Forteto, l’avvocato delle vittime: “Per loro era come sfidare un gigante”

Forteto – In Commissione Parlamentare parla l’avvocato Coffari, raccontando di come ha iniziato a raccogliere le prime denunce dei ragazzi coinvolti.

“All’epoca c’era la sensazione di sfidare un gigante, Davide contro Golia, i ragazzi che venivano da me avevano paura e timore”. Così l’avvocato Andrea Coffari, parlando davanti alla commissione parlamentare d’inchiesta sul Forteto, ha raccontato di come iniziò a raccogliere le prime denunce da parte delle vittime degli abusi avvenuti all’interno della comunità di Vicchio (Firenze).

“Il Forteto – ha detto – era accreditato, aveva una notevole forza economica, e loro erano persone che avevano subito tutta la vita, venivano da vicende familiari difficili e poi il Forteto aveva aggravato la loro situazione”. Il fondatore della comunità Rodolfo Fiesoli ha aggiunto Coffaro, “era una persona di grande carisma”, e “il Forteto funzionava come una setta, c’era impermeabilità tra il cerchio interno e il mondo esterno”. Coffari ha ricordato di aver conosciuto il Forteto attraverso l’avvocato Elena Zazzeri: “Elena mi fece conoscere Fiesoli e Goffredi che mi invitarono a cena da loro”, “conobbi Giuseppe Aversa che aveva da poco scritto il libro ‘Ho ucciso mia madre’ e lo invitai a partecipare alle riunioni del movimento dell’infanzia”.

“Lui – ha proseguito Coffari nella sua relazione – venne un po’ di volte” e “un giorno mi confidò di essere stato oggetto di attenzioni sessuali da parte del Fiesoli. Lo intervistai in modo approfondito, e dopo una lunga discussione mi convinsi che era vero”. Successivamente, ha raccontato sempre l’avvocato, “Giuseppe iniziò a portarmi altri ragazzi, che mi raccontarono cose ancora più gravi di quelle che aveva subito lui”. “Dopo che presentai le prime denunce – ha affermato ancora Coffari -, credo una decina, mi chiamò la procura”.

“Sono certo – ha ammesso – della grande forza manipolativa del Fiesoli verso il mondo esterno. Io ebbi la fortuna di incontrare Aversa, un ragazzo straordinario, se non ci fosse stato l’incontro tra me e Giuseppe oggi il Forteto sarebbe stato ancora lì”.

Marcia di Barbiana: “Fanatismo accostarla a Bibbiano e Forteto”

Marcia di Barbiana domenica 10 novembre, la Cgil e la Flc Cgil nazionali, toscane e fiorentine aderiscono. “Devastazione culturale in corso, c’è fanatismo nell’accostare l’esperienza di don Milani a Bibbiano e Forteto. Bisogna reagire, sì a una scuola che finalmente accolga tutti e non lasci indietro nessuno, come si insegnava a Barbiana”

La Cgil e la Flc Cgil nazionali e toscana, la Cgil Toscana, la Cgil Firenze e la Flc Cgil Firenze dichiarano: “La devastazione culturale che di questi tempi, con atteggiamenti irresponsabili, si sta diffondendo è una vergogna per la storia e la cultura nel nostro Paese e per quello che queste rappresentano anche al di fuori dell’Italia. L’accostamento della figura del priore di Barbiana alle vicende di Bibbiano e del Forteto (il 30 novembre a Bergamo si terrà una conferenza intitolata «Da Barbiana a Bibbiano», promossa da associazioni che si richiamano alla famiglia tradizionale, e in cui è annunciata la presenza del commissario del Forteto) dimostra che il livello di quella discussione viene intriso di fanatismo ed integralismo, ed è incapace di promuovere un vero pensiero: si persegue solo la strumentalizzazione di ogni contesto, per la “conquista” di quei “pieni poteri” utili a mortificare il pensiero critico e diverso, fondamento di tutte le democrazie.

Dopo le minacce alla Senatrice Segre, dopo il dilagante rigurgito razzista, questo ennesimo episodio dimostra che profondo è il solco che si è creato nei sentimenti e nel sistema valoriale di questo Paese. Solo investimenti importanti sull’istruzione e sulla formazione possono contribuire a cambiare la qualità della cultura del nostro Paese, riconsegnando cittadini in grado di promuovere una società equa e solidale. L’esperienza pedagogica di Barbiana, che trovò in “Lettera ad una professoressa” la sua sintesi culturale, ha di fatto contribuito a cambiare la scuola in maniera determinante. Una scuola che finalmente accolga tutti e non lasci indietro nessuno, per formare i buoni cittadini di domani: questo è il testamento di Don Lorenzo Milani. Il mondo del lavoro, minacciato dalla crisi economica e dalla mancanza di lavoro e di un vero progetto di sviluppo economico e sociale, deve comunque reagire a questo clima che si sta diffondendo. La Cgil tutta invita a partecipare alla marcia di domenica e metterà in campo tutte le iniziative utili ad ostacolare questo crescente clima.”

Una dichiarazione firmata da Giuseppe Massafra, della segreteria Cgil nazionale, Francesco Sinopoli, segretario generale di Flc Cgil nazionale, Alessandro Rapezzi di Flc Cgil nazionale, Dalida Angelini, segretaria generale Cgil Toscana, Paola Galgani, segretaria generale Cgil Firenze e Paola Pisano, segretaria generale Flc Cgil Firenze.

Forteto: Fiesoli con due minori, Fi scrive a Bonafede

Juri Gorlandi, coordinatore toscano dei giovani di Forza Italia, ha scattato e condiviso sui social foto che ritrae Rodolfo Fiesoli, il guru del Forteto condannato per violenze e abusi sui minori nella comunità che fondò in Mugello, che sorride a due bimbi che lo ascoltano in un bar di Aulla (Massa Carrara).

Juri Gorlandi ha postato la foto su facebook, con il voto dei minori oscurato, commentando: “Ad Aulla devo vedere anche questo, l’orco del Forteto, incredibilmente a piede libero che disturba due ragazzini seduti al bar”.

Sul caso è intervenuto il deputato azzurro e coordinatore del partito toscano Stefano Mugnai, che ha guidato la prima commissione d’inchiesta del Consiglio della Toscana sul Forteto, presentando un’interrogazione parlamentare indirizzata al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede.

Non è la prima volta che l’ex ‘profeta’ del Forteto viene avvistato ad Aulla, dove vive ospite di una struttura in attesa che la Cassazione si pronunci su un ricorso presentato dal suo avvocato, Lorenzo Zilletti, dopo una sentenza di condanna a 14 anni e 10 mesi della corte d’appello.

Forteto: Fiesoli assolto al processo bis

La corte di appello di Firenze ha assolto Rodolfo Fiesoli, fondatore della comunità il Forteto in Mugello (Firenze) in un processo per abusi sessuali su un minore ospite della struttura riformando nettamente la sentenza del primo grado che lo aveva condannato a 8 anni.

Fiesoli, difeso dall’avvocato Lorenzo Zilletti, è stato assolto perché ‘il fatto non sussiste’. Il processo nasce da una denuncia di un giovane che , minorenne, nei primi anni 2000 frequentava il Forteto il pomeriggio e, talvolta, vi pernottava su indicazione degli assistenti sociali.

Nella denuncia il giovane, che come gli altri minori del Forteto proveniva da una famiglia disagiata, accusava Fiesoli di averne abusato sessualmente. Questo ha portato a un nuovo processo contro il ‘guru’ del Mugello, successivo a quello principale per maltrattamenti e violenza sessuale che ha portato a condanne, a vario titolo, di Fiesoli (che ha avuto 14 anni e 10 mesi) e dei suoi stretti collaboratori.

Forteto: c’è decreto Regione che estingue fondazione

“Forteto, arriva il decreto regionale che fa scendere il sipario sulla fondazione. Il parere con cui la conferenza dei servizi aveva espresso, esattamente due mesi fa, il suo assenso all’avvio della procedura di estinzione d’ufficio si è tradotto nel decreto dirigenziale della Regione Toscana, il numero 7904, adottato il 21 maggio scorso”. Ne danno notizia il coordinatore toscano di Fi e vicecapogruppo alla Camera Stefano Mugnai e il capogruppo azzurro in Consiglio regionale Maurizio Marchetti.

“In questo modo, mentre si attende l’insediamento della commissione parlamentare bicamerale d’inchiesta, va avanti lo smantellamento di quel castello di orrori che è stato per decenni Il Forteto – sottolineano in una nota Mugnai e Marchetti -, con la chiusura di una delle sue tre ”teste”: quella della fondazione attraverso cui si veicolavano i precetti della comunità-setta”.

Per gli esponenti Fi, “il commissario governativo della società agricola Il Forteto Jacopo Marzetti dimostra di operare con efficacia, già che sua era l”istanza di scioglimento della fondazione che adesso è definitivamente estinta”.

“Dopo circa 20 anni dall’inizio della sua attività, apprendiamo con soddisfazione, meglio tardi che mai, che la Regione Toscana ha decretato l’estinzione della fondazione il Forteto onlus, recependo dopo tre anni quanto statuito nel giugno del 2016 dalla commissione regionale d’inchiesta. Auspichiamo che le istituzioni preposte intervengano, seppure con colpevole ed ingiustificato ritardo, per verificare i bilanci della fondazione, oltre ad intraprendere le opportune azioni per destinarne il patrimonio alle vittime del Forteto”. Lo afferma l’associazione Vittime del Forteto.

“In tal senso – aggiunge l’associazione in una nota – non possiamo non ricordare come il tribunale di Firenze nel recente processo contro i sodali della setta abbia purtroppo respinto la richiesta di chiamata della Fondazione il Forteto onlus come responsabile civile”. “Attendiamo inoltre, forse sarebbe giunta l’ora, che venga sciolta l’associazione il Forteto – conclude – e che il Consiglio regionale della Toscana dia piena attuazione alla risoluzione del 27 luglio 2016 approvata all’unanimità dove, tra l’altro, ci si impegnava ad intraprendere azioni per il risarcimento delle vittime che ancora aspettano fiduciose”.

Firenze, Bonafede: “Lo Stato chiede scusa a vittime Forteto”

Il ministro Bonafede, ‘Ma so che non si potrà mai rendere loro l’infanzia’.

“So che non renderemo mai l’infanzia alle vittime del Forteto, ma lo Stato chiede scusa, anche se dopo 40 anni, e farà tutto il possibile perché si faccia giustizia”. Lo ha detto Alfonso Bonafede, ministro della Giustizia, oggi in una conferenza stampa al Forteto di Vicchio del Mugello (Firenze), la cooperativa agricola commissariata dal Governo legata alla comunità per minori disagiati finita al centro di processi per maltrattamenti e violenze sessuali.

“Sto vivendo uno dei momenti più emozionanti da quando sono ministro della Giustizia – ha aggiunto Bonafede – E’ una vicenda che ho conosciuto sei anni fa al momento del mio ingresso in Parlamento”. Bonafede ha ripercorso le tappe del suo impegno sulla vicenda quando presentò una mozione – poi respinta – dal Governo nel 2015.

“La cosa bella – ha continuato – è che quella mozione non era firmata soltanto dal M5S ma da tutte le forze politiche esclusa quella che, al momento, governava. Una mozione senza colori politici perché su questa vicenda che riguarda abusi fisici e mentali su bambini che venivano accompagnati dallo Stato dentro il Forteto, non ci può essere colore politico”. Quando la mozione venne respinta “ho scoperto in tutta la sua mostruosità quanto può essere cinica la politica quando decide di proteggere quanto non può essere protetto secondo un comune senso di umanità”.

“Quello che è incredibile nella vicenda del Forteto è che era il tribunale che accompagnava le vittime al Forteto. Il mio impegno è perché cose come queste non avvengano più”, “lo Stato accompagnava le vittime sulla soglia del cancello dell’inferno e le faceva entrare. Posso dire che le porte di quell’inferno sono state chiuse”. Ora, ha aggiunto, “facciamo in modo di chiudere completamente ogni tipo di legame fra l’attività economica meravigliosa che abbiamo visto”, cioè la comunità agricola dove venivano fatti lavorare gli ‘ospiti’ del Forteto, “e quella che è stata la comunità del Forteto”. Per Bonafede “c’è però ancora da lavorare molto per fare piena luce” su questa vicenda. “Il Parlamento – ha ricordato – ha deliberato la commissione d’inchiesta, che dovrà lavorare, così come molto dovrà lavorare il commissario, l’avvocato Jacopo Marzetti”.

“Il Forteto era una priorità per il Governo” e “la priorità era dare una risposta alle vittime del Forteto. Era doveroso che lo Stato commissariasse il Forteto”. “Ricordo che le prime condanne risalgono al 1985 – ha pure detto – Lo Stato doveva svegliarsi nel 1985, adesso siamo nel 2019”. Inoltre, secondo Bonafede “c’erano solo due modi con i quali lo Stato poteva chiedere scusa alla vittime del Forteto. Primo, facendo luce su quanto era successo, secondo interrompere qualsiasi legame con quello che era successo. E dire d’ora in poi che quella pagina tragica della storia istituzionale italiana viene archiviata perché adesso c’è un commissariamento che decide di chiudere il cancello di quell’inferno e di continuare sull’attività produttiva dove lavorano tante persone, ma senza più alcun legame con il passato”.

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