Piombino, sospesi traghetti per l’isola d’Elba

Piombino, la Capitaneria di Porto informa che sono stati sospesi, a causa del forte vento, i collegamenti con i traghetti tra Piombino e l’isola d’Elba.

Sempre la Capitaneria di Piombino segnala che l’ultima nave per l’isola d’Elba, diretta a Portoferraio, è partita alle 5:30 di stamani, e che poi, per problemi di attracco, le corse dei traghetti in partenza sono state sospese.

L’ultimo traghetto in arrivo da Portoferraio è stato invece il Marmorica, attracco previsto alle 6:00, che proprio a causa del forte vento è riuscito ad attraccare in banchina con circa un’ora di ritardo.

Inoltre, dalla capitaneria piombinese segnalano che in giornata le condizioni meteo sono previste in miglioramento e che quindi sempre in giornata dovrebbero essere ripristinati i regolari collegamenti.

Ulteriori lievi rallentamenti del traffico navale si registrano anche nel porto di Livorno, sempre a causa del forte vento di grecale che al momento raggiunge i 20-25 nodi, dato che ogni nave in entrata e in uscita ha bisogno dell’assistenza dei rimorchiatori: lo segnalano stamani dall’Avvisatore Marittimo del porto.

Qualche disagio si registra anche nel traffico passeggeri: sempre a causa del forte vento, infatti, stamani hanno saltato la corsa sia il traghetto per l’isola di Capraia sia quello per l’isola di Gorgona.

“Ex Wass non venga ceduta a stranieri”, appello dei sindacati

Livorno, “Preoccupazione e fermo no alla cessione di siti produttivi così delicatamente strategici” per la difesa “a società o consorzi stranieri”: lo affermano i sindacati, Rsu di B.U. Leonardo elettronica B.U. Sistemi di difesa Livorno coi sindacati Fim, Fiom, Uilm sulla situazione della ex Wass riguardo la possibile cessione a consorzi stranieri.

La ex Wass produce sistemi di difesa subacquei, in primo luogo siluri (pesanti e leggeri, ma anche contromisure e sistemi di lancio) e occupa oggi 330 persone. Da mesi, ricostruiscono, “si sono seguite notizie che riportavano la volontà di Fincantieri di acquisire il sito ex-Oto-Melara di La Spezia e più in generale la B.U. Sistemi di Difesa della quale il sito produttivo ex Wass di Livorno fa parte, insieme a ex Oto-Melara di Brescia e ex Wass di Pozzuoli (Napoli)”, mentre “negli ultimi giorni la stampa riporta l’interesse nei confronti di tale operazione anche da parte di società tedesche o consorzi franco-tedeschi”.

“Alle richieste di chiarimenti – scrivono i sindacati -, l’azienda ha sempre risposto in maniera insoddisfacente, senza mai smentire né confermare”, tuttavia sia le Rsu insieme a Fim, Fiom e Uilm riguardo al “mantenimento degli attuali siti produttivi, dei livelli occupazionali e del relativo indotto”, “valutiamo che tutto ciò non possa essere assicurato con l’acquisizione da parte di società straniere” mentre “il sistema produttivo italiano non può permettersi di perdere un asset così importante e strategico” per la difesa.

I sindacati auspicano che “il Ministero dell’Economia e Finanza, il Ministero dello Sviluppo Economico ed il Ministero della Difesa, intervengano presso i vertici Leonardo affinché questa ipotesi venga completamente abbandonata” mentre “per una valutazione più completa sull’ipotesi Fincantieri attendiamo l’esito della riunione dell’Osservatorio Strategico Leonardo prevista la prossima settimana”.

Traffico di droga tra Toscana e Sardegna: sei arresti e undici indagati

Traffico di droga: operazione  dei carabinieri di Livorno, che nelle prime ore di questa mattina hanno dato esecuzione a sei ordinanze di custodia cautelare in carcere e ad una per obbligo di dimora, emesse dal gip di Firenze su indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia.

Le misure sono state emesse nei confronti di sette persone, italiane e di origine albanese, ritenute responsabili di “associazione finalizzata al traffico di stupefacenti” e “traffico illecito di sostanze stupefacenti” nelle province di Livorno, Pisa, Cagliari, Nuoro e Mantova. In
tutto risultano 11 gli indagati: oltre agli arresti anche quattro denunce.

Dalle indagini, come spiegano gli investigatori, è emerso un nuovo filone di traffico di sostanze stupefacenti (marijuana, cocaina ed eroina) dal porto di Livorno verso la Sardegna, in capo a un 44enne nuorese, da tempo residente nel Pisano.

Sempre secondo le indagini l’uomo, avrebbe potuto contare su una presunta organizzazione che con sistematicità provvedeva ad esportare la droga dal continente alla Sardegna.

L’uomo, infatti, secondo gli investigatori, reperiva la droga, di varia tipologia da due cittadini albanesi residenti a Livorno, e poi “arruolava” i corrieri che via mare portavano lo stupefacente in Sardegna.

Sull’isola, il narcotico veniva consegnato ad un suo presunto referente che, a sua volta,
attraverso una collaudata rete di distribuzione, provvedeva alla commercializzazione al dettaglio. L’organizzazione avrebbe avuto una vera e propria base logistica: l’azienda agro-pastorale in provincia di Pisa del 44enne.

È qui che secondo l’inchiesta si svolgevano gli incontri, che lo stupefacente approvvigionato dai cittadini albanesi veniva stoccato e confezionato e che i corrieri ricevevano la partita di droga da portare in Sardegna. Tra giugno e ottobre 2020, una persona è stata tratta in stato di fermo e sono stati sequestrati 30 kg di marijuana, mentre un altro indagato è stato arrestato in flagranza per il possesso di 2,8 kg di eroina, nonché sono stati documentati altri tre episodi di fornitura di droga al ‘mercato’ sardo, circa 100 kg di stupefacenti di vario tipo.

Mt Logistica licenzia tutti i 25 addetti

Livorno, Cgil: “Mt Logistica ha deciso di licenziare tutti i suoi 25 addetti operativi presso il piazzale di via Firenze a partire dal prossimo 1° ottobre. In questi giorni sono iniziate ad arrivare le lettere di licenziamento ai lavoratori”.

“Chiediamo a gran voce che Mt Logistica riveda la propria decisione: la città di Livorno, già in ginocchio a causa di una pesante crisi occupazionale, non può sopportare la perdita di altri posti di lavoro”. Così Giuseppe Gucciardo, segretario generale Filt-Cgil provincia di Livorno.

“Mt Logistica si occupa per conto della Bertani Trasporti del servizio di movimentazione auto – spiega Gucciardo in una nota -. Mt Logistica dice però di non ritenere più sostenibile l’appalto in questione e per questo ha deciso di recedere dal contratto a partire dal prossimo 30 settembre. Una decisione che riteniamo assolutamente inaccettabile. All’azienda chiediamo pertanto di ritirare il provvedimento, di continuare a mantenere l’appalto e dunque salvare questi 25 posti di lavoro”.

Dal sindacato anche un appello “alla Bertani Trasporti affinché, nel caso in cui Mt Logistica confermasse il proprio passo indietro, si impegni a riaffidare l’appalto ad un nuovo soggetto in grado di garantire la continuità occupazionale”.

Siamo perfettamente a conoscenza delle difficoltà del settore. I volumi di vendita delle auto si stanno sempre più comprimendo a causa della perdurante crisi economica. Sia la pandemia che una lenta ma progressiva transizione all’auto elettrica stanno imprimendo un duro colpo a tutto il mondo della componentistica. Stiamo vivendo una congiuntura sfavorevole, e tutto ciò si ripercuote in modo pesante anche nel settore della movimentazione delle auto: ciò però non significa che i costi di questa grave crisi debbano essere scaricati sui lavoratori.

Livorno: Maxi rissa in centro

Nella rissa con stranieri, come riportano oggi Il Tirreno e La Nazione, che si sono affrontati in strada a colpi di bastoni e spranghe è spuntata addirittura una spada e in molti residenti hanno udito un colpo di pistola, non è chiaro se si tratti di una scacciacani, che in un filmato sui social si vede distintamente puntare da un uomo contro il gruppo rivale

Starà alle indagini dei carabinieri fare chiarezza sulla vicenda, di certo la  maxi rissa tra due gruppi di cittadini di origine tunisina, che ha visto coinvolte  circa quaranta persone, nella tarda serata di ieri, sta facendo molto discutere. anche perché  ha creato scompiglio nella zona di via Buontalenti, nel centro di Livorno, terrorizzando i residenti e passanti.

Nella rissa con stranieri, come riportano oggi Il Tirreno e La Nazione, che si sono affrontati in strada a colpi di bastoni e spranghe è spuntata addirittura una spada e in molti residenti hanno udito un colpo di pistola, non è chiaro se si tratti di una scacciacani, che in un filmato sui social si vede distintamente puntare da un uomo contro il gruppo rivale.

Quando sono arrivate le forze dell’ordine, carabinieri, volanti della polizia, guardia di finanza e polizia municipale c’è stato un fuggi fuggi generale, mentre due uomini tunisini, entrambi con ferite compatibili con una colluttazione, sono stati accompagnati all’ospedale.

A quanto si è saputo i carabinieri hanno raccolto un bossolo in  strada, che  è stato repertato e sarà analizzato per risalire alla natura del colpo e al modello di pistola o di scacciacani da cui è stato esploso.

Raccolti anche diverse spranghe e bastoni che probabilmente sono stati utilizzati nel corso della rissa.  Negli scontri ci sono stati danneggiamenti alle auto e ai motorini in sosta nonché alle attività commerciali.

Due feriti tra i partecipanti: sono finiti in ospedale per colpi di armi da taglio. Gli investigatori parlano di alcuni minuti di “follia” che dovranno essere ora vagliati attraverso la raccolta delle testimonianze e la visione dei filmati, tra cui quelli che circolano in rete. Quando le forze dell’ordine sono arrivate sul posto le due fazioni che si erano affrontate con violenza nella rissa  avevano fatto in tempo a dileguarsi.

Livorno: ucciso in agguato 19 anni fa, 3 arresti

Livorno: a 19 anni di distanza arrestati il presunto esecutore, un complice e l’uomo che averebbe fornito la pistola per l’omicidio di Alfredo Chimenti, 47 anni, livornese.

L’uomo fu ucciso il 30 giugno 2002 davanti alla sua abitazione di piazza Mazzini a Livorno. Un agguato per gli inquirenti il cui movente sarebbe individuabile nei contrasti, sorti all’epoca del fatto nel mondo delle bische clandestine e del gioco d’azzardo.

I tre arresti sono avvenuti nell’ambito di un’operazione, denominata ‘La Garuffa’ dal nome del circolo di cui Chimenti faceva parte, condotta da carabinieri e guardia di finanza di Livorno e coordinata dalla procura della città toscana, che ha portato in totale a 11 misure cautelari eseguite tra Livorno e Pisa: i reati contestati, a vario titolo, sono omicidio premeditato, associazione per delinquere, usura aggravata, estorsione aggravata e porto abusivo di armi da sparo.

La vittima dell’agguato, come si legge nell’ordinanza del Gip, era diventato un soggetto non gradito alla “batteria” per i suoi comportamenti “prepotenti ed ostativi” nei confronti del gruppo criminale, come ad esempio il no all’assunzione al circolo La Garuffa di una persona vicina alla stessa “batteria”.

Non solo, secondo le risultanze investigative, con i suoi comportamenti dimostrava di non aver timore dei rivali finendo per eroderne il prestigio criminale. Da qui la decisione di “levarlo di mezzo”. Le ulteriori indagini, che la Procura di Livorno ha riattivato proseguendo l’attività della Dda di Firenze, e condotte dai Carabinieri con il determinante contributo del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Pisa, hanno portato alla luce anche l’attività di un’associazione per delinquere, che operava da tempo nel capoluogo, finalizzata all’usura ai danni di persone in difficoltà economiche, e estorsioni nei confronti di esercenti attività commerciali. Definito “originale” dagli stessi inquirenti il sistema che avrebbero utilizzato per l’usura: il “contratto” prevedeva che le vittime acquistassero dall’usuraio oggetti in oro ad un prezzo notevolmente più alto dell’effettivo valore (circa il doppio e a volte anche il triplo), rivendendoli al loro prezzo corrente a compro-oro compiacenti. Le vittime, in tal modo, ottenevano dagli stessi compro-oro l’immediata liquidità di cui avevano bisogno, ma rimanevano debitori nei confronti dell’usuraio di una cifra pari a quasi il doppio di quella ricevuta.

Secondo la ricostruzione degli inquirenti le vittime maturavano anche interessi passivi da corrispondere unitamente alla quota-capitale, allo stato quantificati in 150 euro a settimana. Le scadenze imposte dagli “strozzini” erano settimanali, quindicinali o mensili, indicate in gergo dagli indagati come “settimane” e “mesate”. Paradigmatico il “contratto” con una delle vittime, che – per far fronte ad impellenti bisogni di liquidità – in poco tempo avrebbe maturato complessivamente un debito di circa 48 mila euro. La vittima avrebbe corrisposto 1.000 euro al mese, in due tranche pagate ogni 15 giorni, e 150 euro a settimana a titolo di interessi, per un totale di 1.600 euro mensili. Nel corso delle indagini sono stati documentati alcuni episodi particolarmente cruenti, come quello del marzo 2018 quando, il giorno dopo che uno degli indagati aveva parlato di “schiacciare la testa”, la vittima dell’estorsione, minacciata con un coltello ed un’arma da sparo, ha subito un sanguinoso pestaggio.

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