Vittime Forteto – “Oggi sugli organi di stampa campeggerà la notizia della morte del ‘profeta’ Rodolfo Fiesoli e forse qualcuno scriverà anche che, con questo evento, si chiude definitivamente la storia del Forteto. Niente di più falso! Chi invece ha vissuto all’interno di una setta sa benissimo che la morte del guru non estingue la setta ma, al contrario, la rafforza nel suo ricordo e nei suoi deliranti insegnamenti. Il Forteto non è finito con le condanne comminate dal Tribunale di Firenze nel processo del 2015 e non è morto oggi”.
Lo scrive l’associazione delle Vittime del Forteto in una nota di commento alla morte del fondatore della comunità il Forteto Rodolfo Fiesoli, avvenuta ieri in una rsa del Padovano dove scontava la detenzione domiciliare.
“Gli adepti di Fiesoli – afferma nella stessa nota l’associazione di VIttime del Forteto – si sono nuovamente riuniti in uno splendido casale sito in Dicomano (Firenze) dove accolgono alcuni disabili che ancora vivono inspiegabilmente con loro”.
Sempre l’associazione Vittime del Forteto, assistita dall’avvocato Giovanni Marchese del foro di Firenze, evidenzia che appena ieri per la prima volta nella pluridecennale storia del Forteto una madre, colpita a suo tempo dalla comunità è stata sentita per la prima volta in un procedimento pubblico. “Flora Rusciano ha raccontato alla Commissione parlamentare d’inchiesta – riporta sempre la nota – il disastro provocato dal Forteto e ha chiesto aiuto per i suoi figli che, dopo averla falsamente accusata di abusi sessuali nei loro confronti, per i quali ha scontato circa sette anni di reclusione, ancora non la riconoscono come madre”. “Molti ex minori ancora si relazionano coi genitori funzionali a cui erano stati affidati dal maligno quadrilatero Fiesoli – Assistenti Sociali – Psicologi/Psichiatri – Tribunale per i Minorenni di Firenze” pro tempore “e non sono riusciti a ricomporre quantomeno un rapporto normale coi loro veri genitori, in continuità con la folle teoria del disconoscimento della famiglia di origine, professata da Fiesoli”. “Alcuni dei figli dei suddetti ex minori oggi chiamano nonni i sodali di Fiesoli senza dimenticare – conclude l’associazione – gli ex giovani portati al Forteto dal sacerdote don Benuzzi, direttamente dal liceo di Bologna dove insegnava religione, lui che al processo aveva raccontato, tra l’altro, di aver baciato in bocca Fiesoli descrivendo detto bacio di “una purezza incredibile””.