🎧 Intesa tra Comune e Procura di Firenze per rafforzare le indagini sui reati predatori

Il Sindaco Dario Nardella e il procuratore di Firenze Filippo Spezia hanno firmato il protocollo d’intesa per lo scambio informativo e il rafforzamento del coordinamento investigativo delle indagini per i reati di tipo predatorio. Tra le novità, la creazione, lo scorso Gennaio, di una task force voluta da Spiezia per analizzare i reati e individuare eventuali condotte seriali, e l’allungamento del tempo di conservazione delle immagini delle telecamere, da 24 ore a 7 giorni. Ancora senza esito, invece, la risposta dal Governo alla richiesta del Comune di altri 200 agenti di polizia.

“Il protocollo” sottoscritto oggi “è un po’ una scommessa”, ha l’obiettivo di “incrementare l’efficacia della risposta giudiziaria in una condizione di minori risorse di cui in questo momento in particolare la procura sta soffrendo. L’ho evidenziato nelle competenti sedi. Abbiamo uno scoperto importante di personale di magistratura e amministrativo che si attesta quasi intorno al 40%, sono condizioni difficili se non proibitive di lavoro”. Lo ha detto il procuratore della Repubblica di Firenze, Filippo Spiezia in occasione della presentazione a Palazzo Vecchio di un protocollo d’intesa per lo scambio informativo e il rafforzamento del coordinamento investigativo delle indagini per reati predatori. “In questo contesto – ha aggiunto – avvertiamo il dovere di porre in essere ogni tentativo per migliorare l’efficacia della risposta sul piano giudiziario. Il nostro è un intervento a valle, quando purtroppo i fenomeni criminali accadono. Non abbiamo la funzione della prevenzione, tuttavia crediamo che si possa fare di più: il perfezionamento della centrale operativa della polizia municipale rappresenta un’occasione d’oro per ridurre i tempi di acquisizione e elaborazione della prova. Questa esigenza nasce dalla constatazione che c’è un incremento nel contesto urbano nelle forme di reati predatori come furti, rapine, estorsioni. Vi sono, invece, forme di organizzazioni criminali anche embrionali prevalentemente di etnia straniera che ritroviamo su più scene del reato”. Sull’entità della pena rispetto a persone che delinquono, ha aggiunto Spiezia “attraverso meccanismi di coordinamento noi saremo in grado di ricostituire i profili criminali dei soggetti coinvolti: questo ha un impatto sulla scelta di eventuali misure cautelari che andranno proporzionate e graduate rispetto alla personalità complessiva”.

E’ previsto, inoltre, “un allungamento dei tempi di conservazione delle immagini su un numero consistente di telecamere per finalità investigative. Prima le immagini venivano mantenute per 24-48 ore, ora si arriva a sette giorni”. Lo ha spiegato il procuratore, specificando che la conservazione delle immagini delle telecamere di sicurezza erano già di sette giorni, ma adesso l’estensione della durata varrà per quasi tutti i dispositivi. L’altro elemento di novità è il rafforzamento di un meccanismo investigativo con una “task force composta da un certo numero di appartenenti a questa sezione che lavorerà per analizzare tutti i file relativi a fascicoli, per andare a ricostruire l’esistenza di condotte seriali” seppur “attribuite a singole soggetti o riconducibili alle azioni di gruppi associati”.

Il sindaco Nardella ha sottolineato che il protocollo “permette di utilizzare al massimo e al meglio la nuova centrale operativa del Comune di Firenze, la smart city control room e tutta la rete di telecamere di videosorveglianza, oltre 1700, che rappresenta un record a livello nazionale in rapporto sia alla superficie che al numero di abitanti”. L’accordo consente di “accorciare al massimo i tempi di utilizzazione delle prove, di allungare i tempi di conservazione delle immagini registrate e fornire alla procura della Repubblica un materiale probatorio molto dettagliato, ricco che può supportare i pubblici ministeri nel loro lavoro di contrasto ai reati predatori. Che sono quei reati che i cittadini avvertono come i più fastidiosi e limitativi della loro libertà”.

 

🎧 Crollo Firenze, il procuratore Spiezia: “Da un primo sopralluogo emerse diverse criticità”

Il procuratore capo di Firenze, Filippo Spiezia, lascia trapelare poche indiscrezioni sul procedimento penale seguito anche da altri due magistrati. Si stanno raccogliendo le fonti probatorie e in attesa di ricevere le prime comunicazioni formali da parte della polizia giudiziaria, Spiezia anticipa che l’area sarà sottoposta a sequestro dopo il recupero del corpo dell’ultimo operaio disperso sotto le macerie. Intanto, emergono “diverse criticità” da un primo sopralluogo nel cantiere.

“Il dato molto empirico che ci siamo fatti da un primo sopralluogo è che ci fossero diverse criticità in generale, ma non possiamo aggiungere nulla, non entro nel merito”. In un incontro con i giornalisti, il procuratore capo di Firenze Luigi Spiezia non si sbilancia, “tutto è prematuro”, ha ripetuto più volte nonostante poi, quelle “diverse criticità” siano già indicative del modus operandi delle ditte in subappalto dalla committente Esselunga all’interno del cantiere dove venerdì scorso hanno perso la vita quattro operai, mentre il corpo di un quinto deve essere ancora recuperato. Notizie date col contagocce ma da cui emerge anche la particolare complessità delle indagini sotto molteplici aspetti. E mentre vengono adottate iniziative per acquisire al procedimento gli elementi di prova, non solo documentali, per la ricostruzione dei fatti accaduti e accertare eventuali responsabilità, la Procura ha aperto subito un fascicolo, al momento contro ignoti, ipotizzando le fattispecie di reato di omicidio plurimo aggravato, commesso con violazioni delle norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, e di crollo colposo di costruzioni o quanto meno di sue parti (di cui agli artt. 110, 589 commi l, 2, 5 del c.p. e 434, 449 c.p., 110, 113 c.p.).

La procura di Firenze, “coglie l’occasione per esprimere la gratitudine di questo Ufficio a tutto il personale di Polizia intervenuto che sta lavorando con encomiabile dedizione ed ai Vigili del Fuoco, che stanno svolgendo la loro delicata attività di recupero dei corpi delle vittime e di messa in sicurezza del cantiere, senza soluzione di continuità”. La procura, prosegue Spiezia, “richiede la collaborazione di tutti affinché, una volta apposti i sigilli all’area in sequestro, ci si astenga da qualsiasi indebito accesso ai luoghi, sia per preservarne il loro stato in vista delle indagini tecniche, sia per evitare ulteriori incidenti, alla luce della instabilità delle strutture crollate e giacenti in sito”.

Da una prima ricostruzione della dinamica dell’incidente, “è risultato che nella parte di cantiere interessata dal crollo erano presenti otto lavoratori, operanti per tre imprese diverse”. L’area verrà sottoposta a sequestro all’esito del rinvenimento dell’ultimo soggetto disperso, di cui si può solo ipotizzare si tratti di Bouzekri Rachimi, 56 anni, marocchino, visto che sono ancora in corso le operazioni di identificazione dei corpi rinvenuti sotto le macerie. Corpi straziati che aspettano di essere abbinati al proprio nome dopo il rilievo delle impronte digitali e gli esami genetici richiesti. Si profila, inoltre, una condizione di irregolarità circa la presenza sul territorio nazionale per un paio di questi lavoratori. Altra questione riguarderà, poi, la verifica delle posizioni contrattuali. 

“Le indagini si profilano complesse sotto molteplici profili. Sono state prontamente adottate iniziative per acquisire al procedimento gli elementi di prova, non solo documentali, onde ricostruire i fatti accaduti ed accertare eventuali responsabilità”. Lo scrive la procura. “L’Ufficio – prosegue la nota – sta assicurando il coordinamento delle attività investigative svolte delle forze di polizia giudiziaria intervenute: Ausl Toscana Centro – Dipartimento della Prevenzione, Ufficio Ispettivo del Ministero del Lavoro, Polizia Scientifica, Squadra Mobile di Firenze, Polizia Postale, Polizia Municipale di Firenze. Quest’ultima sta assicurando altresì, con grande impiego di risorse, la costante vigilanza del cantiere e di tutta l’area, che verrà sottoposta a sequestro all’esito del rinvenimento  dell’ultimo soggetto disperso”.

Rifiuti pericolosi, perquisizioni in otto aziende. L’ipotesi è di traffico illecito

L’ipotesi è quella di traffico illecito di ingenti quantitativi di rifiuti pericolosi. Per questo la Procura di Firenze ha disposto una serie di perquisizioni in otto aziende dedite alla gestione di questo tipo di materiali. Insieme a loro perquisito anche un laboratorio di analisi.

I provvedimenti sono stati eseguiti tra martedì e ieri dai carabinieri del Noe Firenze, coadiuvati dal Noe di Roma e dai colleghi dei comandi territoriali, a Firenze, Arezzo, Roma, Viterbo, Pisa e Brescia. Perquisizione in otto aziende dedite alla gestione a vario titolo dei rifiuti pericolosi e non pericolosi e in un laboratorio di analisi e ispezioni in tre imprese di gestione rifiuti speciali per verificare il ciclo produttivo, al campionamento degli scarti e delle materie prime e secondarie ottenute dal loro recupero. Lo spiega in una nota la Procura antimafia di Firenze.

L’inchiesta è partita da quella più ampia sul Keu. La Procura ipotizza un illecito traffico di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi: circa 84.000 tonnellate avviate al recupero e 12.000 tonnellate avviate a smaltimento. Tra il 2012 e il maggio 2023, quegli scarti sarebbero stati declassificati in rifiuti non pericolosi e così sarebbero stati avviati al recupero, fino al novembre 2021, in impianti “compiacenti” anche grazie alla predisposizione di documentazione ad hoc. Non essendo autorizzate alla ricezione di rifiuti pericolosi, le imprese “compiacenti” recuperavano gli scarti in maniera fittizia, secondo la Procura “facendone perdere lo status di rifiuto e la conseguente tracciabilità, mediante la produzione di aggregati riciclati non legati, commercializzati come materie prime e secondarie ad aziende, allo stato terze non indagate, attive nel settore dell’edilizia”.

Un affare di almeno 21 milioni di euro secondo la Procura, derivante dal “risparmio economico ottenuto avviando il rifiuto al recupero, con codice Eer non corretto, con enormi guadagni, ipotizzati in circa 5,7 milioni di euro, anche per la filiera successiva, che grazie a tale escamotage, si è garantita la ricezione di quei rifiuti pericolosi, che avrebbero diversamente dovuto essere avviati ad impianti autorizzati”.

Firenze: “reintegrare psicologa non vaccinata”

Secondo il giudice del tribunale di Firenze  Susanna Zanda, che ha ribadito la decisione già adottata nel luglio scorso con un provvedimento d’urgenza, la dottoressa è stata “discriminata per le sue opinioni personali, per l’esercizio della sua libertà di scelta in campo medico”.

Una sentenza che non lascia margini di interpretazione e che farà indubbiamente discutere. Secondo il Tribunale di Firenze infatti la psicologa sospesa dall’ordine professionale perché non in regola con i vaccini anticovid 19 doveva ritornare al lavoro, ed  è stata “discriminata per le sue opinioni personali, per l’esercizio della sua libertà di scelta in campo medico”.

lo ha stabilito una sentenza del giudice Susanna Zanda che  ha ribadito la decisione già adottata nel luglio scorso con un provvedimento d’urgenza. Secondo il tribunale di Firenze ” inoltre “i trattamenti vaccinali imposti dalle leggi italiane ordinarie sono sperimentali e non se ne conoscono gli effetti, perché sono stati autorizzati in base al regolamento europeo n. 507/2006 ossia in forma condizionata, senza adeguati e completi studi di efficacia e sicurezza, e non sono stati testati per la prevenzione del virus ma solo della malattia”.

Il rifiuto della professionista a sottoporsi alla profilassi “è dunque motivato”. Per il tribunale di Firenze”nessun cittadino europeo può essere costretto a trattamenti farmacologici sperimentali, specie quando, come in questo caso, esistevano evidenze scientifiche sull’efficacia degli antinfiammatori sin dalle prime fasi della malattia”

Inoltre , aggiunge la sentenza del tribunale di Firenze “c’è il pericolo segnalato da ricercatori universitari indipendenti di vari stati di un’alterazione dei codici della vita, vietata dalle norma internazionali e che potrebbe esporre stabilmente il vaccinato all’incapacità di dare una risposta immunitaria adattativa efficace non solo per il covid 19 e per la stessa formazione fisiologica di cellule tumorali”.

Ogni anno, secondo la giudice Zanda, i decessi per “le banali influenze sono sempre migliaia e mai si è introdotto l’obbligo vaccinale per legge con la contestuale limitazione in tutte le libertà fondamentali. Nemmeno era stato mai dichiarato uno stato di emergenza sanitaria non previsto né dalla legge né dalla Costituzione; epidemie anche più gravi con tasso di letalità anche 10 volte maggiore del Sars Cov 2 sono sempre state gestite da 40 anni a questa parte con il potere di ordinanza senza creare allarme sociale e segregare le persone al domicilio per un tempo significativo privandole di tutte le libertà”.

Il giudice  di Firenze ha anche disposto la trasmissione degli atti alla procura di Roma “per gli eventi avversi e i morti e le numerose criticità e per il fatto che la campagna vaccinale prosegue ed è stata recentemente perfino estesa ai neonati dai sei mesi in su, senza alcuna sperimentazione”.

Firenze, ‘saluti romani’ ripresi in un video a festa Allievi Carabinieri

‘Saluti romani’ durante una festa, in un locale fiorentino mercoledì scorso, per la fine dell’anno di corso della Scuola marescialli e brigadieri di Firenze.

Questo è quanto riporta oggi ‘Il Tirreno’, facendo riferimento a un video, postato e poi rimosso, sul profilo Facebook del locale che ospitava la festa degli allievi: dalle immagini, riferisce il quotidiano, all’arrivo della torta tricolore e mentre viene intonato l’Inno d’Italia, tra i calici alzati due o tre braccia tese a fare ‘saluti romani’. Sulla vicenda, riferisce sempre il giornale, sono già scattate verifiche interne da parte dei carabinieri. Chi dice di non essersi accorto di nulla è il titolare del locale, “altrimenti – spiega – non lo avremmo pubblicato” il video. “Non lo abbiamo fatto noi – aggiunge -, è stato pubblicato e noi lo abbiamo ripostato”.

Informata anche la procura di Firenze della vicenda. A informare la procura i carabinieri che stanno svolgendo accertamenti sull’episodio. Già visionato dai carabinieri il video in questione.

Non “saluti romani” ma “gesticolare dei giovani tipico dei cori da stadi”. Così in una nota, il Comando generale dei Carabinieri ha commentato il video della “cena in amicizia tra allievi della Scuola Marescialli e Brigadieri di Firenze, liberi dal servizio e in abiti civili”. “L’atteggiamento, secondo la tesi sostenuta dal quotidiano, evocherebbe il saluto fascista, mentre dalla visione del filmato è evidente che il gesticolare dei giovani è quello tipico dei cori da ‘stadio’, atteggiamento comune a quello tenuto da tanti coetanei nelle più disparate circostanze. Ciò è immediatamente comprensibile dalla postura delle braccia dei ragazzi e dal fatto che molti di loro recano in mano il proprio telefono cellulare o dalla circostanza che altri alzano entrambe le braccia o solo quello sinistro, accompagnando ritmicamente il movimento con il canto”, prosegue la nota.

“Al fine di assicurare la massima trasparenza e a tutela dell’immagine dell’Arma, il video è stato trasmesso all’Autorità Giudiziaria per tutte le valutazioni di competenza, anche in ordine alla prospettazione mediatica del fatto”, conclude la nota.

Empoli, infermiere spiate: Procura di Firenze apre un’inchiesta

La Procura di Firenze ha aperto un’inchiesta per accesso abusivo a sistema informatico, in particolare per la circostanza dell’allestimento dell’apparato in luogo da cui è escluso.

Sulla vicenda delle infermiere e dottoresse spiate con una microcamera all’ospedale di Empoli mentre facevano la doccia a fine turno, la procura di Firenze ha aperto un fascicolo per accesso abusivo a sistema informatico, in particolare per la circostanza dell’allestimento dell’apparato in luogo da cui è escluso. Le indagini sono affidate ai carabinieri e questa ipotesi di reato al momento è la prima ipotizzata. Il vano doccia spiato è luogo da cui per ragioni di evidente privacy è esclusa qualsiasi ripresa video, quindi va ritenuta abusiva. Le immagini sarebbero state rimandate a un monitor collegato via cavo da una sala di servizio retrostante alle docce. Tra gli accertamenti è da appurare se le immagini sono state registrate, finora non ne sarebbero state trovate.

La microtelecamera e il monitor sono già stati sequestrati nei giorni scorsi, mentre proseguono le indagini dei Cc per risalire alla persona o agli ignoti che di nascosto avrebbero spiato le infermiere e le dottoresse del personale fare la doccia. Un centinaio le sanitarie che potrebbero essere state spiate. Una di loro ha scoperto la microcamera notando un piccolo cerchio nero sotto la cannella dell’acqua.

“Massima solidarietà, espressa fin da subito, alle dipendenti spiate con una telecamera all’interno degli spogliatoi” dell’ospedale San Giuseppe di Empoli (Firenze) e “impegno nella collaborazione con le autorità inquirenti”. Così in una nota la direzione aziendale insieme alla direzione dell’ospedale empolese.

“Sulla vicenda, che ha scosso e indignato l’intera Azienda sanitaria per la gravità della violenza – prosegue la nota -, stanno indagando i carabinieri di Empoli, a cui hanno sporto denuncia le vittime, per individuare i responsabili di tale violazione. Al momento l’indagine è in corso e l’Asl Centro auspica in una conclusione a breve, sottolineando l’impegno nella collaborazione con le autorità inquirenti. Immediatamente dopo la conoscenza del fatto l’Azienda ha effettuato controlli nei restanti spogliatoi dell’ospedale empolese per escludere la presenza di altre telecamere e non è stato rilevato nessun ulteriore strumento”.

“Nel ringraziare le istituzioni che in questi giorni hanno mostrato la loro vicinanza al personale sanitario e alla direzione del presidio, l’Azienda sanitaria – conclude la nota – vuole inoltre esprimere profonda gratitudine a tutte le infermiere, ostetriche e Oss del San Giuseppe che ogni giorno svolgono il loro lavoro con grande impegno e dedizione”.

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