Gary Clark Jr. “JPEG RAW”. Il Disco della Settimana.

Blues urbano, suggestioni afrocentriche, funk, R&B ipercontemporaneo. Con JPEG Raw, il suo quarto album, Gary Clark Jr. porta il blues ad un’altra, futuristica, dimensione.

JPEG Raw è il quarto album in studio del musicista blues rock americano Gary Clark Jr. È stato pubblicato il 22 marzo 2024 per la Warner e vede le collaborazioni di Stevie Wonder, George Clinton, Valerie June e Keyon Harrold.

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Il titolo JPEG Raw è l’acronimo di “Jealousy, Pride, Envy, Greed, Rules, Alter Ego, Worlds”. L’album è stato scritto in un periodo di tempo in cui Clark Jr. si ritrovava da solo in studio durante la quarantena per il COVID-19 nel marzo 2020. Ha spiegato che JPEG Raw riguarda “mostrare il reale e non l’edit”, stanco di non avere “un’interazione più genuina” a causa di un “mondo di modifiche, filtri e ripetizioni”. L’album lo vede espandere la sua gamma di influenze, tra cui la musica tradizionale africana, il jazz, il rock, l’R&B contemporaneo l’hip-hop e il blues. Il musicista porterà il disco dal vivo dal maggio 2024 partendo dagli Stati Uniti, e arriverà in Italia per quattro date a luglio: Ferrara, Udine. Gardone Riviera, Roma.

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Incredibile virtuoso del blues, che fonde R&B, musica tradizionale africana,punk, hip-hop e soul contemporaneo, con questo nuovo riuscitissimo album ridisegna il genere adattandolo ai nostri tempi portandolo ad una dimensione inedita e super-contemporanea.

Gary Lee Clark Jr. (nato il 15 febbraio 1984) è un chitarrista e cantante blues americano di Austin. Nel 2011, Clark firmò con la Warner Bros Records e pubblicò l’EP Bright Lights. Sono seguiti gli album Blak and Blu (2012) e The Story of Sonny Boy Slim (2015). Nel corso della sua carriera, Clark è stato un prolifico artista dal vivo, documentato da Gary Clark Jr. Live (2014) e Gary Clark Jr Live/North America (2017). Nel 2014, Clark ha ricevuto un Grammy per la migliore performance R&B tradizionale per la canzone “Please Come Home”. Nel 2020, ha vinto il Grammy Award per “Miglior canzone rock” e “Miglior performance rock” per la canzone “This Land” di quell’album.

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Chitarrista tra i migliori in circolazione,Gary Clark Jr. ha condiviso il palco con numerose leggende del rock and roll. Descritto come ‘il futuro del blues del Texas’, la sua bravura alla chitarra e il suo particolare timbro vocale lo accomunano a giganti quali Jimi Hendrix, Eric Clapton e Jeff Beck.

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Al suo quarto lavoro registrato in studio arricchito da collaborazioni d’eccezione, il bluesman Gary Clark Jr conferma una decisa e intrigante evoluzione musicale, che lo porta ben oltre a quanto aveva registrato in precedenza. Questo disco conferma una decisa apertura verso sonorità innovative, dove gli stili si mischiano dando luogo a qualche cosa di decisamente nuovo. Basicalmente sempre legato al blues, la sua musica di base, Gary Clark apre i suoi orizzanti alle più varie contaminazioni con un virtuosismo chitarristico fuori dall’ordinario, ben oltre ogni attesa. Crudo e diretto, Gary progetta la sua musica intrigante ed innovativa con una visione (anche in qualche modo “ politica”) molto chiara e peculiare. I riferimenti al jazz, a Thelonious Monk, ai classici del blues (Muddy Waters, Howlin’ Wolf, Sonny Boy Williamson), si uniscono a suggestioni afrocentriche di World Music e, soprattutto in questo ultimo lavoro ad un r&b futuristico ed affascinante.

Sebbene, come in tutte le esperienze più sperimentali, non tutti i brani colpiscano il segno con la medesima efficacia, brani come Maktub, Jpeg Raw, Don’t Star, This Is Who We Are, Habits, Funk With U, Alone Togheter, confermano l’apertura a sonorità innovative che escono dai canoni del già sentito, per creare qualche cosa di decisamente inedito che potrebbe risultare interessante anche per le giovanissime generazioni e che potrebbe portare il genere blues a nuovi, eccitanti, sviluppi.

JPEG Raw di Gary Clark Jr.è il nostro “Disco della Settimana”.

Pisa Jazz Rebirth: l’estate continua allo spazio ArnoVivo

Parte allo Spazio Arno Vivo l’agosto di Pisa Jazz Rebirth. Si parte venerdì 4 agosto con un doppio concerto: il duo formato dal percussionista del Burkina Faso Inoussa Dembelè e dal chitarrista e cantante italo-francese Sandro Joyeux e a seguire Mali Blues. Ingresso gratuito

Pisa Jazz Rebirth: l’estate continua allo spazio ArnoVivo con quattro live dedicati alle musiche dal mondo, ad ingresso libero. Partenza venerdì 4 agosto alle 21.15 con un doppio live: in apertura il duo formato dal percussionista del Burkina Faso Inoussa Dembelè e dal chitarrista e cantante italo-francese Sandro Joyeux offrirà un repertorio che spazia dai brani originali alle rivisitazioni di classici e tradizionali africani, un viaggio attraverso i ritmi del deserto e le strade polverose del West Africa, tra le banlieues parigine e il reggae giamaicano.

A seguire Mali Blues: Dimitri Grechi Espinoza (sassofoni) e Gabrio Baldacci (chitarre elettriche), forti dell’esperienza nei Dinamitri Jazz Folklore, formazione che ha fatto delle radici africane del blues la propria cifra stilistica, aprono a territori desertici e ritmi circolari una proposta musicale in collaborazione col polistrumentista Andrea Beninati al violoncello e alla batteria. L’esperienza di Espinoza con musicisti tuareg, berberi – tra i quali Tartit e Bombino – e maliani – come Samba Tourè e Afel Bocoum – grazie alle collaborazioni col Festival au Désert di Timbuktù e Firenze, rende questo progetto prima di tutto una piattaforma aperta che accoglie interventi e innesti di culture altre sia a livello compositivo che nelle occasioni live. E sarà proprio questa l’occasione di un incontro tra discipline artistiche, la musica e la danza: il concerto sarà infatti arricchito dal dialogo con i movimenti della danzatrice Sara Capanna, talentuosa performer toscana già collaboratrice di affermate compagnie teatrali e di danza come Animali Celesti e Company Blue (info su www.pisajazz.it).

Il programma ad Arno Vivo continua venerdì 11 agosto alle 21.45 con Kora Beat, uno tra i più interessanti progetti del panorama world/jazz in Italia, che festeggerà sul palco il decennale di attività. Venerdì 19 agosto alle 21.45 ci spostiamo in Grecia con i Deli Teli: un cocktail esplosivo di rock’n’roll e tsifteteli greco degli anni ’60 per un repertorio di successi dimenticati che un tempo incendiarono Atene, con un’energia contagiosa e una sottile dose di melodramma mediterraneo. Venerdì 25 agosto alle 21.45 si torna su sonorità decisamente più contemporanee, a cavallo tra jazz, hip hop ed elettronica con il nuovo quartetto di Daykoda, tra i vincitori di Nuova Generazione Jazz 2023

G. Love & Special Sauce “Philadelphia Mississippi”. Disco della settimana.

Tanti ospiti importanti nel nuovo album di G. Love & Special Sauce, un immaginario viaggio sonoro nel cuore del Sud degli Stati Uniti tra blues old school e folk da una parte, funk e hip-hop dall’altra.
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La produzione è di Luther Dickinson dei North Mississippi All Stars per un progetto artistico imperniato su jam performance e collaborazioni con alfieri del blues contemporaneo come Alvin Youngblood Hart e Christone “Kingfish” Ingram e icone del rap quali Schoolly D e Speech. Il risultato, “Philadelphia Mississippi”, è un disco spontaneo e avventuroso in grado di gettare ponti tra generi, culture e generazioni diverse.

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L’avevamo perso di vista da anni, ma è un piacere ritrovare G.Love con un ottimo progetto che ottimizza ed elabora le intuizioni degli esordi, nei lontani anni ’90. Garrett Dutton, nato a Filadelfia, ha affinato la propria arte eclettica per quasi trent’anni. Unendo l’hip hop e il funk della sua nativa Filadelfia con varie sfumature del blues americano, sviluppando un suono che è sia ultramoderno che ricco di tradizione.

Oltre a G. Love alla chitarra, voce e armonica, presenta un cast stellare di ospiti speciali tra cui icone del blues come Alvin Youngblood Hart, Christone ‘Kingfish’ Ingram, Cam Kimbrough, RL Boyce, Jontavious Willis e Trenton Ayers oltre alle leggende del rap Freddie Foxxx, Speech degli Arrested Development e Schoolly D.
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Il disco è stato prodotto dal chitarrista/cantante dei North Mississippi All-Stars Luther Dickinson, il cui padre, Jim, aveva già prodotto nel 1995 “Coast to Coast Motel”.

Come suggerisce il titolo, “Philadelphia Mississippi” è una lettera d’amore sia alla nativa Philly, che allo stato meridionale che gli ha fornito la facinazione sonora per la storia del blues.

“Philadelphia Mississippi” è il nostro Disco della settimana.

Segui G.Love & Special Sauce sulla sua pagina ufficiale.

 

Fantastic Negrito “White Jesus Black Problems”. Disco della settimana.

Un ambizioso progetto multimediale su razzismo, capitalismo, storie di antenati ed il significato stesso di libertà, su ritmi africani e suoni “delta blues”. Sarà anche un film “White Jesus Black Problems” di Fantastic Negrito, intanto è il nostro “Disco della settimana“.

Scritto e registrato a Oakland, dove Fantastic Negrito è nato e risiede, ‘White Jesus Black Problems’ è un progetto multimediale basato sulla storia vera della nonna scozzese bianca di settima generazione di Negrito, nonna Gallamore era una serva a contratto sposata con il nonno afroamericano di settima generazione, nonno Courage. La relazione era una sfida alle leggi razziste e separatiste della Virginia coloniale del 1750.

Pubblicato dalla sua stessa etichetta, la Storefront Records, ‘White Jesus Black Problems’ è il progetto di Fantastic Negrito più ambizioso ad oggi. La pubblicazione sarà accompagnata anche da un film, creato dallo stesso artista, e basato sulle musiche del nuovo lavoro e del quale possiamo già guardare il trailer.

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Nel corso dell’ultimo anno Negrito ha scritto oltre 50 brani ispirati a Gallamore e Courage, riducendo infine la raccolta a un mix di 13 canzoni ed intermezzi che hanno catturato la lotta e il trionfo della giovane coppia. Per la prima volta, Negrito ha inoltre registrato il nucleo di ogni traccia dal vivo, in studio, insieme al suo batterista James Small (che interpreta nonno Courage nel film), prima di mettere insieme altri strumenti da solo e coinvolgere collaboratori esterni come il bassista Cornelius Mims, il chitarrista Masa Kohama, il tastierista Lionel LJ Holoman e la violoncellista Mia Pixley.

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Fantastic Negrito arriva sulla scena internazionale nel 2015, quando si aggiudica l’NPR Tiny Desk Contest. Da allora ha continuato a conquistare successi, premi e riconoscimenti, tra cui un Grammy Award per il miglior album di blues contemporaneo per ognuno dei tre dischi che ha pubblicato: ‘The Last Days of Oakland‘ (2017), ‘Please Don’t Be Dead‘ (2019) e ‘Have You Lost Your Mind Yet?’ (2020).

La sua storia è davvero avvincente e radicata nella lotta e nella contesa: dai massimi di un contratto discografico da un milione di dollari ai minimi di un incidente stradale quasi fatale, che lo lasciato in coma, danneggiando permanentemente la sua mano e cambiando la sua visione della vita. Dalle strade di Oakland al palcoscenico mondiale, la musica di Fantastic Negrito trasuda schiettezza, tra black music, roots, punk e blues, testi autobiografici e di condanna, testi di speranza e sincerità. 

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Al di fuori della musica, Xavier mette in atto il suo essere socialmente progressista e ha creato Storefront Market, un mercato gratuito per il pubblico, con venditori che rappresentano la comunità di West Oakland e i quartieri circostanti. Gestisce inoltre la sua fattoria urbana, Revolution Plantation, dove insegna alla comunità a fare giardinaggio, uno sforzo per trasmettere pratiche che possono sostenere allo stesso modo i quartieri locali e il nostro pianeta, mentre si connette con i suoi antenati Free Negro Farmer appena scoperti.

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The Black Keys, “Dropout Boogie. Disco della settimana.

Con l’undicesimo album di studio The Black Keys tornano allo sporco blues rock “moderno” delle origini. Dropout Boogie è un disco immediato e diretto, interamente scritto nelle jam in studio e con collaborazioni prestigiose.

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Dopo 10 album, di cui gli ultimi cinque entrati in Top 10, sei Grammy Awards e tour sold-out in tutto il mondo, The Black Keys sono tornati. Il duo definito da Uncut “una delle migliori band rock’n’roll del pianeta” ha appena pubblicato il nuovo undicesimo album in studio dal titolo Dropout Boogie su etichetta Nonesuch Records. Dropout Boogie vanta collaborazioni con Billy F. Gibbons (ZZ Top), Greg Cartwright (Reigning Sound) e Angelo Petraglia (Kings of Leon). 

Dropout Boogie è uscito un giorno prima del dodicesimo anniversario del primo album di The Black Keys The Big Come Up. Come è stato per tutta la loro carriera, Dan Auerbach e Patrick Carney hanno scritto tutto il materiale in studio. E questo nuovo album cattura diverse prime registrazioni che richiamano il rock blues dei loro esordi, quando facevano musica insieme negli scantinati di Akron (Ohio).

Questo è sempre stato il bello di quello che facciamo io e Pat. È immediato” dice Auerbach. “Non abbiamo mai dovuto lavorarci davvero. Ogni volta che ci riunivamo, facevamo solo musica, sai? Non sapevamo cosa avremmo fatto, ma lo facevamo e basta e suonava bene. È la chimica naturale che abbiamo io e Pat. L’essere in una band così a lungo è una testimonianza di questo. È stato un vero dono che ci è stato dato. Voglio dire, le probabilità di trovarsi ad un isolato e mezzo l’uno dall’altro ad Akron, Ohio – è semplicemente pazzesco”.

Dopo aver messo a punto le idee iniziali come duo nello studio Easy Eye Sound di Auerbach a Nashville, Auerbach e Carney hanno dato il benvenuto ai nuovi collaboratori Billy F. Gibbons, Greg Cartwright e Angelo Petraglia alle sessioni di Dropout Boogie. Anche se The Black Keys avevano già scritto dei brani con il produttore/collaboratore Danger Mouse, questa è la prima volta che hanno invitato diversi nuovi collaboratori a lavorare contemporaneamente su uno dei loro album. Si possono sentire sia Cartwright che Petraglia sul primo singolo del nuovo album, “Wild Child”.

Vivere a Nashville e fare l’album qui ha aperto entrambe le nostre menti a quell’esperienza in più“, ha detto Auerbach. “Sapevo che Pat avrebbe amato lavorare con entrambi questi ragazzi, così abbiamo deciso di fare un tentativo. Era la prima volta che lo facevamo davvero. È stato molto divertente. Ci siamo semplicemente seduti intorno ad un tavolo con delle chitarre acustiche e abbiamo lavorato ad un brano in anticipo“. “La cosa bella di Greg è che vuole avvicinarsi alle cose con una storia in mente – c’è quasi una trama“, ha aggiunto Carney.

The Black Keys avevano già suonato con il leggendario chitarrista degli ZZ Top Billy F. Gibbons più di dieci anni fa a Los Angeles, mentre gli ZZ Top stavano lavorando a un album con il produttore Rick Rubin. “Non abbiamo mai veramente scritto una canzone, avevamo solo delle idee che abbiamo messo giù“, ha detto Carney. “Volevamo solo passare del tempo con lui. Siamo rimasti in contatto e Dan l’ha invitato in studio quando abbiamo iniziato a lavorare all’album“.

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Oltre agli album del duo, Auerbach, grazie al suo studio ed etichetta Easy Eye Sound, ha prodotto e co-scritto con artisti come Yola, Marcus King, Robert Finley, Ceramic Animal e i Velveteers. Carney è stato impegnato anche come produttore nel suo studio Audio Eagle ad Akron, dove ha lavorato con Michelle Branch, Tennis, Jessy Wilson, Calvin Johnson e The Sheepdogs, tra gli altri.

Un’edizione speciale in vinile bianco di Dropout Boogie (il nostro “Disco della sttimana“) sarà disponibile in alcuni shop indie selezionati.

Disco della settimana: Reverend Peyton’s Big Damn Band

Una delle band rock-blues più importanti dell’attuale scena americana, Reverend Peyton’s Big Damn Band, salgono di nuovo sulla ribalta con “Dance Songs For Hard Times”. Nuovo disco della settimana.

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Riconosciuto come uno dei migliori finger picking guitarist al mondo, il “Reverendo” Josh Peyton dirige la sua band “familiare” influenzato dai grandi maestri come Son House, Charley Patton, Furry Lewis e Robert Johnson, RL Burnside, a J.L.Hooker, T-Model Ford e a Jimbo Mathus.

Il blues rurale, country, bluegrass, gospel, hillibilly e punk si incontrano con una forte dose di ironia e sferzante sarcasmo. Il nuovo album della settimana di Controradio.

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Il trio composto dal Reverendo Peyton (lead vocals & National guitars, harmonica), da sua moglie Breezy “Washboard” Peyton (washboard, percussion & background vocals) e da broth Max Senteney (drums, percussion) proviene dallo stato dell’Indiana.

Giunti al decimo album dopo circa 25 anni di carriera, si fanno traghettatori di un blues viscerale e scorbutico avvinghiato alla tradizione, suoni sporchi di fango e sangue aggrappati a un blues rurale animato da un atteggiamento punk. Difficile infatti non risentire nella voce del Reverendo gli echi di Jello Biafra dei Dead Kennedys o di David Thomas dei Pere Ubu.

Il disco, Dance Songs For Hard Times, uscito nell’aprile del 2021 per la Family Owned Records (l’etichetta di famiglia che pubblica i lavori della band), ha raggiunto il numero 1 della classifica “Blues Album” di Billboard, ed è il nostro Disco della settimana!

La pagina della band: www.bigdamnband.com

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