Vasco Brondi “Una cosa spirituale”

Vasco Brondi presenta “Una cosa spirituale”, martedì 19 luglio per Estate Fiesolana. Al Teatro Romano di Fiesole alle 21.15. “Uno spettacolo terreno e ultraterreno, un’indagine nel doppio fondo di un mondo materialista”. 

“Una Cosa Spirituale” di Vasco Brondi è uno spettacolo terreno e ultraterreno, un’indagine nel doppio fondo di un mondo materialista. Un cortocircuito tra musiche sacre: candomblé e raga, madrigali e mantra, Bach e canti gregoriani. Ci condurranno le voci e le parole di scrittori, poeti e filosofi che hanno sovrapposto la ricerca artistica a quella mistica da Thoureau a Chandra Candiani, da Franco Battiato a Simone Weill, da Tagore, a Rumi a Santa Teresa, da Mariangela Gualtieri ai CCCP e altri e altre. In mezzo canzoni mie e non con protagonisti che si agitano cercando la pace. Sul palco ad accompagnare Vasco Brondi La banda dei sospiri: Andrea Faccioli alle chitarre, Daniela Savoldi al violoncello e Angelo Trabace al pianoforte e Niccolò Fornabaio alle percussioni.

INFO Martedì 19 Luglio 2022 orario di inizio 21:15 – Prezzi: Primo settore € 34,50 /Secondo settore € 26,45. Teatro Romano di Fiesole , Via Portigiani, 3 – Fiesole Sconti: – i bambini sotto i 4 anni di età entrano gratuitamente accompagnati da un adulto, in numero di un bambino/a per ogni adulto, ma non hanno diritto ad occupare un posto a sedere. – ridotto residenti Comune di Fiesole solo presso la biglietteria del Teatro presentando un documento d’identità che attesta la residenza

Cristina Donà al Teatro Romano di Fiesole

Domenica 5 settembre Cristina Donà al Teatro Romano di Fiesole (Firenze) nell’ambito del tour che anticipa l’uscita del nuovo album “deSidera”. Inizio concerto ore 21.15

Una delle cantautrici più stimate del panorama musicale italiano, punto di riferimento e figura ispiratrice per le nuove generazioni di musicisti, torna con un tour che anticipa l’uscita del nuovo disco “deSidera”, portando con sé la ricchezza dei suoi ventiquattro anni di carriera. La data fiorentina di domenica 5 settembre al Teatro Romano di Fiesole, è un concerto organizzato da A-live, nell’ambito dell’Estate Fiesolana 2021.

Lo spettacolo proporrà alcuni estratti da quest’ultimo, presentati in anteprima, e brani di repertorio in una rinnovata veste. Si alterneranno versioni minimali a echi di “elettronica preistorica” e sarà l’occasione per apprezzare, ancora una volta, la capacità evocativa della voce e delle parole di Cristina, mescolate agli arrangiamenti sorprendenti e curati da Saverio Lanza.
Ed è con Saverio, produttore e co-autore dei suoi ultimi album, che Cristina decide di salire su palco: un’ esibizione in duo per un disco scritto a quattro mani.

Inizio spettacolo ore 21,15 posti numerati 27,75/22 euro compresi diritti di prevendita. Per agevolare l’ingresso si consiglia l’acquisto dei biglietti in prevendita: online su www.ticketone.it e nei punti vendita dei circuiti Boxoffice Toscana www.boxofficetoscana.it/punti-vendita. Prevendite anche presso la biglietteria del Teatro Romano di Fiesole (via Portigiani, 1 – da lunedì a sabato orario 9/18.30 e la sera di spettacolo dalle 19,45). Info tel.0574 1554517 – www.a-live.eu.

Per accedere allo spettacolo occorre presentare all’ingresso il Green pass, oltre a un documento d’identità. In assenza delle certificazioni non sarà possibile accedere e non si potrà richiedere il rimborso del biglietto.

CRISTINA DONÀ – NOTA BIOGRAFICA BREVE
Inizia nei primi anni novanta il lungo e felice percorso artistico che fa di Cristina Donà una delle voci più originali della scena musicale italiana. Cristina ha contribuito a definire una nuova stagione del rock di matrice mediterranea, riuscendo a conquistarsi il plauso di grandi figure quali Robert Wyatt, David Byrne e Peter Walsh (già produttore di Scott Walker, di Peter Gabriel e dei Simple Minds).
Prima artista italiana a esibirsi al Meltdown Festival di Londra, Cristina Donà è sicuramente una delle poche artiste italiane capaci di “rivaleggiare” con le grandi colleghe che all’estero, proprio come lei, hanno reinventato il modello di interprete e autrice nell’ambito della musica rock. Sempre in grado di rinnovarsi, Cristina Donà è divenuta prima punto di riferimento, poi figura ispiratrice per le nuove generazioni di musicisti italiani.

Il Conformista di Bertolucci al Teatro Romano di Fiesole

Il capolavoro di Bernardo Bertolucci a cinquant’anni dalla sua uscita nelle sale per una serata speciale dedicata al “Premio Fiesole Maestri del Cinema”. Lunedì 3 agosto, 21.30 ingresso libero

Lunedì 3 Agosto (ore 21.30, ingresso libero) al Teatro Romano di Fiesole, una serata speciale dedicata al Premio Fiesole Maestri del Cinema (che quest’anno non si è tenuto a causa del coronavirus), con la proiezione del film IL CONFORMISTA, il capolavoro di Bernardo Bertolucci proposto a cinquant’anni dalla sua uscita nelle sale. Il film è un omaggio a tre grandi maestri che hanno ricevuto il Premio Fiesole negli ultimi anni: lo stesso Bertolucci (nel 2003), Stefania Sandrelli (2016) e Vittorio Storaro (2017).

Parigi, 15 ottobre 1938. Marcello Clerici esce da un hotel, sale su un’auto e inizia l’inseguimento di due persone: un professore antifascista, Luca Quadri, e sua moglie Anna. Durante il viaggio Marcello rivive attraverso la memoria alcuni momenti della propria vita. Tredicenne, egli ha ucciso un autista, Lino, che cercava di sedurlo. Più avanti negli anni, Marcello si sposa e ciò che vuole è una vita normale e integrata. Decide però che per riconquistare l’equilibrio perduto deve compiere un omicidio commissionatogli dal regime fascista e accetta di preparare l’assassinio di un esule, che era stato suo professore universitario. In viaggio di nozze a Parigi con Giulia, avvicina Quadri e la moglie Anna, e ne conquista la fiducia, mentre tra le due donne sembra avviarsi una relazione ambigua. L’inseguimento di Quadri e di Anna si conclude sulle Alpi, dove l’assassinio viene eseguito da quattro sicari. Quando il regime cade, il 25 luglio 1943, Marcello è costretto a staccarsi dagli amici fascisti. Aggirandosi nella Roma caotica e finalmente libera, incontra casualmente l’autista che credeva di avere ucciso e lo accusa di essere responsabile dell’omicidio del professor Quadri e della moglie.

Lunedì 3 Agosto ore 21.30, ingresso gratuito, Teatro Romano di Fiesole

Paolini porta ‘Il calzolaio di Ulisse’ al Teatro Romano di Fiesole

Nell’ambito della 72ma Estate Fiesolana, martedì 30 luglio alle ore 21.15 il Teatro Puccini porterà in scena al Teatro Romano di Fiesole: “Nel tempo degli dèi – Il calzolaio di Ulisse” con Marco Paolini. Lo spettacolo fa parte anche della stagione teatrale 2019/2020 del Teatro Puccini (in programma il 31 gennaio e 1° febbraio 2020).

“Gli dèi quando giocano, giocano pesante. Se sbagliano hanno sempre il tempo di mettere
le cose a posto. Per gli dèi il tempo non conta: non invecchiano, non seccano, hanno
sempre tempo per fare e rifare le cose. Forse per questo non possono capire che ciò che
accade a noi umani muta le cose, a volte per sempre. A nessuno di noi gli dèi possono
restituire i dieci anni passati sulla spianata davanti a Troia, lontano da casa, e la rovina
che quei dieci anni generarono, per qualcuno, non è ancora finita.”
(Cit. Il calzolaio di Ulisse)

Marco Paolini

I 20 ANNI DI
Nel tempo degli dèi
Il calzolaio di Ulisse

di Marco Paolini e Francesco Niccolini
regia Gabriele Vacis

e con
Saba Anglana, Elisabetta Bosio, Vittorio Cerroni,
Lorenzo Monguzzi, Elia Tapognani

musiche originali di Lorenzo Monguzzi
con il contributo di Saba Anglana e Fabio Barovero
scenofonia, luminismi, stile Roberto Tarasco
aiuto regia Silvia Busato
luci Michele Mescalchin, fonica Piero Chinello
assistenza tecnica Pierpaolo Pilla, direzione tecnica Marco Busetto
prodotto da Michela Signori

produzione
Jolefilm
Piccolo Teatro di Milano – Teatro d’Europa
con la collaborazione di Estate Teatrale Veronese e Teatro Stabile Bolzano

Marco Paolini, autore e attore, racconta lo spettacolo Nel tempo degli dèi – Il calzolaio di Ulisse. “Era nata come Odissea tascabile – spiega Paolini -, è cresciuta nel tempo, nei suoni e nello spazio: è diventata olimpica e quasi alpina.”  “Perché Ulisse  più lo conosci e più ti porta lontano: e la distanza (celeste e marina) è la condizione essenziale per comprenderlo e cantarlo. Perché di questo si tratta: un canto. Forse il canto. Antico di tremila anni, passato di bocca in bocca, e di anima in anima: il soul per eccellenza. Perché questa è la storia dell’Occidente, e tutto contiene: dal primo istante, quando nulla esisteva, e un giorno cominciò a esistere, a partire proprio da quelle misteriose, ambigue capricciosissime entità che questa storia muovono: gli dèi. Ex guerriero ed eroe, ex aedo, Ulisse – racconta Paolini – si è ridotto a calzolaio viandante, che da dieci anni cammina verso non si sa dove con un remo in spalla, secondo la profezia che il fantasma di Tiresia, l’indovino cieco, gli fa nel suo viaggio nell’al di là, narrato del X canto dell’Odissea. Questo Ulisse – Continua l’attore – pellegrino e invecchiato non ama svelare la propria identità e tesse parole simili al vero. Si nasconde, racconta balle, si inventa storie alle quali non solo finisce col credere, ma che diventano realtà e addirittura mito. È partito all’alba che segue la gara dell’arco e la strage dei pretendenti: ha avuto solo il tempo di un lungo pianto liberatorio con il figlio Telemaco e una notte d’amore con Penelope, e subito riparte. Perché un destino già scritto e la volontà degli dèi gli hanno imposto di massacrare i 108 giovani principi achei, che gli hanno invaso la casa, insidiato la moglie, e le 12 ancelle che agli invasori si sono concesse.”

“Potrebbe dichiararsi innocente perché così gli hanno dettato gli dèi, che considerano quel
sangue un rito sacrificale, ma Ulisse non ci sta. Impossibilitato a sottrarsi a quel destino di
morte e violenza, e dopo essersi macchiato di quel sangue, ecco il colpo di scena: invece
di godersi la vittoria con l’annessa protezione divina (Atena e Zeus sono al suo fianco a
benedirlo prima, durante e dopo la strage), si autoinfligge la più dura delle punizioni e
denuncia come crimine quello che gli dèi dell’Olimpo considerano un’ecatombe, cioè il più
grande sacrificio che un essere umano possa loro offrire.”

“Così, dopo venti anni di assenza e disavventure, Ulisse si obbliga a un nuovo esilio.
Rinuncia al governo, abbandona la moglie e il regno, riparte con Telemaco al suo fianco,
che lo segue senza mai aprire bocca. Ma soprattutto Ulisse abbandona gli dèi che lo
vorrebbero trionfante e immortale: si rivolta contro i loro capricci, la loro ambigua volontà e non ha paura di pagare il prezzo della propria scelta.
Questo e molto altro, sotto le mentite spoglie di un calzolaio – anzi, del calzolaio di Ulisse,
uno straniero dai sandali sdruciti, indurito dagli anni, dall’età, dai viaggi e dai naufragi –
racconta il protagonista a un giovanissimo capraio incontrato apparentemente per caso. Parlano lungo un sentiero in ripida ascesa, dove una fila infinita di uomini formica
faticosamente arranca, trasportando – è proprio il caso di dirlo – ogni ben di Dio: perché
quello è il sentiero che conduce fino allo Chalet Olimpo, dimora divina dove sono in corso i
preparativi per una grande e misteriosa festa. Ma tutto questo, il calzolaio con il remo in
spalla, lo deve ancora scoprire.”

“Con quanti, ma soprattutto con quali dèi ha a che fare un uomo oggi? Non penso
ovviamente alle solide convinzioni di un credente, ma al ragionevole dubbio di chi guardando al tempo in cui vive, pensa con stupore e disincanto alle possibilità di
accelerazione proposte alla razza umana. Possibilità di lunga vita, possibilità di
potenziamento mentale e fisico, possibilità di resistenza alle malattie, eccetera… Restare
umani sembra uno slogan troppo semplice e riduttivo, troppo nostalgico e rassicurante
quando diventare semi-dèi appare un traguardo possibile, almeno per la parte benestante
del pianeta.
Ulisse per me – conclude Marco Paolini – è qualcuno che di dèi se ne intende e davanti alle sirene dell’immortalità sa trovare le ragioni per resistere.”

Con Marco Paolini, nel ruolo di autore di Nel tempo degli dèi – Il calzolaio di Ulisse, c’è Francesco Niccolini che ci spiega che “Per anni lui (Ulisse), per me, è stato l’uomo che pensa a testa bassa e poi trova le parole giuste: l’uomo del cavallo di Troia e della gara con l’arco, quello delle Sirene, Polifemo, Scilla, Cariddi. Poi, all’improvviso, è diventato l’uomo triste che piange sullo scoglio più isolato di isole da sogno, dove donne innamorate di lui gli hanno promesso l’mmortalità e molto altro, pur di trattenerlo: ma la nostalgia di casa, la nostalgia della moglie e del figlio erano sempre più forti di ogni tentazione. Strano atteggiamento per un uomo che il mito ci ha consegnato come il simbolo di chi vuole superare ogni confine senza paura.”

“Poi un giorno – continua l’autore – è diventato qualcos’altro ancora: è accaduto quando io, Marco e Silvia Busato abbiamo letto ad alta voce la strage dei pretendenti e delle ancelle puttane. Lì è cambiato tutto e abbiamo dovuto ricominciare da zero: ci eravamo incagliati su un problema enorme. Come si fa a sposare il punto di vista di un assassino di quelle proporzioni?Inaspettatamente ci siamo trovati di fronte a un reduce di guerra che perde il controllo di sé e fa una strage, peggio del peggior marine psicopatico di ritorno dal Vietnam, dall’Afganistan o dal’Iraq. Perché di questo si tratta: un reduce che, in tempo di pace, applica le regole più feroci del campo di battaglia. La sua vendetta è smisurata. Non c’è dubbio che i principi achei siano sfrontati, arroganti, dei parassiti che assediano Penelope, minacciano Telemaco e divorano le ricchezze del palazzo, ma – si domanda Niccolini – bastano questi crimini per fare a pezzi centoventi giovani uomini e donne?
Il giorno che ci siamo posti questo problema, e abbiamo cominciato a cercare la risposta,
quel giorno lo spettacolo ha cominciato a esistere. Ma il nostro Ulisse ha smesso di
assomigliare a qualunque antico e luminoso eroe: sporco di interiora e sangue, infangato,
maleodorante, invecchiato, rugoso e sdrucito, in esilio per altri dieci anni in compagnia
solo di un vecchio e inutile remo, abbiamo scoperto non l’ex guerriero, l’ex eroe, di sicuro il
reduce del campo di battaglia ma soprattutto un uomo, che – per l’ennesima volta da solo
e contro gli dèi capricciosi e ostili anche quando sembra che stiano al tuo fianco – cerca di
placare dèmoni vecchie nuovi, che lo hanno accompagnato lungo trent’anni di guerre,
naufragi e inattesi incontri. E tutto questo, con una sola spiegazione possibile, che ci viene
dal personaggio che più amo in tutto il poema (e che solo apparentemente è rimasto fuori dal nostro spettacolo), Alcinoo, il re mago, che tutta questa fatica e il dolore riesce a
spiegare con le parole più semplice e belle: «perché i posteri avessero il canto»” conclude Francesco Niccolini.

Gabriele Vacis, regista dello spettacolo che andrà in scena al teatro romano di Fiesole spiega come “Le nozze di Cadmo e Armonia, il libro di Roberto Calasso, porta in epigrafe una frase di Sallustio: queste storie non avvennero mai, ma sono sempre. Quel bellissimo libro di Calasso  raccontava il rapporto tra gli dèi e gli uomini. Gli dèi, nella Grecia classica, erano personaggi della vita quotidiana. Con tutti i pregi e i difetti degli umani. Non è facile, per noi moderni, comprendere questa consuetudine con le divinità.”

“Quando lavoro con Marco Paolini – racconta il regista -, ci capita spesso di chiedere aiuto ad uno dei più grandi scrittori italiani del novecento: Luigi Meneghello. E lui ci aiuta sempre. In Libera nos a Malo  scrive: Qui in paese quando ero bambino c’era un Dio che abitava in chiesa… Il Dio di Meneghello oltre ad abitare in chiesa, faceva i temporali ed era un personaggio del paese anche lui. Ecco: dev’essere qualcosa del genere – prosegue l’autore – che avevano in mente i greci di due o tremila anni fa. Le stesse storie che non avvennero mai ma che sono sempre che avevano in testa i nostri genitori e i nostri nonni.
E noi? Adesso? Oggi dove sono gli dèi? Dov’è Dio? La risposta esatta che si doveva dare
al catechismo non contraddice quello che voglio dirvi: dov’è Dio? In cielo, in terra e in ogni
luogo.”

Gabriele Vacis ricorda che “quando Paolini ha cominciato a parlarmi di questo spettacolo mi ha chiesto di leggere Homo deus di Yuval Noah Harari. Lì si trova una risposta che non contraddice quella del catechismo: adesso gli dèi siamo noi. Siamo noi occidentali ricchi che facciamo i temporali e abitiamo in chiese preziosissime: New York, Parigi, ma anche Dubai o Seul… Siamo noi che, discrezionalmente, senza bisogno di motivi razionali, decidiamo dove devono stare gli umani e come devono starci. Il libro di Calasso è importante perché
racconta l’ultima volta in cui gli umani e gli dèi si sono seduti, insieme, allo stesso
banchetto. Poi sono cominciati i muri. Da una parte gli dèi, dall’altra gli uomini. E in mezzo
c’è Ulisse, un uomo che ha un rapporto privilegiato con gli dèi grazie alla sua intelligenza,
alla sua arguzia. L’Ulisse che vorremmo raccontare è quello che ha già vissuto tutte le sue
peripezie, è un vecchio di oggi: ancora molto in gamba, consapevole ma senza futili
illusioni. È un saggio confuso e disorientato che ha bisogno di continuare a comprendere,
nonostante tutto. È un Ulisse che, finalmente, prova ad ascoltare sua moglie, suo figlio,
che prova a comprendere persino gli dèi capricciosi che si sono giocati il suo destino. Per
questo, in scena, Marco non sarà solo. Sartre – conclude Gabriele Vacis, regista dello spettacolo – diceva che l’inferno sono gli altri. Questo anziano Ulisse ha bisogno di comprendere quell’inferno che sono gli altri.”

BIGLIETTI
I settore € 27,00
II settore € 22,00
(diritti di prevendita esclusi)

PREVENDITE
BIGLIETTERIA DEL TEATRO ROMANO DI FIESOLE
Via Portigiani 1 Fiesole (tel. 055.5961293) aperta dalle ore 9.00 alle ore 18.30. Solo qui
sarà possibile acquistare i biglietti ridotti riservati ai residenti del Comune di Fiesole
presentando un documento di identità.

BOX OFFICE sede centrale di Firenze in Via delle Vecchie Carceri 1 (complesso Ex-
Murate) aperto dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle ore 19.00 e sabato dalle ore 10.00
alle ore 14.00.

VENDITA TELEFONICA con carta di credito: 055-21.08.04 dalle ore 10.30 – 18.00

CIRCUITO REGIONALE BOXOFFICE TOSCANA
(consulta la lista su www.boxofficetoscana.it /punti-vendita/)

TICKETONE vendita online su www.ticketone.it

APERTURA STRAORDINARIA DEL MUSEO CIVICO ARCHEOLOGICO DI FIESOLE
Tutte le sere di spettacolo i possessori del biglietto per l’evento previsto nella serata
potranno visitare dalle 20,00 alle 21,30 gratuitamente il Museo Civico Archeologico di
Fiesole che conserva materiali delle culture Villanoviane, Etrusche, Romane e
Longobarde.

QUALCHE INFORMAZIONE IN PIU’
I bambini sotto i 4 anni di età entrano gratuitamente accompagnati da un adulto, in numero
di un bambino/a per ogni adulto, ma non hanno diritto ad occupare un posto a sedere.
Il ridotto residenti nel Comune di Fiesole è acquistabile solo presso la biglietteria del
Teatro presentando un documento d’identità che attesta la residenza.

COME ARRIVARE AL TEATRO ROMANO di Fiesole
Per raggiungere il Teatro Romano di Fiesole è attiva la linea 7 di ATAF. Per gli spettacoli
che termineranno tra le 23 e le 23.30 in collaborazione con DORIN, sarà attivo un servizio
d’autobus che partirà da Piazza Mino a Fiesole circa 10 minuti dopo il termine dello
spettacolo ed arriverà a Piazza Stazione SMN.

Ginevra Di Marco e Cristina Donà in concerto

Mercoledì 3 luglio 2019, ore 21.30 al Teatro Romano di Fiesole: Ginevra Di Marco e Cristina Donà in concerto. I brani inediti scritti per l’occasione si uniranno ad alcune canzoni dei rispettivi repertori, riarrangiate e ricantate, ritrovando queste due splendide voci “così vicine”.

Artiste dalla carriera ventennale, ognuna con il proprio percorso musicale e personale, decidono di condividere questo progetto insieme in virtù di un sentire comune che le porta a percorrere un tratto di strada una a fianco all’altra. “Siamo partite con l’idea di fare qualche concerto convinte che condividere il palco sarebbe stato abbastanza, ma quei concerti sono stati magici, più belli di quanto potessimo immaginare. Da lì la spinta ad andare oltre con un tour dal vivo e un disco.”  Nella condivisione del palco i reciproci sguardi svelano l’intesa e gli abbracci sanciscono l’amicizia. La naturalezza, la forza della loro empatia e la potenza espressiva non possono non coinvolgere il pubblico che diventa parte di un sentire comune, che si emoziona, sorride, riflette e applaude. Con loro sul palco Francesco Magnelli (piano e magnellophoni), Andrea Salvadori (chitarra, loop, tzouras), Luca Ragazzo (batteria), con l’aggiunta del produttore e co-autore degli ultimi dischi di Cristina Dona’, Saverio Lanza (chitarra).

 

Simona Severini in apertura

La sua musica è un crossover originale che mescola jazz ed echi di Musica rinascimentale trasportandoli in una dimensione intima e cantautorale. Simona Severini passa da canzoni di sua composizione alla rivisitazione di brani scelti fra le arie di Monteverdi ed Henry Purcell mantenendo una forte matrice folk e un approccio sempre molto personale nel sentire la musica. Cantante e cantautrice dalla formazione poliedrica la sua carriera si è inizialmente sviluppata nell’ambito della musica jazz contemporanea. Il suo disco d’esordio è La Belle Vie (2011), una raccolta di brani dedicati e ispirati alla musica di Gabriel Fauré. Recente e prestigiosa la sua collaborazione con il celebre pianista e compositore italiano Enrico Pieranunzi.

Posto Numerato 20 € – ridotto prevendita 15 € + d.p.

Info:  055 240397 –  Prevendite online www.eventimusicpool.it

Estate Fiesolana: Ascanio Celestini interpreta “Radio Clandestina”

Domenica 23 giugno, alle ore 21:15, al Teatro Romano di Fiesole, Ascanio Celestini porterà in scena lo spettacolo “(I vent’anni di) Radio Clandestina”, tratto dal testo di Alessandro Portelli “L’Ordine è già stato eseguito”.

A Fiesole torna “Estate Fiesolana”, il festival che propone concerti e spettacoli all’interno della cornice del teatro Romano di Fiesole. Domenica 23 giugno sarà l’attore e scrittore romano Ascanio Celestini a salire sul palcoscenico con “(I vent’anni di) Radio Clandestina”, uno spettacolo, di cui è interprete e regista, che parte dal testo “L’Ordine è già stato eseguito” di Alessandro Portelli, vincitore del Premio Viareggio, dove viene narrata una storia di poche ore che viene inserita nella storia dei 9 mesi di occupazione nazista a Roma, e poi in quella dei 5 anni della guerra, dei 20 anni del fascismo. La storia comincia alla fine dell’ottocento, quando Roma diventa capitale e continua negli anni in cui si costruiscono le borgate, prosegue con la guerra in Africa e in Spagna, con le leggi razziste del ’38, con la seconda guerra, fino al bombardamento di San Lorenzo, fino all’8 settembre.

Come si legge dalle note di regia: “L’eccidio delle Fosse Ardeatine è conosciuto da tutti, e in particolare per i romani ha segnato il momento più tragico dell’occupazione nazista. In questi mesi mi è spesso capitato di parlare del progetto al quale stavo lavorando e dopo un attimo vedere la cassiera del bar o il tecnico del teatro che mi si avvicinava dicendomi ‘io sono il figlio del ragazzino che giocava a pallone a via Rasella il giorno dell’azione partigiana’ o ‘io mi chiamo Carla perché mio nonno si chiamava Carlo ed è morto alle Ardeatine’ … All’inizio mi sembravano casualità, ma poi riflettendoci non è difficile capire che 335 morti alle Ardeatine hanno alle spalle centinaia di famiglie, migliaia di persone.

Eppure la storia di questo eccidio è conosciuta sempre al contrario. Quasi tutti sanno che i nazisti subito dopo l’attentato partigiano di via Rasella mandarono in giro per Roma centinaia di comunicati, sui manifesti, sui giornali e alla radio. Ma visto che i partigiani non si presentavano, risposero al loro silenzio uccidendo 10 italiani per ogni tedesco morto. È una storia che sanno tutti anche se è una grande menzogna e questo per ammissione degli stessi tedeschi. Nel processo del novembre ’46 al giudice che chiedeva: ma voi avreste potuto dire ‘se la popolazione romana non consegnerà entro un dato termine il responsabile
dell’attentato io fucilerò 10 romani per ogni tedesco ucciso?’, Kesserling rispondeva: ‘ora in tempi più tranquilli dopo tre anni passati devo dire che la idea sarebbe stata molto buona’.
– Giudice: ‘ma non lo faceste’.
– Kesserling: ‘no, non lo feci’.
E poi i nazisti come avrebbero potuto cercare i responsabili della bomba in via Rasella se tra l’esplosione di quella bomba e l’eccidio delle fosse Ardeatine non passarono alcuni giorni, ma soltanto poche ore.

A Roma non esiste un’immagine chiara di ciò che fu il movimento partigiano. I partigiani ce li immaginiamo mentre camminano in montagna e cantano Bella Ciao, ma a Roma erano i tedeschi e i fascisti gli unici che avevano il permesso di muoversi in gruppo e cantare. I partigiani romani si muovevano soli o in gruppi di due e Carla Capponi (che partecipò anche all’azione di via Rasella) dirà che fu un’emozione quando sentì una persona che la chiamava per nome ad alta voce.

Il racconto della lotta partigiana e dell’occupazione nazista a Roma viene spesso raccontata in maniera confusa, ma soprattutto l’eccidio delle Ardeatine e l’azione di via Rasella che lo precedette sono ormai parte di un mito negativo, di una storia che viene raccontata al contrario.

Io ho provato, partendo dai materiali pubblicati nel libro di Alessandro Portelli ‘L’ordine è già stato eseguito’ a dare voce a quella parte orale della storia che ancora racconta quei giorni in maniera viva, diretta e non rovesciata. Il primo studio per un più ampio progetto sulla memoria orale dell’eccidio alle fosse Ardeatine è stato presentato dal 31 ottobre al 3 novembre 2000 nella cella n.11 dell’ex-carcere nazista di Roma a via Tasso (oggi Museo della Liberazione) per la manifestazione Luoghi della Memoria organizzata da Comune di Roma e Teatro di Roma. ‘Sono passati vent’anni e i miei racconti stanno ancora in quella stanza. Nei pochi metri quadrati che occupano le scenografie di tutti gli spettacoli che ho portato in scena dopo’”

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