Coronavirus, Prefetto Pistoia: “Scuole, posti di lavoro resteranno aperti”

“Le scuole rimarranno aperte, lo abbiamo deciso in modo unitario e collegiale, perché non si riscontrano casi problematici per cui se ne richieda la chiusura”. Così il prefetto di Pistoia, Emilia Zarrilli, al termine della riunione con i sindaci della provincia di Pistoia sull’emergenza coronavirus.

“Non si chiudono i posti di lavoro – ha proseguito Zarrilli – ma si consiglia il lavoro a distanza laddove è possibile. Si consiglia anche di non fare assembramenti dove non è assolutamente indispensabile”. Per quanto riguarda le condizioni del 49enne ricoverato nel reparto di malattie infettive dell’ospedale San Jacopo di Pistoia, il prefetto, ha spiegato che a tale proposito l’Asl “ha dato notizie piuttosto rassicuranti”.

Zarrilli ha spiegato che la riunione con i sindaci si è resa necessaria per “avere un’unitarietà di vedute e comunicazione con i sindaci del territorio”. “I sindaci sono subissati dalle richieste dei cittadini – ha aggiunto il prefetto – che chiedono sicurezza, soprattutto da un punto di vista sanitario, essendo i sindaci stessi responsabili della sanità sul territorio, ma al momento grosse preoccupazioni non dovremmo averne, anche con l’attenzione e con le raccomandazioni che si danno a tutti i cittadini indipendentemente da ogni altra cosa. Attenetevi alle istruzioni che ci vengono attraverso le ordinanze ministeriali e attraverso le indicazioni e i consigli che i mass media diffondono”.

‘SemaForAll’: il semaforo intelligente che aiuta i non vedenti ad attraversare

Rendere più agevole e sicuro il semplice (ma complicato) gesto di attraversare la strada per coloro che non  vedono. È questo l’obiettivo del progetto “SemaForAll” (semaforo per  tutti)  realizzato, per favorire  non vedenti e ipovedenti nella loro quotidiana “missione” di  attraversare la strada senza vedere. In che modo? Dando loro più tempo  per farlo, in tutta sicurezza.

A realizzare il progetto del semaforo intelligente, i ‘Miccorobosenior’ – una squadra extrascolastica di  Pistoia, composta da otto ragazzi dagli undici ai quindici anni che  partecipa ogni anno alle gare della “First Lego League” – che si  presenteranno domani, sabato 15 febbraio, alle selezioni interregionali  “Italia Centro”, valevoli per la qualificazione alle gare nazionali, in  programma al Centro Didattico Morgagni di  Firenze.

“Agli occhi degli utenti della strada un semaforo altro non è che un  ‘dispositivo luminoso con lampade rosse, gialle e verdi’, niente di più  e niente di meno – raccontano i ‘Miccorobosenior’, il cui logo rappresenta  non a caso un ragazzo con le sembianze di un robot, a evidenziare come  tecnologia e innovazione possano tenderci la mano per aiutare gli altri  – ma dopo una visita nella sede di Silfi abbiamo scoperto che dietro  quelle luci colorate, che tutti diamo per scontate, c’è un mondo  affascinante di persone e tecnica di automazione”.

L’attenzione della squadra si è focalizzata in particolare sugli utenti  deboli della strada. “Abbiamo sperimentato in prima persona un impianto  semaforico e ci siamo resi conto di come il tempo per attraversare la  strada fosse pensato e calcolato per coloro che avanzano con un passo  spedito e deciso, cosa che non sempre è possibile per un non vedente,  una persona con disabilità, anziana o in difficoltà: il semaforo  pedonale non riconosceva la differenza!”, illustrano i ragazzi.
Da qui  l’idea di provare ad apportare alcune modifiche per poter all’occorrenza  aiutare queste persone: “Abbiamo studiato come funziona il centralino di  un semaforo, approfondito come arrivano al centralino le chiamate dei  pedoni tramite l’apposito pulsante per l’attraversamento, imparato lo  schema logico di un impianto standard e apportato una modifica efficace  per fare in modo che, quando la chiamata arriva da un non vedente, i  tempi del verde pedonale si allunghino”, spiegano.

E grazie al supporto tecnico di Silfi Spa, i ‘Miccorobosenior’ hanno  potuto autonomamente programmare e sperimentare l’idea innovativa, che  sarà presentata sabato 15 febbraio al Centro Didattico di viale  Morgagni. “Un’idea fattibile che potrà rappresentare un aiuto immediato,  nata anche dopo un confronto iniziale con l’Unione Italiana Ciechi di  Firenze, con la quale ci siamo spesso confrontati e con cui al termine  abbiamo condiviso il progetto, che è stato molto apprezzato anche per la  reale possibilità di una veloce implementazione”, concludono i  componenti della squadra, il cui ringraziamento va anche “agli ‘Istituti  Raggruppati’ di Pistoia, che per l’attività che portiamo avanti ci mette  a disposizione la sede di via Puccini”.

“SemaForAll” ha  intanto incassato il sostegno del Consiglio regionale toscano  dell’Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, che in una lettera  indirizzata alla squadra firmata dal presidente Antonio Quatraro ha  sottolineato che il progetto “è il frutto di un connubio, un connubio  fra persone direttamente coinvolte su un problema (quello della mobilità  autonoma e sicura), e un gruppo di giovani ricercatori che, per una  volta, vogliono mettere la tecnologia al servizio della persona, non  della persona dei manuali, ma della persona in carne ed ossa, con i  pregi ed i limiti che si trovano nella vita reale. A noi piace  sicuramente il semaforo ‘Intelligente’, ma molto più piace l’idea di  lavorare tutti insieme per una società che sappia dar valore anche a chi  parte con una marcia in meno”.

Pistoia: assiste figlio disabile, giudice la esonera da lavoro domenicale

Una madre che deve assistere il figlio disabile ha diritto di non lavorare la domenica. A stabilirlo è il tribunale del lavoro di Pistoia, accogliendo la richiesta avanzata da una donna, che lavora come commessa presso una catena di negozi di abbigliamento.

La donna, assunta nel 2004, nel corso degli anni ha lavorato in vari negozi della stessa catena, arrivando ad essere promossa store manager. Nel 2011, dopo la nascita del figlio, affetto da grave handicap, ha chiesto e ottenuto il trasferimento da Lucca a Montecatini (Pistoia), ottenendo anche un demansionamento a semplice commessa, per aver più tempo da dedicare al bambino.

A partire dal 2018 ha chiesto più volte all’azienda di non lavorare la domenica per poter assistere il figlio, ottenendo, nel marzo del 2019, un rifiuto da parte dell’azienda. Di qui la decisione di rivolgersi al tribunale del lavoro di Pistoia. Lo scorso gennaio il giudice Francesco Barracca ha accolto la sua richiesta, ordinando all’azienda di concederle il giorno di riposo la domenica e rilevando come il contratto collettivo nazionale del lavoro escluda “esplicitamente una serie di lavoratori, tra cui quelli che assistono i portatori di handicap, dal prestare lavoro domenicale”.

L’azienda in sede di udienza si era opposta alla richiesta della donna sostenendo che, per il tipo di contratto di lavoro da lei siglato, non potesse godere dell’esonero dal lavoro domenicale previsto dal contratto collettivo per coloro che debbano assistere portatori di handicap.

“George Tatge, Il Colore del Caso” in mostra a Pistoia.

George Tatge è un fotografo molto noto per le sue fotografie in bianco e nero. Una bella mostra a Pistoia raccoglie il suo nuovo e sorprendente lavoro a colori.

George Tatge ha pubblicato molto, molto ha esposto, e ha vinto molti premi prestigiosi con le sue immagini in bianco e nero eleganti, poetiche e spesso leggermente surreali. Adesso, una mostra davvero bella a palazzo Fabroni a Pistoia ci dà l’opportunità di conoscere tutto un nuovo aspetto del suo lavoro: la fotografia a colori.

Il colore è veramente un nuovo campo della sua ricerca. Sorprendente. Anche per lui.

Ma andiamo con ordine. George Tatge, classe 1951, è di madre italiana e padre americano. E’ nato a Istambul. Dopo una gioventù passata tra l’Europa e il Medio Oriente, ha seguito studi (di letteratura) americani. Poi arriva la fotografia. E nel 1973, con la sua prima mostra a Milano, l’ Italia. Roma, Todi, e finalmente Firenze.

Fino a questa mostra tutto il lavoro di George Tatge è stato con la fotografia in bianco e nero. Per questo la mostra “George Tatge, Il Colore del caso”, curata con la consueta eleganza e finezza da Carlo Sisi, è una sorpresa e una rivelazione.

La mostra infatti, pensata proprio per le sale di palazzo Fabroni,  raccoglie 74 immagini recenti, tutte a colori. E che colori!

Si tratta di immagini strepitose che rivelano una sensibilità al colore completamente insospettabile in un fotografo che ha sempre lavorato con il bianco e  nero.

E’ George Tatge stesso a dirmi che usare il colore “e’ stato un tuffo improvviso dopo essere stato scosso dalla visita alla mostra di Odilon Redon, Prince du rêve, al Grand Palais nel 2011.”

E chiunque abbia visto quella mostra o conosca e ami Odilon Redon sa che parliamo di opere meravigliose e mozzafiato. Non si potrebbe desiderare miglior “battesimo” al colore di quello attraverso l’artista francese.

Sia nel caso dei pastelli di Redon che in quello delle fotografie di George Tatge, è impossibile restituire a parole le sensazioni create dai lavori. Si tratta di pura poesia visiva, sottile e potente al tempo stesso. L’unico modo per capire che cosa sia la poesia del colore di George Tatge è andare a immergersi di persona in questa mostra.

Queste nuove fotografie a colori vanno viste dal vero. Perchè sprigionano una poesia contagiosa.

C’è pura gioia nel colore di George Tatge. Per lui quando fotografa. E per noi che guardiamo. Non è troppo romantico affermare che queste sue immagini hanno davvero la capacità di rendere felici. Di una felicità che appunto non si può rendere con le parole ma che riempie il cuore di chi ha la fortuna di vedere questa mostra.

Ma perchè il titolo parla de “Il Colore del Caso”? Perchè George Tatge ama gironzolare, andare a zonzo senza una meta fissa. In modo da lavorare con il caso e la fortuna. Che possono essere generosi ma che bisogna saper riconoscere ed apprezzare. Il che richiede un modo di porsi che non si può improvvisare e che bisogna al contario coltivare.

Coltivare e saper rendere. Per questo concludo con qualche nota tecnica importante.

 

Anche per il nuovo lavoro con il colore George Tatge usa la sua macchina fotografica prediletta, cioè il banco ottico Deardorff 13×18.

La Deardorff è una macchina mitica tra i fotografi professionisti. E’ una macchina grande, pesante e complessa da usare dato che non ha nessuno degli automatismi per leggere e definire l’esposizione ormai in dotazione a qualsiasi macchinetta. In più, chi la utilizza vede l’inquadratura capovolta. E quindi per forza deve lavorare lentamente, con la testa, con gli occhi e con il cuore.

Un banco ottico però offre la massima precisione e resa possibile in fotografia. Per tutto questo viene usata soprattutto in studio. Invece lui se la porta dietro e fotografa in esterni.

Per fotografare, appunto, la poesia del caso. Un caso che è cercato con occhio sapiente, anzi con due occhi; ma che sempre caso è.

Non perdete “Gerge Tatge, Il Colore del Caso”. Ne uscirete ispirati, toccati, e sì, colmi di gioia.

 

Margherita Abbozzo.

Tutte le fotografie sono state fatte da me in mostra. Quella di copertina è un dettaglio di George Tatge, Cenci Rossi, Prato 2013, courtesy dell’artista. “George Tatge, il Colore del Caso” è a Palazzo Fabroni, Pistoia, fino al 15 marzo.  Info pratiche qui. E alla pagina Fb @museicivicipistoia.

Sardine in piazza sotto la pioggia in Toscana

Arezzo, oltre 500 persone hanno sfidato la pioggia per partecipare alla manifestazione delle Sardine che si è tenuta sabato pomeriggio, durante la manifestazione gli organizzatori hanno lanciato l’invito a portare in piazza scatolette di sardine oppure di qualsiasi altro alimento purché in lattina e a lunga conservazione.

Tutto il cibo raccolto dalle Sardine sarà donato alla Fraternita Federico Bindi e alla Caritas. Durante la manifestazione è stato lanciato il manifesto delle sardine di Arezzo. Solidarietà, accoglienza, rispetto, diritti umani, intelligenza, non-violenza, antifascismo.

Soddisfatti dei risultati gli organizzatori che sulla pagina Facebook ‘6000 sardine Arezzo’ scrivono: “Nonostante tutte le difficoltà, dalla pioggia alla mancanza di un palco all’impianto sottodimensionato, abbiamo riempito una piazza per ribadire concetti semplici che stanno alla base della nostra democrazia. E la necessità di riportare al centro del dibattito questi concetti che dovrebbero essere scontati e alla base del vivere civile, ci indica che qualcosa in tutta la politica sta andando storto. Ma siamo ancora in tempo per dire a chi guida il paese, a prescindere da quale partito o formazione appartenga, che la politica dev’essere qualcosa di alto. Non è marketing, non è propaganda, non può tollerare l’intolleranza. Riportiamola su un binario fatto di rispetto reciproco e capacità di ascolto. Non inquiniamo il dibattito con offese gratuite e immotivate a chi non la pensa nello stesso modo. Una politica trainata dall’odio fa perdere tutti! Grazie ancora per essere stati con noi e per averci fatti tremare le pinne di gioia ed emozione condivisa. Nuoteremo a lungo, insieme! ?”.

Anche a Pistoia si è svolta la manifestazione delle Sardine sotto la pioggia, diverse centinaia di persone di tutte le età hanno infatti partecipato in piazza dello Spirito Santo alla manifestazione ‘Pistoia non si lega’. In piazza, come era stato richiesto dall’organizzazione, niente simboli o bandiere di partito, ma soltanto quelle della pace.

“Siamo molto contente – ha detto Francesca Cimò, che insieme a Elena Malinici e Giulia Palmidessi fa parte del coordinamento delle sardine di Pistoia – la pioggia non ha rovinato questo incontro, le persone hanno risposto bene, arrivando anche da fuori provincia”.
“Siamo contro l’odio, siamo antifascisti e siamo contro il modus operandi della politica – ha aggiunto Elena Malinici – siamo anche contro il linguaggio violento, che spesso i politici usano, e contro il razzismo, abbiamo voluto ribadirlo qui stasera”.

“La pioggia non ci ha fermato – ha detto Giulia Palamidessi -, d’altronde le sardine nuotano nell’acqua e perché l’acqua ci dovrebbe fermare? Pistoia non si lega, è il nostro motto, con il quale vogliamo dire no a questo modo di fare politica, questa politica dell’odio che serve solo a mettere gli uni contro gli altri e non a fare proposte. Pistoia ha risposto bene, anche se non tutti sono gli intervenuti sono di Pistoia, molti sono arrivati dalla provincia, io per esempio sono di Montecatini, ma altri ancora sono venuti da altre vicine. Come avevamo chiesto, in piazza ci sono solo bandiere della pace e le sardine con la bandiera arcobaleno. Ci siamo raccomandate con i partecipanti affinché lasciassero la piazza come l’hanno trovata, anche se noi dell’organizzazione ci siamo impegnati a raccogliere eventuali carte buttate per terra, ma anche in questo abbiamo notato tanta civiltà da parte dei partecipanti”.

Sardine divise a Pistoia: in piazza nonostante l’alt dei vertici regionali

Sardine in piazza a Pistoia sabato 4 gennaio, ma questa volta in formazione divisa: i promotori dell’evento hanno preavvisato la manifestazione alle autorità senza, però, avere il consenso dei vertici regionali de ‘La Toscana non si lega‘.

Gli stessi vertici avevano annunciato l’annullamento dell’evento parlando di “scelta dolorosa e sofferta”, perché i principi a base del movimento non sarebbero rispettati.Tuttavia, anche se non riconosciuta dalle ‘sardine’ ufficiali, secondo quanto si apprende, la manifestazione delle sardine ‘Pistoia non si lega’ si terrà sabato 4 gennaio alle ore 18.30 in piazza dello Spirito Santo come programmato.

A ribadirlo sui social sono gli stessi promotori e simpatizzanti dell’iniziativa. Conferme arrivano anche dalla questura a cui al momento non risulta nessuna comunicazione di annullamento dell’iniziativa politica. Nonostante le distanze prese dal coordinamento regionale, le sardine pistoiesi stanno ribadendo la volontà di manifestare il 4 gennaio con un passaparola sui social network.

Sulla pagina “6000 sardine pistoiesi” (oltre 2.700 adesioni) la convocazione non è stata cancellata, anzi il primo amministratore della pagina, Daniele Mannai, conferma che ci sarà: “Andiamo avanti, portiamo in piazza le stesse idee del movimento”. Quello che non è piaciuto allo stesso Mannai è che all’interno delle chat degli organizzatori comparissero Anpi, Arci eCgil. Un fatto che cozzerebbe con l’ideale di non avere bandiere o sigle.

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