Gio 14 Nov 2024
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ToscanaCronacaMicroplastiche: 2.000 tonnellate su spiagge italiane

Microplastiche: 2.000 tonnellate su spiagge italiane

All’Università di Pisa è stato svolto uno studio sulla presenza di microplastiche nelle spiagge italiane,  “sono” dice Castelvetro, coordinatore della ricerca “necessarie nuove ricerche” su “questa forma di inquinamento altamente pervasiva”

Sulle spiagge italiane ci potrebbero essere sino a duemila tonnellate di microplastiche. La stima è dei ricercatori del dipartimento di chimica dell’Università di Pisa che hanno analizzato campioni di sabbia, inferiori ai 2 millimetri, raccolti nei pressi delle foci dell’Arno e del Serchio trovando una grande quantità di polimeri, fino a 5-10 grammi per metro quadrato, derivanti per lo più da imballaggi e oggetti monouso portati in prevalenza dal mare. La stima è compresa fra mille e duemila tonnellate di microplastiche.

Particelle piccolissime, quasi indistinguibili dalla sabbia, le microplastiche sulle spiagge italiane sono una forma di inquinamento elusivo e pervasivo con cui è sempre più necessario fare i conti.

Riguardo alle plastiche individuate nel Pisano, la ricerca, coordinata da Valter Castelvetro e pubblicata sulla rivista ‘Environmental Science and Technology’, spiega che “si tratta prevalentemente di poliolefine, di cui sono fatti gran parte degli imballaggi alimentari, e di polistirene, una plastica rigida ed economica usata anche per i contenitori dei cd o i rasoi usa e getta”.

Uno dei principali rischi, sottolinea Castelvetro, è che queste “microplastiche agiscano da collettori di sostanze inquinanti anche altamente tossiche come pesticidi e idrocarburi policiclici aromatici”.

Lo studio mira a definire un modello analitico relativo alla distribuzione delle varie tipologie di microplastiche sulle coste italiane basato su analisi a campione. “E’ importante”, conclude Castelvetro “sensibilizzare il mondo scientifico e istituzionale anche internazionale verso il problema delle microplastiche che sebbene potenzialmente di grande impatto è stato finora poco compreso: sono quindi necessarie nuove ricerche per valutare quale possa essere l’effetto di questa forma di inquinamento altamente pervasiva e, stando ai primi risultati, assai più massiccia di quanto non si credesse”.

 

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