Il Garante dei detenuti della Regione Toscana Giuseppe Fanfani interviene sull’inchiesta della Procura di Prato sul carcere della Dogaia e dice: “serve l’intervento dello Stato”.
“Il problema è che a Prato manca una direzione stabile, l’hanno cambiata in continuazione. A fronte di questi fatti ci vuole una direzione stabile, una persona veramente capace di sacrificarsi in una situazione del genere. PerchĂ© se va bene non se ne accorge nessuno, se va male, se continua così, dopo un quarto d’ora sei sei professionalmente ‘fottuto’. Ci vuole quindi un impegno grande dello Stato, questo sì”. Lo ha detto il Garante dei detenuti della Toscana, Giuseppe Fanfani, a margine di un convegno a Firenze su carcere e inclusione sociale, commentando quanto sta emergendo dalle indagini sul penitenziario della Dogaia.
“La veritĂ – prosegue Fanfani – è che c’è una sedimentazione antica di situazioni deprecabili all’interno delle carceri che vanno dalle condizioni personali dei detenuti alla qualitĂ , anche, delle persone che vi operano. E quando si comincia a fare seriamente nel cercare di vedere cosa c’è sotto, probabilmente non si finisce piĂą”. Per questo, aggiunge il garante, “non c’è da meravigliarsi se appena sono entrati hanno trovato, in un’ispezione fatta dalla procura, quello che non hanno trovato altre ispezioni fatte dall’interno”.
“Non dico che qualcuno faccia entrare apposta”, droga e cellulari, “ma che ci sia quantomeno un sistema deficitario che consente di farli entrare”. Per Fanfani la definizione di “carcere pratese fuori controllo da parte della procura”, “può essere anche la constatazione di una situazione non rimediabile o che meriterebbe un intervento dello Stato diverso. Traduciamola in fatti concreti. Se dentro quel carcere entra di tutto, o è dimostrato dai fatti che sia entrato di tutto, bisogna ridefinire complessivamente le norme la normativa di controllo di sicurezza all’interno del carcere”.
“Se ci sono state delle collusioni che hanno consentito questo bisogna aver la forza di di risolverle pesantemente. Ma questo – conclude il Garante – non lo può fare la magistratura, perchĂ© la magistratura interviene sporadicamente, questo lo devono fare dall’interno lo stesso sistema”.