Bando per area ex campeggio Michelangelo a Firenze

Un progetto a Firenze della società dell’Iris per realizzare un’area verde dove sorgeva il campeggio Michelangelo, area adiacente all’attuale discoteca Flò. E un bando pubblico per la procedura di affidamento della concessione di valorizzazione della struttura ex bar del campeggio dismesso e aree circostanti.

E’ quanto comunicato in Consiglio comunale, dall’assessore al Patrimonio immobiliare di Palazzo Vecchio Alessandro Martini che ha risposto ad un question time di Dmitrij Palagi (Sinistra Progetto Comune).

Come detto da Martini “la società italiana dell’Iris ha presentato all’amministrazione uno specifico progetto di utilizzo in base all’articolo 20 del regolamento sui beni immobili del Comune di Firenze. Il progetto ci sembra apprezzabile anche per il beneficio nei confronti della collettività: consentirà di predisporre percorsi compatibili alla fruizione da parte di persone con difficoltà motorie e non vedenti, di un’area appositamente dedicata ai bambini e dalle famiglie e di percorsi per la didattica”.

Sul bando pubblico, spiega una nota di Palazzo Vecchio, sarà individuato un soggetto privato che riqualificherà il fabbricato per destinarlo a funzioni di servizio, per esempio ristoro, a favore degli utilizzatori del futuro parco pubblico e della passeggiata del Viale dei Colli.

“La tipologia di funzioni, la determinazione del canone e la durata della ipotizzata concessione verranno stabilite previa idonea istruttoria tecnica ed amministrativa”, ha precisato l’assessore Martini che ha informato il Consiglio sulla data di scadenza dell’attuale concessione per il campeggio con il gruppo Human Company, ovvero il prossimo 31 ottobre.

Numeri rossi di Firenze, difficili da geolocalizzare

Firenze, la numerazione civica di Firenze, come tutti i Fiorentini ben sanno, è particolare, accanto ai ‘normali’ numeri civici ci sono anche i numeri rossi, una particolarità, però, che può confondere i non fiorentini nella ricerca di un indirizzo.

Periodicamente ormai da svariati anni i numeri rossi salgono agli onori della cronaca per la polemica che si scatena tra chi li vorrebbe abolire per semplificare la ricerca degli indirizzi, e chi invece li vuole mantenere perché parte della tradizione fiorentina.

I numeri rossi furono istituiti agli inizi del Novecento dall’amministrazione comunale di allora, che decise di distinguere gli ingressi delle abitazioni civili da quelli delle attività commerciali attribuendo a queste ultime un numero civico di colore rosso ed accompagnandolo dalla lettera ‘r’, l’iniziale del colore rosso appunto.

Ultimamente l’avvento dei navigatori elettronici e l’incremento delle consegne a domicilio hanno riportato alla ribalta il problema dei numeri rossi.

Arriva però una soluzione proposta da Palazzo Vecchio per risolvere il problema senza abolire i numeri rossi: “Invitiamo le aziende che creano e producono cartografie e mappe digitali – spiega l’assessore alla toponomastica Alessandro Martini – ad utilizzare gli open data del Comune che sono aggiornati al 1° febbraio 2021”.

“Negli anni sono state riscontrate alcune difficoltà nella geo localizzazione dei numeri rossi da parte di utenti che utilizzano mappe digitali sui propri mezzi per trovare esercizi commerciali. Va detto che Firenze è unica anche in questo essendo, insieme e Genova, l’unica città italiana ad avere i numeri Rossi per indicare gli accessi non abitativi”.

“Purtroppo – spiega poi il presidente della Commissione Toponomastica Mirco Rufilli – in strade di lunga percorrenza può succedere che tra il numero nero e lo stesso numero, ma rosso, ci siano anche diverse centinaia di metri, questo può implicare in alcuni casi problematiche anche importanti. Per ovviare a questo problema abbiamo deciso di invitare le aziende che creano e producono cartografie e mappe digitali ad aggiornare, tramite gli open data del comune di Firenze le loro cartografie”.

Questo anche per favorire sia coloro che consegnano merci sia i mezzi di soccorso che, ci hanno segnalato, alcuni problemi in particolare lungo le vie molto estese tipo via Faentina, via Pistoiese, via Pisana”.

Attualmente sono presenti circa 23.000 numeri rossi su un totale di 110.000. Questo è un numero destinato a diminuire, anche se lentamente, perché ogni volta che si presenta la possibilità l’ufficio toponomastica provvede alla loro cancellazione o sostituzione.

Terrorismo: Metrocittà Firenze ricorda sindaco Lando Conti

Minuto di silenzio nella seduta odierna del Consiglio metropolitano di Firenze, per Lando Conti, il sindaco ucciso 35 anni fa dalle Brigate Rosse in un agguato sulla via Faentina.

Oggi il Comune di Firenze ricorda la morte di Lando Conti, il sindaco ucciso 35 anni fa dalle Brigate Rosse in un agguato sulla via Faentina.
Tre le iniziative promosse da Palazzo Vecchio a cui parteciperà l’assessore alla cultura della Memoria Alessandro Martini: la deposizione della corona in viale Togliatti, luogo dell’attentato Br all’inteso della città,  la deposizione di una corona sulla tomba al cimitero di Trespiano; infine alle ore 15 verrà inaugurato un monumento alla sua memoria, nella piazza già a lui dedicata davanti al Palazzo della Giustizia, a Novoli.
Il monumento è realizzato dal ‘Comitato per la celebrazione del ventesimo anniversario della scomparsa di Lando Conti’.
“L’amministrazione comunale – ha detto Martini – e la città tutta, aderendo alla proposta di collocare un monumento alla memoria al centro della piazza intitolata al sindaco Lando Conti, intende contribuire a consolidare e crescere nel doveroso impegno di memoria e testimonianza verso un sindaco caduto sotto i colpi di fuoco del terrorismo. Lando Conti è una figura significativa nella storia della città: un amministratore onesto e capace, fiorentino esemplare a cui la violenza omicida ha impedito di portare avanti i propositi e i progetti nel suo impegno politico e amministrativo privando tutti noi, a partire dai suoi affetti più cari, della sua vicinanza e della sua personalità”.

Moschea, si riapre la partita, ripartono le polemiche

Firenze, si riapre la partita per una nuova moschea: lunedì 1° febbraio infatti, l’imam Izzedin Elzir, guida della comunità islamica fiorentina, incontrerà l’assessore all’urbanistica Cecilia Del Re e l’assessore al patrimonio non abitativo Alessandro Martini.

La moschea potrebbe vedere la luce nell’area dell’ex aula bunker di Santa Verdiana. “Sono gli assessori – ha spiegato il sindaco Dario Nardella – che stanno seguendo la cosa. Per ora, al di là di tutte quelle ipotesi che sono emerse nel corso di questi anni, non sono al corrente di novità. Vedremo cosa emerge da questo incontro”.

E arrivano immediate le proteste al progetto della moschea da parte del centrodestra fiorentino: “E’ un’ipotesi che ci trova contrari nel metodo e nel merito – afferma il gruppo consiliare della Lega – perché il patrimonio pubblico è di tutti i fiorentini indipendentemente dalla fede religiosa”.

Per Forza Italia invece “è inaccettabile che in un periodo di crisi come questo l’amministrazione si debba preoccupare di trovare un luogo adatto alla comunità quando la stessa non è stata in grado di comprare nessun terreno”.

Per il gruppo Lega Salvini Firenze poi, “l’amministrazione ha il compito, prima ancora di comunicare a mezzo stampa roboanti incontri, di individuare dei luoghi nella città ove è possibile edificare luoghi di culto attraverso gli strumenti urbanistici. L’Amministrazione ad oggi inadempiente ignora la normativa di riferimento per tali luoghi a scapito però di tutti gli altri cittadini che, invece, sono chiamati a rispettarla. Perché poi un’amministrazione pubblica dovrebbe dare un luogo pubblico a una confessione religiosa?”.

Dall’altra parte dello schieramento politico i consiglieri di Sinistra Progetto Comune Dmitrij Palagi e Antonella Bundu, sottolineano invece che “una moschea sul territorio del Comune di Firenze è necessaria. Quella di Sesto Fiorentino non è mai stata ritenuta una soluzione reale da parte delle comunità che la stanno chiedendo da ormai molto tempo. Le destre ci sembrano già sul piede di guerra, con un riflesso pavloviano per battere sul consenso elettorale basato sulla diffidenza”.

Ma anche da sinistra arrivano le critiche: “Ci sorprende che anche su questo tema il sindaco stia tagliando fuori il necessario coinvolgimento di tutti i gruppi consiliari”, lamentano Bundu/Palagi sul modo come Palazzo Vecchio sta operando sulla moschea.

“Sinistra Progetto Comune – aggiungono i consiglieri di opposizione di sinistra – non si fida troppo delle dichiarazioni di chi ci governa, quindi attendiamo la concretezza dei progetti della moschea per valutarli ma ribadiamo la nostra convinzione di trovare una soluzione sul territorio fiorentino, perché non faccia la fine di altri ‘eterni dibattiti’, come quello dello stadio”.

Due appuntamenti per il Giorno della memoria al museo del Novecento

Per il terzo anno consecutivo, il Museo Novecento di Firenze celebra il Giorno della Memoria, e questo 27 gennaio 2021 lo fa con un doppio appuntamento

Nella parte coperta del loggiato all’esterno del museo, proprio a fianco della targa che ricorda l’uso che venne fatto delle Leopoldine come luogo di reclusione per prigionieri politici ed ebrei, verrà installata lai scritta al Led Pitchipoi, un’opera del collettivo Claire Fontaine, già presente in facciata con la grande frase luminosa Siamo con voi nella notte. All’interno del museo, nella sala cinema, verrà proiettato per l’intera giornata, il film Manni di Riccardo Iacopino, prodotto dal Museo Novecento e realizzato a partire da un racconto di Giorgio van Straten, che in questa occasione si presenta anche nella veste di ‘attore’ protagonista.

“Mai abbassare la guardia contro mali assoluti come nazismo, fascismo, xenofobia e antisemitismo – dichiara l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi – e per farlo dobbiamo utilizzare tutti i mezzi possibili, anche quello dell’arte. Grazie al museo Novecento per tenere ogni anno viva la memoria e per accogliere di nuovo i visitatori con queste proposte che raccontano la tragedia della Shoah attraverso le immagini, un modo per continuare a riflettere, per stimolare la conoscenza e per parlare alle nuove generazioni di temi che non vanno dimenticati”.

“Sono sinceramente grato al Museo del Novecento ed al direttore Risaliti – dice Alessandro Martini, assessore alla cultura della memoria – per l’impegno ormai consolidato nel rendersi presente con proposte di grande qualità culturale ed artistica che assumono il carattere della testimonianza viva di una memoria da coltivare oggi più che in passato. Educare e non dimenticare per guardare al futuro con più speranza e coesione nel bene e rispetto per tutte le diverse realtà dell’umanità intera. Grazie di cuore”

Pitchipoi è il nome di una località immaginaria in cui gli ebrei, in attesa nel campo di transito di Drancy, in Francia, erano convinti di dover andare, laddove invece, di lì a poco, sarebbero stati deportati ad Auschwitz. “Nella parola Pitchipoi si nasconde il tragico destino di milioni di ebrei e il gioco spietato e ingannevole cui i deportati in viaggio verso i campi di sterminio erano sottoposti assieme ai loro bambini” afferma Sergio Risaliti, direttore artistico del Museo Novecento. “Dalle labbra dei carnefici quella ‘magica’ parola passava ai genitori e ai parenti che negavano la verità tanto a se stessi quanto ai figli più piccoli, facendo loro immaginare un viaggio fantastico in un paese degno di una favola, quando al contrario gli aspettava la soluzione finale. Pitchipoi è il luogo incantato in cui i più innocenti e ingenui riuscivano a depositare una minima speranza di sopravvivenza; un miraggio costruito imbrogliando le carte, un assurdo e terribile gioco affabulatorio che è anche un gioco del destino guidato dal Male assoluto. Questa parola yiddish, che ha il sapore di un paese incantato, un paese dei balocchi, era in realtà la trappola organizzata con inumano cinismo dai nazisti. Una ulteriore prova della inaudita logica della ‘banalità del male’, tanto inumana quanto spaventosamente normale, perché nella ‘colta’ perfino ‘graziosa’ invenzione di Pitchipoi emerge una manovra linguistica mostruosamente intelligente, frutto di un pensiero calcolatore, in grado di darsi una forma esteticamente comprensibile e apprezzabile, utilizzata per mascherare alle vittime il loro viaggio senza ritorno nei campi di concentramento”.

La collaborazione fra il Museo Novecento e il duo artistico Claire Fontaine è cominciata in occasione della Giornata contro la violenza sulle donne e di genere il 25 novembre scorso. Ed è proseguita lo scorso dicembre, in occasione di Flight, Firenze Light Festival, con la grande scritta luminosa, Siamo con voi nella notte, che ha trasformato la facciata del Museo in un ideale diaframma tra l’interno dell’edificio e la piazza di Santa Maria Novella. Pitchipoi, la terza tappa di questo percorso espositivo a cura di Paola Ugolini, resterà nel loggiato sino all’11 marzo. “Il 27 gennaio di 76 anni fa – racconta Paola Ugolini – le truppe sovietiche arrivarono per prime nella città polacca di Auschwitz, scoprendo il campo di concentramento e rivelando per la prima volta al mondo l’orrore del genocidio nazifascista. Pitchipoi è la scritta al neon che verrà installata sulla parete esterna del museo, vicino alle lapidi che ricordano la deportazione degli ebrei e dei prigionieri politici fiorentini durante la Seconda Guerra Mondiale”. Era prassi normale, per i nazisti, quella di nascondere agli ebrei la loro destinazione finale. Pitchipoi, dunque, fu immaginata per rispondere ad una domanda, per colmare un vuoto. Una parola yiddish, dal suono fiabesco e rassicurante, inventata per esorcizzare la paura, ma che nella mente terrorizzata di centinaia di ebrei, veniva presto a prendere le sembianze più spaventose: un luogo dove sarebbero stati costretti ai lavori forzati, per molti sinonimo di maledizione eterna. Un luogo che comunque nessuno poteva immaginare mostruoso come fu, nella realtà, il campo di Auschwitz dove andarono a morire.

Manni, è un film di Riccardo Iacopino che ha per protagonista lo scrittore Giorgio van Straten, autore di un racconto dedicato a Manfred Buchaster, detto giustappunto Manni, uno dei tanti bambini di cui l’Olocausto ha fatto perdere completamente le tracce. Nel film lo scrittore fiorentino legge la storia romanzata del piccolo Manni, scomparso negli anni terribili delle deportazioni, senza lasciare tracce dietro di sé, salvo un suo piccolo ritratto e una foto. “Ci sono delle storie che divengono ossessioni” racconta van Straten, spiegando come è nato il racconto. “Storie che ti seguono per anni e non riesci a dimenticarle. Quella di Manfred Buchaster mi è rimasta in mente dal giorno che ne ho letto la prima volta. Una vita fra le tante distrutte dalla Shoa, un’ingiustizia che va moltiplicata per milioni di volte”.  Manfred Buchaster era nato nel 1938 a Lipsia, in Germania, e sappiamo che nel 1943 era stato arrestato in Italia, a Costa di Rovigo. Cosa fosse successo prima di quella data e, soprattutto, cosa sia accaduto dopo quel momento è stato inghiottito nell’immensa tragedia dell’Olocausto, insieme alle storie di tantissimi altri ebrei dispersi. Van Straten, che ha letto di lui per la prima volta nel ‘Libro della memoria’, dedicato a chi non è stato deportato, ma è comunque diventato una vittima della Shoa, ha deciso di mettersi sulle sue tracce e piano piano, tra le testimonianze di chi si era occupato di lui, dopo che era stato separato dai genitori, è riuscito a ricostruirne una parte della vicenda, che viene narrata in questo breve ma intenso film di Riccardo Iacopino. Attraverso la voce di Giorgio van Straten, la vita di Manni, inizialmente scandita solo dalle date di nascita e di morte, prende forma e diventa un’esistenza vera, riscattata dall’oblio. E grazie a questo prezioso racconto e a questo film, sembrano poter fare lo stesso tutte le altre vite, perse in quel tragico periodo, che nel gesto stesso di essere raccontate riescono a trovare pace ricongiungendosi finalmente ai vivi.

Sentiamo Sergio Risaliti, direttore artistico Museo Novecento

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Memoriale di Auschwitz, 2 giorni di visite guidate dal vivo

Il 25 e 29 gennaio 2021 il Memoriale italiano di Auschwitz riapre le porte al pubblico in sicurezza per una serie di visite guidate gratuite e su prenotazione. Il 27 gennaio, Giornata della Memoria, sarà invece possibile fruire di un evento digitale su Zoom.

In occasione del Giorno della Memoria – che internazionalmente cade il 27 gennaio – il Memoriale italiano di Auschwitz, apre le sue porte fisiche e digitali: nelle giornate di oggi, lunedì 25 e di venerdì 29 gennaio (alle 9:30, 10:30 e 11:30) sarà infatti possibile visitare il luogo, approfondendo vicende e tematiche legate alla storia delle deportazioni e facendo esperienza diretta dell’opera del Memoriale italiano, vera installazione immersiva voluta dall’Associazione Nazionale Ex-Deportati (ANED) e inaugurata nel 1980 presso il Blocco 21 di Auschwitz in onore degli italiani caduti nei campi di sterminio. Le visite – gratuite e su prenotazione – saranno svolte piccoli gruppi e in piena sicurezza, in ottemperanza con le norme anti-contagio.

Nel vero e proprio Giorno della Memoria invece, alle 17, sarà possibile fruire di un evento digitale dedicato al Memoriale italiano di Auschwitz: nell’ambito delle Mezz’ore d’arte che ormai da mesi accompagnano, a distanza, il pubblico alla scoperta dei musei cittadini, l’appuntamento di mercoledì 27 è specificatamente centrato sull’opera custodita a Firenze e su ciò che essa ha rappresentato e rappresenta per l’intera comunità. L’evento, condotto da Marco Salvucci, sarà gratuito e fruibile su prenotazione (fino a esaurimento posti).

Nel tempo della corsa ai vaccini per debellare il Covid 19 – ha detto Alessandro Martini, assessore  alla cultura della memoria del Comune di Firenze – il Giorno della Memoria rappresenta un’occasione straordinaria da cogliere per considerare l’impegno, la sensibilizzazione e la cultura del valore memoria come “vaccino” indispensabile contro i tanti, troppi oblii di oggi sul rispetto la tutela e la dignità da salvaguardare verso ogni creatura umana con tanta educazione e cultura civica. Il nostro Memoriale è un grande segno ed una opportunità per tutti noi”.

Riaprire i musei civici in sicurezza è stato doveroso e tra questi assume particolare significato la riapertura del Memoriale, luogo non solo di cultura ma anche di memoria – ha commentato l’assessore alla cultura Tommaso Sacchi -. Mi auguro che tanti giovani possano visitarlo e che anche questo luogo così suggestivo nella sua tragicità possa aiutare a far conoscere meglio la follia di nazismo e antisemitismo e soprattutto a combatterla, senza mai abbassare la guardia”.

Appuntamenti intensi e preziosi, perché, come si leggeva e si legge nella brochure di accompagnamento alla visita del Memoriale: “[… ] non era mai successo, neppure nei secoli più oscuri, che si sterminassero esseri umani a milioni, come insetti dannosi; che si mandassero a morte i bambini e i moribondi [… ] In questo luogo, dove noi innocenti siamo stati uccisi, si è toccato il fondo delle barbarie [… ] Visitatore, osserva le vestigia di questo campo e medita: da qualunque paese tu venga, tu non sei un estraneo. Fa che il tuo viaggio non sia stato inutile, che non sia stata inutile la nostra morte. Per te e per i tuoi figli, le ceneri di Auschwitz valgano di ammonimento: fa che il frutto orrendo dell’odio, di cui hai visto qui le tracce, non dia nuovo seme, né domani né mai.” (Primo Levi, scrittore-deportato ad Auschwitz)

Il Memoriale italiano di Auschwitz

Allestito ad Auschwitz nel 1979 e inaugurato nella primavera successiva, proprio 40 anni dopo viene presentato a Firenze al termine di una lunga e dolorosa vicenda che ne ha portato prima alla chiusura al pubblico e poi alla minaccia di smantellamento da parte della direzione del museo. L’opera ‘rinasce’ nel 2019 a Firenze grazie a un complesso progetto che ha visto lavorare fianco a fianca Comune di Firenze, Regione, Ministero per i Beni e le attività culturali e la stessa Aned, proprietaria dell’opera, con il sostegno decisivo di organizzazioni come la Fondazione Cr Firenze, Firenze Fiera, Unicoop Firenze, Studio Belgiojoso, Cooperativa archeologia. K-Array, Tempo Reale. L’Aned, infine, si è incaricata di progettare e realizzare una prima mostra sulla storia della memoria della deportazione italiana lungo i decenni, che ora è visibile al piano terra della struttura.

Prenotazioni: scrivendo a info@muse.comune.fi.it indicando nome, cognome, giorno scelto. Il servizio è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 17.00, si prega di attendere conferma via mail dell’avvenuta prenotazione. La partecipazione è gratuita, fino a esaurimento dei posti disponibili. La prenotazione è obbligatoria. Si prega di prenotare solo in caso di effettiva e certa partecipazione alla visita. Qualora sorgessero impedimenti non previsti è necessario disdire entro le 14.00 del giorno stesso della visita, al fine di liberare eventuali disponibilità.

Come partecipare alle visite in loco: è obbligatoria la prenotazione. Una volta ricevuta la conferma, è necessario recarsi 10 minuti prima dell’inizio della visita prenotata all’ingresso del Memoriale italiano di Auschwitz, in Viale Giannotti 81, Firenze. Le visite sono gratuite, si svolgono in piccoli gruppi e hanno una durata di 50’.

Come partecipare all’evento digitale: i prenotati, dopo una prima mail di conferma, riceveranno una seconda mail entro le 17.00 del giorno della visita virtuale con le credenziali per poter accedere a Zoom, da computer, tablet o smartphone. Si può partecipare alle visite scaricando la APP Zoom sul proprio dispositivo e registrandosi gratuitamente. Una volta installata, basterà cliccare sul link ricevuto per partecipare alla visita. In alternativa sarà possibile accedere nella sezione “join a meeting” direttamente dal sito Zoom, inserendo il meeting ID e la password ricevuti.

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