Istat: Firenze prima in Italia per speranza di vita degli uomini

La provincia di Firenze è al primo posto in Italia per speranza di vita degli uomini (82,2 anni) e terzo per quella delle donne (86,6 anni).

E’ invece al 28/o posto per tasso di crescita della popolazione sul 2022. Così il report sugli indicatori demografici dell’anno 2023 dell’Istat, diffuso da Enrico Conti, consigliere delegato alla statistica del sindaco Dario Nardella, che commenta: “Firenze è una provincia attrattiva e caratterizzata da elevati livelli di benessere”. La provincia di Firenze è inoltre al terzo posto assoluto quanto a riduzione dei decessi. E’ invece all’87/o posto per variazione percentuale di nascite (-5,7%) sul 2022: 66/a posizione per numero di figli per donna (1,19). “Siamo dunque una provincia attrattiva per la popolazione italiana – prosegue Conti in una nota – anche se meno della media Toscana e siamo molto attrattivi per gli stranieri al 15/o posto tra le 107 provincie italiane”. Secondo Conti “il quadro appena tracciato conferma le analisi sui punti di forza e le criticità del nostro territorio, un territorio caratterizzato da elevati livelli di benessere e ancora attrattivo ma caratterizzato come molte altre provincie italiane da una scarsa natalità e da una limitata capacità di rendere stabili i tanti giovani che arrivano, per lo più per ragioni di studio. Vi è dunque un processo di invecchiamento che in parte rilevante è figlio di comportamenti culturali mutati, comuni a tutto l’occidente sviluppato, ma che nondimeno deve essere contrastato con adeguate politiche di sviluppo e coesione sociale indirizzate in particolari ai giovani e alle giovani famiglie”.

Agroalimentare, export Toscana, +5% nel 2023

A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base del dati sulle esportazioni rilevati dall’Istat nel 2023. Nell’anno appena concluso, spiega una nota, il valore di vino, olio, piante, ortaggi, frutta, pasta e di tutti gli altri prodotti del paniere è aumentato di oltre 160 milioni di euro (+5%).

Nell’anno appena concluso, spiega una nota, il valore di vino, olio, piante, ortaggi, frutta, pasta e di tutti gli altri prodotti del paniere è aumentato di oltre 160 milioni di euro (+5%).A dirlo è Coldiretti Toscana sulla base del dati sulle esportazioni rilevati dall’Istat nel 2023.

“Nuovo record per il Made in Tuscany a tavola nel 2023 con quasi 3,5 miliardi di euro di esportazioni nel mondo, il miglior risultato di sempre. Nonostante le turbolenze internazionali, i conflitti in corso e l’inflazione strisciante l’agroalimentare regionale ha continuato a marciare spedito all’estero abbattendo un primato dopo l’altro. Il temuto rallentamento non c’è stato” questo quanto  sottolinea Letizia Cesani, presidente Coldiretti Toscana .

“Il mercato Ue ha tenuto molto bene con incrementi anche importanti, così come quello statunitense che rappresenta il primo sbocco extra Ue. Questi risultati sono ancora più significativi alla luce dell’attuale contesto geopolitico ed economico ma anche del fenomeno del tuscany sounding e delle frodi agroalimentari che generano un volume d’affari pari a quello delle esportazioni. In questo senso il nuovo regolamento europeo sulle Dop e Igp approvata dal Parlamento europeo punta ad alzare il livello di protezioni, anche sulle piattaforme online, per tutelare le produzioni di qualità del nostro Paese e della nostra Toscana” prosegue Cesani. Che aggiunge “la riforma è una delle poche buone cose fatte dall’Europa in questi anni”.

Il mercato europeo si conferma il motore dell’export della Toscana con 1,8 miliardi di euro di valore di prodotti commercializzati (+7%). Quello tedesco è il più importante con 489 milioni di euro (+4%) poi seguono Francia con 377 milioni (+7,7%), Paesi Bassi con 124 milioni (+10,7%) e Spagna con 105 milioni (+42%). Tra i mercati che hanno segnato balzi a doppia cifra ci sono, oltre alla Spagna, Polonia con 57 milioni di euro (+32%), Romania con 35 milioni di euro (+25%), Finlandia (+30%) e Lituania (+26%). Il mercato Usa è saldamente il primo sbocco extra Ue per l’alimentare toscano con 870 milioni di euro di prodotti venduti (+5,2%). I

n sofferenza il mercato canadese (-9%) il cui valore resta comunque rilevante con 172 milioni di euro e anche quello cinese (-7,3%). Il vino è il prodotto più commercializzato con quasi 1,2 miliardi di euro (-4%) insieme all’olio e derivati con 996 milioni di euro (+16,6%).

🎧 “Niente sesso, siamo Americani! (….e gli italiani?…)

Il NYT lancia un appello agli statunitensi “per favore fate più sesso”. Nell’ultimo anno pare che il 25% degli americani non lo abbia fatto mai fatto, il dato più basso della storia

“Niente sesso siamo inglesi” si diceva una volta. Oggi si dovrebbe dire “niente sesso siamo americani”. considerato che,  nel 2020,  un quarto degli americani intervistati dal General Social Survey, lo storico istituto di ricerca che dal 1972 raccoglie le abitudini dei residenti negli Stati Uniti, dichiara di non aver fatto sesso neanche una volta. il 25%: il dato più basso della storia. Dato ancora più significativo: all’interno di questo quarto di americani  il 30% è costituito da uomini al di sotto dei 30 anni, un numero triplicato rispetto al 2008, e un quarto da donne con meno di 35.

Una situazione inedita e ‘preoccupante’ al punto che il New York Time lancia un appello ai propri concittadini: per favore, fatelo di più! .  “Have more sex, please”, “fate più sesso, per piacere”, si intitola infatti così l’articolo che affronta il tema della vita sessuale degli americani con particolare riferimento al crollo nella frequenza dei rapporti negli ultimi anni. “Fatelo di più, non solo come consiglio personale – il vostro medico sarà d’accordo – ma come dichiarazione politica”, scrive.

Va detto che il 2020 è  l’anno nero della rapporti ravvicinati, in quanto condizionato dal covid e della ‘distanziamento sociale’ e dalle misure di contenimento che hanno portato alla quasi definitiva sospensione delle relazioni. Ma, fatta questa premessa, l’autrice sottolinea che questo è il dato più alto di “asessualità” nella storia di questo genere di ricerche.

“Negli anni Novanta – scrive Taylor – quasi la metà degli americani faceva sesso una volta o più a settimana. Ora non arriva al 40%. E non è soltanto il sesso a essere diminuito, calano anche i rapporti sentimentali e le convivenze. E si trascorre meno tempo con amici e partner”. Secondo la giornalista si può parlare di una vera e propria ‘epidemia della solitudine’ creata da vari fattori, tra i quali i social. “La società americana è meno connessa, fatta da individui che sembrano desiderare sempre di più l’isolamento. Fare più sesso potrebbe essere un gesto di solidarietà sociale”, scrive Taylor.

E in Italia? difficile saperlo: l’Istat, l’istituto nazionale di statistica, non copre questa sfera dei comportamenti degli italiani, e l’unico dato attendibile sul tema è quello fornito da un rapporto del Censis commissionato dalla Bayer nel 2019. Che però fotografa soltanto gli italiani tra i 18 e i 40 anni e lo fa precisamente un attimo prima che tutto cambiasse, ovvero prima dell’avvento della pandemia. “Fanno abbastanza sesso nel quotidiano, ne sono soddisfatti e sperimentano una molteplicità di pratiche che affiancano o sostituiscono i rapporti completi”, era lo spaccato emerso allora. Sarebbe interessante capire come e se è cambiato oggi.

Coldiretti: con caro cibo giù acquisti frutta e verdura, sale inflazione luce e gas

Secondo l’analisi di Coldiretti Toscana sui dati Istat relativi all’inflazione ad agosto rispetto allo stesso mese dell’anno precedente, a causa del caro energia e della siccità, i prezzi dei prodotti alimentari sono aumentati del +10,7%, costringendo i toscani a tagliare gli acquisti nel carrello della spesa. Registrata anche una forte accelerazione dei prezzi delle bollette energetiche (+83,7%).

Prosegue anche ad agosto la corsa dei prezzi in Toscana dove l’inflazione generale, che misura l’aumento prolungato del livello medio generali dei prezzi di beni e servizi in un determinato periodo di tempo, ha raggiunto l’8,6%, 0,6 punti percentuali di più in un mese con la provincia di Siena che mostra il valore più alto (+9,2%) ed un aumento tendenziale di 1,1 punti percentuali rispetto a luglio. Ben cinque province su dieci mostrano un indice dell’inflazione generale superiore alla media regionale che è più alta di quella nazionale (8,4%).

Cresce l’indice inflazionistico alimentare: Arezzo è la città dove fare la spesa è più cara (+12,9%) seguita da Grosseto (+11,7%) e Massa Carrara (11,2%). La conseguenze dell’aumento del prezzi di pane, pasta, latte, carne ed altri prodotti di prima necessità ha spinto più di un consumatore su due (51%) a tagliare la spesa nel carrello. Tra i prodotti più penalizzati ci sono frutta e verdura i cui acquisti sono crollati dell’11% in quantità rispetto allo scorso anno. I consumatori hanno infatti ridotto del 16% le quantità di zucchine, del 12% i pomodori, del 9% le patate, del 7% le carote e del 4% le insalate, mentre per la frutta si evidenzia addirittura un calo dell’8% per gli acquisti di arance. Cresce solo la quarta gamma, come le insalate in busta, le cui vendite nei primi 6 mesi del 2022 sono salite del 7% sullo stesso periodo del 2021.

Ma non sono solo i prezzi dei generali alimentari e delle bevande a salire. La spesa per luce e gas (ed altri combustibili) è un macigno sempre più pesante sui sempre più fragili bilanci famigliari. Nel mese di agosto l’inflazione che misura i prezzi di luce e gas è cresciuta dell’83,7%, rispetto al 62,4% di un mese prima e ben al di sopra della media nazionale (76,4%). Una soglia che tutte le province toscane hanno superato abbondantemente con Massa Carrara in cima alla classifica (84,6%) seguita al secondo posto da Lucca (+84,5%) e al terzo da Grosseto (84%).

L’aumento dei costi colpisce duramente l’intera filiera agroalimentare a partire dalle campagne – denuncia Coldiretti Toscana – dove più di 1 azienda agricola su 10 (13%) è in una situazione così critica da portare alla cessazione dell’attività ma ben oltre 1/3 del totale nazionale (38%) si trova comunque costretta a lavorare in una condizione di reddito negativo per effetto dei rincari, secondo il Crea. In agricoltura si registrano infatti aumenti dei costi che vanno dal +170% dei concimi al +90% dei mangimi al +129% per il gasolio. Ad aggravare ulteriormente lo scenario l’esplosione delle bollette, anche più che triplicate rispetto allo stesso periodo dello scorso anno ragione che stanno costringendo le imprese a rivedere i loro piani per i prossimi mesi.

“L’estensione della riduzione dei costi del gasolio per le imprese della pesca e agricole anche a fabbricati e serre fino alla fine dell’anno come avevamo richiesto insieme al credito di imposta per i costi energetici e del gas ai quali accedono anche le imprese agricole rispettivamente per il 30% e il 40% della spesa sostenuta è un primo passo. – conclude il Presidente di Coldiretti Toscana, Fabrizio Filippi – L’altro è quello di ridurre la dipendenza dall’estero e lavorare da subito per accordi di filiera tra imprese agricole ed industriali con precisi obiettivi qualitativi e quantitativi e prezzi equi che non scendano mai sotto i costi di produzione come prevede la nuova legge di contrasto alle pratiche sleali”.

Inflazione, UNC: a Firenze aumenti ‘anomali’

Secondo l’Unione nazionale dei consumatori che ha elaborato i dati dell’Istat se è vero che i prezzi stanno aumentando è altrettanto vero che in molte città, e tra queste Firenze (ma anche a Pisa, Siena, Lucca), gli aumenti appaiono assolutamente ingiustificati.

Chi specula sull’aumento dei prezzi? Se è vero che infatti il costo della vita sta aumentando, è altrettanto vero che in alcuni casi i rialzi dei prezzi appaiono ingiustificati. Lo sostiene l‘Unione Nazionale Consumatori che,sulla base dei dati ISTAT, ha confrontato gli aumenti settore per settore e città per città. Per le assicurazioni, che comprendono quelle su mezzi di trasporto, salute e abitazione, ad esempio  mentre in Italia i prezzi addirittura scendono dello 0,4%, a Padova segnano un incremento dell’8,3% su agosto 2021, a Firenze dell’8,1%. Terza peggior città d’Italia Trieste con +5,8%.

Allo stesso modo, per quanto riguarda invece i servizi di alloggio, ossia alberghi, motel, pensioni, bed and breakfast, agriturismi, villaggi vacanze, campeggi e ostelli della gioventù , se ad agosto in media nazionale costano il 12,5% in più rispetto alla scorsa estate, a  Firenze, aumentano del dioppio: +27,3%. Peggio del capoluogo toscano fanno  La Spezia  con +34%,  Siena con +29,1%,  Lucca con +28,2%. Malissimo anche Bari ( con +26,1%), Venezia ( con +25,3%) e Pisa ( con 22,7%). Sull’altro versante della graduatoria, 4 le città virtuose in deflazione: Macerata (-8,3%), Reggio Emilia (-2,4%), Vercelli (-1,2%) (-1,4%) e Reggio Calabria (-0,6%).

Ancora, per i servizi finanziari, ossia le spese bancarie e finanziarie, mentre il dato tendenziale annuo dell’Italia è +4,5%, a Bolzano e Trento è quasi 4 volte maggiore e si arriva a +17,9%. Medaglia di bronzo ad Aosta, +8,4%.

Per i servizi ospedalieri (cliniche private, interventi chirurgici e medici, cataratta, artroscopia, taglio cesareo …), mentre in media in Italia si ha un flebile +1% su agosto 2021, a Piacenza c’è un record del +36,1%, oltre un terzo. Al 2° posto Ravenna con +25,7%, al 3° Brindisi con +12,1%.

Per la fornitura acqua e servizi vari connessi all’abitazione, ossia fornitura acqua, raccolta rifiuti e spese condominiali, se in Italia l’inflazione tendenziale di agosto è +1,5%, a Bolzano è più di 8 volte tanto, +12,3%. Al 2° posto Verona con +9,7%, al 3° Terni con +9,6% .

Per l’Assistenza sociale che comprende case di cura per anziani, nidi d’infanzia e servizi di assistenza a domicilio, a fonte di una media italiana pari a +2,3%, a Pordenone l’inflazione di agosto schizza a +18,5%, più di 8 volte tanto. Al 2° posto Cosenza con +9,3%, al 3° Roma con +6%.

Insomma, l’inflazione picchia duro, ma a Firenze, e in Toscana, in molti settori le cose vanno anche peggio. come mai?

🎧 Istat: allarmanti i dati sulla competitività dei settori produttivi

L’Istat ha diffuso i rapporto annuale sulla competitività dei settori produttivi e i dati sono allarmanti. Il numero degli occupati nel 2020 è diminuito del -2,1 per cento.

l’Istat ha diffuso i rapporto annuale sulla competitività dei settori produttivi e i dati sono allarmanti. Il numero degli occupati nel 2020 è diminuito del -2,1 per cento, nonostante ricorso massiccio a misure di sostegno come la cassa integrazione.

In podcast intervista a Giovanni Lamioni, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese, a cura di Raffaele Palumbo.

Nel quarto trimestre del 2020 il reddito disponibile delle famiglie ha subito un’erosione dell’1,8% rispetto al trimestre precedente, impattando sui consumi finali con una contrazione del 2,5%.

Giovanni Lamioni, vicepresidente vicario di Confartigianato Imprese dice che “purtroppo si delinea un quadro davvero preoccupante. La crisi sanitaria ed economica ha avuto effetti gravissimi sulle famiglie e sulle imprese. Le istituzioni devono davvero agire in fretta, con sostegni adeguati, perché rischia di scomparire una larga parte del tessuto produttivo e molte persone si trovano ormai nella soglia della povertà. Le misure restrittive, che hanno imposto la chiusura della maggior parte delle attività purtroppo hanno accelerato il deterioramento degli indicatori economici.

Le persone temono per il proprio futuro e riducono le spese e questo aggrava ulteriormente la situazione delle aziende, in particolare di quelle del commercio. Devono essere sostenuti i redditi per far riprendere i consumi”. Altri dati che suscitano preoccupazione: il 49,4% delle imprese è stato gravemente colpito dalla crisi e rischia la chiusura.

Nel terziario che la pandemia ha manifestato gli effetti più severi, in particolare nei comparti legati al turismo (agenzie di viaggio, trasporto aereo, alloggio e ristorazione, con cadute di fatturato comprese tra il 40 e il 75 per cento. La percentuale di imprese che versano in grave crisi e sono a rischio chiusura raggiungono il 92,1% nel settore dei servizi alla persona e il 73,2% nell’abbigliamento.

Ancora Lamioni: “sono dati disastrosi dovuti all’effetto lockdown. Le misure restrittive introdotte a partire dal Dpcm del 3 novembre hanno innescato una spirale pericolosa segnando l’economia italiana. Misure come la cassa integrazione che, sicuramente per quanto riguarda gli artigiani ma manche negli altri settori, viene erogata in ritardo dallo Stato ( anche di 5 mesi), portano ad un generale impoverimento che è davvero socialmente pericoloso.

Secondo alcune associazioni di consumatori il 30% circa dei nuclei familiari ha difficoltà nel pagamento di rate e prestiti e il 40% delle famiglie ha difficoltà a pagare l’affitto. Molte imprese hanno anticipato ai loro dipendenti la cassa integrazione e quindi hanno problemi di liquidità . I ristori per ora predisposti dai governi Conte e Draghi sono stati di aiuto ma devono essere stanziate molte più risorse se si vuole davvero mettere le imprese nella condizione di ripartire e conservare i posti di lavoro”.

Secondo i dati ISTAT la pandemia ha fatto chiudere 259 mila attività autonome, creando disoccupazione. Sono andati perduti oltre 14 miliardi di euro nel turismo e 34 miliardi di euro nel comparto della ristorazione.

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