Sacerdote indagato: difensore, mio assistito nega ogni accusa

“Il mio assistito nega categoricamente le accuse gravi che gli sono state mosse” afferma in una nota diffusa ieri sera l’avvocato Francesco Stefani di Firenze, difensore di don Emanuele Dondoli, 58 anni, sacerdote del Mugello indagato per la presunta violenza sessuale su una giovane che frequentava la sua parrocchia.

“L’indagato nega di aver avuto rapporti sessuali – prosegue l’avvocato difensore – e quindi a maggior ragione di avere usato violenza nei confronti della denunciante con la quale esisteva un rapporto di amicizia datato negli anni”.

Durante le indagini il sacerdote è stato perquisito dalla polizia che avrebbe dato importanza ad alcune immagini conservate nel cellulare e nel computer. “Sono immagini estranee alla vicenda in questione e che non hanno rilievo ai fini di ogni decisione eventuale pertinente alle accuse – precisa l’avvocato Francesco Stefani – Non sono state peraltro rinvenute fotografie che lascerebbero pensare a rapporti con la denunciante, né don Emanuele ha mai avuto problemi con terze persone. Ora lui confida nella giustizia e spera di poter dimostrare quanto prima la propria estraneità rispetto alle accuse mosse”.

La procura di Firenze ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini nei giorni di Ferragosto.

Ragazza denuncia violenza, in corso idagini su presunte riprese

Una ragazza vittima di un stupro in auto, la violenza sarebbe stata ripresa dai cellulari degli uomini. E’ quanto avrebbe denunciato la stessa vittima, una ragazza che vive nella provincia di Firenze, facendo scattare un’inchiesta che al momento ha portato ad alcune perquisizioni effettuate dalla polizia di Empoli (Firenze). Al momento sarebbero stati sequestrati i telefoni dei tre presunti aggressori che vivono nella provincia di Firenze e in quella di Pisa.

La notizia si legge sull’edizione cartacea del Corriere Fiorentino di oggi. Sulla vicenda la procura fiorentina ha aperto un’inchiesta ed è in attesa di sapere tra l’altro se nella memoria dei cellulari sequestrati ci sia il video della sera nella quale sarebbe avvenuto lo stupro denunciato dalla ragazza.

Tutto sarebbe avvenuto, stando a quanto riporta il quotidiano, dopo una festa. La ragazza avrebbe detto di essere salita sull’auto di un amico dove c’erano anche altri due giovani, per fare rientro a casa. L’auto si sarebbe quindi fermata in un luogo isolato, poi sarebbe avvenuta la violenza sessuale. La ragazza non ha esitato a denunciarli alla Polizia che ha redatto e invitato un rapporto dettagliato alla procura di Firenze. Per adesso, in attesa dell’esame dei cellulari, la ragazza avrebbe mostrato agli inquirenti le proprie chat in cui si legge il racconto dell’esperienza confidato alle amiche.

Pistola imbucata nelle lettere, procura dispone accertamenti

Custodita all’interno di una fondina e in perfette condizioni. L’arma è stata casualmente trovata nei giorni scorsi da un postino dentro una cassetta delle Poste sita in una piazza di San Casciano Val di Pesa (Firenze). La procura di Firenze cerca di far luce sul ritrovamento.

Dalle prime ricostruzioni e in base alle testimonianze del postino, una volta aperta la cassetta delle lettere per raccoglierne il contenuto, l’operatore avrebbe trovato tra le missive l’arma da fuoco. Il pm di turno ha disposto accertamenti scientifici, tra cui quelli per rilevare l’eventuale presenza di impronte digitali. Altri rilievi sono mirati a ricostruire una possibile storia della pistola.

Secondo quanto appreso, la pistola avrebbe un numero di matricola leggibile, ma non sarebbe mai stata registrata. Al momento del ritrovamento non era carica. Al vaglio dei carabinieri anche le immagini riprese dalle telecamere della zona dove si trova la cassetta delle Poste

Pensilina Firenze: procura apre fascicolo, domani incontro con Grandi Stazioni

Aperto un fascicolo senza indagati e senza ipotesi di reato per il crollo di calcinacci dalla pensilina della stazione ferroviaria di Santa Maria Novella, a Firenze. La procura fiorentina vuole approfondire i fatti dell’incidente verificatosi nella notte tra il 25 e il 26 luglio scorsi.

Secondo quanto appreso, si tratterebbe di un fascicolo a ‘modello 45’, il registro degli atti al momento non costituenti notizia di reato ma sui quali si ritiene comunque necessario effettuare approfondimenti. Gli accertamenti sul crollo sono condotti dalla polizia ferroviaria.

Intanto è in programma per domani un incontro a Palazzo Vecchio, tra il Comune e Grandi Stazioni dopo il cedimento della porzione di controsoffitto della pensilina. All’incontro, alle ore 11.30, parteciperanno il vicesindaco Cristina Giachi, il direttore generale del Comune Giacomo Parenti e esponenti di Grandi Stazioni.

Accoglienza migranti: evadeva il fisco, arrestato titolare consorzio

L’operazione è stata svolta da Guardia di Finanza e Carabinieri nell’ambito di un’inchiesta coordinata dalla procura fiorentina. Il titolare di un consorzio di gestione di centri accoglienza per migranti nella provincia di Firenze è stato arrestato in esecuzione di una misura di custodia cautelare. Secondo quanto spiegato dai finanzieri in una nota l’imprenditore, posto ai domiciliari, avrebbe “evaso 3 milioni di euro nel periodo 2012-2017, attraverso l’emissione di fatture false per circa 17 milioni di euro”.

Gdf e carabinieri hanno dato esecuzione anche a un provvedimento di sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di denaro e beni fino alla concorrenza di circa 3 milioni di euro: in particolare si tratta di 3 case, tra cui una residenza estiva e diversi conti correnti “le cui disponibilità finanziarie sono in corso di accertamento”.

L’indagine, si spiega ancora nella nota, è scaturita a seguito di “un controllo sull’utilizzo di alcuni fondi pubblici, erogati per l’accoglienza dei migranti, da parte del consorzio, che negli ultimi anni ha gestito diversi centri attraverso le cooperative consociate. Le società, attive nella provincia di Firenze e, in particolare, nell’empolese, in molti casi” avrebbero “omesso il versamento delle imposte dovute e, in alcuni, anche dei contribuiti previdenziali, nonché – prosegue la nota – emesso diverse fatture con importi notevolmente aumentati rispetto al reale a favore della società consortile, diminuendone così in modo consistente il reddito”.

Alcune delle società , si spiega ancora, “attive per brevi periodi, venivano rappresentate da soggetti prestanome dell’indagato italiani e stranieri, in alcuni casi anziani o con precedenti penali, che, alla chiusura, ne svuotavano i conti correnti per restituire i soldi. Dalle indagini – si legge in fondo alla nota – è emerso che l’operato dei prestanome era gestito dall’arrestato”.

Morto durante controllo a Empoli, pm chiede archiviazione fascicolo

Christine Von Borries, pm della procura di Firenze, ha chiesto al gip l’archiviazione delle indagini per omicidio colposo relative alla morte del 31enne tunisino Arafet Arfaoui, deceduto la sera del 17 gennaio scorso a Empoli (Firenze) dopo essere stato colto da un malore durante un controllo di polizia all’interno di un money transfer.
La moglie dell’uomo è pronta a presentare opposizione alla richiesta di archiviazione. Per il legale ci sono “elementi che potrebbero indicare concausa asfittica da posizionamento”.

La ricostruzione dei fatti emersa dall’inchiesta, rimasta sempre a carico di ignoti, si è basata sui racconti dei testimoni, tra cui gli agenti intervenuti nel money transfer e i sanitari che soccorsero il 31enne, sui risultati dell’autopsia e sulle immagini riprese dalle telecamere sistemate dentro e fuori il negozio.

Da quel che è emerso dagli accertamenti, i poliziotti del commissariato di Empoli intervenuti per calmare il tunisino, che aveva dato in escandescenze perché accusato dal titolare del money transfer di avere una banconota falsa, avrebbero usato nei suoi riguardi adeguate tecniche di contenzione e non avrebbero messo a rischio la sua incolumità. In base all’esame autoptico disposto dalla procura, l’uomo, che si trovava in un forte stato di agitazione psicofisica, sarebbe deceduto per un arresto cardiaco verificatosi durante un’intossicazione acuta da cocaina, assunta circa un’ora prima della morte. Nessuna responsabilità sarebbe stata riscontrata poi a carico dei sanitari del 118, che non poterono fare nulla per salvarlo nonostante il tempestivo intervento.

Durante le indagini si è scoperto che, quando accusò il malore, l’uomo era a terra con le manette ai polsi e i piedi bloccati con un cordino, fornito agli agenti dal negoziante. Gli agenti erano stati costretti a immobilizzarlo dopo che aveva dato in escandescenze, anche mordendoli. In base agli accertamenti eseguiti, i poliziotti avrebbero sempre mantenuto un atteggiamento corretto mentre il tunisino era a terra, contenendolo con le mani, senza mai salirgli sopra. Quando si sentì male la dottoressa del 118 era già sul posto.
Sarebbero stati gli stessi agenti che lo contenevano ad avvisarla che qualcosa non andava. Poi sono scattate le procedure di rianimazione.

Il legale della moglie di Arafet Arfaoui, avvocato Giovanni Conticelli, ha annunciato l’intenzione di presentare opposizione alla richiesta di archiviazione avanzata dalla procura di Firenze relativamente alle indagini sulla morte del 31enne  deceduto il 17 gennaio scorso a Empoli. “In base agli accertamenti medico legali del nostro consulente – spiega Conticelli – sono stati rilevati elementi che potrebbero indicare una concausa asfittica da posizionamento”. Secondo quanto ipotizzato dal legale, dunque, al decesso del 31enne potrebbe aver concorso anche la posizione nella quale è stato immobilizzato.

“Dagli atti d’indagine e dalle dichiarazioni dei poliziotti – precisa Conticelli – è emerso che c’è stato un posizionamento a terra”, e che il tunisino era “prono con le mani ammanettate e le gambe legate, e gli agenti che lo tenevano per le caviglie e sulle spalle”. “Pertanto – annuncia l’avvocato – proporremo opposizione chiedendo tra le altre cose al giudice ulteriori accertamenti di natura medico legale, da effettuare eventualmente anche tramite una perizia”. “Dal 2014, anno del caso Magherini, aggiunge Conticelli – i carabinieri hanno avuto direttive specifiche circa il modo di immobilizzare soggetti in stato di alterazione, è sorprendente che dopo 5 anni la polizia non abbia specifiche circolari sul tema. In sede d’indagine abbiamo fatto richiesta di verificare alla procura e non risulta che siano state emanate”. Conticelli difende i familiari di Arfaoui insieme all’avvocato Gianluca Vitale.

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