Sab 20 Apr 2024

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Oddisee, “To What End”. Disco della settimana.

Tra le voci più importanti del nuovo hip-hop “conscious“, torna con un nuovo album Oddisee, il rapper e produttore di Washington DC.

Il rapper/produttore Oddisee torna con “To What End” per Outernote Label, il suo primo album completo da The Iceberg del 2017. L’album è stato registrato nell’ultimo anno in una maratona di sessioni notturne nel suo studio di Bed Stuy. Al disco, ricco anche di parti orchestrali, hanno partecipato Bilal, Phonte, C.S. Armstrong, Noochie, Haile Supreme e Freeway. Le 16 tracce di To What End sono un tuffo nella psicologia umana, con particolare attenzione ad incentivi e motivazioni. “People Watching” analizza fino a che punto le persone sono disposte a spingersi per essere accettate, spesso vivendo al di sopra delle proprie possibilità. “Ghetto to Meadow” esplora ciò che le persone delle comunità svantaggiate sono disposte a fare per sfuggire alla povertà.

Oddisee (Amir Mohamed el Khalifa), rapper e produttore di Washington DC con origini sudanesi, attivo da più di dieci anni, trasporta l’ascoltatore con un sound controverso, dal sapore vagamente “old”, ma allo stesso tempo incredibilmente contemporaneo. Soul, hip hop, jazz, gospel ed R&B, il suo è un suono definito e personale, uno dei più interessanti e facilmente riconoscibili del panorama mondiale sulla scia di quell’hip-hop che fu di Rakim, De la Soul, A Tribe Called Quest o Prince.

Ascolta l’album:

“Come musicista proveniente dagli Stati Uniti ti dico che tutta la musica è “musica black”, se parliamo di jazz, blues, rock, disco, funk, soul, hip-hop: quale genere di musica popolare in America non è stato inventato dagli afroamericani? La musica black americana È la musica americana. È una cosa che mi affascina che in Europa e in Italia ogni volta che sono venuto ho sempre sentito usare questo termine: “black music”, come se esistesse qualcos’altro. Dall’Europa proviene la musica classica, ma se parliamo di musica pop, nel senso di popolare, anche generi recenti percepiti come “europei” come la Techno, o la Dubstep, provengono dall’America nera, addirittura dai Caraibi. Non c’è ragione di chiamarla black music, è solo musica, dal momento che la musica popolare l’abbiamo praticamente inventata tutta noi, essendoci stato concesso all’epoca di contribuire solo in questo modo. […] Qualcosa che mi affascina della società in generale, il modo in cui Amy Winehouse, Adele, o Iggy Azalea non vengano considerate artiste di black music. La cosa bella sarebbe se un giorno il mondo realizzasse che tutta la musica popolare è black music.

Artista consapevole e polticamente schierato, ma in maniera non stereotipata (“che ci sia Obama o Trump o chiunque ci sarà dopo… Non cambia niente nella “black America”. C’è un forte livello di indifferenza proveniente dall’America nera, perché chiunque sia stato presidente non è mai cambiato niente”), la musica di Oddisee nasce dall’esigenza di testimoniare disuguaglianze e conflitti sociali sperimentati fin dall’infanzia a Washington Dc.
To What End di Oddisee è il nostro Disco della settimana.

Track listing:

• 1 The Start of Something
• 2 How Far
• 3 Many Hats
• 4 Already Knew
• 5 Choices – feat. Phonte, BeMyFiasco, Kay Young
• 6 Try Again
• 7 Ghetto to Meadow  – feat. Freeway
• 8 More to Go  – feat. C.S. Armstrong
• 9 All I Need  – feat. Olivier St. Louis
• 10 Bartenders  – feat. Toine Jameson
• 11 Work to Do  – feat. Bilal
• 12 People Watching
• 13 Hard to Tell
• 14 Bogarde  – feat. Noochie
• 15 The Way  – feat. Haile Supreme & Saint Ezekiel
• 16 Race

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