Giù da spalletta impatta selciato del greto dell’Arno, morto a Firenze

E’ morto dopo essere stato ricoverato in gravi condizioni in ospedale un uomo di 35 anni soccorso stamani sotto il ponte Vespucci di Firenze, venuto giù da una spalletta dalla parte di lungarno Soderini

L’uomo nell’impatto ha sbattuto contro il selciato della pista in cemento, che corre in riva sinistra del fiume fino alla pescaia di Santa Rosa. Il personale del 118 ha effettuato manovre di rianimazione e di stabilizzazione del ferito e poi lo ha portato al pronto soccorso in ambulanza. Al momento non si conoscono le cause del gesto.

L’uomo è poi deceduto presso l’Ospedale Careggi, poco dopo il ricovero.

Lungarno Diaz, Giorgetti: “Cavità tra 400 e 500 metri cubi”

“La cavità è abbastanza importante, minore rispetto a quella che era una prima stima fatta dai vigili del fuoco”, riferisce l’assessore alla Mobilità del Comune di Firenze Stefano Giorgetti, a margine di una conferenza stampa a Palazzo Vecchio”.

“Dopo le ultime riprese fatte all’interno, si stima che la cavità possa essere tra i 400 e i 500 metri cubi”, ha riferito Giorgetti. Dovranno essere messi in atto gli strumenti per intervenire sulla cavità scoperta sul lungarno Diaz a Firenze in seguito a una fuga di gas. Al momento si è ancora “in una fase conoscitiva” e questa settimana servità per cercare di capire gli interventi da fare. L’assessore ha poi precisato che i lavori saranno divisi in due fasi: “Prima il ripristino stradale e poi l’intervento dalla parte del fiume in modo che questa erosione non continui ad avvenire”.

“Ci sono degli studi fatti dall’Università, incaricata anche dal Comune di Firenze a suo tempo e poi dalla Regione Toscana dove le criticità emerse lungo il fiume erano soltanto sul lungarno Diaz e sul ponte Vespucci”, ha aggiunto. Quest’ultimo è stato infatti sistemato ed il ponte è stato da poco riaperto. Per quanto riguarda invece il lungarno Diaz “è attenzionato dalla Regione Toscana- ha detto Giorgetti-. C’era la presenza di anomalie in termini di vuoti ma tutte sotto controllo: in realtà gli ultimi eventi, probabilmente, ne hanno aumentato la criticità”. Sul crollo sul lungarno Torrigiani, ha concluso, “la situazione è completamente diversa”.

Targa in memoria di Idy Diene, omaggio floreale di Giani e Nardini

Il presidente dell’Assemblea toscana Giani e la consigliera Nardini in risposta all’atto oltraggioso di chi ha imbrattato la targa sul ponte Vespucci: “La Toscana non è razzista, ma è una terra accogliente e solidale”

“Con questo gesto di solidarietà, che esprimiamo con il linguaggio dei fiori, vogliamo dire con forza e chiarezza che la Toscana non è razzista”. Lo ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani che questa mattina, insieme alla consigliera Alessandra Nardini (Pd), si è recato sul ponte Vespucci, per depositare un omaggio floreale sotto la targa che ricorda Idy Diene, ucciso il 5 marzo del 2018 da un aspirante sucida che all’ultimo momento rivolse la sua arma contro il senegalese, e che è stata imbrattata con della vernice, fino a cancellarne la scritta.

“Nessuno può cancellare la memoria di Idy Diene – ha detto la consigliera Nardini – Vogliamo ricordare a tutti che la nostra regione è una terra accogliente, solidale e che non sarà mai piegata dal razzismo. E di fronte all’escalation di gesti estremistici chiediamo che le autorità competenti applichino con rigore le leggi contro chi oltraggia la nostra Costituzione antifascista”.

Ponte Vespucci: riscritta la targa in memoria di Idy Diene

Dopo il gesto vandalico che ha coperto con della vernice nera la targa dedicata a Idy Diene, il venditore senegalese ucciso dall’ex tipografo Roberto Pirrone il 5 marzo 2018, sul ponte Vespucci a Firenze, le parole in sua memoria e di condanna contro il razzismo sono riapparse in vernice bianca. Oltre alla condanna da parte di Anpi, Cgil, Arci, e della stessa amministrazione cittadina c’è anche chi attivamente ha risposto al gesto vile riscrivendo con della vernice bianca, il messaggio originario: “a Idy Diene assassinato da mano razzista”.

La targa era stata installata nel punto esatto in cui fu assassinato a colpi di pistola. L’11 settembre scorso Roberto Pirrone è stato condannato a 30 anni in appello. In primo grado, con il rito abbreviato, il 7 gennaio scorso era stato condannato a 16 anni. La Procura generale aveva chiesto l’ergastolo, ridotto, appunto, a 30 anni per lo sconto previsto dall’abbreviato. La Corte d’assise d’appello ha accolto la richiesta di condanna del procuratore generale.

L’omicidio di Idy Diene scatenò proteste della comunità senegalese a Firenze, rabbia che sfociò anche in momenti di tensione. Pirrone raccontò agli inquirenti di essere uscito di casa per togliersi la vita ma di non aver avuto il coraggio di farlo e di aver deciso di uccidere il primo che avrebbe incontrato. In realtà, secondo quanto documentato dalle riprese delle telecamere di videosorveglianza della zona, Pirrone evitò altri passanti e poi sparò al venditore senegalese.

“Qualcuno ha imbrattato la targa in ricordo di Idy Diene. Un gesto meschino e vergognoso che condanniamo con forza. Ne rimetteremo una nuova, per non dimenticare mai quell’evento tragico che ha sconvolto la nostra città, perché resti vivo il ricordo di Idy”: queste le parole di solidarietà del sindaco di Firenze Dario Nardella.

“Un anonimo benefattore restaurerà a sue spese la targa di Idy Diene”, ha annunciato la vicesindaca e assessora alla toponomastica Cristina Giachi spiegando di essere stata contattata dopo la sua intervista a Rtv38.

Oltrarno: vivibilità a prova di (troppi) cantieri

Uno slalom tra le chiusure, i restringimenti, i cambi di senso per lavori in corso con ruspe, camion, transenne e impiallicciati che chiudono cantieri fortemente impattanti per la vivibilità e fruizione di numerose strade dell’Oltrarno fiorentino. In questo momento sono aperti sei cantieri nel rione fra cui, come vi avevamo anticipato nelle scorse settimane, quello in via dei Preti allestito dalla maison Gucci che costringe l’attraversamento dei pedoni ad una manciata di centimetri.

Via Guicciardini, via dei Preti, ma anche Borgo Tegolaio, via del Presto di San Martino, oltre agli ormai noti lavori su Ponte Vespucci, via dei Serragli e Borgo San Jacopo. E’ lunga la lista delle localizzazioni dei cantieri che stanno ‘intrappolando’ l’Oltrarno in un dedalo di gincane, divieti di sosta, chiusure di strade, cambi di marcia, corridoi pedonali ridotti all’osso ed un moltiplicarsi di cartelli di divieto.

Il record se lo aggiudica via dei Serragli con oltre un anno di lavori, tra ritardi, stop and go e disagi per i negozianti del centro commerciale naturale oltre che per i residenti che dovranno attendere fine novembre se non oltre per percorrere interamente la direttrice fino a Porta Romana.

Nel cuore di Santo Spirito, ad un passo dalla piazza, via dei Preti è stata ‘presa in ostaggio’ dai sei mesi di cantiere privato della ristrutturazione della sede di Gucci che ha chiuso completamente la circolazione lasciando ai pedoni solo un corridoio (diventato un bagno pubblico notturno) a imbuto che lungo la via si allarga dai 60 cm fino a poco più di un metro (dopo proteste dei residenti e segnalazioni a vigili). Autorizzazioni concesse, lavori in regola (ci mancherebbe!) ma col paradosso che in caso di eventuale accesso da parte di ambulanze o dei VVFF per qualsiasi  urgenza verrebbe smantellato immediatamente il cantiere. Ma forse le tempistiche non sarebbero a beneficio di chi un’ambulanza o i pompieri li chiama perché ne ha bisogno in fretta. Una situazione anche claustrofobica data l’altezza delle pareti in legno del cantiere a ridosso dei palazzi, puntellate solo da due o tre finestrelle per concedere ai residenti dei piani terra (almeno) la luce.

Ci sono poi i lavori di riqualificazione  di via del Presto di San Martino e quelli di Toscana Energia in via Guicciardini con un cartello di fine lavori che indica il 2022 (data ingannevole riferita all’appalto ma che ha creato non poca preoccupazione), e in Borgo San Jacopo che per un cambio di senso di marcia non rispettato ha reso piazza della Passera alla mercé del passaggio delle auto. Ponte Vespucci infine vede ancora con incertezza all’orizzonte la propria riapertura completa.

Ma soprattutto a cantiere si aggiungerà cantiere, perché tra pochi giorni prenderanno il via anche i lavori su lungarno Acciaioli e tra un anno inizieranno le riqualificazioni di Guicciardini e Borgo San Jacopo.

E se a chi vive e lavora in Oltrarno viene chiesta pazienza questa dovrebbe perlomeno essere ripagata con un certo grado di logica nella gestione delle tempistiche e concomitanze dei lavori, per non esasperare gli animi e da parte dei cantieri privati ci vorrebbe una bella dose di civiltà nel capire che appropriarsi se pur temporaneamente e previa autorizzazione di spazi pubblici come una strada intera, dovrebbe essere fatto col minor impatto per la quotidianità di chi ci vive.

Omicidio Idy Diene: Pirrone condannato a 30 anni

L’ex tipografo Roberto Pirrone è stato condannato a 30 anni di carcere per l’omicidio di Idy Diene, avvenuto il 5 marzo 2018 sul ponte Vespucci a Firenze. Il processo si è svolto con rito abbreviato davanti alla corte di assise di Appello di Firenze. In primo grado, sempre in rito abbreviato, l’uomo era stato condannato a 16 anni. Nella sentenza di secondo grado è stata contestata anche l’aggravante dei futili motivi che non stata riconosciuta nel primo processo. Confermati i risarcimenti alle parti civili, tra cui la moglie di Diene, i figli e altri parenti del senegalese.

La vittima è Idy Diene, 53 anni, venditore ambulante senegalese molto noto a Firenze. La  sua morte è avvenuta a causa dei colpi di pistola all’altezza del torace sparati da Roberto Pirrone. L’uomo era stato subito fermato da una pattuglia dell’Esercito, dichiarando di essere uscito di casa con l’intenzione di suicidarsi a causa dei problemi economici e familiari. Solo in seguito ha deciso di sparare al primo che avesse incontrato. Dai filmati dalle telecamere però si era notato come, prima di aprire il fuoco, Pirrone abbia incrociato diverse persone. L’obiettivo era quello di finire in carcere in modo da liberarsi dalle pressione dei creditori.
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