Granchio blu: “finanziamenti statali anche ai pescatori di Follonica”

Lo auspica l’assessore all’ambiente del Comune di Follonica, e presidente del Flag, Mirjam Giorgieri.  “Questo granchio, la cui presenza dipende dalla mutata situazione climatica delle acque italiane, sta prendendo il sopravvento sulle specie autoctone  “

I finanziamenti destinati dal Governo per l’emergenza granchio blu devono arrivare anche ai pescatori del Golfo di Follonica, danneggiati dalla presenza di questa specie nelle loro acque. a chiederlo è il comune di Follonica tramite l’assessore all’ambiente e presidente del Flag, Mirjam Giorgieri

La presenza di tale specie, che può arrivare a pesare anche un chilo e riuscire a spezzare le reti dei pescatori, oltre a divorare tutto quello che trova e non avere qui nemici in natura, preoccupa anche il Flag (Fishery local action group) Golfo degli Etruschi, organismo che gestisce i Fondi Feamp 2014-2020 destinati al sostegno e allo sviluppo delle attività di pesca, acquacoltura, e del turismo sostenibile.

Questo granchio, sottolinea Giorgieri, “sta prendendo il sopravvento sulle specie autoctone  e la sua presenza dipende dalla mutata situazione climatica delle acque italiane che si stanno tropicalizzando sempre di più. Il danno è duplice visto che danneggia anche il lavoro dei pescatori locali. Come Flag siamo molto preoccupati per questa situazione. Ci auguriamo che i finanziamenti non siano riservati solo all’acquacoltura”.

Giorgeri osserva che “questi fondi dovrebbero essere messi a disposizione anche della piccola pesca, non solo per lo smaltimento ma anche per l’acquisto di nasse adatte. Come Flag contatteremo la Regione Toscana per trovare un sostegno”.

Per l’assessore al turismo del Comune di Scarlino, Silvia Travison, “la questione granchio blu ha raggiunto proporzioni così grandi da diventare un’emergenza vera e propria, non vogliamo che gli interventi economici siano convogliati solo sulle realtà più grandi. La piccola pesca è una realtà territoriale strategica per i Comuni di Scarlino e di Follonica e ci impegneremo affinché la piccola marineria presente al Porto di Scarlino abbia la tutela che le spetta”.

L’Alleanza delle Cooperative Pesca è intervenuta alla riunione con il ministro Lollobrigida ed il sottosegretario La Pietra, rinnovando l’apprezzamento per le prime misure messe in campo dal governo per contrastare il granchio blu e ribadendo la necessità e l’urgenza di tarare bene gli strumenti utili a fronteggiare l’emergenza in atto causata da questo famelico predatore; Giampaolo Buonfiglio, esponente dell’Alleanza, ha dichiarato che “gli indennizzi per chi ha sostenuto spese documentabili siano riconosciuti già da luglio. Serve poi concentrare ogni sforzo sull’immediato, autorizzando qualunque attrezzo sia in grado di portare via dall’acqua il più alto numero di granchi nel più breve tempo possibile”.

Tamponata questa prima fase occorrerà poi guardare al dopo: condividiamo l’auspicio del Ministro di pensare ad una filiera post-emergenza, prosegue Buonfiglio, “sia in campo alimentare che per altri impieghi (nutraceutica, cosmesi, mangimi). Occorrerà poi riflettere sul futuro di quelle realtà produttive che in queste settimane hanno visto distrutte le scorte per il futuro: pensiamo ai milioni di euro di seme di vongola, letteralmente divorati dal granchio blu. Danni che richiederanno ingenti risorse aggiuntive per assicurare un futuro a migliaia di cooperatrici e cooperatori”.

Il decreto legge approvato ieri in consiglio dei ministri dovrebbe approdare alle camere per la conversione in legge entro questa settimana.

“Il ministro ha impresso un ritmo serrato ai lavori, prevedendo la creazione di un tavolo di lavoro che tornerà a riunirsi dopo Ferragosto. All’opera gli uffici di vVa XX settembre anche per la messa a punto del decreto attuativo che dovrebbe andare in conferenza stato regioni già nella prima settimana di settembre” conclude l’Alleanza.

Mondo Convenienza, azienda firma verbale intesa per CCNL, ma SI Cobas prosegue sciopero

Mondo Convenienza, dopo una riunione con CGIL CISL e UIL,   si  è impegnata a far sì che le aziende appaltatrici applichino  il Contratto Collettivo Nazionale di settore. Si cobas: “fin quando non ci sarà un effettivo riconoscimento dei diritti dei lavoratori, lo sciopero proseguirà”

Con la vertenza delle lavoratrici e dei lavoratori degli appalti, in particolare del trasporto e montaggio all’interno dell’azienda Iris Mobili/Mondo Convenienza, conclusasi oggi, 8 agosto, l’azienda appaltatrice si impegna a chiedere l’applicazione del Contratto Nazionale sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil.

Da una nota Filcams-Cgil apprendiamo che “con la sottoscrizione del verbale di intesa, Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs unitamente alla direzione aziendale, hanno concordato un percorso che comporta nuove e migliori condizioni di lavoro per chi opera negli appalti”.

Mondo Convenienza, in particolare, si impegna a chiedere alle società esecutrici degli appalti il superamento immediato del Regolamento aziendale, l’applicazione del Contratto Collettivo Nazionale di settore sottoscritto da Cgil, Cisl e Uil e la definizione di un protocollo sugli appalti.

Gli interventi in atto, si legge, non dovranno determinare variazioni in diminuzione del numero degli addetti impiegati nei servizi.

Per il mese di settembre, conclude la nota, “è stato concordato un incontro tra le parti, per verificare lo stato degli impegni presi ma, soprattutto, proseguire il confronto sulle problematiche delle lavoratrici e dei lavoratori del Retail, auspicando un nuovo e più proficuo sistema di relazioni sindacali”.

Questa intesa, spiega Filcams-Cgil, “è un risultato importante, rivendichiamo l’aver contribuito in modo così determinante alla costruzione del percorso di contrattazione nazionale.
 Lo abbiamo fatto attraverso la nostra azione negoziale e di mobilitazione che abbiamo esercitato al tavolo di crisi in Regione Toscana prima e al presidio presso la prefettura di Firenze poi. Riteniamo che questo accordo possa risolvere al più presto tutti contenziosi a livello locale, attendiamo anche l’esito del lavoro dell’ispettorato a cui abbiamo fatto le segnalazioni”.

Tuttavia lo sciopero dei lavoratori di Mondo Convenienza di Campi Bisenzio (Firenze), indetto dai Si Cobas, “finirà solo al momento del riconoscimento dei diritti dei lavoratori”. Ad affermarlo è Luca Toscano, coordinatore Si Cobas Prato e Firenze, secondo cui ancora “facciamo i conti con un azienda che ad oggi rifiuta l’inserimento di un marcatempo, l’applicazione del contratto nazionale ed il rispetto delle leggi su sicurezza e indennità di trasferta”.

Il sindacato chiede la riconvocazione urgente del tavolo regionale, dopo che “l’ultimo tavolo di confronto è stato disertato sia da dalla Rl2 che da Mondo Convenienza”.

Per Toscano, inoltre, “l’azienda vuole svuotare il magazzino di Campi Bisenzio: sarebbe una delocalizzazione per non riconoscere diritti e portare avanti il sistema di sfruttamento. E’ un ricatto ai lavoratori, ma anche al territorio e alle istituzioni che stanno sostenendo le loro sacrosante richieste”.

Intervenuto a riguardo anche Shoaib Saleem, Rsa RL2-Mondo Convenienza, che specifica: “Non siamo usciti per rientrare alle stesse condizioni”. Certo che vogliamo tornare a lavoro, continua, ma ci vogliamo tornare da lavoratori e non da schiavi. Gli annunci e le promesse non bastano, l’azienda deve venire al tavolo in Regione e dare risposte concrete alle nostre richieste. L’assemblea dei lavoratori ha una posizione chiara: senza diritti non si torna indietro”.

NELL’AUDIO INTERVISTA A BERNARDO MARASCO, segretario camera lavoro metropolitana Firenze 

Sanità: odontoiatria pubblica toscana immediata per urgenze

L’odontoiatria pubblica toscana diventa una rete di 77 centri al fine di offrire risposte specifiche e appropriate per la presa in carico immediata delle urgenze e dei vulnerabili. Il progetto è stato promosso ed approvato per far fronte alla “carenza strutturale di offerta pubblica in odontoiatria rispetto al bisogno sanitario”

Con la delibera approvata durante l’ultima giunta, l’odontoiatria pubblica toscana diventa una rete per migliorare il coordinamento del servizio sul territorio e offrire standard omogenei: della rete fanno parte 77 centri odontoiatrici pubblici, in cui operano 150 odontoiatri.

Si tratta di una rete integrata tra territorio e ospedale per offrire risposte specifiche e appropriate per la presa in carico immediata delle urgenze e dei vulnerabili e per garantire un’attenzione particolare per l’odontoiatria infantile.

I 77 centri odontoiatrici saranno divisi in strutture di primo livello (58), secondo (14) e terzo (5): nei centri di primo livello, spiega una nota, si effettuerà l’assistenza base, con prestazioni di non elevata complessità con attrezzature e strumenti ordinari, in quelle di secondo livello saranno erogate prestazioni a chi presenta un rischio clinico e che dunque richiedono strumentazione e assistenza più complessa, mentre i centri di terzo livello opereranno in ambito ospedaliero e potranno offrire prestazioni a pazienti che presentano un forte rischio clinico.

L’accesso per la prima visita avviene tramite Cup, ma in caso di urgenza ci si potrà presentare anche senza prenotazione, oppure su richiesta di altre strutture del servizio sanitario regionale.La governance è affidata al comitato di rete.

Si tratta di una delle prime esperienze in Italia, ricordano il presidente Eugenio Giani e l’assessore Bezzini , “che colloca nuovamente la Toscana all’avanguardia sul fronte dell’odontoiatria pubblica. Quasi 10 anni fa, infatti, la Toscana è stata la prima Regione italiana ad inserire nei livelli essenziali di assistenza, ovvero i Lea, l’odontoiatria per tutti e non solo per chi ha importanti problemi di salute e a cui l’assistenza era già garantita da una legge nazionale. Con la costituzione della rete si prova adesso a migliorare ulteriormente il servizio, con l’obiettivo di rispondere ad una carenza strutturale di offerta pubblica in odontoiatria rispetto al bisogno sanitario”.

Anarchici: l’inchiesta di Genova ‘punta’ anche sulla Toscana

L’inchiesta  prende di mira il quindicinale Bezmotivny, indicato dal giudice come strumento di diffusione “dell’attività apologetica ed istigatoria” promossa dal circolo  ‘Gogliardo Fiaschi’ di Carrara. Sottoposta a perquisizione anche la tipografia Avenza Grafica a Massa

“L’anarchia è una pratica di vita, in pochi riescono davvero e con poca fatica ad abbracciarla completamente”, questa la frase di Luca Aloisi, uno degli anarchici indagati nell’inchiesta della Dda di Genova, che il giudice delle indagini preliminari, Riccardo Ghio, ha denunciato come indicativa del fatto che il pericolo di reiterazione “è elevatissimo”.

Per Aloisi, così come per Andrea Grazzini, Jessica Butoni, Veronica Zegarelli e Michele Fabiani,il giudice ha disposto l’obbligo di dimora; agli arresti domiciliari, invece, sono finiti Gino Vatteroni, Paolo Arosio, Gaia Taino e Luigi Palli.

Sotto la lente della legge c’è la rivista anarchica Bezmotivny (Senza motivo): in particolare  l’articolo firmato da tale “Cime tempestose”, che dopo un preambolo dedicato al Covid e alle chiusure imposte dalle norme, con “gli sbirri che sorvegliano le strade, che ti denunciano, ti multano, ti identificano… sempre e sempre più contatto con i picchiatori di Stato un po’ più nervosi del solito”, prosegue con un attacco a Mattarella.

Nell’ordinanza si legge: “È praticamente certo che l’attività apologetica ed istigatoria proseguirà sostenuta dal vincolo associativo che, in quasi tre anni di vita, si è consolidato ed è il motore della vita del periodico. Tutti sono assiduamente dediti alla formazione della rivista, ciascuno col proprio ruolo principale, che spesso si accompagna ad attività diverse”.In particolare, Vatteroni dirige ed organizza il lavoro degli altri, è il riferimento di ogni questione, “tiene i contatti con attivisti di ogni parte d’Italia, programma iniziative feder-attiviste di ogni tipo, cura la diffusione della rivista”; Arosio scrive numerosi articoli, tiene i contatti con le giovani leve, concorre alla distribuzione della rivista. Taino scrive anche lui articoli, traduce gli scritti di anarchici di altre nazioni, corregge quelli redatti dagli altri. Aloisi “è coinvolto anche nelle questioni logistiche, ad esempio nella ricerca di una macchinario che consenta al sodalizio di rendere autonoma la stampa del periodico, partecipa agli incontri promozionali del giornale, scrive anche articoli dal contenuto fortemente istigatorio”.

Palli, infine, è il tipografo che realizza materialmente “Bezmotivny” ma è anche l’autore di numerosi articoli, in cui promuove fortemente il compimento di azioni violente, partecipa alle varie iniziative di diffusione del periodico.

Gli anarchici arrestati dalla Dda di Genova non erano nuovi alla legge; già a inizio 2019, infatti, bloccarono  la requisitoria del pubblico ministero Sparagna durante l’udienza del processo Scripta Manent a Torino.

Inoltre Arosio, Grazzini, Fabiani, Palli e Butori hanno precedenti anche per reati della stessa indole di quelli per cui sono stati arrestati, e Grazzini, scrive il gip, “avrebbe tenuto le condotte contestate mentre era ai domiciliari per una precedente condanna”.

Durante l’udienza di Torino l’attivista Marta Bifani ha letto un comunicato in cui rivendicava “il nostro percorso rivoluzionario e proprio a questo percorso appartengono gli anarchici oggi sotto processo. Siamo tutti coinvolti ed i boia dello stato non possono definire e né comprendere le nostre idee e le nostre vite. Solidarietà ai prigionieri anarchici e rivoluzionari’.

L’attività degli anarchici arrestati tra Genova e Carrara  ruotava intorno al circolo culturale anarchico ‘Gogliardo Fiaschi’ di Carrara, un circolo che fa attività militante ed espone alle manifestazioni la propria bandiera, nera con scritte rosse di riconoscimento.

Nel dicembre scorso il ‘Gogliardo Fiaschi’ aveva manifestato solidarietà ad Alfredo Cospito, l’anarchico detenuto con il 41 bis per terrorismo, postando sulla propria pagina Fb la foto di un intervento dello stesso Cospito a Carrara risalente addirittura al 1990 durante l’occupazione che la formazione anarchica Germinal fece al teatro cittadino. Sopra la foto che mostra Cospito affacciato a un balcone, il circolo Fiaschi scrive “Alfredo Cospito all’occupazione del Germinal”.

Di Cospito, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, ci sarebbero interviste e scritti anche nella rivista anarchica Bezmotivny,, oltre ad altre pagine dedicate a rivendicazioni di alcuni attentati terroristici del passato.

La rivista è un quindicinale di recente pubblicazione, inaugurato a dicembre 2020 e pensato per dare voce ai militanti anarchici e porre temi di riflessione e di lotta politica antagonista. Il nome del periodico si richiama agli anarchici bezmotivny che, in Russia ai primi del ‘900, scelgono di colpire la borghesia per rompere la pacificazione sociale e radicalizzare l’attacco allo Stato senza apparente motivo valido.

Il circolo ‘Gogliardo Fiaschi’ è a Carrara in via Giuseppe Ulivi, una strada non distante dalla sede del Comune; una semplice stanza al piano terra, un po’ buia che si distingue per i manifesti appiccicati sulla porta a vetri con telaio in legno. L’accesso dà direttamente sul marciapiede.

Il circolo è da tempo attivo con eventi e incontri di tipo culturale o letterario, con temi che riguardano soprattutto lavoro, ambiente e antropologia.

Gogliardo Fiaschi (1930-2000), partecipò da ragazzino alla Resistenza contro i gruppi nazifascisti, prendendo parte da 13enne alle attività della formazione partigiana anarchica ‘Gino Lucetti’ che operava sulle Alpi Apuane. Trasferitosi in Spagna nel 1957, venne poi arrestato a seguito di un fallito attentato al generale Francisco Franco, scontando la pena prima in Spagna poi in Italia. Rilasciato nel 1974, tornò poi a Carrara, dove aprì il circolo culturale che ancora porta il suo nome

Fimer: dei 5 milioni del fondo Clementy neanche l’ombra

Non c’è stato nessun versamento, alla scadenza prevista della mezzanotte di domenica 6 agosto, dei 5 milioni di euro da parte del fondo inglese Clementy nelle casse della Fimer. Previsto per il prossimo 8 agosto un nuovo incontro fra i vertici del fondo e le organizzazioni sindacali

Non c’è stato nessun versamento, alla scadenza prevista della mezzanotte di domenica 6 agosto, dei 5 milioni di euro da parte del fondo inglese Clementy nelle casse della Fimer, l’azienda di Terranuova Bracciolini (Arezzo) che produce inverter per fotovoltaico.

Per domani, martedì 8 agosto, è previsto un nuovo incontro fra i vertici del fondo e le organizzazioni sindacali per sapere nel dettaglio anche la nuova modalità di finanziamento proposta da Clementy: il fondo, a quanto sembrerebbe, preferirebbe immettere liquidità per un importo maggiore e con modalità diverse, passando direttamente dai fornitori come garanti, e non dalle casse di Fimer.

Intanto si avvicina la data del 21 agosto, giorno in cui il tribunale di Milano ha fissato l’udienza per decidere sul piano di concordato preventivo: in tale sede il cda di Fimer dovrà fornire garanzie e numeri sull’entità dei finanziamenti del fondo scelto per la cessione.

Sulla vicenda è intervenuto oggi il coordinatore regionale e deputato di Fdi, Fabrizio Rossi, per precisare, rispetto a sollecitazioni sul Ministero delle Imprese e del Made in Italy guidato da Adolfo Urso, che “come già dichiarato dal sottosegretario Fausta Bergamotto lo scorso 14 luglio, il Mimit segue con grande attenzione la vicenda ma non può intervenire in presenza di un procedimento del tribunale. Tale intervento potrà essere messo in atto solo dopo che saranno rese note le decisioni del tribunale stesso. Il ministero delle Imprese e del Made in Italy continua a seguire da vicino la questione”.

Lucca: un grosso ramo cade e sfascia il tetto di un’abitazione

A Lucca un grosso ramo di Cedro è caduto ed ha sfasciato il tetto di un’abitazione e un’autovettura: “La caduta è da attribuirsi a una lesione prodotta dal vento nella scorsa notte o ad un evento meteorologico molto recente”

E’ di oggi la notizia dell’intervento dei vigili del fuoco per la rimozione di un grosso ramo di Cedro dell’Himalaya (Cedrus deodara) nel centro storico di Lucca, in via delle Rose. Cadendo, il ramo ha danneggiando un immobile e una vettura; non risultano persone coinvolte dal crollo.

In merito alla caduta di un grosso ramo , l’amministrazione comunale di Lucca fa presente che “la pianta era schedata, è stata sottoposta a un controllo nel giugno scorso e non presentava segnali di pericolosità imminente”.

La caduta del ramo, si spiega, “è da attribuirsi a una lesione prodotta dal vento nella scorsa notte o in un evento meteorologico molto recente”. L’albero, conclude la nota, è stato sottoposto a un immediato controllo dell’agronomo incaricato che ha verificato l’assenza di patologie nel punto della rottura e sta valutando le operazioni di messa in sicurezza dell’esemplare”.

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