Mar 23 Apr 2024

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Traffico mezzi militari, pm: “processo subito per quattro”

La procura fiorentina ha chiesto il giudizio immediato per quattro uomini originari di Mogadiscio residenti in italia. Gli uomini sono accusati di traffico di materiali di armamento verso la Somalia.

La procura di Firenze ha chiesto al gip Mario Profeta il giudizio immediato per quattro somali accusati di associazione a delinquere transnazionale finalizzata al traffico di materiali di armamento: nel caso concreto si tratta dell’esportazione, non autorizzata, in Somalia di ex mezzi militari regolarmente dismessi dalle Forze Armate italiane.

Nell’ottobre 2017 i quattro somali furono arrestati in carcere. Insieme ad altri furono coinvolti in un’inchiesta della Polstrada, con un totale di 15 indagati, coordinata dal pm Giuseppina Mione che ora ha notificato a tutti la conclusione delle indagini.

I quattro somali, tutti nati a Mogadiscio, vivono in Italia e sono Farah Salah, 38 anni, e Abderahman Mehdi, 37 anni, entrambi residenti a Montopoli Val d’Arno (Pisa); Issa Mohammed, 34 anni, residente a Pontedera (Pisa); Omar Ahmed, 37 anni, residente a Signa. Il primo è in carcere a Sollicciano, il secondo e il terzo a Pisa, il quarto a Trapani.

Secondo l’accusa, operando soprattutto in Toscana, Campania e Calabria, i quattro somali cercavano mezzi militari dismessi (camion da trasporto truppe e materiali tipo Iveco Acm o Fiat Tm) e non più usati dall’Esercito Italiano, ma non demilitarizzati cioè privati degli armamenti tipo ‘luci di guerra’, vernici antiriflesso, pneumatici antiproiettile, postazioni per fucilieri e mitraglieri, strumenti ad uso bellico.

Poi insieme alla loro ‘rete’ provvedevano a farli arrivare, o interi o tagliati a pezzi, in Somalia, Paese verso cui vige l’embargo totale di Onu e Ue. Alla Somalia è vietato fornire, vendere, trasferire armamenti, compresi veicoli a uso militare. Le spedizioni avvenivano per container dal porto di Anversa (Belgio), mentre i pagamenti erano fatti attraverso il sistema fiduciario arabo Hawala, che è illegale e non riconosciuto dalle normative. Il commercio dei veicoli militari veniva gestito in Somalia da persone sul posto, tali Haji e Zakeria.

Il denaro per gli acquisti partiva tutto dalla Somalia. Altro paese da cui sono passati i mezzi sono gli Emirati Arabi Uniti. Una volta in Somalia, i camion venivano riassemblati e quindi venduti a chi li aveva ordinati. Gli altri indagati sono italiani. Sono trasportatori, demolitori, spedizionieri che, sempre secondo l’accusa, costituivano la rete logistica necessaria per movimentare questi materiali e anche emettere fatture false per ‘pezzi di ricambio’ con cui eludere i controlli doganali.

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