Ven 19 Apr 2024

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Inquinamento: centinaia di dischetti di plastica sulla costa Toscana, denuncia Legambiente

“In particolare, all’Isola d’Elba, soprattutto quando soffiano venti dal quadrante nord, centinaia di dischetti di plastica fin da aprile”, Legambiente

“Misteriosi dischetti di plastica continuano a spiaggiarsi sulle coste di Isola d’Elba, Toscana, Sardegna, Liguria, Corsica e nord del Lazio”. E’ quanto sottolineato, in una nota, da Legambiente Arcipelago Toscano spiegando che “in particolare, all’Isola d’Elba, soprattutto quando soffiano venti dal quadrante nord, continuano a spiaggiarsi centinaia di dischetti di plastica segnalati fin da aprile”. “Nei giorni scorsi – spiega ancora l’associazione – a Procchio, la spiaggia del Comune di Marciana (Livorno) più colpita dal fenomeno, ne sono stati raccolti a centinaia, ma turisti e elbani li segnalano un po’ in tutte le spiagge dell’Isola. Segnalato anche un cospicuo ritrovamento a Baratti (Livorno) e altre segnalazioni arrivano da diverse località della costa pisana e livornese, da Viareggio (Lucca) e della Liguria. E ancora, i dischetti sono stati ritrovati recentemente a anche a Bastia, in Corsica e lungo la costa di Orosei e in altre località della Sardegna, così come a Marina di Pescia Romana, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana. Qualche dischetto nei giorni scorsi è stato segnalato perfino in Sicilia. si tratta di un inquinamento che sembra non avere fine e che si sta ampliando da un’area che sembra coincidere con quella del cosiddetto vortice di microplastica presente a nord dell’Elba e tra l’Isola di Capraia e la Corsica. Si tratta di dischetti poco più grandi di un pollice”. Legambiente chiede che “venga individuata la fonte di questo inquinamento – molto pericoloso per la fauna marina – che somiglia molto a quello provocato nel 2018 dal cedimento strutturale di un depuratore sul Sele, in Campania, anche se i dischetti che vengono trovati attualmente nel Tirreno settentrionale sono più piccoli e le loro dimensioni ridotte rendono ancora più difficile recuperarli e che possono essere più facilmente ingeriti da tartarughe marine e altre creature del mare”.

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