🎧 Canova: La pace di Kiev a Firenze per la mostra “l’arte vince sulla guerra” a cura di V.Sgarbi

La mostra, curata da Vittorio Sgarbi, realizzata grazie alla collaborazione tra il Museo Novecento e il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, organizzata da MUS.E con Contemplazioni, vede la scultura installata al centro della Sala di Leone X in Palazzo Vecchio

La Pace di Antonio Canova, la celebre versione in gesso del marmo custodito all’interno del Museo Nazionale Khanenko di Kiev e attualmente nascosto per tutelarlo dai bombardamenti della guerra tra Russia e Ucraina, arriva a Firenze. Il modello in gesso della Pace di Canova troverà  ospitalità nel cuore di Palazzo Vecchio, e diventerà un mezzo per assicurare la contemplazione del capolavoro dello scultore, altrimenti negata dal conflitto. L’evento/ mostra  assume un’ulteriore risonanza artistica e politica in quanto va a confrontarsi a poca distanza di metri con la grande tela di Pellizza da Volpedo, Il Quarto Stato, esposta da pochi giorni nel Salone dei Cinquecento.

Commissionata dal politico e diplomatico russo Nikolaj Petrovič Rumjancev, ideata da Canova nel 1812 e realizzata nel 1815, la scultura viene pensata come omaggio alla famiglia Rumjancev, fautrice di alcuni trattati di pace tra Russia e altri Paesi. Canova viene incaricato di realizzare l’opera all’alba dell’invasione napoleonica della Russia, tanto che lo scultore stesso scrive a Quatremère de Quincy l’11 febbraio 1812: «La statua della Pace si farà: vengane la guerra; essa non potrà impedirla. Ma io temo che alla pace generale non si farà statua per ora. Così si potesse farla, come io l’alzerei a mie spese!». Alla morte di Nikolaj Petrovič Rumjancev, la sua collezione viene donata allo Stato e va a costituire nel 1831 il primo Museo pubblico russo, inizialmente a San Pietroburgo, poi, nel 1861, trasferito a Mosca. Krusciov – Segretario del Partito Comunista dell’Unione Sovietica, dalle origini ucraine – decide nel 1953 di trasferire la scultura da San Pietroburgo a Kiev, al Museo Nazionale Khanenko.

L’iconografia della Pace richiama la Nemesi, dea greca della “distribuzione della giustizia”. Il serpente ricorda le medaglie romane, dove era simbolo della guerra. Il fatto che le scritte commemorative siano in latino è il risultato di una trattativa tra Canova e l’ambasciatore di Vienna: l’ipotesi iniziale della lingua russa fu accantonata in favore del latino, lingua franca e simbolo dell’unione tra le nazioni europee, a rafforzare dunque il messaggio di pace dell’opera.

““L’arte e la cultura vinceranno contro la violenza e l’abominio della guerra – dichiara il sindaco Dario Nardella -. In questi tempi così travagliati accogliamo a Palazzo Vecchio un’opera fortemente simbolica. La Pace di Kiev, ora nascosta alla vista a causa della guerra e chissà per quanto tempo ancora inaccessibile, viene evocata con l’unica sua copia esistente nella sala di Leone X. Essa ci induce a riflettere sulla estrema fragilità materica dell’arte di fronte alle forze distruttive ma anche alla potenza della stessa che si fa forma, memoria, messaggio di pace di inusitato coraggio”.

“La Pace di Kiev, proveniente dal Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno, è ora a Firenze, e qui, temporaneamente, attende tempi di pace” commenta Vittorio Sgarbi, curatore della mostra. “Canova, l’ultimo grande artista che ha chiuso l’arte dell’Occidente ha unito tutto, non ha diviso. Canova è un grande conciliatore di ogni conflitto, di ogni differenza, e in nome della sua Pace io chiedo a voi di invocarla tutti insieme sul piano di spirito del mondo, perché il mondo si salvi”.

“A pochi giorni di distanza dalla presentazione del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo – sottolinea Sergio Risaliti, direttore del museo Novecento – entra in Palazzo Vecchio un secondo capolavoro dell’arte italiana, il modello della cosiddetta Pace di Kiev plasmato nel gesso da Antonio Canova. Qui passato, presente e futuro si incontrano e s’incrociano e l’arte si assume il compito di rappresentare il destino dell’umanità. Incredibile come le opere di due artisti di cultura e stile così diversi se non antitetici, possano calarsi nell’attualità e rigenerarsi ai nostri occhi. A riprova che i grandi capolavori travalicano la propria epoca, anche quando nascono dalla cronaca, perché si fanno portavoce di valori universali. Passando davanti al Quarto Stato, soffermandosi ad ammirare le forme classiche della Pace, è immediato ricordare due principi fondamentali della nostra costituzione. Il primo che mette al centro il lavoro, e l’undicesimo che ripudia la guerra. Non è scontato che l’arte si faccia portavoce in modo così sublime e coinvolgente ai nostri occhi e al nostro animo di simili ideali e valori. Quando ciò accade riconosciamo nelle opere dei grandi artisti delle ancore di salvataggio oltre che dei moniti ad agire per il bene dell’uomo e il progresso della civiltà. Guardando le bianche immacolate forme della Pace di Kiev non possiamo non pensare al sangue che scorre in Ucraina, al dramma dei profughi, agli orrori perpetuati tra i civili. E non possiamo non pensare alla sorte di tanti capolavori artistici messi a rischio dalla furia distruttiva degli eserciti. La Pace di Canova ci impone di dare un senso alla bellezza, facendoci portatori di fraternità e solidarietà tra i popoli e le persone”.

 

ANTONIO CANOVA

La pace di Kiev. L’arte vince sulla guerra

a cura di Vittorio Sgarbi

Sala Leone X – Palazzo Vecchio, Firenze

11 maggio – 18 settembre 2022

Un progetto del Museo Novecento di Firenze

Organizzazione MUS.E con Contemplazioni

 

Museo di Palazzo Vecchio

Lunedì – Martedì – Mercoledì – Venerdì – Sabato – Domenica

9 – 19

Monday – Tuesday – Wednesday – Friday – Saturday – Sunday

9 am – 7 pm

Giovedì / Thursday 9 – 14 (9 am – 2 pm)

 

Sgarbi: “Monia Monni che tu sia maledetta”

Il noto critico d’arte, ex ministro  ed attuale parlamentare si è scagliato in un video contro l’assessora all’ambiente della regione Toscana, Monia Monni, ‘rea’ di aver autorizzato il parco eolico “Monte Giogo in Villore” tra Vicchio e Dicomano, in provincia di Firenze.

Di sicuro non l’ha presa bene. E altrettanto di sicuro non c’è andato giù  morbido. Ma del resto le prese di posizione ‘ferme’ e l’eloquio ‘colorito’ di   Vittorio Sgarbi non lo scopriamo certo oggi. Se qualcosa non gli torna, il  critico d’arte, ex ministro  e (pluri)parlamentare, sappiamo bene che non le manda a dire. Questa volta è toccato all’assessora all’ambiente della Regione Toscana Monia Monni, finita sotto gli strali sgarbiani in virtù dell’autorizzazione concessa al parco eolico nel Mugello denominato  “Monte Giogo in Villore”: sette aerogeneratori tra Vicchio e Dicomano, in provincia di Firenze.

Un ’impianto è fortemente osteggiato da gruppi di residenti, comitati e associazioni ambientaliste e che ha visto, in sede di Conferenza dei servizi, anche l’opposizione del  il comune si San Godenzo. Negativo anche il parere esterno del Parco nazionale delle Foreste casentinesi, e quello del  sovrintendente per la città metropolitana di Firenze, Andrea Pessina, che  ha bocciato l’opera in Conferenza dei servizi e dato parere negativo per la Valutazione di impatto ambientale, e che  ricorrerà presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri.

“Monia Monni che tu sia maledetta, segnatevi questo nome: Monia Monni… Capra… Il Mugello è dove è nato Giotto…”, queste sono le parole che Sgarbi all’assessora in un video postato sul suo profilo facebook. Il motivo è il via libera che la regione ha dato per la realizzazione dell’impianto.

Il progetto è stato presentato dall’azienda veronese Agsm Aim alla Regione Toscana il 30 dicembre 2019. L’iter per l’approvazione è durato oltre due anni.

Compatte le prese di posizione della politica toscana a difesa di Monni. Il sindaco di Vicchio (Firenze), Filippo Carlà Campa,  scrive sui suoi canali social: “si può essere contrari al progetto eolico e opporsi con i modi previsti dalle normative. Chi ha visto il video dell’onorevole Sgarbi non può non ritenerlo una sguaiata, cialtronesca manifestazione del pensiero, parole che offendono. Le ‘sgarbate’ parole sono dirette all’assessore regionale, ci siamo abituati in questi due anni a questi toni tipici di chi non ha niente da dire. La mia solidarietà a Monia Monni”.

Natale: agli Uffizi un presepe pop con artisti in installazione

Un presepe pop con i cantanti italiani che hanno partecipato al festival di Sanremo, ma anche artisti internazionali, nei panni dei protagonisti della Natività: è quanto propongono le Gallerie degli Uffizi di Firenze con la grande installazione di Marco Lodola intitolata ‘Natività. Presepe luminoso’.

installazione realizzata da Marco Lodola con figure retroilluminate ed intitolata ‘Natività. Presepe luminoso’ – Rino Gaetano

L’allestimento ha come tema centrale la musica leggera, in particolare quella italiana, e propone, nei panni dei protagonisti del Presepe, molti dei cantanti che nel corso dei decenni hanno partecipato al festival di Sanremo. Dalle vetrate del Verone al primo piano del museo (lato Arno) si potranno ammirare le figure colorate di Lucio Dalla e di Gigliola Cinquetti, con alle spalle le sagome di un’orchestra: interpreteranno, rispettivamente, il ruolo di Giuseppe e di Maria. Sempre il Verone accoglierà anche il bue, l’asinello ed una stella a simboleggiare Gesù bambino: questo gruppo sarà visibile dal Ponte Vecchio, mentre un terzo, formato da un piccolo esercito di pastori e re magi, lo si vedrà dal piazzale degli Uffizi. Tra gli artisti della musica sia italiana che estera che saranno visibili: Freddie Mercury, David Bowie, Louis Armstrong, Luciano Pavarotti, Rino Gaetano, Mina, Renzo Arbore, Rita Pavone, Max Pezzali, Caterina Caselli. In posizione superiore, al secondo piano della Galleria, in corrispondenza della finestra panoramica rivolta verso Ponte Vecchio, ci sarà una grande stella cometa.

installazione realizzata da Marco Lodola con figure retroilluminate ed intitolata ‘Natività. Presepe luminoso’ – Gigliola Cinquetti

Lodola spiega di aver concepito l’installazione a partire da una riflessione sulla ”condizione di sofferenza che viviamo oggi”. Questa, dice, ”è stata l’ispirazione da cui sono partito per rappresentare una rinascita luminosa, un senso di speranza, la fiducia in un cambiamento. Come le figurine del presepe, noi siamo la manovalanza di un tempo sospeso, orchestrali senza pubblico, teatro senza copione, ribalta in attesa della sua star. Il collegamento con il Festival di Sanremo ha aggiunto un sapore pop, con i personaggi familiari che sono passati negli anni su quel palcoscenico. La grande stella cometa, conosciuta anche come ‘stella delle genti’, l’ho pensata appunto come un mare di facce in cui ognuno può immaginare la propria”.

L’accensione del presepe si terrà questo pomeriggio alle ore 17, in piazza Santa Maria Soprarno, verso il lungarno Torrigiani, di fronte alla facciata degli Uffizi: a prendervi parte saranno, oltre allo stesso Lodola, il direttore del museo Eike Schmidt, il sindaco di Firenze Dario Nardella, il critico d’arte Vittorio Sgarbi. L’evento sarà trasmesso in diretta sulla pagina facebook delle Gallerie.

direttore Schmidt con Dalla nel presepe/installazione

Commenta il direttore Eike Schmidt: “Con questo presepe pop e coloratissimo, gli Uffizi chiusi per la pandemia salutano dalle finestre i passanti. Ma soprattutto strizzano l’occhio ai presepi nei dipinti del Rinascimento, gremiti di celebrità del tempo, ai dipinti del Rinascimento, gremiti di celebrità del tempo, ai personaggi veri ritratti nelle figure sacre di tanti quadri famosi, quadri che saranno ad aspettare i visitatori quando riapriremo. Per questo l’installazione di Marco Lodola vale anche come un messaggio di speranza, durante la chiusura dei musei e di tante istituzioni culturali”.

Livorno, Mostra Modigliani: 110mila visitatori e incasso boom

Sono state 110.200 le persone che in tre mesi e 10 giorni, con media giornaliera di 1.057 presenze, hanno visitato la mostra ‘Modigliani e l’avventura di Montparnasse’ allestita al Museo della Città di Livorno in occasione del centenario della scomparsa dell’artista.

Le entrate per il Comune tra biglietti, visite guidate, audioguide, bookshop e sponsor sono state pari a 1 milione e 734mila euro.
La mostra si è conclusa ieri e già oggi un primo bilancio della rassegna è stato presentato in Palazzo comunale dal sindaco Luca Salvetti e dall’assessore alla cultura, Simone Lenzi, e da quello al turismo, Rocco Garufo.
“Questa città si è resa conto che può essere protagonista di grandi eventi – ha detto Salvetti -, da qui si parte perché non dobbiamo commettere l’errore di sederci e accontentarci di quello che abbiamo fatto in tre mesi. E’ solo il primo step che dà fiducia a noi e soprattutto ai livornesi. Diciamo che superato il Medioevo ci può essere un Rinascimento”.
Oltre ai visitatori, la mostra su Modigliani è stata visitata da varie personalità, su tutte il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Alla rassegna anche il ministro delle Infrastrutture Paola De Micheli, il critico Vittorio Sgarbi, molti artisti tra cui Zucchero, Dario Ballantini, Paolo Virzì e Micaela Ramazzotti. Vinicio Capossela domenica scorsa ha girato all’interno della mostra il video della sua canzone del 1991 dedicata a Modigliani. “Il percorso della mostra con Modigliani è finito – ha aggiunto Salvetti – ma siamo molto intenzionati a farlo proseguire con altre situazioni e altri appuntamenti”.
Sull’incasso totale di 1.734.000 euro Salvetti ha evidenziato che “se pensiamo che i costi per la mostra complessivi si aggirano sul milione e mezzo vi rendete conto che abbiamo ampiamente recuperato quelle cifre, naturalmente tenuto fuori il rifacimento della piazza e l’adeguamento del museo che rimane e che è un investimento sulla città”.

Zeffirelli: Sgarbi; “E’ stato uno straordinario artista”

Un flusso continuo di persone venute a rendere omaggio a Franco Zeffirelli: la camera ardente allestita nel Salone dei Cinquecento per il feretro del regista, scomparso sabato scorso all’età di 96 anni, continua ad accogliere personalità del mondo dello spettacolo e gente comune.

In tarda mattinata ha reso omaggio al feretro anche Leonard Whiting, l’attore scelto da Zeffirelli per interpretare il ruolo di Romeo nel film ‘Romeo e Giulietta’ del 1968, all’età di 17 anni.
Molte le dediche scritte sul libro delle presenze: “Grande maestro, vai dove Giulietta e Romeo ti aspettano”, ha scritto Barbara, mentre Max ha scritto “Grazie, grandissimo fiorentino”, e Carla ha scritto “Ad un’anima eletta da pochi compresa”.

Anche il deputato e critico d’arte Vittorio Sgarbi ha portato il suo saluto a Franco Zeffirelli. “E’ stato uno straordinario artista, bastian contrario, contro i tempi” ha affermato Sgarbi.  “Non si è mai allineato con la proposta di intellettuali organici al potere politico”.
“Visconti – ha ricordato il critico – aveva garantito il rispetto della cultura e della critica dall’essere di sinistra. Lo svantaggio di Zeffirelli era che la cultura non aveva coperture al centro o a destra: si è trovato nelle stesse condizioni di un grandissimo pittore come Annigoni, completamente ignorato dalla critica nello stesso momento in cui si esaltava la ‘Merda d’artista’”. I suoi film, ha osservato, “sono stati fatti in anni un cui era obbligatorio essere impegnati, fare film critici”, mentre “in lui c’era la gloria dell’uomo, la gloria dell’essere italiano, della nostra civiltà, del Rinascimento e la gloria di Firenze”.
Zeffirelli, ha aggiunto Sgarbi, “non manca perché degli artisti l’opera rimane. Non manca Leonardo, perché abbiamo la Gioconda, non manca Zeffirelli quando abbiamo i suoi film, tra qualche giorno ci sarà la Traviata all’Arena di Verona, quindi le opere restano, sono creazione e progetto di immortalità. In realtà – ha concluso Vittorio Sgarbi – gli artisti non muoiono”

Eugenio Giani, presidente del Consiglio regionale della Toscana, durante la visita al feretro dell’artista scomparso ha spiegato: “La Regione Toscana ha fatto molto ma deve fare ancora di più, e quindi è necessario pensare alla Fondazione Zeffirelli con un supporto che la inserisca nel contributo permanente che ogni anno la Regione offre”. “C’è la possibilità da parte di questa istituzione -ha proseguito Giani – di essere centro di formazione, centro di trasmissione dei valori e dell’apprendimento, e naturalmente quindi un laboratorio aperto”. “Una cosa che mi ha sempre colpito quando ho parlato con lui – ha osservato il presdente del Consiglio Regionale – è che se gli davi uno spunto, aveva voglia di dichiarare la sua fiorentinità, ma lo ricordo invece molto restio a parlare dell’esperienza nel luogo dove si formò dopo le tragedie familiari che lo coinvolsero, ovvero l’Istituto degli Innocenti. Quello non era un bel ricordo per lui: evidentemente deve avere avuto un’infanzia molto tormentata e difficile. Pensare alla grande personalità che è diventata – afferma in coclusione ai giornalisti Giani – una figura che aveva avuto questa infanzia tormentata e difficile, dà la misura della grandezza del personaggio”.

Anche l’Accademia Musicale Chigiana si unisce al cordoglio di tutto il mondo della cultura e dello spettacolo, “insigne autore e regista, indiscusso maestro di stile”. “Il rapporto tra il grande artista e l’Accademia Chigiana risale addirittura a metà degli anni Quaranta, quando il maestro, allora giovanissimo, firmava le sue prime realizzazioni come scenografo e costumista per i saggi finali del corso di Scena lirica allora tenuto da Ines Alfani Tellini”, ricorda una nota dell’istituzione senese.
“In quella straordinaria palestra Zeffirelli realizzò i bozzetti per Livietta e Tracollo di Pergolesi nel 1946 e, un anno più tardi, del Medico per forza di Eva Riccioli Orecchia.
Nel 1949 sarà la volta di due operine: La contadina astuta di Pergolesi e Betly di Donizetti. Risale al 1947 anche l’esordio di Zeffirelli nella Settimana Musicale Senese, con una storica prima realizzazione scenica della Serenata a tre di Antonio Vivaldi”, ricorda la nota dove si sottolinea come, nel 1959, fu sua la regia “per la suggestiva combinazione delle due opere La favola di Orfeo di Casella e Il giovedì grasso di Donizetti”.
La presenza di Zeffirelli all’Accademia si completa con il documentario ‘L’Accademia Musicale Chigiana’ del 1950, recentemente riscoperto e restaurato dalla Fondazione Cineteca Italiana. “Il film è un raro cortometraggio finora sfuggito alle filmografie del maestro fiorentino, che vi giocava un ruolo di primo piano in quanto autore di scene e costumi, nonché protagonista di alcune brevi apparizioni”, prosegue la nota ricordando che dietro la macchina da presa Zeffirelli esordirà solo sette anni più tardi e anche il “rapporto di filiale affetto tra il maestro e il conte Guido Chigi Saracini, al quale Zeffirelli dedicò una foto giovanile con queste parole: “Al grande esempio ‘morale’ del Conte Chigi con gratitudine e affetto”.

Laura Lozzi, dirigente scolastico del Liceo artistico di Porta Romana a Firenze omaggia così il regista: “noi tutti partecipiamo al dolore la scomparsa del Maestro Zeffirelli. Se ne va un interprete virtuoso della ricerca artistica italiana, e anche una pagina di storia”.
Da studente, spiega l’istituto in una nota, “Zeffirelli visitava spesso l’Istituto d’Arte, scuola dove si sono formati alcuni dei suoi più grandi amici, Piero Tosi, Anna Anni e Danilo Donati, tutti costumisti, che successivamente, hanno lavorato a più riprese con il Maestro. Zeffirelli, Anni, Donati e Tosi hanno mosso i primi passi nel mondo artistico romano, facendo parte, insieme al regista Bolognini del gruppo storico dei toscani”. Il liceo artistico ricorda anche “il grande amore che legava Zeffirelli alla Gipsoteca dell’istituto”.

Prima di morire Franco Zeffirelli ha espresso “un sogno finale: che noi suoi figli portassimo avanti la Fondazione che porta il suo nome, e noi ci stiano organizzando per adempiere a questo obbligo morale”. Lo ha detto Pippo Corsi Zeffirelli, figlio adottivo del regista, parlando con i giornalisti alla camera ardente allestita nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio. “Per questo – ha osservato – speriamo di trovare anche degli sponsor internazionali che possano apprezzare l’opera della Fondazione”.
Pippo Zeffirelli ha ricordato che il regista si stava preparando al “distacco da questa Terra, e per questo diversi anni fa aveva scelto di essere seppellito a Firenze: così abbiamo portato nel cimitero delle Porte Sante di Firenze i resti della madre che era seppellita a Milano, dove è morta quando Franco aveva 6 anni, la sua zia, che lo aveva cresciuto, la sua tata morta a 102 anni di recente, l’amica e costumista Anna Anni e la sorella Fanny che era la figlia di suo padre”.

Giancarlo Antognoni, storico capitano e oggi dirigente della Fiorentina, a Palazzo Vecchio ha afferrmato: “Ho avuto il privilegio di andare alla festa dei suoi 90 anni, l’ultima volta che l’ho visto è stata in quell’occasione: il mio è un ricordo piacevole, di una persona che ha dato molto a Firenze, ai fiorentini e alla Fiorentina”. Antognoni è arrivato nel Salone dei Cinquecento insieme a Joe Barone, braccio destro del neoproprietario viola Rocco Commisso.
L’ex calciatore viola ha ricordato coi giornalisti lo scudetto perso nel 1982 all’ultima giornata contro la Juventus, e la rabbia di Zeffirelli, condannato poi per diffamazione nei confronti del presidente bianconero Giampiero Boniperti: “Era un tifoso – ha detto – che in quel momento ha visto sfuggire uno scudetto che era alla portata, un po’ come tutti noi: anche noi eravamo arrabbiati per questo”. La Fiorentina, ha spiegato Antognoni, deciderà più avanti come ricordare Zeffirelli: “In questo momento non ci sono eventi, non ci sono partite, se no sarebbe stato bello ricordarlo con il lutto al braccio”

Domani, in occasione delle esequie del Maestro Franco Zeffirelli, che saranno celebrate alle 11 nella cattedrale di Santa Maria del Fiore a Firenze, sarà proclamato il lutto cittadino per l’intera giornata. L’ordinanza firmata dal sindaco Dario Nardella prevede l’esposizione sugli edifici pubblici della bandiera della città di Firenze abbrunata o a mezz’asta e segni di lutto sui mezzi di trasporto pubblico e sui veicoli di servizio pubblico.
Il sindaco, si legge in una nota di Palazzo Vecchio, invita gli esercizi commerciali ad abbassare le saracinesche per 10 minuti dalle 11 alle 11.10 e a osservare nei luoghi dove si terranno eventi pubblici di spettacolo o intrattenimento un minuto di silenzio e di raccoglimento o comunque un’appropriata forma di ricordo del grande regista fiorentino, che ha perso la vita sabato a Roma all’età di 96 anni.
L’amministrazione comunale ha inoltre deciso di sospendere le attività istituzionali previste per domani. La camera ardente, allestita nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio, sarà aperta‪anche domattina dalle 9 alle 10.

Cascine: Minuto di silenzio per Genova e Pollino

All’apertura della Festa dell’Unità a Firenze si è fatto un minuto di silenzio per le vittime di Genova e del Pollino, presenti Renzi, Minniti, Sgarbi e Mentana, non c’è invece la Boschi.

La Festa dell’Unità a Firenze si è aperta ieri con il simbolico taglio di un nastro tricolore e un minuto di silenzio, seguito da un lungo applauso, per le vittime del disastro del Ponte Morandi a Genova e della tragedia del Pollino in Calabria.

All’inaugurazione, tra gli altri, prendono parte il sindaco Dario Nardella e il direttore dell’Espresso Marco Damilano, che presenterà il suo libro ‘Un atomo di verità. Aldo Moro e la fine della politica in Italia’ (Feltrinelli).

Alla kermesse democratica fiorentina, che andrà avanti fino al 16 settembre nel parco delle Cascine, ci saranno il segretario Pd Maurizio Martina, Matteo Renzi (che, si apprende, ha confermato la presenza ma non ancora una data), gli ex ministri Marco Minniti, Graziano Delrio, Luca Lotti e poi, tra gli altri, Vittorio Sgarbi ed Enrico Mentana. Non ci sarà, invece, Maria Elena Boschi.

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