Mer 24 Apr 2024

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Via Spaventa, Movimento lotta Casa: “speriamo sia soluzione definitiva”

Dopo l’ ‘sgombero’ concordato dell’immobile occupato, il Movimento di lotta per la casa ricontruisce la vicenda e dice: “dopo questo giugno, compagne e compagni che hanno formato altri Comitati hanno preso il timone della gestione di via Spaventa, proponendo ai somali strategie che questi hanno preferito non seguire”

“Per capire Via Spaventa bisognerebbe andare fino al cuore della fortezza Europa, della costruzione delle emergenze, della politica becera, della indifferenza dilagante, del razzismo comune e istituzionale” comincia con queste parole il comunicato stampa del Movimento di lotta per la Casa di Firenze. Che parte dal 2004 “quando -­‐ a seguito del Regolamento di Dublino (2003) – per i somali l’arrivo a Firenze significò anzitutto rimanere in strada per giorni e giorni, nei pressi di Piazza Santa Maria Novella. Risalgono a quel periodo i primi incontri promossi dal Movimento di Lotta per la Casa assieme alle persone somale, con il Sindaco e il Presidente della Commissione Pace. E come allora per molti anni non sono state trovate risposte né risorse sufficienti”

Nel comunicato il Movimento ricorda le  e gli sgomberi di  Viale Guidoni, Via Gino Capponi, la ex scuola Bargellini, l’ ex scuola Caterina de’ Medici. Fino al il 6 settembre 2004  quando le Istituzioni spostano 70 somali al Banti e dopo un mese “le persone vengono portate a Santa Maria Novella e lasciate in strada. Solo nove ottengono l’accoglienza presso l’Albergo Popolare”.

“La situazione abitativa dei somali si è aggravata nel tempo -scrive il Movimento-  finendo per rientrare dopo oltre dieci anni in quella che è stata definita l’attuale nuova emergenza, legata ai flussi più recenti dei richiedenti asilo. Via Fosso Macinante, Via Pergolesi, Viale Guidoni, l’ex Magazzino del Meyer in Via Luca Giordano (il Kulanka: “assemblea”), Via Slataper : risposte di abitare autorganizzato che al vuoto istituzionale ha risposto prendendendosi gli edifici pubblici vuoti”

E poi, infine, Via Spaventa che nasce  “dall’incendio all’Osmannoro, dalla morte di Alì Muse, rintrato nell’edificio in mezzo alle fiamme per recuperare i documenti, senza i quali – Alì lo sapeva bene – non esisti.  Le successive trattative nascono, se e quando, solo perché gruppi di persone non accettano in silenzio la propria subalternità. E mettono le istituzioni di fronte alle loro aberrazioni”.

“Dopo questo giugno, compagne e compagni che hanno formato altri Comitati hanno preso il timone della gestione di via Spaventa, proponendo ai somali strategie che questi hanno preferito non seguire. Nel rispetto dei compagni il Movimento ieri non c’era. Nel rispetto delle decisioni e dell’autonomia degli occupanti, il Movimento ieri non c’era”. “Ciò che speriamo è che la trattattiva, oltre ad un silenzioso sgombero, sfoci in soluzioni di medio-­‐lungo periodo per tutti e non si escaurisca in temporanee accoglienze, legate per molti all’ “emergenza freddo” (anche il freddo è ancora un’ emergenza…)”.

 

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