Altin Gün, “Aşk”. Disco della settimana.

Nuovo attesissimo album per gli Altın Gün, formazione leader della rinascita dell’anatolian funk. ‘Ask’, appena uscito per Glitterbeat, è stato anticipato dal primo singolo ‘Rakıya Su Katamam’, una reinterpretazione di un brano del teologo e scrittore turco Mustafa Öztürk.

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Ask’ (“profondo sentimento d’amore”) è il quinto album della band olandese di origini turche Altin Gün, in arrivo a meno di due anni di distanza dai fenomenali ‘Alem’ (uscito su bandcamp) e ‘Yol’.

Il disco segna un un ritorno alle origini con dieci brani di folk tradizionale turco, rivisto alla maniera psichedelica della band guidata da Merve Dasdemir e Erdinç Ecevit.
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Il nuovo album della band guidata da Merve Dasdemir e Erdinç Ecevit è stato registrato ad Amsterdam e, come nello stile della band, influenzato dalla tradizione della musica popolare turca, dal funk psichedelico, dal groove pop, dalla sci-fi disco e dall’acid-folk.

Come spesso accade nella musica della band olandese i brani sono rielaborazioni di classici del folklore turco. Come Merve e Jasper affermano i brani in questione sono stati reinterpreti tantissime volte e da artisti differenti, ma mai sottoposti a “versioni pop psichedeliche”, o meglio al “trattamento Altin Gun“.

‘Ask’, il nostro “Disco della settimana“, è un disco fresco e senza tempo, radicato nell’antichità e proteso verso il futuro delineando di fatto traiettorie inedite per la nuova musica mondiale, un percorso che porta quella che un tempo si chiamava “world music” ad un livello mai raggiunto di stimolante contemporaneità.

I live degli Altin Gun (nominati ai Grammy del 2020 come Best Global Music Album) negli ultimi anni hanno registrato sold out ovunque nel mondo, Italia compresa, ed è di fatto una delle più band richieste dai più importanti festival internazionali.

ALTIN GUN — ‘Ask’ (Glitterbeat)
Tracklist:
01. Badi Sabah Olmadan
02. Su Sızıyor
03. Dere Geliyor
04. Leylim Ley
05. Çıt Çıt ÇedeneHai
06. Rakıya Su Katamam
07. Doktor Civanım
08. Canım Oy
09. Kalk Gidelim
10. Güzelliğin On Para Etmezli
Altin Gun info:

Grade 2, “Grade 2”. Disco della settimana

Escono per la Hellcat Records di Tim Armstrong dei Rancid e sono una delle realtà più fresche e vitali del punk rock inglese. Look da skinheads e immancabili Dr. Martens ai piedi, i giovanissimi inglesi riscrivono lo street punk a cavallo tra anni ’70 e ’80 con l’energia “OI!” ed il suono spinto dell’hardcore melodico statunitense.

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Nel Regno Unito lo street punk, il sound Oi! e tutti i sottogeneri del punk rock stanno rivivendo una nuova giovinezza con gruppi come The Chisel o High Vis, band di ragazzini tirano che indossano giacche Harrington e stivali Doc Marten bevendo sidro a buon mercato proprio come se fosse di nuovo il 1982.

Allo “street punk” di cui sopra i Grade 2 aggiungono una pennellata di suono “alla Rancid” , ma a differenza dei loro fratelli californiani, la band è cresciuta in una realtà del tutto diversa, sull’isola di Wight, e quello che prevale nei testi è la frustrazione tipica di chi nasce e cresce nei piccoli centri. Rabbia di classe e stress post-pandemico fanno il resto.

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Il risultato sono 35 minuti “spacca-ossa” che agitano e liberano. Il trio è famoso per le infuocate esibizioni dal vivo e per l’eccezionale musicalità vocale; con l’album omonimo hanno confezionato alla perfezione l’essenza del loro spettacolo live nel formato limitato di un album, un disco da ascoltare pogando come se fosse il primo giorno del punk.

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La storia dei Grade 2 inizia sui banchi di scuola, nel 2013, dove il cantante e bassista Sid Ryan, il cantante e chitarrista Jack Chatfield e il batterista Jacob Hull trascorrono le ore in sala musica suonando cover di grandi classici del punk (Clash, Stranglers e Jam su tutti). Pubblicano diversi EP e due album in studio: Mainstream View (2016) e Break The Routine (2017). Iniziano così anche i tour in Europa e, durante uno di questi, la band incontra Lars Frederiksen (Rancid, Lars Frederiksen and the Bastards, The Old Firm Casuals), che li prende in simpatia e li introduce a Tim Armstrong, che non solo accetta di produrli, ma li mette sotto contratto per la propria importante etichetta, la Hellcat.

L’omonimo “Grade 2”, il quarto album, è il nostro Disco della settimana!

 

 

Anna B Savage “in|FLUX”. Disco della settimana.

A due anni di distanza dall’acclamato album d’esordio “A Common Turn”, e a uno soltanto dall’EP “These Dreams”, la cantautrice londinese Anna B Savage torna con “in|FLUX”, il nuovo album via City Slang. Il 4 maggio l’unica data italiana.

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Anna B Savage ha sempre avuto un talento: mettere a nudo le proprie emozioni. Ne ha fatto il suo cavallo di battaglia fin dal suo album di debutto A Common Turn, che esplorava i sentieri della solitudine e della malinconia, e continua a farlo in in|FLUX, secondo album in uscita il 17 febbraio preceduto da tre tracce inedite, tra cui il singolo Crown Shyness. Alla produzione Mike Lindsay, leader dei Tuung e parte dei Lump, il progetto folktronico attivato qualche anno fa assieme a Laura Marling.

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A distanza di due anni, Anna B Savage torna e arricchisce il suo bagaglio emozionale con in|FLUX. Dentro ci troviamo l’amore, al tempo stesso piacevole e doloroso, o l’esperienza terrena, fatta di connessioni e perdite. Ogni elemento insito nella natura umana visto da diverse angolazioni, punti di vista e profondità peculiari, si trasforma, durante il percorso dell’album, in una particolare forma di terapia, utile all’autrice ed all’ascoltatore: “Sono giunta ad accettare che le inconsistenze e le ipocrisie fossero una parte della natura umana. Tutte quante lavorano insieme per formare qualcosa di intero. Avere fiducia che spesso il mio istinto sia sufficiente, che mi è permesso di avere più sfaccettature, e che posso incarnare ed esprimere i miei dualismi e le mie moltitudini. Fiducia di potermi esprimere e farmi capire… e fidarmi di me stessa per tornare a scrivere canzoni”.

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Crown Shyness, uno dei brani che hanno anticipato l’album, fa riferimento a un fenomeno che modella le chiome degli alberi in modo da non toccarsi tra di loro formando così affascinanti disegni, metafora dell’intrecciarsi di esperienze e relazioni, ma anche della stratificazione musicale intrapresa durante la produzione, tra acustico e elettronico, tra profumi jazz, drumming tribali, chamber folk o synth-pop.

in|FLUX, che piacerà sicuramente ai fan di Anthony & The Johnsons, Joan As Policewoman o CocoRosie, è il nostro “Disco della settimana

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La cantautrice londinese debutta nel 2015 con un Ep d’esordio contenente quattro brani molto intimi in cui emerge prepotentemente la sua voce profonda e ricca. Il lavoro ha rapidamente attirato l’attenzione di Father John Misty (che ora chiama affettuosamente il suo “papà della musica”) e più tardi di Jenny Hval – entrambi hanno voluto Savage nei loro tour europei. A gennaio 2021 pubblica il suo primo album, “A Common Turn”, che viene accolto con grande entusiasmo da parte della critica. In concomitanza con l’uscita di in|FLUX, Anna regala la voce anche in “Home”, traccia da “Optical Delusion” l’appena pubblicato nuovo album degli Orbital, storici alfieri della scena “rave”.

Anna B Savage suonerà in Italia il 4 maggio 2023 al Covo di Bologna

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The Rolling Stones “GRRR LIVE!” Disco della settimana.

Inutile negarlo, con la morte di Charlie Watts, questa resterà l’ultima celebrazione su disco dei leggendari live di una band che ha segnato la storia della musica. L’album contiene le hit dei 60 anni di carriera della band remixate e rieditate registrate dal vivo a Newark, New Jersey durante il tour del 50° anniversario e fotografa una band ancora in smagliante forma!

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Tra gli ospiti: The Black Keys, Bruce Springsteen, Mick Taylor, Gary Clark jr, Lady Gaga, John Mayer.

I Rolling Stones hanno appena dato alle stampe GRRR Live!, l’album con le hit della loro leggendaria carriera, in versione dal vivo. GRRR Live! contiene alcune delle più grandi canzoni di tutti i tempi tra cui It’s Only Rock ‘n’ Roll (But I Like It), Honky Tonk Women, Start Me Up, Gimme Shelter, Sympathy For The Devil and (I Can’t Get No) Satisfaction.
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I Rolling Stones avevano celebrato il loro 60° anniversario di carriera nel 2012 & 2013 con il “50 & Counting Tour”, una serie di 30 spettacoli pensati per il Nord America e l’Europa. Il 15 dicembre 2012, la band è salita sul palco del Prudential Center del New Jersey (Newark) ed ha ospitato The Black Keys (Who Do You Love?), Gary Clark Jr e John Mayer (Going Down), Lady Gaga (Gimme Shelter), Mick Taylor (Midnight Rambler) e Bruce Springsteen (Tumbling Dice). È stato uno degli spettacoli più memorabili nella storia della band.

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Il concerto è stato rieditato e l’audio è remixato. 3 brani dello spettacolo del 13 dicembre (sempre a Newark) saranno inoltre disponibili come bonus track su DVD e Bluray: Respectable (con John Mayer), Around And Around e Gimme Shelter. Pubblicato il 10 febbraio 2023 su diversi formati: 3LP neri, 3LP rossi (esclusiva sullo shop online di Universal Music), 2CD, DVD + 2CD, Bluray + 2CD. Le versioni digitali e su Bluray includono l’audio in Dolby Atmos.

Sì, è solo Rock & Roll e ci è sempre piaciuto. “Grrr Live!” è il nostro Disco della settimana ed un tributo alla band più importante di sempre.

 

Tracklist:

  1. Get Off Of My Cloud
  2. The Last Time
  3. It’s Only Rock ‘n’ Roll (But I Like It)
  4. Paint It Black
  5. Gimme Shelter (with Lady Gaga)
  6. Wild Horses
  7. Going Down (with John Mayer and Gary Clark Jr)
  8. Dead Flowers
  9. Who Do You Love? (with The Black Keys)
  10. Doom And Gloom
  11. One More Shot
  12. Miss You
  13. Honky Tonk Women
  14. Band Introductions
  15. Before They Make Me Run
  16. Happy
  17. Midnight Rambler (with Mick Taylor)
  18. Start Me Up
  19. Tumbling Dice (with Bruce Springsteen)
  20. Brown Sugar
  21. Sympathy For the Devil
  22. You Can’t Always Get What You Want
  23. Jumpin’ Jack Flash
  24. (I Can’t Get No) Satisfaction

 

 

Eddie 9V, “Capricorn”. Disco della settimana

Tra Southern Soul e R&B, Capricorn, l’album appena uscito di Eddie 9V prende il nome dai Capricorn Studios di Macon, in Georgia, lì dove hanno registrato Otis Redding e la Allman Brothers Band. Capricorn segue Little Black Flies, votato tra i 20 migliori album del 2021 da Blues Rock Review.

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“Venendo da un disco di puro blues, volevo mostrare alla gente che siamo più di questo”, dice Eddie. “Ascoltavo le produzioni dei Muscle Shoals e soul, molta musica registrata anche al Capricorn alla fine degli anni ’60. Quindi abbiamo passato molto più tempo a creare le nuove melodie. Per la scrittura di ogni canzone abbiamo impiegato una settimana, invece di cinque in una notte come fu per Little Black Flies.”

Nato nel giugno 1996, Brooks Mason ha ricevuto la sua prima chitarra all’età di sei anni. Presto scoprì di essere molto più interessato ad ascoltare e imparare da artisti come Sean Costello, Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Freddie King o Rory Gallagher che non la musica pop che era in voga tra i suoi compagni di classe. All’età di 15 anni lasciò la scuola e iniziò a suonare in cover band, andando a guidare il suo gruppo come Eddie 9 Volt.

Fin da giovanissimo Eddie aveva provato una grande ammirazione per i mitici Capricon Studios, fondati nel 1969 a Macon, in Georgia, dove avevano registrato nomi come The Allman Brothers, Marshall Tucker, Johnny Jenkins, Percy Sledge o Bonnie Bramlett tra molti altri. Dopo aver pubblicato due album, il sogno di Eddie si è avverato in questo terzo album che è stato registrato presso i Capricon Studios.

Secondo lo stesso Eddie, lo studio non è cambiato affatto dalla sua fondazione e l’atmosfera che si respira comunica tutto il feeling dei grandi artisti che hanno immortalato la loro arte tra quelle quattro mura, contagiando Eddie e tutti i musicisti che hanno partecipato a questo album. Fin dal primo momento in cui hanno messo piede in studio, facendoli sentire totalmente intrisi e identificati con lo spirito della musica che è stata registrata in quegli anni leggendari. Un totale di undici canzoni proprie completano un album che riflette la magia di una musica che mette in luce tutta la conoscenza e le enormi possibilità di Eddie 9V, interpretata da un vero ‘killer’ alla chitarra e alla voce insieme a un grande gruppo di ottimi musicisti.

“Capricorn”, di Eddie 9V, è il nostro Disco della settimana.

Oddisee, “To What End”. Disco della settimana.

Tra le voci più importanti del nuovo hip-hop “conscious“, torna con un nuovo album Oddisee, il rapper e produttore di Washington DC.

Il rapper/produttore Oddisee torna con “To What End” per Outernote Label, il suo primo album completo da The Iceberg del 2017. L’album è stato registrato nell’ultimo anno in una maratona di sessioni notturne nel suo studio di Bed Stuy. Al disco, ricco anche di parti orchestrali, hanno partecipato Bilal, Phonte, C.S. Armstrong, Noochie, Haile Supreme e Freeway. Le 16 tracce di To What End sono un tuffo nella psicologia umana, con particolare attenzione ad incentivi e motivazioni. “People Watching” analizza fino a che punto le persone sono disposte a spingersi per essere accettate, spesso vivendo al di sopra delle proprie possibilità. “Ghetto to Meadow” esplora ciò che le persone delle comunità svantaggiate sono disposte a fare per sfuggire alla povertà.

Oddisee (Amir Mohamed el Khalifa), rapper e produttore di Washington DC con origini sudanesi, attivo da più di dieci anni, trasporta l’ascoltatore con un sound controverso, dal sapore vagamente “old”, ma allo stesso tempo incredibilmente contemporaneo. Soul, hip hop, jazz, gospel ed R&B, il suo è un suono definito e personale, uno dei più interessanti e facilmente riconoscibili del panorama mondiale sulla scia di quell’hip-hop che fu di Rakim, De la Soul, A Tribe Called Quest o Prince.

Ascolta l’album:

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“Come musicista proveniente dagli Stati Uniti ti dico che tutta la musica è “musica black”, se parliamo di jazz, blues, rock, disco, funk, soul, hip-hop: quale genere di musica popolare in America non è stato inventato dagli afroamericani? La musica black americana È la musica americana. È una cosa che mi affascina che in Europa e in Italia ogni volta che sono venuto ho sempre sentito usare questo termine: “black music”, come se esistesse qualcos’altro. Dall’Europa proviene la musica classica, ma se parliamo di musica pop, nel senso di popolare, anche generi recenti percepiti come “europei” come la Techno, o la Dubstep, provengono dall’America nera, addirittura dai Caraibi. Non c’è ragione di chiamarla black music, è solo musica, dal momento che la musica popolare l’abbiamo praticamente inventata tutta noi, essendoci stato concesso all’epoca di contribuire solo in questo modo. […] Qualcosa che mi affascina della società in generale, il modo in cui Amy Winehouse, Adele, o Iggy Azalea non vengano considerate artiste di black music. La cosa bella sarebbe se un giorno il mondo realizzasse che tutta la musica popolare è black music.

Artista consapevole e polticamente schierato, ma in maniera non stereotipata (“che ci sia Obama o Trump o chiunque ci sarà dopo… Non cambia niente nella “black America”. C’è un forte livello di indifferenza proveniente dall’America nera, perché chiunque sia stato presidente non è mai cambiato niente”), la musica di Oddisee nasce dall’esigenza di testimoniare disuguaglianze e conflitti sociali sperimentati fin dall’infanzia a Washington Dc.
To What End di Oddisee è il nostro Disco della settimana.

Track listing:

• 1 The Start of Something
• 2 How Far
• 3 Many Hats
• 4 Already Knew
• 5 Choices – feat. Phonte, BeMyFiasco, Kay Young
• 6 Try Again
• 7 Ghetto to Meadow  – feat. Freeway
• 8 More to Go  – feat. C.S. Armstrong
• 9 All I Need  – feat. Olivier St. Louis
• 10 Bartenders  – feat. Toine Jameson
• 11 Work to Do  – feat. Bilal
• 12 People Watching
• 13 Hard to Tell
• 14 Bogarde  – feat. Noochie
• 15 The Way  – feat. Haile Supreme & Saint Ezekiel
• 16 Race
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