Conte torna Università Firenze, organizzato presidio contro

Presidio contro il rientro all’Università del ex-premier Conte. La mobilitazione è stata annunciata dal collettivo di Scienze Politiche a cui ha aderito anche il collettivo Priorità alla Scuola

Il Collettivo politico di Scienze politiche di Firenze ha annunciato per domani alle 15.30 un presidio fuori dal rettorato in occasione del ritorno a Firenze di Giuseppe Conte, docente dell’Ateneo fiorentino che prima avrà un incontro col rettore e poi terra una lezione trasmessa online.

“Non vogliamo Conte all’università, vogliamo l’università aperta” si legge in un comunicato diffuso dal Collettivo. “Dopo aver lasciato l’istruzione fanalino di coda delle priorità del precedente governo (e non solo), dopo aver lasciato gli studenti lontani dalle facoltà per mesi, dopo la criminale gestione della pandemia che ha messo in ginocchio studenti e lavoratori, Conte – si legge ancora – viene accolto a braccia aperte dal rettore Dei e dalla professoressa Lucarelli”, presidente della Scuola di Giurisprudenza che, secondo quanto riferito nella nota, avrebbe detto: “Gli studenti lo aspettano a braccia aperte”. “Pensiamo – afferma il Collettivo – che invece di prodigarsi tanto nell’elogio di chi ha contribuito a distruggere il nostro sistema formativo rettore e compagnia dovrebbero programmare un rientro in sicurezza per tutti, non tenendoci ancora nel ricatto della scelta fra diritto allo studio e diritto alla salute”.

Al presidio di domani, organizzato dal Collettivo di Scienze politiche di Firenze per l’arrivo di Giuseppe Conte, ha aderito anche Priorità alla Scuola, il comitato di insegnanti, studenti e docenti che si battono dallo scorso anno per garantire la scuola in presenza. “Abbiamo deciso di aderire alla mobilitazione degli studenti – dice Costanza Margiotta, portavoce di Priorità alla Scuola – per sottolineare come il Governo precedente abbia messo all’ultimo posto l’istruzione sia quella scolastica che universitaria. Quindi saremo lì per chiedere che il nuovo Governo su questo tema inverta la rotta”.

Priorità alla Scuola scrive al ministro Bianchi: “Tenete aperte le scuole”

“Classi meno numerose e stabilizzazione del precariato”. All’indomani dell’insediamento del nuovo Ministro dell’Istruzione, il movimento Priorità alla Scuola scrive al ministro Bianchi per garantire l’apertura delle scuole. Un estratto dal messaggio condiviso su facebook.

Chiarissimo Ministro Patrizio Bianchi,
abbiamo già avuto occasione di interloquire nella tarda primavera scorsa, a proposito
delle linee guida che la “task force” da lei diretta aveva prodotto perché fossero
adottate dall’allora Ministra Azzolina in vista della riapertura delle scuole. Ora Priorità
alla scuola, un movimento nazionale composto da genitori, docenti, student* e
personale ATA; si rivolge a Lei nella sua veste di Ministro per sollevare tre questioni.
In primo luogo, dopo un anno di pandemia, con un piano vaccinale che stenta a
entrare a pieno regime, sentiamo parlare di ipotesi di nuova chiusura delle scuole,
cosa che peraltro già sta avvenendo a macchia di leopardo nel Paese,
indipendentemente dal colore in cui si trova la regione e dalle sentenze dei TAR
regionali. È opportuno invece anticipare la vaccinazione dei docenti e del personale
scolastico.

Da Lei ci aspettiamo la difesa dell’apertura delle scuole, che siano le ultime a
chiudere, solo in caso di lockdown totale e che pensi a riportare le scuole superiori al
100% in presenza prima che questo anno scolastico termini, anche perché bambini-e
e ragazze-i hanno già subito fin troppi danni psicofisici nell’ultimo anno.
Secondo punto: il sistema di valutazione del sistema di istruzione. Questi due anni
scolastici a dir poco travagliati dovrebbero essere presi come l’occasione per
eliminare il sistema INVALSI.

Terzo e più importante motivo per cui ci rivolgiamo a Lei riguarda la scuola pubblica
e il diritto all’istruzione nel loro complesso, al fine di ricollocarli tra le priorità del
Paese, che segna il più elevato tasso di dispersione scolastica in UE. Immaginando
che il Rapporto del Comitato da lei diretto, presentato in Parlamento lo scorso 13
luglio, sia la base della politica scolastica del governo appena insediato, le
evidenziamo da subito i punti per noi critici che esso contiene.
Il primo riguarda quella “scuola dei patti di comunità” che, nei fatti, si configura come
una totale delega, da parte dello Stato, della gestione e della regolazione
dell’istruzione pubblica. Questione spinosa e preoccupante, tanto più che la
pandemia ci ha fatto misurare i risultati di una politica analoga in un altro settore,
quello della Sanità pubblica, per la quale lo Stato ha progressivamente ma
sostanzialmente rinunciato a esercitare i poteri di cui dispone.
In secondo luogo, uno dei problemi che ha accompagnato molti dei processi che
hanno agito sulla scuola pubblica nei primi vent’anni di questo secolo è stato quello
di una sua progressiva trasformazione in senso aziendalistico-gestionale.

Noi crediamo che la scuola del futuro non debba essere pensata in termini aziendalistici,
bensì definita e regolata dalla sua natura, disegnata dalla nostra Costituzione: la
scuola è una istituzione pubblica che deve istruire e il cui compito non è
prioritariamente quello di preparare i giovani a rispondere alle richieste del mondo
del lavoro, dell’economia e della finanza.
In terzo luogo noi crediamo che la scuola si cominci a riformare chiudendo l’epoca
delle cosiddette “classi pollaio” mettendo un tetto massimo di 20 alunni per classe,
innescando così un circolo virtuoso che incrementerebbe la qualità della didattica, la
sicurezza degli ambienti di lavoro e di studio, ridurrebbe l’abbandono scolastico e
dove troverebbero spazio di vera inclusione tutte le diversità. L’esistenza delle classi
pollaio è, peraltro, tra i motivi per cui l’Italia ha fatto registrare il record europeo di
chiusura delle scuole per pandemia.

Classi meno numerose, accompagnate da un piano di assunzioni e stabilizzazione del
precariato, sono il primo strumento di riforma: ciò che garantirà una scuola in
presenza, in sicurezza e in continuità; ciò che permetterà di mettere le tecnologie al
servizio della didattica e non viceversa.
Priorità alla Scuola in questi mesi, come lei ben sa, ha protestato e manifestato, ma
ha anche studiato ogni singolo documento che veniva proposto sulla scuola. Abbiamo
a nostra volta prodotto un documento nel quale chiediamo, dettagliandoli e
motivandoli, come investire i soldi che stanno per arrivare dall’UE (Next Generation
EU) per permettere alla scuola di riaprire in sicurezza e anche in condizioni didattiche
degne.
Chiediamo spazi adeguati, adeguata dotazione di docenti e lavorator*, tutt*
sottratti alla precarietà; una professione di insegnante ristabilita nella sua dignità
sociale, commisurata alla sua importanza, e pertanto gestita e retribuita come si
deve; un’edilizia scolastica moderna, sostenibile, sicura; presìdi sanitari in ogni
scuola. Tutto questo, nel Piano di Ripresa, non lo abbiamo trovato.
Su questo, Ministro, chiediamo ascolto: a Lei, alle commissioni parlamentari, e a tutt*
quell* che hanno a cuore il futuro del nostro Paese, affinché il Recovery Plan sia
riscritto nella parte dedicata all’Istruzione e ricerca.

Basta classi pollaio: mobilitazione nazionale per chiedere fondi per la scuola pubblica

Priorità alla scuola organizza mobilitazioni in 24 città per chiedere fondi del recovery fund per la scuola pubblica, lo slogan: basta classi pollaio

Il 25 gennaio Priorità alla Scuola, insieme ai COBAS Scuola, organizza presidi, manifestazioni e assemblee pubbliche in 24 città italiane davanti agli Uffici scolastici regionali e provinciali, e a Roma davanti al MIUR, per chiedere un adeguato finanziamento della scuola pubblica tramite il Recovery Fund affinché gli slogan sulla Next Generation non siano solo retorica politica. Aderiscono alla mobilitazione anche FLC-CGIL, UIL, CNPS, Rifondazione Comunista, Potere al Popolo.

Le mobilitazioni si svolgono a Firenze, Milano, Roma, Bologna, Genova, Napoli, Cremona, Prato, Bari, Massa Carrara, Salerno, Modena, Reggio Emilia, La Spezia, Pisa, Trieste, Mantova, Catania, Siracusa, Ancona, Vicenza, Padova, Venezia, Parma. Lo slogan è basta classi pollaio.

priorità alla scuola
Foto Controradio

Il 25 gennaio è il giorno in cui chiudono le iscrizioni alle scuole per l’anno scolastico 2021-22. Questa data rappresenta l’occasione giusta per porre fine alle cosiddette “classi pollaio”, la riduzione del numero di alunni per classe è una condizione prioritaria per garantire una scuola di qualità per tutti, insieme all’incremento degli spazi scolastici e dell’organico di docenti e personale ATA.

“La pandemia ha insegnato che le classi non devono essere sovraffollate e che le scuole necessitano di maggiori spazi e diffusi nel territorio anziché di enormi plessi che attirano un bacino di utenza troppo ampio”, si legge nel comunicato stampa di Priorità alla Scuola, “È necessaria una completa inversione di tendenza rispetto agli ultimi decenni: come per la sanità pubblica, la pandemia ha avuto l’effetto di certificare la dissennatezza dello smantellamento di tutti i servizi pubblici, che si traduce in riduzione di diritti fondamentali di cittadinanza”.

Si chiede la revisione immediata dei criteri per la formazione delle nuove classi, fissando a venti il tetto massimo di studenti per classe e investimenti dedicati alla riduzione significativa del numero di alunni per classe con il conseguente ampliamento dell’organico docenti e ATA e la tempestiva stabilizzazione degli insegnanti precari.

 

Inoltre, si chiede:

– il potenziamento del trasporto locale dedicato agli studenti;

– screening costanti in tutte le scuole superiori sul modello della Regione Toscana;

– un accesso rapido ai tamponi per tutta la popolazione scolastica e un tracciamento efficace all’interno delle scuole;

– l’inserimento del personale scolastico ad alto rischio come prioritario nella fase 1 dell’agenda vaccinale;

– l’investimento finanziario di fondi del Recovery Fund e della legge di Bilancio per una riduzione significativa del numero di alunni per classe e per il conseguente ampliamento dell’organico docenti e ATA, con una tempestiva stabilizzazione dei precari;

– l’investimento finanziario di fondi del Recovery Fund e della legge di Bilancio per l’edilizia scolastica;

– il ripristino delle infermerie in tutte le scuole.

Classi pollaio: lunedì presidio di Priorità alla Scuola a Firenze, Pisa e Prato

Presidio di Priorità alla scuola, lunedì 25 gennaio (alle 15), davanti alla sede dell’Ufficio scolastico regionale di Firenze e provinciali di Prato e Pisa per dire no alle cosiddette ‘classi pollaio’ nel prossimo anno scolastico.

In questo senso la data del 25 gennaio non è casuale: è il giorno in cui chiudono le iscrizioni alle scuole per l’anno 2021-22. “Da quel giorno – spiega Costanza Margiotta, promotrice di Priorità alla Scuola – iniziano a fare le classi e l’organico, quindi, andiamo lì a dire che non vogliamo classi con più di 20 studenti e che dobbiamo mobilitarci sul fronte del Recovery fund per stabilizzare l’organico e per avere più spazi. E’ un impegno preso nei mesi scorsi anche dalla ministra Lucia Azzolina, vediamo se sarà mantenuto”.
La ministra dell’Istruzione Azzolina ieri mattina era in visita in Toscana, prima grande regione a riportare gli studenti delle superiori in classe l’11 gennaio scorso. “Ad aprile abbiamo scritto una lettera alla ministra Azzolina in cui chiedevamo un rientro in classe e in sicurezza – ha aggiunto Margiotta – il Governo ci ha pensato molto in ritardo e questo ha comportato le chiusure. Nelle regioni in cui Priorità alla Scuola è più forte si sono organizzate prima: in Toscana siamo scesi in piazza 18 volte e la pressione è servita per ottenere di più e prima”.
Di seguito il comunicato diffuso da PAS:
Le scuole superiori stanno riaprendo, al 50%, in un certo numero di regioni, sulla base delle indicazioni del governo, le raccomandazioni del CTS, le delibere dei TAR che annullano le abusive ordinanze restrittive delle Regioni. E stanno riaprendo per la lotta che Priorità alla Scuola sta conducendo da mesi, in forme sempre più creative e audaci.
La nostra lotta per una scuola migliore – pubblica, laica, inclusiva e salutare – continua anche a scuole aperte, anzi proprio perché sta finalmente imponendosi l’idea che le scuole devono essere aperte: in presenza, in continuità e in sicurezza, come diciamo da aprile.
Il 25 gennaio PAS rilancia la mobilitazione per una scuola pubblica finanziata in modo adeguato al suo ruolo di costruttrice di futuro, perché il Recovery Fund non sia un’altra occasione mancata e gli slogan sulla Next Generation solo retorica. Il nostro è un movimento intelligente, che pensa e propone: abbiamo già reso pubblico il nostro programma sull’uso del Recovery Fund (si legge intanto a questo indirizzo: http://www.euronomade.info/?p=14153).
Le proposte devono diventare conquiste, e da aprile sappiamo che le conquiste si ottengono solo alzando la voce nelle piazze, nelle strade, sotto i palazzi delle istituzioni, nelle lezioni all’aperto, nelle occupazioni delle scuole. Per questo rioccupiamo lo spazio pubblico dal 25 gennaio.
Il 25 gennaio è il giorno in cui chiudono le iscrizioni alle scuole per l’anno scolastico 2021-22, è il primo passo verso un altro anno di scuola che vogliamo diverso da quello che stiamo vivendo. Ci mobiliteremo davanti agli uffici scolastici regionali e provinciali in tutta Italia.
Il 25 gennaio è l’occasione per dire basta alle “classi pollaio”: è imperativo ridurre il numero di alunni-e per classe, e perciò dare seguito quanto chiediamo da aprile, ovvero spazi e organico. È l’occasione per ribadire che non vogliamo più classi con più di 20 studenti-esse e che per adeguare l’organico vanno assunti immediatamente i precari della scuola. È l’occasione per dire che il sovraffollamento nelle classi è una delle ragioni principali (forse quella principale) per cui l’Italia si è fregiata del triste record europeo di interruzione della didattica in presenza, stracciando tutti i principali partner comunitari. È l’occasione per ribadire che pretendiamo una inversione di tendenza rispetto agli ultimi decenni: come per la sanità pubblica, la pandemia ha avuto l’effetto di certificare la dissennatezza dello smantellamento di tutti i servizi pubblici, che si traduce in riduzione di diritti fondamentali di cittadinanza.
Rifiutiamo la prospettiva di vedere applicati i soliti coefficienti per costruire le classi iniziali, o per accorpare le classi esistenti sopprimendo sezioni. È uno scandalo che le recenti linee guida del MIUR non prendano in considerazione la riduzione del numero di alunni per classe e il problema del sovraffollamento delle classi, che le richieste di riduzione di alunni per classe siano ignorate (è il caso di un recente emendamento in materia proposto da Rifondazione comunista).
Tutto questo non più è accettabile: non lo è in piena pandemia, non lo è se si vuole una scuola migliore. Non è più accettabile che la soppressione o la riduzione della scuola in presenza venga considerata un’opzione praticabile: la chiusura prolungata della scuola in presenza ha depotenziato il diritto costituzionale all’istruzione per un’intera generazione, che nei prossimi anni dovrà fare i conti con una preparazione inadeguata e con le conseguenze psicofisiche della didattica a distanza, ormai conclamati.
Il 25 gennaio, insieme ai COBAS e a Rifondazione Comunista chiederemo la tutela di quel che resta di questo anno scolastico, e un progetto per il futuro:
– che siano potenziati i trasporti locali dedicati al flusso scolastico;
– che siano effettuati screening costanti in tutte le scuole superiori;
– che sia possibile un accesso rapido ai tamponi per tutta la popolazione scolastica e un tracciamento efficace all’interno delle scuole;
– che il personale scolastico ad alto rischio sia inserito come prioritario nella fase 1 dell’agenda vaccinale;
– che i soldi del Recovery Fund, come quelli della legge di Bilancio, vengano investiti per una riduzione significativa del numero di alunni per classe e per il conseguente ampliamento dell’organico docenti e ATA, con una tempestiva stabilizzazione dei precari;
– che i soldi del Recovery Fund, come quelli della legge di Bilancio, vengano investiti nel campo dell’edilizia (di restauro e nuova);
– che le scuole di domani ospitino di nuovo infermerie scolastiche, capaci di sostenere quel servizio di medicina territoriale che non solo dovrebbe coadiuvare il contenimento e il superamento di questa e di eventuali nuove pandemie, ma collaborare a un’idea di salute che vada oltre la condizione di “non malattia”, agendo su un’educazione sanitaria ad ampio spettro.

Pisa: Presidio per una scuola in presenza sicura

Continuano le mobilitazioni per una scuola in presenza e sicura. Presidio di Priorità alla scuola Pisa in piazza XX Settembre

Numerose persone hanno risposto oggi pomeriggio a Pisa in piazza XX Settembre all’appello lanciato dalle realtà politiche, sociali e sindacali che hanno invitato alla mobilitazione “Per una scuola sicura in presenza”, organizzato da Priorità alla scuola.

I cartelli e gli striscioni presenti, gli interventi da parte di studentesse e studenti, docenti, personale Ata e genitori hanno rigettato la didattica a distanza, pur mettendo in luce le problematiche legate ai primi giorni di ripresa delle attività dopo la pausa natalizia.

Gli alunni e le alunne hanno espresso il loro disagio per la fase vissuta nella scorsa primavera e nei mesi di novembre e dicembre, quando non hanno avuto la possibilità di consolidare il proprio gruppo classe né di coltivare le proprie amicizie, rinunciando alle opportunità che solo un apprendimento in presenza può fornire. Per quanto la Toscana sia stata tra le poche regioni a ricominciare le lezioni a scuola anche per le superiori (al 50%), tale obiettivo non è per nulla garantito se non verranno presi ulteriori provvedimenti, a partire dal sostegno al trasporto pubblico e dal tracciamento dei contagi.

Se c’è stato un aumento dei pullman interurbani durante le fasce orarie in entrata e uscita da scuola, non sempre questo è bastato a eliminare la criticità di alcune tratte particolarmente frequentate; inoltre non altrettanto può dirsi per quelli urbani. I mezzi che i ragazzi utilizzano per recarsi da scuola alle stazioni degli autobus risultano sovraffollati, esponendoli al rischio di contagi. È necessario che i Comuni si attivino e mettano risorse a disposizione per risolvere il problema.

Inoltre, l’impegno assunto dalla Regione Toscana a potenziare i presidi dei Dipartimenti di Medicina Territoriale, dedicando personale medico e infermieristico prioritario al tracciamento nelle scuole, è al momento, almeno nella nostra provincia e città, disatteso; i tamponi rapidi, necessari per tenere sotto controllo le comunità scolastiche e bloccare immediatamente eventuali focolai, non sono ancora diffusamente utilizzati per la popolazione scolastica e questo significa che l’attività di test e tracciamento prioritario stenta ad attivarsi con la tempestività necessaria a garantire, così come dichiarato, il mantenimento dell’apertura continuata in sicurezza delle nostre scuole.

La piazza di oggi ha anche chiesto al governo e agli enti locali provvedimenti di medio-lungo periodo per migliorare la qualità degli ambienti scolastici e della didattica. È stata confermata con decisione la richiesta di una necessaria riduzione del numero di alunni per classe, l’incremento degli organici del personale (un impegno sottoscritto esplicitamente dal Ministero nel protocollo firmato questa estate con le associazioni sindacali, e a oggi disatteso) e la stabilizzazione del personale precario, ampiamente sfruttato e penalizzato, su tutti i posti vacanti e disponibili: provvedimenti essenziali per garantire maggiori distanze nelle aule ma anche dedicare più attenzione ad ogni studente. Si è chiesto un piano straordinario per l’edilizia scolastica, anche attingendo ai fondi europei, per rinnovare strutture fatiscenti e insicure. È stato sollecitato un maggiore impegno da parte dei Comuni e della Provincia di Pisa nel mettere a disposizione degli istituti scolastici tanti spazi attualmente inutilizzati.

Nuove mobilitazioni di Priorità alla Scuola anche a Firenze e Pisa

Da oggi nuove mobilitazioni per chiedere priorità per la riapertura di tutte le scuole, lo screening sanitario nelle scuole e la vaccinazione del personale ad alto rischio. Le manifestazioni promosse da Priorità alla scuola sono previste a Roma, Firenze, Milano, Faenza, Pescara, Viterbo, Salerno, Parma, Imola, Trieste, Ancona, La Spezia, Pisa.

“Non si può tenere aperto tutto, mentre la scuola resta sempre chiusa, da ormai un anno. Il comitato “Priorità alla Scuola” chiede che la scuola sia finanziata perché possa avere più spazi, più personale, per riaprire le infermerie, per fare uno screening sanitario regolare della comunità scolastica (docenti, ATA, studenti), per inserire, come categoria prioritaria, il personale scolastico ad alto rischio nella fase 1 dell’agenda vaccinale”, spiegano in una nota.
Questi gli appuntamenti: Firenze, alle ore 14, via Cavour, presidio davanti alla Prefettura. Milano, alle ore 17.30, via Galvani, presidio davanti alla Regione. Viterbo, alle ore 9.30, piazza del Comune, presidio e sciopero dalla DAD. Pescara, astensione dalla DAD e dalle lezioni in presenza e richiesta confronto con le istituzioni. Faenza, Tutti i giorni dall’11 al 23 gennaio, dalle ore 8 alle 12.45, lezioni in presenza all’aperto e in DAD dei docenti del Liceo Torricelli Ballardini di Faenza, via Santa Maria dell’Angelo 48. Parma, dalle ore 8 alle 11, via Maria Luigia 1, davanti al Liceo Romagnosi, studenti in DAD supportati da genitori e docenti. Salerno, dalle ore 8 alle ore 10, in piazza San Francesco, lezione con studenti.
Diverse le iniziative promosse a Roma. Martedì 12 gennaio. Roma, ore 9, via Rosa Raimondi Garibaldi, presidio davanti alla Regione. Ancona, alle ore 15, presidio sotto la Regione, palazzo Raffaello. La Spezia, alle ore 10, presidio in piazza Verdi. Altre iniziative nei prossimi giorni. Trieste, Venerdì 8 gennaio, ore 17, piazza dell’Unità d’Italia, presidio con diversi comitati di genitori. Sabato 9 gennaio, ore 11, piazza dell’Unità d’Italia, assemblea pubblica davanti a Regione, Prefettura e Comune. Sabato 16 gennaio, ore 11, piazza dell’Unità d’Italia, presidio. Pisa, Sabato 16 gennaio, ore 16, piazza XX Settembre, manifestazione. Imola, Sabato 16 gennaio, ore 16, piazza Matteotti, manifestazione con studenti, genitori, docenti.
“Non abbassiamo la guardia! Le scuole non possono continuare ad essere il capro espiatorio di questa crisi e ora che esse riapriranno nella nostra regione, lotteremo affinché non siano nuovamente i primi luoghi a chiudere senza dati sufficienti che ne dimostrino la necessità. Da troppo tempo l’istituzione scolastica viene sacrificata come se non fosse determinante per la salute e la crescita dei suoi protagonisti. La scuola diventa una risorsa per la sanità e non luogo di contagio laddove vi venga attuato un tracciamento costante: scuola e salute vanno pensate insieme!
Inoltre il nuovo decreto garantisce un rientro discontinuo e lacunoso, in quanto non coinvolgerà in nessun caso le classi nella loro interezza. Non siamo più disposti ad accettare misure inadeguate che trascurino il significato della scuola e delle relazioni che vi si intrattengono! Vi invitiamo quindi a partecipare numeros* a questa iniziativa, che si farà anche simbolo della nostra solidarietà a tutte le regioni che lunedì non vedranno riaprire le loro scuole”, si legge nell’invito alla partecipazione e al sostegno alla mobilitazione. .
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