Scuola: Giani, in Toscana riparte il 7 gennaio

‘Se dati peggioreranno torneremo alla dad’, il governatore sul ritorno a scuola il 7 gennaio

“Saremo minoritari ma siamo convinti che il rapporto con gli insegnanti e tra studenti sia essenziale, quindi, anche complice il fatto che con i dati ce lo possiamo permettere, in Toscana il 7 gennaio si riparte con le scuole secondarie superiori”. Così il presidente della Regione Toscana Eugenio Giani.

In Toscana le scuole ripartiranno “secondo le indicazioni dell’ordinanza del ministro della Salute Speranza, ovvero al 50%” di didattica in presenza, “se poi i dati epidemiologici peggiorano si tornerà alla dad in modo esclusivo”.

“Abbiamo l’ottimismo della volontà di pensare che con la situazione che c’è in Toscana possiamo riportare i ragazzi delle secondarie a scuola” , il commento del governatore Eugenio Giani durante una conferenza stampa che si è tenuta in Regione questo pomeriggio con la presenza dell’assessore regionale ai trasporti Stefano Baccelli, l’assessore regionale alla salute Simone Bezzini, l’assessora regionale all’istruzione Alessandra Nardini, Francesco Puggelli per Upi Toscana, Sara Funaro per Anci Toscana ed Ernesto Pellecchia direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Toscana.

Gli studenti e le studentesse delle superiori della Toscana, ha poi precisato il presidente della Regione, Eugenio Giani faranno “una settimana dal 7 al 15 gennaio al 50% di didattica a distanza e poi dal 15 al 75% in presenza”. “Riteniamo – ha aggiunto – che vi sia la necessità di fare di tutto affinché i ragazzi tornino a comunicare tra loro. Magari sarà per un breve periodo perché poi i dati ci porteranno a vedere la zona arancione, magari lo faremo per qualche giorno, ma il segnale che i ragazzi possano ritrovarsi tra di loro è importantissimo. Noi dobbiamo essere coraggiosi e riportare i ragazzi a scuola perché l’anno scolastico ne ha bisogno”.

Secondo Giani, “anche poter avere un giorno sì e un giorno no in classe consente a quel 50% di didattica a distanza di essere concordata il giorno prima a scuola e, quindi, di essere ben impostata. Inoltre permette ai ragazzi di ritrovare per metà della settimana la loro socialità, di ritrovare il loro rapporto diretto”.

 

Montagna: le nuove sfide al centro evento Anci Toscana

2 giorni online con anche ministro Provenzano, lo scrittore Cognetti e l’architetto Boeri

‘Presenti al futuro: le nuove sfide per la montagna’: questo il titolo della due giorni di confronto promossa per domani e venerdì, 26 e 27 novembre, da Anci Toscana. Si tratta, spiega una nota, del secondo hackaton, organizzato online, della rassegna Dire e Fare, “per cercare concretamente le strade da seguire, per mutare prospettiva, aggiornare le chiavi di lettura, impostare un nuovo rapporto e un nuovo equilibrio tra aree interne e aree urbanizzate e sostenere le ragioni per restare, tornare e investire nella montagna” toscana. Tra gli ospiti annunciati per domani il ministro per la Coesione territoriale Giuseppe Provenzano che manderà un messaggio, lo scrittore Paolo Cognetti, l’architetto e urbanista Stefano Boeri, il direttore dell’Istituto di architettura montana Antonio De Rossi. Tra i presenti poi, oltre al presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni, gli assessori regionali Stefania Saccardi e Stefano Baccelli.

Nella due giorni, si spiega ancora, si terranno quattro sessioni tematiche, con la partecipazione di sindaci, esperti, accademici, docenti universitari, associazioni, fondazioni: si parlerà del rapporto tra montagna e città, di risorse e sviluppo, di boschi e foreste, di presidio del territorio. La montagna toscana, ricorda l’Anci, è fatta da “tanti luoghi differenti, ricchi di storia, cultura, tradizioni, identità”, che “contano quasi 600mila residenti distribuiti su una superficie di oltre un milione e 800mila ettari, con 156 comuni di piccole dimensioni e un’economia prevalentemente agricolo artigianale. Luoghi che con il tempo hanno vissuto un inesorabile declino fatto di spopolamento, abbandono, di mancanza di servizi e di opportunità. Ma oggi qualcosa sta cambiando – spiega Anci -. Stiamo assistendo ad un risveglio di questi territori, ad una rinnovata attenzione, ad un interesse condiviso per farli rinascere, ripopolare, valorizzare, per ritrovarli come parti fondamentali della vita e dell’economia della nostra regione”.

E’ da tempo, si spiega ancora, che Anci Toscana focalizza il suo impegno per la montagna, “in primis con la Consulta della Montagna, della quale fanno parte tutti i Comuni montani della Toscana, che periodicamente si riunisce per definire insieme le priorità; con lo Sportello Montagna, che offre un servizio di assistenza ai territori con un apposito Help desk per l’accompagnamento alle opportunità di sviluppo; con attività di formazione gratuita e di supporto specifico, con convegnistica e pubblicazioni dedicate. E proprio dall’attività della Consulta è nato il Manifesto per la Montagna toscana, documento che sarà alla base di lavoro della due giorni del 26 e 27 novembre. Un lavoro che poi non si fermerà: l’1 dicembre infatti saranno presentati i risultati alla Conferenza permanente per la Montagna della Regione Toscana”. (ANSA).

Toscana, 1°maggio attività motoria in sicurezza nel proprio Comune

Firenze, secondo quanto stabilisce la nuova ordinanza firmata mercoledì sera dal presidente della Regione Toscana Enrico Rossi d’intesa con Anci Toscana e Upi Toscana da venerdì 1°maggio sarà consentito svolgere attività motoria, a piedi o in bicicletta, nell’ambito del proprio comune.

Dal 1°maggio quindi, queste attività saranno possibili in modo individuale o da parte di genitori con i propri figli minori, di accompagnatori di persone non completamente autosufficienti o di residenti nella stessa abitazione.

Attenzione però perché secondo l’ordinanza, tutte le attività dovranno iniziare dalla propria abitazione e concludersi presso la stessa. In nessun caso per praticare le attività motorie sarà consentito l’uso di mezzi pubblici o privati per gli spostamenti. Tra genitori e figli minori, residenti nella stessa abitazione, così come tra accompagnatore e persona non pienamente autosufficiente, inoltre, non sarà necessario mantenere il distanziamento sociale che resta invece necessario verso tutti gli altri.

Pur nel rispetto dell’obiettivo primario di contenere l’emergenza epidemiologica da Covid-19, con questa ordinanza si intende rispondere ad esigenze di tutela della salute individuale e collettiva e di benessere psico-fisico, in particolare dei minori.

“È una misura che avevo annunciato – commenta il presidente Rossi – e ha un obiettivo importante: aiutare tutti noi a preparare, per gradi e con cautela, una nuova normalità.  Dovremo convivere a lungo con il virus, bisogna farlo nella massima sicurezza possibile, con dignità e umanità. E soprattutto nel segno della responsabilità: ce ne vorrà di più, nell’immediato futuro, non di meno e quindi sarà fondamentale rispettare le norme generali su autocertificazione, distanziamento sociale uso delle mascherine”

Firenze: parte il nuovo modello organizzativo del turismo toscano

Parte da Firenze il nuovo modello organizzativo del turismo toscano. Con #TuscanyTogether Regione Toscana, Toscana Promozione Turistica, Fondazione Sistema Toscana e Anci hanno messo a punto metodo e strumenti per collaborare a promuovere territori e destinazioni insieme a tutti gli attori della filiera.

Tutti insieme si riuniranno lunedì 2 marzo al Palacongressi di Firenze, con i 28 ambiti territoriali, per presentare la strategia di comunicazione integrata sotto lo slogan “MyTuscany” e per mettere a punto la nuova piattaforma di lavoro creata per organizzare e gestire le destinazioni turistiche territoriali attraverso linee guida condivise, precisa una nota.

Si inizierà alle 9,30, con l’intervento introduttivo del presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni e si chiuderà alle 16, con le conclusioni dell’assessore alle Attività produttive e turismo Stefano Ciuoffo.

Nell’arco della giornata si alterneranno la plenaria e i gruppi di lavoro tematici per fare il punto sull’offerta turistica e condividere strumenti e modalità per consolidare il lavoro di costruzione e promozione delle destinazioni.

Botteghe della salute: pubblicato bando per servizio civile regionale

Un nuovo bando di servizio civile regionale per 220 posti, dedicato alle Botteghe della salute, è stato pubblicato oggi, 19 febbraio, sul Burt. E’ rivolto a giovani fra i 18 e i 29 anni, non occupati o inattivi, regolarmente residenti o domiciliati in Toscana.

I progetti avranno una durata di 12 mesi, con un contributo mensile di 433,80 euro. Il bando sarà attivo dal 20 febbraio fino alle ore 14 del 20 marzo 2020. La Bottega della Salute è una iniziativa della Regione Toscana (Direzione diritti di cittadinanza e coesione sociale – settore innovazione sociale) nell’ambito di Giovanisì, il progetto della Regione per l’autonomia dei giovani, e in collaborazione con Anci Toscana (con la quale è stato siglato un nuovo Accordo triennale a inizio 2020), per offrire sul territorio un servizio multifunzionale, gratuito e facilmente accessibile a tutti, favorendo nello stesso tempo l’occupazione giovanile.

Le Botteghe della Salute sono un servizio di prossimità, che, grazie ai giovani del servizio civile regionale, rendono più accessibile la rete dei servizi pubblici ai cittadini che vivono in zone particolarmente disagiate. Le Botteghe sono, infatti, normalmente presenti nei piccoli Comuni delle zone montane, delle isole e nelle estreme periferie delle città con l’obiettivo di garantire l’accesso ai servizi di tipo sanitario, sociale e di pubblica utilità.

Nelle Botteghe lavorano personale qualificato e giovani del servizio civile regionale (adeguatamente formati), che forniscono informazioni e orientamento e che, all’occorrenza, possono accompagnare gli utenti al servizio richiesto.

Le domande devono essere presentate esclusivamente attraverso l’apposita piattaforma online, accedendo al sito: https://servizi.toscana.it/sis/DASC. Il bando è pubblicato sui siti della Regione Toscana (https://www.regione.toscana.it/servizio-civile) e di Giovanisì (https://giovanisi.it/bando/bando-per-220-giovani-nelle-botteghe-della-salute/).Per informazioni è possibile contattare il numero verde 800 098 719.

Stranieri in Toscana: presentati in regione i dati su flussi migratori

Gli stranieri che vivono in Toscana sono in Italia da molto tempo: due su dieci ci risiedono da prima del 2000, il 73 per cento da almeno dieci anni. Lavorano, pagano le tasse, hanno messo su casa e famiglia. Su cento, quindici sono nati proprio in Italia e in gran parte sono ancora bambini o minorenni. Alla fine in Toscana non sono più del 12 per cento della popolazione presente: poco meno di 464 mila persone in tutto al 1 gennaio 2019. Rumeni, albanesi e cinesi più numerosi degli altri. E tra questi è compreso anche chi (si stima il 7,5 per cento) è privo di qualsiasi permesso o ce l’aveva e gli è scaduto.

I numeri sugli stranieri li dà l’Irpet, l’istituto di programmazione economica della Toscana, assieme a Caritas italiana, Fondazione Leone Moressa e Centro Studi Idos e Neodemos. Accade durante un seminario, organizzato in collaborazione anche con Anci Toscana (l’associazione dei Comuni), che si è svolto a Palazzo Strozzi Sacrati a Firenze, sede della presidenza della giunta regionale, ed è l’occasione per presentare anche l’Osservatorio sull’immigrazione di cui la Regione, da pochi mesi, ha deciso di dotarsi: per indagare meglio un fenomeno affidato troppo spesso a errate percezioni o a statistiche solo parzialmente sistematizzate.

Falsa – e contraddetta dai dati – sarebbe anche la rappresentazione per cui gli stranieri che vivono in Toscana e in Italia ricevano più sostegni ed agevolazioni pubbliche di quanto versino come tasse e contributi. I numeri dicono infatti che tra pensioni e sussidi di disoccupazione gli italiani ricevono sette volte il valore di quanto entra in tasca degli stranieri e che la differenza tra quanto versato e quanto ricevuto è doppia (e dunque più vantaggiosa) per gli italiani rispetto agli stranieri. E questo accade nonostante la maggiore presenza di ‘poveri assoluti’ (il 17-18% contro il 3% degli italiani) e nonstante che gli stranieri guadagnino meno in termini assoluti: il 31 per cento in meno in Italia, il 23 per cento in Toscana contro un gap del 30 in Lombardia e Emilia Romagna e del 40 nel Lazio. A volte accade per motivi riconducibili a età e titolo di studio, altre volte è indice – racconta sempre Irpet – di un trattamento discriminatorio, che Toscana riguarderebbe comunque solo due casi su dieci rispetto ad una media nazionale che è più del doppio.

La parola ‘straniero’ è forse una di quelle che più divide l’opinione pubblica. E’ spesso usata anche per intendersi persone che vivono condizioni molto diverse.
Si dice straniero intendendo chi vive da anni in Italia (e sono i più), sia chi invece è di passaggio. Ci sono stranieri poi che hanno acquisito un regolare permesso di soggiorno per motivi di lavoro, di ricongiungimento familiare, di studio e formazione o per motivi politici o religiosi: in Toscana sarebbero, sempre secondo Irpet, 433 mila, oltre il 93 per cento, di cui 417 mila con regolare residenza.

Ci sono gli stranieri che si trovano nelle strutture di accoglienza, in attesa di una decisione sulla loro richiesta di asilo. In Toscana a dicembre 2017 se ne contavano 11.607 nei Cas ed altri 1148 negli Sprar, passati rispettivamente a 6386 e 1278 nel 2019. C’è chi infine è senza alcun permesso né ha inoltrato richiesta di asilo (e magari dall’Italia vuole proseguire il suo viaggio verso altri paesi): circa 31 mila, probabilmente.

Un altro dato appare evidente. La popolazione toscana diminuisce. Nel 2017 ha perso 18 mila abitanti ed ha registrato per il terzo anno consecutivo un saldo negativo, essenzialmente dovuto alla differenza tra nascite e morti. Il saldo naturale con segno meno non è una novità: la prima volta è stata nel 1977. Dal 2000 gli abitanti sono aumentati solo grazie agli arrivi dall’estero, che hanno contributo a ridurre l’invecchiamento demografico. Ma di recente anche la popolazione straniera ha rallentato la propria crescita, passando dal 13,5% del 2003 all’1,4 per cento del 2018. Sono diminuite le nascite ma anche i permessi di soggiorno per motivi di lavoro, passati dai 20 mila del 2010 agli appena 563 del 2017.

Nel frattempo in venti anni quasi 129 mila persone in Toscana – per motivi di residenza, matrimonio o perché figli di un matrimonio misto – hanno acquisto la cittadinanza italiana. Grossomodo gli stessi italiani (128.583) che nell’ultimo anno, come recita il rapporto della Fondazione Migrantes, sono fuggiti all’estero dal Belpaese in cerca di un futuro migliore. Oramai non vive in Italia l’8,8 per cento degli italiani (quasi 5 milioni e 300 mila persone al 1 gennaio 2019); tredici anni fa erano poco più di 3 milioni. La regione che nel 2018 ha registrato più partenze è la Lombardia, seguita da Veneto e Sicilia. Ma tra chi ha deciso di partire non sono stati pochi neppure i toscani.

L’assessore regionale Vittorio Bugli, intervistato da Lorenzo Braccini

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