Mer 24 Apr 2024

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Liquami: la Regione Toscana emana decreto “per sopperire a sconcertante vuoto normativo”

Dopo la clamorosa protesta degli autospurgo che ieri mattina ha bloccato il traffico fiorentino, la Regione ha deciso: per sei mesi anche gli impianti di depurazione che non ricadono nell’ambito dei soggetti affidatari del Servizio Idrico Integrato (SII), come Gida, Aquapur multiservizi Spa, il Consorzio Cuoio Depur, o il Consorzio Torrente Pescia, potranno trattare i reflui misti con percentuali rilevanti di reflui urbani.

La nuova ordinanza che sta per essere firmata dal presidente Enrico Rossi reitera quanto stabilito ad agosto con l’ordinanza che Rossi firmò dopo il divieto di usare i liquami che sono ritenuti rifiuti speciali in agricoltura e la sentenza del Tar che ha impedito il loro trasporto in Lombardia, come avveniva fino a quel momento.

L’ ordinanza stabilisce anche  l’inserimento nell’elenco degli impianti ammessi dei soggetti extra SII: si incrementano così le quantità massime dei rifiuti destinati a smaltimento presso le discariche.

Viene infine fornito un vademecum per la gestione dei fanghi di depurazione, uno strumento di supporto per gli operatori del settore, siano essi produttori/detentori del rifiuto, gestori di discarica o soggetti preposti alle funzioni di controllo o di vigilanza, nonché soggetti incaricati del rilascio di autorizzazione agli impianti di rifiuti.

“La Regione Toscana – afferma il presidente della Giunta Regionale Enrico  Rossi – si fa carico ancora una volta di mettere una pezza allo sconcertante vuoto normativo al quale questo Governo non sta dando risposta, nonostante da mesi sia pronto sul tavolo del ministro un decreto di riforma della normativa di settore corredato da tutti i pareri del caso”.

“Questa ordinanza – ha aggiunto l’assessore all’ambiente Federica Fratoni – nasce da un lavoro di confronto con tutti i soggetti interessati che stiamo portando avanti da settimane e che proseguirà nel prossimo futuro. In essa ci sono risposte importanti a più riperse avanzate dalle ditte di autospurghisti e la codifica degli indirizzi operativi, elaborati in collaborazione con Arpat, capaci di configurare una filiera di trattamento certa, efficace e trasparente”.

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