, un vero e proprio codice a barre identificativo delle circa 500 specie di farfalle che vivono in Europa”.

Basato sulla registrazione e l’analisi dei dati raccolti in tutte le regioni del nostro continente, da Capo Nord fino a Creta, il lavoro fatto dai ricercatori ha ampliato la nostra conoscenza degli insetti, portando alla luce le differenze indistinguibili all’occhio umano. E ha confermato, dati alla mano, che le regioni europee meridionali possiedono una maggiore diversità rispetto a quelle settentrionali e quindi rappresentano il serbatoio per la biodiversità di questi insetti.

“Durante le glaciazioni l’Europa centro settentrionale era coperta da ghiaccio e la vita delle farfalle era impossibile – spiega Dapporto –. Alla fine delle glaciazioni le farfalle hanno potuto colonizzare le regioni settentrionali. Ma non tutta la ricchezza genetica accumulatasi nell’Europa meridionale è migrata al nord, solo quella piccola parte appartenente agli individui che, casualmente, si sono mossi verso le nuove aree rese disponibili dal ritiro dei ghiacci. Questo fenomeno, descritto come ‘southern richness and northern purity’ e verificato grazie alla nostra ricerca – commenta il ricercatore –, ci dice che nell’Europa del sud la biodiversità, fondamentale per l’adattamento e la sopravvivenza delle farfalle, è più alta”.

Le informazioni raccolte dai ricercatori sono la premessa per le azioni di monitoraggio, finalizzate a valutare lo stato di salute delle popolazioni delle farfalle e degli altri insetti impollinatori, che proprio in quest’ultimo anno sono partite in tutti i Parchi nazionali italiani, anche con il coinvolgimento dell’unità di ricerca coordinata da Dapporto.

“Una delle possibilità che le specie hanno di sopravvivere ai cambiamenti climatici è far ricorso alle risorse genetiche che già possiedono, in modo che almeno una parte degli individui possa adattarsi nel nuovo ambiente che si sta creando – conclude il ricercatore -. Mappare la diversità genetica delle popolazioni è fondamentale per la conservazione delle farfalle e di tutti quei servizi ecosistemici che svolgono e che rendono possibile la nostra stessa esistenza su questo pianeta”.

L’intervista al prof. Leonardo Dapporto, ricercatore dell’Università di Firenze a cura di Monica Pelliccia

Earth Hour: Palazzo Vecchio e Duomo al buio per un’ora

Per un’ora 10 monumenti di Firenze saranno spenti: è l’iniziativa ‘Earth hour del Wwf’, in programma oggi e che vede partecipare il Comune di Firenze.

Dalle 20.30 rimarranno al buio Palazzo Vecchio, Ponte Vecchio, Duomo, Loggia dei Lanzi, piazzale degli Uffizi, Basilica di Santa Croce, Torre di Arnolfo, Abbazia di San Miniato al Monte, statua del David al piazzale Michelangelo.
Earth Hour è la grande mobilitazione globale del Wwf che, partendo dal gesto simbolico di spegnere le luci per un’ora, unisce cittadini, istituzioni e imprese in una comune volontà di
dare al mondo un futuro sostenibile e vincere la sfida del cambiamento climatico. “Dopo un anno di pandemia – ha detto l’assessora all’ambiente di Palazzo Vecchio Cecilia Del Re -,
l’Ora della Terra assume un significato quanto mai urgente: le scelte per vincere la sfida del cambiamento climatico non sono più rinviabili. Per questo, aderiamo con grande convinzione all’iniziativa del Wwf che accende i riflettori sull’obiettivo di dare al pianeta e a tutti noi un futuro sostenibile. Come amministrazione, siamo impegnati su più fronti per andare sempre più rapidamente in questa direzione: dalle politiche per incentivare la mobilità dolce e ridurre le emissioni, all’aumento della raccolta differenziata e del riciclo, fino agli interventi di forestazione urbana in corso per incrementare il patrimonio verde della città a beneficio di tutti”.

Su tutti i canali web e social del Wwf Italia si potranno seguire gli spegnimenti dai luoghi simbolo nel mondo grazie a foto e i video con gli hashtag #EarthHour #Connect2Earth. Intanto il Wwf sta già promuovendo una sfida sui propri social, invitando a mettere in mostra i propri comportamenti responsabili verso la natura, con la partecipazione di
influencer ‘green’
Wwf inoltre comunica che in Italia oltre 200 comuni hanno aderito all’Ora della Terra, tra questi il Comune di Roma, Città del Vaticano, Firenze, Bergamo, Udine, Napoli, Verona e Venezia e che anche quest’anno ad Earth Hour è stata conferita la Medaglia del Presidente della Repubblica come riconoscimento per il valore della manifestazione. Earth Hour 2021 ha, inoltre, i patrocini del Senato della Repubblica, della Camera dei Deputati, della Presidenza del Consiglio dei Ministri e dell’ANCI – Associazione Nazionale dei Comuni Italiani.

Glifosato, la Regione Toscana ne vieta l’uso

Firenze, dopo la Regione Calabria, arriva lo stop al glifosato, nelle misure del Psr, deciso anche dalla Regione Toscana, dove il divieto sarà operativo dal prossimo 15 maggio.

La notizia della decisione della Toscana di bannare il glifosato arriva da una nota diffusa dal World Wildlife Fund (WWF).

L’autorizzazione all’uso del glifosato in Europa scadrà nel dicembre 2022, ma in Italia ci sono Regioni virtuose che hanno deciso di mettere al bando il diserbante nelle misure dei Programmi di sviluppo rurale, prorogati di due anni per effetto del Regolamento transitorio approvato dall’Unione Europea in attesa dell’entrata in vigore della nuova Pac nel gennaio 2023, informa il WWF.

Per Franco Ferroni, responsabile agricoltura del WWF Italia “si tratta di un segnale importante che rende più sostenibile l’utilizzo dei fondi pubblici della Pac in queste Regioni che hanno deciso il divieto del glifosato nelle misure dei rispettivi Psr. È assurdo che si continui a premiare con fondi pubblici agricoltori che usano un pesticida ritenuto pericoloso per la salute umana, sicuramente dannoso per gli ecosistemi”.

Il WWF, conclude la nota, chiede al Ministro dell’Agricoltura, Stefano Patuanelli, un provvedimento urgente per estendere a tutte le Regioni il divieto di concedere sussidi pubblici della Pac agli agricoltori che utilizzano il glifosato con le misure dei Psr per la produzione integrata e gli interventi agro-climatico-ambientali.

“Da questo Governo che punta alla transizione ecologica dell’economia ci attendiamo azioni coerenti e l’annuncio di una ferma posizione contraria al rinnovo dell’autorizzazione all’uso del glifosato in Europa, in scadenza nel dicembre 2022”, continua Ferroni.

Da Wwf sos cemento, a rischio area come 2,5 volte Roma

Cementificazione sempre più aggressiva in Italia. secondo le stime più ottimistiche, il rischio è che, nei soli prossimi 30 anni, al 2050, le aree urbanizzate, dove già vive più di un terzo della popolazione, divorino altri 800 chilometri quadrati di aree libere, pari a un’area 2 volte e mezzo Roma.

Questo quanto emerge nel rapporto ‘Natura urbana 2020’ del Wwf pubblicato alla vigilia della ‘Festa della Natura in Città’ domani, con 120 eventi sparsi in tanti centri della Penisola. Le previsioni (elaborate su dati Ispra dal gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila che da anni lavora col Wwf) parlano anche di assedio dei Siti Natura 2000 (quelli tutelati dall’Ue) con il rischio di cancellare quasi altri 10.000 ettari di pregio, considerando che sono già 140mila gli ettari delle aree buffer dei siti comunitari già urbanizzate in tutte le aree del Paese.
“Durante il lockdown – scrive il Wwf nel rapporto dal titolo ‘Safe Cities in armonia con la Natura: per città più verdi, più sane e più sicure’ – paradossalmente abbiamo apprezzato l’importanza della natura che ha bussato alle porte delle nostre città e con cui conviviamo nei nostri centri urbani e abbiamo capito l’importanza di fare scelte per vivere in Safe Cities, in aree urbane che siano sane, sicure e in armonia con la natura”. Ma le previsioni, appunto, “dimostrano che c’è ancora molto da fare”. Il Wwf chiede dunque, dati alla mano, azioni urgenti e non più rinviabili per “riprogettare le nostre città, realizzando piani e progetti di trasformazione e rigenerazione urbana che diano più spazio alla natura, garantendo, già da ora, la resilienza dei sistemi naturali e, nelle città attraversate dai corsi d’acqua, interventi realizzati con ‘nature based solutions'”. In tal senso il gruppo di ricerca dell’Università dell’Aquila coordinato dal professor Bernardino Romano, oltre a fornire le stime sull’espansione urbana, ricorda anche che negli ultimi 50 anni negli ambiti fluviali si è consumato suolo per circa 2mila Kmq, l’equivalente di 310mila campi di calcio. “Ora – dice il Wwf – è il momento delle scelte”. E nel rapporto ‘Natura urbana’ l’associazione avanza proposte concrete ad amministratori pubblici e ai cittadini, fornendo esempi virtuosi già realizzati e soluzioni di frontiera da tutto il mondo e dalle varie parti d’Italia, e che sono illustrati da 18 esperti che hanno risposto alla chiamata del Wwf.

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