Meduse d’inverno all’Elba: per Legambiente, è ‘tropicalizzazione’

A Legambiente Arcipelago Toscano sono arrivate diverse segnalazioni di numerose meduse nel porto o spiaggiate lungo la costa di San Giovanni a Portoferraio (Livorno).

Un fenomeno simile -che è più comune in primavera e in autunno – viene inoltre segnalato dal Wwf ad Alghero, nella costa nord-occidentale della Sardegna.
In entrambe le segnalazioni, spiega una nota di Legambiente, si tratta di “meduse luminose” (Pelagia noctiluca), ben visibili anche di notte grazie alla loro bioluminescenza. E’ una specie di meduse che quando viene portata vicino alle coste da correnti e onde rappresenta la maggiore causa di irritazioni cutanee ai bagnanti che vengono a contatto con i loro tentacoli urticanti.
Secondo diversi esperti, questo fenomeno anomalo di presenza di meduse lungo la costa in pieno inverno è probabilmente causato dalla “tropicalizzazione” del Mediterraneo che, con il
riscaldamento delle acque, allungherebbe il periodo di permanenza di questi celenterati.
Il 2018, si ricorda, è stato il quarto anno più caldo registrato sulla Terra e il più caldo mai registrato dall’uomo in Italia e il terzo in Toscana – superato impercettibilmente solo dal 2003 e dal 2014, quando l’anomalia era di +1,1°C – con una temperatura media sulla superficie che nel mondo ha superato di oltre 1 grado centigrado la media del XX secolo.
In Italia ci sono stati addirittura 1,53° C in più e in alcune regioni e aree marine i record storici di caldo in alcuni periodi sono stati battuti di diversi gradi.
Insieme -commenta Legambiente-, cambiamento climatico, innalzamento delle temperature, pesca eccessiva e inquinamento stanno provocando lo stress dell’intera catena alimentare marina e in un mare dove c’è sempre più plastica e meno pesci (soprattutto i grandi predatori) e le tartarughe marine e i cetacei sono in forte difficoltà, si osserva da tempo un aumento delle meduse.
Ora, chiosa l’associazione ecologista, “il riscaldamento globale e quello ancora più accelerato del mediterraneo rischiano di rendere annuale – da stagionale che era – la presenza delle meduse lungo le coste, con conseguenze per la vita marina e per le attività umane legate alla blue economy e al turismo, che sono ancora tutte da valutare ma che
non sembrano proprio positive”.

WWF: Scoperto commercio illegale di tonno rosso per 12mln l’anno

Un’indagine investigativa condotta dalle autorità spagnole e da Europol, ha portato all’arresto, di 79 persone implicate nel commercio illegale di tonno rosso (Thunnus thynnus) per un valore stimato di 12 milioni di euro all’anno. Nello svolgimento della stessa indagine si sono rilevati anche diversi casi di intossicazione alimentare, causati dal cattivo stato di conservazione del pescato.

L’ingente quantitativo di tonno sequestrato (80 mila chilogrammi) dalla Guardia Civil spagnola è risultato essere il frutto di un traffico ben organizzato che vede coinvolti anche altri paesi europei, tra cui l’Italia e Malta ed alcuni porti della Francia. Secondo gli investigatori, il tonno rosso, proveniente dall’Italia a bordo di TIR, veniva successivamente introdotto in Spagna, privo della documentazione di tracciabilità, obbligatoria per questa specie, la cui pesca è regolamentata da International Commission for the Conservation of Atlantic Tunas (ICCAT) attraverso il sistema delle quote.

Dall’indagine è emersa una vasta rete di distribuzione del prodotto illegale facente capo alla società spagnola “Fuentes y Hijos”, che è una delle più importanti compagnie legate all’allevamento e alla vendita del tonno rosso su scala mondiale. Queste importanti informazioni arrivano in un momento cruciale, ossia a poche settimane dalla riunione annuale di ICCAT, che avrà luogo in Croazia tra il 12 e il 19 novembre prossimo, dove le UE e i paesi interessati dalla pesca al tonno rosso si riuniranno per accordarsi sulle nuove misure necessarie alla gestione di questa tanto ambita specie.
I profitti derivanti dal commercio illegale di tonno rosso ammontano ad oltre 12.5 milioni di euro all’anno. Il volume di tonno illegale introdotto sul mercato ogni anno è stimato essere di 2.5 milioni di chilogrammi, contro gli 1.25 milioni di chilogrammi di prodotto legalmente commercializzato. La tracciabilità e l’origine legale dei prodotti che mangiamo sono fattori chiave per la difesa dei mari e degli oceani e che, tutti i prodotti illegali che riescono a raggiungere il consumatore, sono sottratti ad ogni controllo igienico-sanitario e come tali sono un serio rischio per la salute.
“Stiamo assistendo ad un vero e proprio paradosso. Da una parte migliaia di piccoli pescatori senza quote, per i quali la pesca del tonno rappresentava un’importante fonte di sostentamento, destinati ad abbandonare un mestiere antico quanto sostenibile; dall’altra un sistema criminale che vede coinvolti proprio i ‘detentori’ dell’allevamento e della commercializzazione del tonno rosso del Mediterraneo”. Dichiara la presidente del WWF Italia Donatella Bianchi che chiede che “si faccia piena luce su un ‘sistema’ illegale parallelo che si è creato e che oltre a danneggiare gli stock oggi tutelati rappresenta una minaccia per la salute e la sicurezza alimentare della collettività”.

Ambiente: In 50 anni territorio urbanizzato triplicato nelle “città metropolitane”

In 50 anni nelle 14 “città metropolitane” il territorio urbanizzato è triplicato. Nei 111 capoluoghi di provincia il verde urbano rappresenta in media il 2,7% del territorio. Secondo le elaborazioni del gruppo di ricerca dell’università dell’Aquila, le aree urbanizzate negli anni ‘50 ammontavano a 1.500 chilometri quadrati,equivalenti ad un tasso di urbanizzazione del 3%, mentre 50 anni dopo nel territorio delle città metropolitane sono stati convertiti ad uso urbano circa 3.500 chilometri quadrati di suolo ad una velocità di 70 chilometri quadrati l’anno corrispondenti a 20 ettari al giorno.

INTERVISTA CON MARCO GALAVERNI, responsabile specie habitat wwf Italia,

Caccia: appello WWF alla regione, no apertura anticipata

In Toscana appello del WWF per una caccia senza apertura anticipata ai primi di settembre. La giunta regionale deve decidere fra un inizio stagione all’insegna della malacaccia o finalmente un passo avanti verso la tutela della fauna selvatica, patrimonio di tutti i cittadini.

Anche quest’anno siamo arrivati alle porte della nuova stagione di caccia e, come ogni fine agosto, siamo in attesa delle decisioni della Giunta Regionale sull’apertura anticipata della caccia ai primi di settembre, la cosiddetta ‘preapertura’, che, in deroga al normale inizio della stagione venatoria alla terza domenica di settembre, consente ai cacciatori di iniziare la caccia su alcune specie già ai primi di settembre.

Nonostante le richieste del mondo ambientalista e i pronunciamenti del mondo scientifico, negli ultimi anni la Regione Toscana ha sempre concesso la preapertura, in genere con un provvedimento normativo varato in extremis, negli ultimi giorni di agosto, con un ritardo che con ogni verosimiglianza non è un caso ma una
precisa strategia, volta a non dare il tempo alle Associazioni ambientaliste di presentare un ricorso al TAR per fermare un tipo di caccia estremamente dannoso.

Oggi è in agenda la riunione della Giunta di fine agosto, dove sarà discussa, come ormai ‘tradizione’ la preapertura della caccia.

Di fronte a questo il WWF chiede pubblicamente alla Giunta Regionale di operare una svolta rispetto alle politiche degli anni scorsi e di non concedere l’apertura anticipata della caccia.

 L’apertura anticipata è una pratica del tutto illogica, dannosa, criticata da anni dal mondo scientifico. Il suo particolare impatto, sulle specie oggetto di prelievo e anche sulle altre (che ne saranno indirettamente o direttamente colpite) è dovuto a numerosi motivi: si apre la caccia in tarda estate, in un momento particolarmente delicato nel ciclo biologico di molte specie e quando molti giovani dell’anno non sono ancora maturi; si caccia in una situazione di fine estate caratterizzata da scarsità di risorse idriche e trofiche e quando gli uccelli migratori si stanno preparando al grande volo di ritorno al sud, con le conseguenze che ciò ha sulla fauna; si comincia a sparare quando sul nostro territorio sono presenti ancora molte specie protette migratrici, che possono così essere oggetto di sicuro disturbo e di possibile (purtroppo anche in questo caso pressoché sicuro) anche danno diretto; in particolare per gli anatidi non sono ancora giunti i contingenti migratori dal nord e quindi il prelievo si concentra sulle poche coppie nidificanti sul nostro territorio. Inoltre le femmine in buona parte non hanno ancora completato la muta delle penne e hanno difficoltà di volo.

Si fa notare come l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA), massima autorità scientifica in tema di fauna e caccia, nel suo parere espresso, come da normativa, sul calendario venatorio regionale di quest’anno, ha indicato come data corretta di apertura della caccia addirittura il 1° ottobre, rispetto alla consueta terza domenica di settembre, evidenziando come l’apertura della caccia, dal punto di vista tecnico-scientifico e della protezione della fauna, va posticipata e non certo anticipata.

La Giunta Regionale deve oggi decidere fra un inizio di stagione all’insegna dellamalacaccia o finalmente un passo avanti verso la tutela della fauna selvatica, patrimonio di tutti i cittadini.

“Dire che i cacciatori amano la natura è come dire che gli stupratori amano le donne”

Intervista con Guido Scoccianti, WWF, che dice: la Toscana ha ‘smantellato’  la legge nazionale del 1992  con una deregulation sotto tantissimi aspetti

Exit mobile version