Sab 20 Apr 2024

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Clima, Toscana: quasi 2 gradi in più su costa negli ultimi 40 anni

Negli ultimi 40 anni l’inverno sulla costa toscana è diventato meno freddo: la temperatura media a gennaio e a febbraio è aumentata di quasi 2 gradi, da circa 8 a 9.9, se si considera tutta la stagione, mentre da novembre a marzo l’incremento è stato di 1,6 gradi, da 9.9 a 11.5.

Il dato emerge da una ricerca pubblicata sulla rivista Scientia Horticulture, condotta da un gruppo di lavoro del dipartimento di scienze agrarie, alimentari e agro-ambientali dell’Università di Pisa e dell’Istituto di scienze della vita della Scuola Sant’Anna. I ricercatori hanno analizzato i dati sulla fioritura di 40 diverse varietà di albicocco coltivate nell’Azienda sperimentale dell’Ateneo pisano a Venturina (Livorno) per oltre 40 anni, dal 1973 al 2016: il periodo di fioritura degli alberi da frutto, si spiega, è strettamente legato alle temperature dei mesi invernali, per questo è uno degli indicatori più utilizzati per gli studi sui cambiamenti climatici.

I risultati hanno mostrato un aumento significativo delle temperature medie mensili del periodo autunno-invernale con incremento più marcato a partire dagli anni ’90. In particolare, l’escursione termica media giornaliera è diminuita di quasi 1 grado e mezzo passando da 10.1 degli anni ’70-’80 a 8.8 del 2013-2016.

“Un calo drammaticamente significativo” c’è stato poi anche per le unità di freddo, cioè le ore con una temperatura inferiore ai 7 gradi che servono alle piante per il superamento della dormienza delle gemme a fiore, che sono passate da circa 1.300 negli anni ’70-’80 a 800 nel 2012-2016. “Dal punto di vista delle coltivazioni, si tratta di cambiamenti climatici che incidono negativamente sui principali processi biologici stagionali causando spesso produzioni irregolari e, di conseguenza, significative riduzioni della produttività dei frutteti” spiega Rossano Massai dell’Università di Pisa.

“Il quadro complessivo che emerge dalla ricerca lascia ipotizzare un cambiamento di scenario con uno spostamento più a nord della coltura – conclude Susanna Bartolini del Sant’Anna -; se in passato nell’area della Maremma Toscana si potevano ottenere produzioni interessanti e economicamente sostenibili anche con varietà a fioritura più tardiva ora appare più opportuno orientarsi verso varietà a basso fabbisogno in freddo e adatte a climi caldi o semiaridi; inoltre il calo complessivo della produttività potrebbe portare ad una forte limitazione all’approvvigionamento locale di frutta e alla necessità di importazione dall’esterno del fabbisogno”.

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