Lorusso, gravi intimidazioni alla stampa a Firenze e Torino

Roma, Raffaele Lorusso, segretario della Federazione nazionale della stampa: “È chiaro il tentativo di creare un clima di intolleranza nel Paese, attraverso l’intimidazione costante nei confronti di chi fa il proprio dovere”.

“Ed è anche paradossale che chi scende in piazza per rivendicare una libertà che non esiste in Costituzione – continua Lorusso – perché stiamo parlando di una questione che attiene alla sanità pubblica, se la prenda con chi sta esercitando legittimamente la libertà di espressione, sancita dall’articolo 21 della Costituzione”.

I commenti di Raffaele Lorusso, si riferiscono alle proteste contro i giornalisti da parte dei ‘no vax’ e ‘no green pass’ e in particolare gli episodi registrati durante le manifestazioni di ieri, con insulti e slogan a Torino sotto la sede di Repubblica e della Stampa, a Firenze contro La Nazione.

“Questo dovrebbe far riflettere tutti sul fatto che forse siamo di fronte, più che a un esercizio legittimo di diritti e libertà – continua Lorusso – a fenomeni da baraccone che vogliono portare avanti tesi anti-scientifiche e che sicuramente puntano a impedire non solo all’Italia, ma anche in altri Paesi, un vero, sia pur graduale, ritorno alla normalità. Chi oggi invoca la libertà di non vaccinarsi si pone in una dimensione che va contro la scienza, il progresso e quella che dovrebbe essere la normalità della vita quotidiana”.

“Prendersela con i giornalisti che sono coloro che documentano questi fenomeni è la cosa più facile, ma dovrebbe anche spingere le autorità preposte a correre i ripari e ad assumere provvedimenti, individuando i responsabili e adottando le sanzioni previsti dalla legge. Massima solidarietà ai colleghi e l’invito a continuare a fare il loro lavoro come sempre hanno fatto, specie durante la pandemia e nel post emergenza”.

Parole di condanna alle manifestazioni di sabato anche da parte di Ast, il sindacato unitario dei giornalisti toscani: “Le manifestazioni di ieri a Firenze contro il green pass “anche davanti alla sede de La Nazione non possono non suscitare preoccupazione e condanna da parte dell’Associazione stampa Toscana. Ognuno, naturalmente, ha il diritto di esprimere le proprie opinioni, ma l’obiettivo della protesta non può, e non deve, concentrarsi su coloro che hanno l’obbligo professionale, etico e deontologico di raccontare ciò che accade. E di dar conto di tutte le posizioni, inclusa quella dei manifestanti stessi”.

“Quando si paragona chi fa informazione ad un terrorista significa che siamo vicini ad una situazione di allarme sociale, già vissuta in passato dai giornalisti, che hanno pagato tributi anche pesanti al proprio dovere di fedeltà al pluralismo”.

“La protesta non era rivolta solo contro La Nazione, ma contro tutti coloro che raccolgono e diffondono notizie. Ed è arrivata dopo altri inquietanti episodi, come l’aggressione al collega Saverio Tommasi di Fanpage, in piazza Signoria, e le minacce di morte a Controradio”, spiega Sandro Bennucci, presidente dell’Ast che “a nome di tutti gli organismi dirigenti del sindacato esprime “solidarietà e vicinanza ai colleghi de La Nazione e a tutti i giornalisti impegnati ovunque nel duro, difficile e delicato lavoro di cronaca in questa fase della pandemia. Siamo di fronte a proteste fuori bersaglio, perché non sono i giornalisti che firmano decreti e leggi”.

🎧 Movida, dopo condanna Comune Torino, anche a Firenze comitati all’attacco

Il Comune di Torino è stato condannato a pagare 1,2 milioni a 29 residenti in borgo San Salvario. Franca Falletti, “ma noi quando si dorme”: sentenza che ci da forza, faremo altrettanto

La condanna del comune di Torino a seguito dell’esposto di cittadini che lo avevano accusato di non avere fatto nulla per contenere i rumori notturni provocati dalla movida selvaggia.La sentenza è stata pronunciata lo scorso lunedì 15 marzo 2021 ed è conseguenza di un esposto presentato nel 2018. Gli avvocati che hanno assistito i cittadini sono Silvia Bortolotti, Marco Buffa e Alessandro Sodde.

I cittadini hanno presentato in giudizio rilevamenti acustici eseguiti dall’Arpa Piemonte, da cui si evince un superamento di 10 e a volte anche 20 decibel rispetto alla soglia di 45 stabilita per quella zona. Il giudice ha così riconosciuto il danno a tutti i residenti che hanno abitato in zona fra il 2013 e 2020, tranne che per quelli che hanno traslocato nel frattempo: il risarcimento accordato è di 500 euro al mese, ossia 6mila euro l’anno e, complessivamente, 42mila euro a testa.

Una sentenza destinata a far discutere. e che sta già ‘attizando’ gli animi dei comitati antimovida di Firenze.

Vero è che la giurisprudenza è un po’ ballerina sulla questione:   nel 2019 il Tribunale di Parma ha infatti  rigettato la richiesta di risarcimento danni fatta da una ventina di residenti di via D’Azeglio per i disagi derivanti dalla mancata adozione di misure efficaci, utili ad alleviare il disagio derivato dall’iniziativa di chiudere la via al traffico per favorire l’aggregazione nei locali notturni della strada.

Mentre 2 anni prima, quindi 4 anni prima della sentenza di Torino, il Tribunale di Brescia aveva condannato il comune a Cinquantamila euro per i danni provocati dalla movida notturna, da versare a a due abitanti del quartiere Carmine, nel centro storico della città, che avevano  fatto causa contro l’amministrazione proprio per i rumori notturni.

“Siamo pronti a seguire l’esempio dei residenti di Torino che hanno fatto causa” dice Franca Falletti, del comitato Ma noi quando si dorme. “Negli ultimi tempi la giurisprudenza non solo in Italia sta producendo diverse sentenze come quella di Torino e questo rafforza la nostra convinzione a procedere”

 

Legambiente: Firenze nella top ten delle città a Emissioni Zero

In cinque grandi città italiane – Milano, Napoli, Venezia, Bologna, Torino e Firenze – più di un terzo degli spostamenti – tra il 34 e il 58% – si compie a piedi, in bici, in tram o bus elettrico, in treno, in metropolitana o con mezzi elettrici, dal monopattino all’auto, privati o in condivisione.

Nello specifico, secondo i parametri di valutazione sintetica, Firenze presenta il 27% di accessibilità (la somma in percentuale sul totale degli spostamenti con TPL, bici e una stima di quelli in sharing mobility); il 34% della mobilità zero emissioni (è la somma degli spostamenti ciclo-pedonali ed elettrici calcolata come quota dei mezzi pubblici e privati elettrici, per i mezzi di sharing mobility è stato supposto un uso 4 volte superiore ai mezzi privati); e il massimo: 5! sulle politiche integrate (il voto, attribuito da Legambiente, tiene conto: 1- della redazione del PUMS, 2- delle pedonalizzazioni, 3- dell’istituzione di aree a pedaggio, 4- del ridisegno complessivo degli spazi pubblici, 5- dell’esistenza di zone a basse emissioni, Low Emission Zones o LEZ).

Una pattuglia di città di medie dimensioni anche in Toscana dimostra, poi, con numeri timidi ma interessanti, come sia possibile la transizione verso un futuro senza inquinamento e con traffico ridotto. Pisa, infatti, per quanto riguarda i dati si trova in medio/alta classifica con il 28% di accessibilità e un lusinghiero 48% di mobilità zero emissioni (2 invece il dato sulle politiche). Meno performante Arezzo, che in classifica si presenta con il 19% di coefficiente di accessibilità, il 14% di mobilità zero emissioni e solo 2 sulle politiche.

La buona notizia che ci offre Città MEZ, il rapporto di Legambiente sulla mobilità a emissioni zero, che ha fotografato prima del lockdown i cambiamenti in corso nei nostri capoluoghi di provincia, attraverso indicatori che evidenziano le forme di mobilità che non producono inquinamento, è che gli stili di vita dei cittadini stanno cambiando. I dati dimostrano, infatti, una sempre maggiore propensione a scegliere modalità a “emissioni zero”. Ad aprile, il comprensibile timore della promiscuità sui mezzi pubblici ha indotto tante persone a usare l’automobile, ma sono sempre di più quelle che scelgono invece la bicicletta, specialmente nelle città più grandi; e nella nuova normalità post-covid19, le politiche adottate dai Comuni e dal governo saranno davvero determinanti.

“Firenze si conferma la città leader della Toscana nella smart mobility; – dichiarano Fabio Tognetti, responsabile mobilità di Legambiente Toscana e Lorenzo Cecchi, presidente di Legambiente Firenze – questa performance, però, non può farci dimenticare che molti altri nostri capoluoghi sono indietro in questo settore. La mobilità a emissioni zero diventerà infatti nel prossimo decennio uno degli assi strategici di riferimento per ridurre le pressioni sulla matrice aria e quindi per migliorare la qualità della vita nelle nostre città”.

Nella nostra regione non mancano esempi eccellenti di “Elettrostorie”: Firenze, la Tramvia! La T1, la nuova tranvia di Firenze compie oggi appena 10 anni. Pochi per una linea ferroviaria, ancor meno per una città, ma sufficienti per vedere il cambiamento negli stili di mobilità degli abitanti e nella vita urbana: 142 milioni di passeggeri trasportati e tanti km percorsi quanti ne occorrono per compiere 300 volte il giro del mondo. 25 milioni di passeggeri l’anno scorso. Nel 2019 Firenze ha iniziato il raddoppio con la T2, la nuova tramvia dall’aeroporto alla stazione: 400 mila passeggeri a gennaio, un milione al mese a dicembre. Poi il lockdown. Che ha fermato anche lo sviluppo delle altre 3 linee di tram i cui cantieri avrebbero dovuto aprire proprio ad aprile 2020. E allora? Il rinvio di qualche mese dovrebbe essere compensato dall’accelerazione dei progetti per il lancio di nuovi servizi di sharing mobility elettrici: scooter elettrici (candidatura di Mimoto, il servizio già attivo a Milano, Torino e Genova) e monopattini per tutto il centro storico. L’idea nuova sulla quale si sta lavorando: le fermate delle tranvie, non solo quelle terminali, come luoghi in cui si concentreranno prelievi e rilasci dei servizi di sharing mobility, come nuovi hub di mobilità sostenibile urbane.

Alcune città già puntano con decisione all’elettrificazione dei mezzi entro il 2030. In tutta Italia, nel corso del 2019 le auto elettriche e i mezzi elettrici targati (ciclomotori) sono passati da 36 a 61 mila, soprattutto immatricolati nelle città capoluogo. Sono raddoppiati (a marzo 2020 rispetto a gennaio 2019) anche i punti di ricarica pubblici. In Toscana il totale delle infrastrutture è di 763, mentre è di oltre 1420 il totale dei punti di ricarica.

A livello nazionale le e-bike e i “personal transporter elettrici” (come i monopattini) in circolazione nel Paese sono ormai ben oltre il milione (purtroppo, non essendo targati, non abbiamo i dati ufficiali nelle varie città). E anche dopo la crisi che abbiamo vissuto, pochi pensano di cambiare l’auto ma, tra coloro che debbono acquistarsi un mezzo nuovo (anche flotte di mezzi condivisi), i mezzi elettrici continuano a crescere nelle vendite: auto elettriche, scooter, ma soprattutto ebike e monopattini, ulteriormente incentivati dall’eco-bonus mentre fino a 2 anni fa erano osteggiati e talvolta multati, una vittoria politica per Legambiente: 200 mila mezzi venduti nel solo mese di maggio! Se adesso ci muoviamo ancora poco, a settembre le città dovranno farsi trovare pronte a ripartire multimodali e sostenibili. Si deve agire subito: meno spazio stradale per le auto (sosta e carreggiate) e più corsie preferenziali per mezzi pubblici e percorsi ciclabili aperti anche a mezzi di micro-mobilità, 30 all’ora, stazioni e fermate di interscambio tra mezzi pubblici e sharing mobility, acquistare bus elettrici e veicoli di servizio elettrici (consegne, raccolta rifiuti, pulizia urbana…). Mezzi pubblici elettrici, ma soprattutto ammodernati, puliti, efficienti, adatti all’intermodalità (bici + treno, bus + monopattino), e stazioni e fermate che diventano centro di interscambio, di noleggio, di servizi di sharing mobility. Costruire localmente un nuovo welfare che comprende anche la mobilità dei singoli, nelle comunità, con le stesse scuole, le università, le aziende, gli enti pubblici, le comunità (quartieri, condomini) che diventano luoghi dove si organizza la mobilità ambientalmente e socialmente sostenibile. A zero emissioni.

A questo link è possibile visualizzare le principali tabelle del rapporto CittàMEZ:

https://drive.google.com/drive/folders/1CcLzqPNYTyo39eM3Oue22W3tEXVRVFuH?usp=sharing

Per scaricare l’intero dossier in PDF vai sul sito: www.legambiente.it

To Good To Go: A Firenze arriva l’applicazione contro lo spreco di cibo

A Firenze sbarca l’applicazione contro gli sprechi di cibo. “To Good To Go”: troppo buono per buttarlo via. Questa è l’idea nata in Danimarca cinque anni fa che permette di comprare quel che forni e ristoranti non hanno venduto e da qualche mese attiva anche in Italia.

Una rete contro lo sperpero di cibo che a Milano, Torino e Bologna a soli 3 mesi dal  lancio di “To Good To Go” ha già raggiunto 120mila utenti e adesso anche a Firenze.

Come riporta il “Corriere Fiorentino”, basterà un click sul proprio smartphone per ordinare quello che si vuole a prezzi bassissimi: tra i 2 e i 6 euro. I ristoranti, forni, pasticcerie, supermercati e hotel iscritti all’applicazione potranno mettere in vendita le loro “Magic Box”, scatole a sopresa, con una selezione di prodotti e piatti freschi rimasti invenduti.

Come funziona per gli utenti. Una volta scaricata l’app, sara necessario geolocalizzarsi, cercare i locali aderenti, ordinare la propria scatola magica, pagare con il cellulare e andare a ritirarla. Tra le attività fiorentine che hanno già aderito all’iniziativa troviamo, Eataly, Forno Pintucci di Via delle Caldaie, Pasticceria Dolci Pensieri di via del Ponte alle Riffe e lo street food hawaiano Pokeria by Nima di Novoli e Ponte alla Carraia.

Per limitare l’uso di imballaggi i negozi aderenti a “To Good To Go” incoraggeranno i clienti stessi a portare da casa i contenitori e sacchetti propri.

“Ogni anno in Italia si sprecano oltre 10 milioni di tonnellate di cibo – fa sapere Eugenio Sapora, country manager per l-Italia, che aggiunge – l’obiettivo dell-applicazione è quello di creare una città dopo l’altra una rete anti spreco forte e consapevole che copra tutto il territorio nazionale.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Baby tifoso del Torino in lacrime in diretta Tv: coetaneo viola gli manda lettera

Commosso dalle lacrime in tv di un bambino per la sconfitta del Torino, un coetaneo tifoso della Fiorentina gli ha scritto per rincuorarlo.

E’ la bella storia di cui è protagonista Martino, 6 anni, di Firenze, che ha visto il piccolo torinista in lacrime, domenica scorsa, dopo il gol di Federico Chiesa all’87’, a Torino: prima rete di una doppietta che ha portato i viola alla vittoria negli ottavi di Coppa Italia e all’eliminazione dei granata.

“Mio figlio stava guardando la partita in tv con il nonno, quando ha visto quel bimbo piangere sugli spalti – racconta Silvia, la mamma – Sul momento non mi ha detto nulla, poi, questa mattina, mi ha consegnato una letterina. Mi ha chiesto di rintracciarlo per potergli regalare una figurina di Belotti e così ho scritto a diversi quotidiani torinesi. Martino mi ha chiesto di fare presto, per alleviare quanto prima la tristezza di quel bimbo”.

Martino, che a novembre era stato a Torino per incontrare i parenti, pratica judo ma, come tutti i ragazzini, ha una passione per il calcio. Tifa Fiorentina, la squadra della sua città. “Il Toro è forte, ma ieri siamo stati più bravi noi”, ha spiegato alla madre. E a quel piccolo granata ha scritto: “mi spiace che la tua squadra abbia perso”. Silvia aggiunge: “sono orgogliosa di mio figlio. Pare aver capito cosa conta davvero nello sport”.

Milleproroghe sottrae soldi a Comuni e regioni

Milleproroghe del governo M5S e Lega sottrae soldi a Comuni e Regioni, Toscana dovrà dare circa 147mln, anche i comuni non saranno esenti, Livorno dovrà dare 17.8mln. “E i sindaci delle città amministrate” “non parlano?” commenta Michele Anzaldi.

“Il Milleproroghe del Governo M5s-Lega ruba 1,5 miliardi a 96 Comuni capoluogo per gli interventi di riqualificazione delle Periferie, già concordati con 96 apposite convenzioni firmate dal segretario generale di Palazzo Chigi. Un caso senza precedenti dello Stato che si rimangia un impegno ufficiale e formalizzato al massimo livello”. Lo scrive su facebook il deputato del Partito democratico Michele Anzaldi, che aggiunge: “Le tre regioni più colpite da questo furto sono Sicilia (218,1 milioni), Toscana (147 milioni) e Veneto (132 milioni): i governatori Musumeci, Rossi e Zaia perché non protestano contro il Governo? In particolare il presidente del Veneto, alleato e collega di partito di chi governa, non ha nulla da dire? Perché non sostengono la battaglia che sta portando avanti coraggiosamente il presidente dell’Anci Decaro?”.
“E i sindaci delle città amministrate”, prosegue Anzaldi “da M5s, che subiscono tagli pesantissimi, come Roma (39,9 milioni), Torino (39,9 milioni) e Livorno (17,8) non parlano? Raggi, Appendino e Nogarin preferiscono perdere i fondi per i propri cittadini, piuttosto che protestare contro il loro Governo? Il Pd sta facendo e farà ostruzionismo in Aula fino all’ultimo minuto utile per tentare di bloccare questa vergogna, che qualora passasse si porterebbe dietro una pioggia di ricorsi ed esposti giudiziari”.

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