Lun 17 Giu 2024

Scrutatori cercasi per il ballottaggio a Firenze

Ballottaggio, appello del Comune di Firenze per cercare scrutatori e scrutatrici. Il servizio elettorale è alla ricerca a causa di molte rinunce. Ascolta l’intervista a Jacopo Giannesi  dirigente anagrafe di Firenze

Il Comune di Firenze è alla ricerca di scrutatori per il turno di ballottaggio tra Sara Funaro e Eike Schmidt per l’elezione del sindaco domenica 23 giugno e lunedì 24 giugno, giorno festivo – quest’ultimo – che coincide con la festa del patrono della città, San Giovanni. “Abbiamo bisogno di scrutatori per il ballottaggio – è il messaggio del Servizio elettorale del Comune – Se sei interessato e residente/elettore a Firenze fammelo sapere ti informo”. Le richieste vanno inviate alla e-mail [email protected] in tempo utile per l’insediamento dei seggi che è stabilito alle ore 16 di sabato 22 giugno. Si vota domenica 23 giugno dalle ore 7 alle ore 23 e lunedì 24 giugno dalle ore 7 alle ore 15. Il Servizio elettorale allarga così la ricerca di scrutatori oltre l’elenco disponibile con 8.000 già iscritti. Anche al primo turno il Servizio elettorale di Palazzo Vecchio ha dovuto sostenere un impegno straordinario per coprire il fabbisogno di 1.474 scrutatori dato che ha ricevuto le rinunce di 988 di loro ma poi era riuscito a rimpiazzare completamente tutti i rinunciatari. Per il ballottaggio è in corso uno sforzo simile. Tra chi rinuncia, emergono anche studenti universitari che hanno potuto fare gli scrutatori al primo turno, ma il ballottaggio li coglie alle prese con gli esami degli appelli estivi.

Carcere: Sappe “rissa tra detenuti a Porto Azzurro”

Carcere  – Una “furibonda rissa” tra detenuti ieri nel carcere di Porto Azzurro, all’isola d’Elba (Livorno).

A riferirlo i sindaco della polizia penitenziaria Sappe che rileva come per il penitenziario elbano sia stata “sostanzialmente snaturata la natura di istituto destinato all’espiazione di lunghe pene e, quindi, alla rieducazione trattamentale”.

“Sono stati momento di grande tensione – commenta il Segretario regionale del Sappe Francesco Oliviero -. Nella tarda mattinata di ieri, c’è stata una violenta rissa tra detenuti albanesi e magrebini. Il tutto ha avuto luogo all’interno del reparto penale dell’Istituto dove, nonostante le disposizioni dipartimentali di evitare la vigilanza dinamica, i ristretti sono tutti fuori dalle celle.

Un detenuto colpito alla testa è stato trasportato con l’elisoccorso al nosocomio di Livorno. Solo grazie all’intervento delle esigue unita di Polizia penitenziaria in servizio si è riusciti a riportare l’ordine all’interno della struttura”.

Per Oliviero le scelte “dell’amministrazione regionale di assegnare” a Porto Azzurro “detenuti tossicodipendenti, con pene brevi e poco inclini al rispetto delle regole di un istituto penitenziario ha fatto sì che la casa di reclusione di Porto Azzurro diventasse una casa circondariale. Il personale di Polizia, a cui va il nostro plauso per l’abnegazione dimostrata fino ad oggi, è stanco e auspica in provvedimenti non più rinviabili e risolutivi per ritornare ad espletare il proprio servizio con serenità”. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe “serve, forte ed evidente, la presenza dello Stato, che non può tollerare questa diffusa impunità, e servono provvedimenti urgenti ed efficaci”.

Condannato a 23 anni per omicidio della madre 90enne a Pistoia

Condannato in corte di assise di primo grado a 23 anni di carcere, Patrizio Ruscio, 61 anni, il ragioniere di Pistoia che l’1 giugno 2023 uccise la madre, Ottavina Maestripieri, 90enne, soffocandola con un cuscino. La sentenza, come riportano La Nazione e Il Tirreno, è stata letta venerdì pomeriggio.

Ruscio, che confessò subito l’omicidio, ha ascoltato la sentenza in aula. La donna, ex negoziante, molto conosciuta in città, aveva da poco compiuto 90 anni. Il figlio, che nel tempo aveva collezionato debiti e guai giudiziari, quella mattina era andato nella casa della madre per chiederle soldi, come già aveva fatto altre volte in passato. Nel corso di una discussione – questa la ricostruzione -, forse nel tentativo di far tacere la madre, che forse si era messa a urlare, il figlio le mise un cuscino sul viso, soffocandola. Fu lo stesso Ruscio a chiamare i soccorsi. A pronunciare la sentenza, venerdì pomeriggio, sono stati i giudici della corte d’assise di Firenze dopo due ore di camera di consiglio. Il pm Leonardo De Gaudio al termine della requisitoria aveva chiesto una condanna a 22 anni: 21 anni per l’omicidio volontario, aumentato di un anno per il reato di evasione, poiché nella vicenda Ruscio si trovava ai domiciliari in esecuzione di altra pena, e per indebito utilizzo di carte di credito in quanto dopo aver commesso il delitto avrebbe usato la Postepay della madre per prelevare alcune centinaia di euro.

Docce in spiaggia, Toscana ‘definite linee per uso acqua pozzi’

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Definite le linee guida sull’uso dell’acqua dei pozzi per le docce in spiaggia e negli stabilimenti balneari da parte di Regione Toscana e Asl. Una quota dovrà funzionare con acqua potabile, ovvero almeno due docce fredde e una calda ogni 100 ombrelloni e punti ombra, o per ogni frazione di 50.

Ma le docce e i lavapiedi in più rispetto alla dotazione essenziale richiesta dalla legge, spiega una nota, potranno usare anche acqua non potabile: basterà che un cartello indichi che non lo è, che provenga da pozzi regolarmente denunciati e censiti dalla Regione e che sia rispondente a determinati requisiti. Gli stabilimenti dovranno effettuare attività di autocontrollo almeno una volta nel mese precedente all’apertura della struttura e la conformità ai parametri individuati dalla Regione dovranno essere integrati con un piano di valutazione e rischio legionella. Gli indirizzi per l’utilizzo dell’acqua dei pozzi, che è anche un modo per risparmiare l’acqua dell’acquedotto e favorire un uso razionale delle risorse disponibili in un’ottica di maggiore sostenibilità, sono già stati comunicati dall’assessorato al diritto alla salute a imprese ed associazioni di categoria.

Sindacati,’nubi di polveri da demolizioni acciaieria a Piombino’

Oggi pomeriggio abbiamo appreso” dagli operai nell’acciaieria Jsw di Piombino (Livorno) “che le demolizioni in corso stavano creando nubi di polvere che rendevano l’aria non respirabile e la caduta dall’alto di materiale. Ci siamo attivati subito con la direzione e con l’Rspp che ha provveduto a fermare i lavori”. Lo rivela un comunicato delle rls e delle segreterie Fim-Fiom-Uilm, riguardo a quanto accaduto nell’acciaieria Jsw (ex Lucchini) di proprietà del gruppo indiano Jindal, a Piombino (Livorno). Nel sito sono in corso le demolizioni dei vecchi impianti.

“Preoccupa – si legge nella nota – che per l’ennesima volta il gruppo Demiced svolga le demolizioni in maniera non adeguata, mettendo a rischio la salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini. Le organizzazioni sindacali si erano attivate già mesi fa con un esposto alla magistratura del quale, dopo avere dato le informazioni richieste, non sappiamo più a che punto sia”. Inoltre alle sigle “risulterebbe, seppure da verificare, che queste demolizioni oggi non sarebbero dovute essere effettuate visto che l’impianto di laminazione del treno rotaie stava lavorando, mentre sarebbero dovute essere effettuate domenica ad impianto chiuso”. I sindacati inoltre lamentano il fatto di non esser stati coinvolti nelle riunioni tra enti e azienda sul programma di demolizioni: “Adesso parlano di demolire la cokeria – concludono i sindacati – in tempi strettissimi, ma ricordiamo che in quelle aree c’è censita la presenza di amianto. Per l’ennesima volta chiediamo di fermarsi per fare il punto zero perché ne va davvero della salute e sicurezza dei lavoratori e dei cittadini”. “Abbiamo immediatamente chiesto un incontro urgente con i responsabili di Jsw e Demiced, chiederemo di allargare il tavolo agli enti preposti e all’amministrazione comunale e questa volta non permetteremo di prendere nessuna decisione senza i rappresentanti della sicurezza dei lavoratori”.

Gommone su scogli, la vittima è un ufficiale della Marina

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E’ un ufficiale di Marina di 26 anni, Pietro Stipa, toscano originario dell’Argentario, la vittima dell’incidente in mare avvenuto la scorsa notte nelle acque dell’arcipelago de La Maddalena. Stando a quanto ricostruito dai militari della Guardia costiera, alla guida del gommone che si è schiantato sugli scogli tra l’isola madre e Santo Stefano, c’era il giovane.

Il giovane apparteneva al Nucleo Sdai (Sminamento difesa antimezzi insidiosi) con base sull’isola. Secondo una prima ricostruzione della Guardia costiera, intorno alle 4 di notte il giovane ha deciso di fare un giro in gommone con la sua ragazza, che vive a La Maddalena. Appena usciti dal porto, dopo pochi minuti di navigazione, il natante, per cause da accertare, è finito sugli scogli affioranti davanti all’isola di Santo Stefano, un passaggio insidioso che tutti conoscono. Pietro Stipa, 26 anni, toscano originario dell’Argentario, era considerato un uomo di mare con esperienza e soprattutto con una conoscenza approfondita dei luoghi dell’arcipelago proprio per il suo lavoro in Marina. L’impatto con le rocce è stato per lui fatale: sbalzato dal gommone avrebbe battuto la testa sugli scogli, perdendo i sensi e finendo sott’acqua. Sarebbe quindi morto annegato. A dare l’allarme è stato un passante che si trovava sulla banchina del porto e ha sentito il forte rumore dell’impatto del gommone sulle rocce. La motovedetta della Guardia costiera è arrivata sul luogo dell’incidente dopo pochi minuti e ha trovato la ragazza in stato di choc ma incolume. E’ stata lei ad avvisare i militari della Capitaneria che a bordo c’era anche il suo ragazzo. Le ricerche del disperso si sono protratte per un’ora, alla fine il corpo del giovane ufficiale è stato recuperato sul fondale.

La dinamica dell’incidente avvenuto la scorsa notte nelle acque dell’arcipelago de La Maddalena risulta abbastanza chiara. Stando a quanto ricostruito dai militari della Guardia costiera, alla guida del gommone che si è schiantato sugli scogli tra l’isola madre e Santo Stefano, c’era la vittima. Il giovane, considerato un esperto navigatore, conoscitore dell’aricipelago e delle sue insidie, avrebbe avuto una distrazione mentre attraversava un tratto di mare noto per la presenza di rocce affioranti. Una disattenzione che gli è costata la vita: dopo l’impatto, il militare è stato sbalzato dal gommone e avrebbe battuta la testa sugli scogli perdendo i sensi. Il suo corpo è stato trovato sul fondale dopo circa un’ora di ricerche: la morte sarebbe avvenuta per annegamento. Sarà comunque l’autopsia disposta dal magistrato di turno della procura di Tempio Pausania a chiarire le cause esatte del decesso. Sulla morte di Stipa è stato aperto un fascicolo, con le indagini affidate alla Capitaneria di porto. Non è escluso che il gommone viaggiasse a velocità sostenuta, sopra i 15 nodi, circa 30 chilometri all’ora, per affrontare in sicurezza quel tratto di mare. Al momento è solo un’ipotesi che si è fatta strada da una prima analisi dello squarcio sulla prua del gommone, i tubolari invece sono integri e il natante è in galleggiamento. Ieri il giovane militare ha deciso di fare un’escursione notturna con la sua ragazza, Erika Cavallo, 20 anni, maddalenina, fino alle calette che circondano l’isola di Santo Stefano. La coppia ha quindi preso un gommone da diporto privato lasciando la banchina del porto intorno alle 4. Dopo poche miglia, l’impatto sugli scogli e l’allarme lanciato subito da un passante che passeggiava sul molo e ha sentito distintamente il botto. All’arrivo dei soccorsi, sull’imbarcazione c’era solo la 20enne: in stato di choc, è stata lei ad avvisare che il suo ragazzo era disperso in mare

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