Fiamme in via Fanfani, è il terzo incendio a Firenze nel giro di una settimana

Ancora un incendio nell’area della fabbrica dismessa di via Fanfani, dove pochi giorni fa c’erano stati due roghi in rapida successione che avevano portato all’intervento massiccio dei vigili del fuoco e alla richiesta da parte di Arpat di tenere porte e finestre chiuse.

Squadre dei vigili del fuoco di nuovo in azione, dal primo pomeriggio, per un incendio nell’area della fabbrica dismessa, e occupata, in via Fanfani a Firenze: è la terza volta nel giro di una settimana dove le fiamme divampate venerdì scorso e poi ancora lunedì. “Ma cosa succede nel quartiere 5?” si chiede il Movimento 5 stelle con il capogruppo in Palazzo Vecchio Roberto De Blasi e i consiglieri del Quartiere 5 Luca Rossi Romanelli e Iacopo Spennati: “Per quanto tempo i residenti della zona, richiamati dalle autorità di rimanere chiusi in casa per evitare intossicazioni dalle esalazioni dei materiali combusti, dovranno sopportare questa situazione?”

“Possibile che la situazione, nonostante gli interventi delle autorità non verta verso una soluzione definitiva liberando i cittadini della zona dai pericoli derivanti da questi incendi? Chiediamo urgenti aggiornamenti al sindaco su cui ricade la responsabilità sulla salute dei cittadini”.

via fanfani

Sul nuovo incendio in via Fanfani interviene anche la Lega, con il capogruppo in Palazzo Vecchio e segretario provinciale Lega Federico Bussolin e il commissario comunale Lega Federico Bonriposi: “Possibile – si chiedono – che ci siano incendi così frequenti in pochi giorni? Possibile sia soltanto colpa del grande caldo di questi giorni? Noi crediamo che occorra vigilare maggiormente sull’area visto come è stata trascurata totalmente in questi anni!”.

“Non è concepibile che periodicamente si alzino queste nubi nere dense a causa degli incendi. I residenti di via Fanfani sono preoccupati per questo incendio. Gli occupanti ancora ci vivono. Non possiamo rischiare che qualcuno rischi la vita! Il Comune intervenga con appositi controlli della Polizia municipale per monitorare tutta l’area ed evitare ogni accesso. 3 incendi in pochi giorni non sono da sottovalutare”

A causa del vento presente nell’area interessata, sono in corso le operazioni di spegnimento anche di una sterpaglia situata nelle vicinanze del sito. Sul posto i vigili del fuoco stanno affrontando l’incendio 2 squadre inviate inviate dal Fi-Ovest e dalla sede centrale, con supporto di 3 autobotti del comando fiorentino e di altri automezzi in supporto come escavatori e pale gommate inviati dai comando limitrofi

IN AGGIORNAMENTO

🔊 Alcune associazioni hanno presentato un esposto in procura contro l’aeroporto di Peretola

Si torna a parlare dell’aeroporto di Firenze Peretola e lo si fa in relazione non soltanto al nuovo progetto della pista, ma anche a tutte le criticità che riguardano l’attuale infrastruttura.

Mancanza di conformità urbanistica, autorizzazione di voli fuori orario e non rispetto della zonizzazione acustica: queste sono le principali inadempienze che hanno portato alcune associazioni a presentare un esposto  alla Procura di Firenze. Queste associazioni  sostengono “l’illegittimità operativa dell’attuale aeroporto” di Firenze Peretola. Le motivazioni sono state illustrate dai firmatari della denuncia tra cui Italia Nostra, Legambiente Firenze, Medicina democratica Firenze, Vas Vita ambiente salute onlus, Comitato sorvolati di Brozzi, Peretola, Quaracchi.

“Queste associazioni hanno deciso di consegnare alla Procura una serie di documenti che dimostrano le illegittimità operative dell’attuale aeroporto di Firenze” ha spiegato Gianfranco Ciulli di Vas Vita ambiente salute onlus. Ciulli cita il decreto ministeriale del 29 novembre del 2000 “che è il piano di contenimento e abbattimento acustico che doveva essere attuato dal 2003 e che non è stato ancora attuato. Piano che prevede per esempio la delocalizzazione di case, l’insonorizzazione e la climatizzazione di altre. C’è il decreto di Via del 2003 che non è mai stato ottemperato. La commissione aeroportuale rumore dice che le ‘rotte anti rumore’ sono rimaste ferme al 2002 e per legge devono essere riviste su base quinquennale”.

Secondo i promotori, continua Ciulli, “si insiste nel voler attuare la nuova pista per coprire tutte queste omissioni”. Per Lorenzo Cecchi, presidente di Legambiente Firenze, “il rischio è che questo tipo di inadempienze sia utilizzato per sostenere la necessità di fare la nuova pista, invece, secondo noi dimostra tutto il contrario. Se i soggetti che si occupano del progetto dimostrano di fare inadempienze così gravi e non rispettano le normative c’è da avere paura di un nuovo aeroporto. Questo ci dimostra la loro inaffidabilità e visto che non ci sono le condizioni di operatività dell’attuale scalo a maggior ragione non ci saranno sulla nuova pista”.

L’intervista a Gianfranco Ciulli nel file audio

Le Geo Barents è attraccata al porto di Livorno. Al via la redistribuzione dei migranti

La Geo Barents è attraccata intorno alle 13.40 nel porto di Livorno. L’imbarcazione di Medici senza frontiere con 132 migranti a bordo arrivava da Marina di Carrara dove nella notte si sono concluse le operazioni per sbarcare 214 persone soccorse nel Mediterraneo.

Al porto presente il prefetto Paolo D’Attilio, con il questore, che ha confermato che 10 dei 132 migranti che scenderanno dalla Geo Barents, tutti minorenni, rimarranno in Toscana e saranno accompagnati nel centro appositamente allestito di Piombino. Un’altra quarantina di minori sarà accompagnata a Taranto mentre gli adulti restanti sono destinati a Genova e a Campobasso. A banchina è atteso anche il sindaco di Livorno Luca Salvetti, accompagnato dall’assessore al sociale Andrea Raspanti.

In totale nello scalo apuano sono stati fatti scendere in 214 dei 346 a bordo della nave Geo Barents di Msf: era previsto inizialmente che ne sbarcassero 203. Sempre per i migranti scesi a Marina di Carrara le operazioni nella sede di Carrarafiere per le visite sanitarie e l’identificazione si sono concluse poco dopo le 7 di stamani. Dei migranti destinati ai due porti toscani poco meno della metà rimangono in Toscana, gli altri saranno trasferiti in altre regioni.

Sulla questione è intervenuta con forza anche la Lega di Firenze, coi consiglieri Bussolin e Bonriposi. “Apprendiamo dalla stampa locale odierna che la Prefettura di Firenze avrebbe ieri comunicato l’arrivo in tutta la provincia di Firenze di 1888 migranti di cui 210 circa nel solo comune di Firenze. Inoltre sappiamo che la Prefettura ha chiesto espressamente ai Sindaci di rintracciare edifici e strutture adatte per l’accoglienza. A questo punto come Lega ci interessa sapere innanzitutto a Firenze città cosa intenderà fare la Giunta Nardella e soprattutto dove intenderà distribuirli all’interno dei quartieri fiorentini. Pretendiamo chiarezza e vogliamo sapere prima dove saranno collocati senza “sorprese” improvvise e spiacevoli per i residenti, per questo presenteremo per lunedì in Consiglio Comunale una domanda di attualità”.

“Come Regione Toscana – dicono le assessore al sociale e alla protezione civile Serena Spinelli e Monia Monni – abbiamo prima chiesto di non dividere in due lo sbarco dei migranti della Geo Barents, poi di far scendere a Carrara donne, bambini e fragili perché per la Protezione civile regionale sarebbe stato possibile allestire soltanto in un porto le strutture della Cross, del Meyer e delle associazioni necessarie per l’assistenza sanitaria, pediatrica e per le procedure anti-tratta. Questo non è avvenuto: minori e persone in condizioni di fragilità sono state lasciate a bordo in condizioni difficili. Si viola la dignità delle persone a bordo, che dopo un viaggio devastante sono state lasciate per altre lunghe ore sotto il sole a Carrara per assistere allo sbarco di parte dei passeggeri, poi fatte di nuovo navigare per 6 ore per coprire un tratto di pochi km. Non è questo il modo di gestire gli sbarchi”.

“Si gioca sulla pelle delle persone – aggiungono le l’assessore – e si fiacca il sistema di assistenza dei nostri servizi sociali e sanitari territoriali e di protezione civile. Noi ci mettiamo a disposizione ma dobbiamo lavorare insieme per trovare il modo migliore possibile di gestire gli sbarchi. Ringraziamo anche questa volta i nostri volontari, gli operatori sociosanitari e della Protezione civile, ma non possiamo permettere che vengano spremuti fino allo sfinimento”.

🔊 L’Harry’s Bar in Lungarno Vespucci ha chiuso i battenti. Sindacati su tutte le furie

Nessun accordo. E quindi, nella mattinata di oggi, è scattato lo sfratto esecutivo presso lo storico Harry’s Bar su Lungarno Vespucci, decisione presa sulla base di una sentenza della corte di appello di Firenze che obbligava i gestori a lasciare il locale. Tra la proprietà del fondo, la Gin Srl della famiglia Olivetti Rason, e i gestori del locale, i fratelli Antonio e Francesco Bechi, non è stato quindi raggiunto alcun accordo economico.

I lavoratori hanno portato avanti la propria attività fino alle 5 di questa mattina. Poi l’Harry’s Bar ha chiuso i battenti, verosimilmente per sempre. La vertenza vede la immobiliare Gin Srl, proprietaria dell’immobile, intenta a voler stabilire un nuovo contratto di affitto o di vendita dell’immobile stesso con un altro soggetto, poiché le sentenze stabiliscono che la società che gestisce l’attività, Harry’s Bar in affitto da S.I.N.A., proprietaria dell’Hotel Villa Medici in Firenze, sono in contenzioso con una sentenza passata in giudicato per morosità.

Insomma, un coacervo di relazioni di affari tra società immobiliari, di gestione e di subaffitti che hanno portato ad una lite giudiziaria. La Filcams Cgil auspica che i lavoratori vengano in qualche modo riassorbiti tramite la stessa Villa Medici, visto che da visura camerale sarebbero già in carico a S.I.N.A., ma per adesso quest’ipotesi non sembra sul tavolo.

“Nel prossimo tavolo all’unita di crisi, convocato il giorno 27 luglio – dice la Filcams – aspettiamo delle risposte concrete sulla richiesta del sindacato: nessun licenziamento può essere accettabile in questo coacervo di interessi, non può essere il lavoro a pagare pegno, queste società, oggetto del contenzioso legale, debbono accollarsi i 22 lavoratori e le lavoratrici”.

Tra l’altro le vetrine e i mobili dell’Harry’s Bar sono tutelati dalla Soprintendenza perché si tratta di un locale storico italiano. Si tratterà quindi di capire in che modo la famiglia Olivetti Rason potrà utilizzarli nel caso in cui decida di affittare il fondo ad un’altra società: di sicuro c’è che secondo un preciso regolamento del Comune di Firenze, questo dovrà essere della stessa categoria merceologica.

Intanto dall’azienda proprietaria dell’immobile arriva una nota di risposta alla vicenda:

“Con riferimento alle notizie apparse sulla stampa, GIN deve nuovamente precisare che
il rilascio forzoso dei locali da parte di Harry’s Bar è stato deciso dal Tribunale di
Firenze e dalla Corte d’Appello di Firenze con ben cinque provvedimenti che hanno
tutti confermato -all’unisono- l’esistenza di una pesante morosità di Harry’s Bar
iniziata nell’agosto 2019 (e quindi ben prima del Covid) e protrattasi sino ad oggi.
Precisa altresì GIN, a differenza di quanto letto sulla stampa, di non avere intenzione
alcuna di rivendere il locale.

GIN non avrebbe mai ritenuto di dover giungere ad uno sfratto con la forza pubblica
a seguito dei ripetuti, persistenti inadempimenti di Harry’s Bar, cristallizzati in
numerose ed univoche sentenze da parte del Tribunale di Firenze in favore di GIN
stessa.

Le sentenze dei Giudici si possono criticare (peraltro, nelle opportune sedi) ma prima
di tutto si devono rispettare.

Nonostante gli sforzi profusi da GIN nel ricercare una composizione con i soci, con i
legali rappresentanti e gli avvocati di Harry’s Bar S.r.l. (oggi Boston 70 S.r.l.), non è
stato possibile evitare lo sfratto, sia a causa della persistente morosità sia per
l’atteggiamento della controparte che non ha mai ricercato una definizione bonaria,
così come dimostrato dagli inascoltati interventi delle Istituzioni, delle Associazioni di categoria, di vari legali di Harry’s Bar avvicendatisi, nonchè di amici e conoscenti
comuni.

Essere costretti ad uno sfratto è una sconfitta per tutti, dipendente però solo ed
esclusivamente da fatto e colpa di Harry’s Bar.

L’unico incontro tenutosi tra i soci delle due società ha avuto luogo in data 30 giugno
scorso presso il roof dell’Hotel Baglioni di Firenze, grazie ai buoni uffici del Presidente
di Confcommercio, Aldo Cursano, che ringraziamo. Purtroppo, anche tale intervento
non ha sortito gli effetti attesi, tenuto conto che la proposta di GIN per il rinnovo della
locazione in tale sede effettuata, non ha trovato accoglimento da parte di Harry’s Bar,
che non ha mai neppure ritenuto di far pervenire una propria controproposta.

GIN sensibile ai problemi occupazionali creati da Harry’s Bar, che per anni non ha
pagato i canoni locativi, ha comunque deciso di partecipare attivamente e
fattivamente ai tavoli di crisi e di negoziazione aperti presso le competenti Sedi
Istituzionali allo scopo di ricercare soluzioni condivise che possano salvare i posti di
lavori dei dipendenti di Harry’s Bar.

GIN si dichiara nuovamente disponibile ad attivarsi per risolvere l’eventuale problema
occupazionale che l’esecuzione del provvedimento di rilascio dovesse creare
nell’ipotesi di mancata ricollocazione dei lavoratori da parte di Harry’s Bar tenuto
conto che GIN eserciterà negli stessi locali direttamente o indirettamente per il
tramite di un nuovo conduttore attività di ristorazione non appena le necessarie
licenze e/o autorizzazioni amministrative saranno state rilasciate
dall’Amministrazione Comunale.

GIN dà atto che questa mattina, alla presenza dell’Ufficiale Giudiziario e della Forza
Pubblica, Harry’s Bar ha spontaneamente rilasciato i locali.

I tavoli sono ancora aperti e i prossimi incontri si terranno il 26 e il 27 luglio: GIN
auspica fortemente il raggiungimento di una intesa con Harry’s Bar che consenta il
salvataggio dei posti di lavoro e la prosecuzione dell’attività di impresa nei locali ove
è nata ed ha sviluppato un marchio così prestigioso.”

Teniamo a disposizione della stampa, occorrendo, l’elenco completo dei numerosi
provvedimenti giudiziari emessi in favore di GIN e delle morosità maturate nel corso
del relativo rapporto.

Si invitano cortesemente le agenzie, i giornali ed i mezzi di stampa a riportare, nei
limiti degli spazi disponibili, correttamente e con completezza le circostanze sopra
riferite da GIN, onde evitare nuove dichiarazioni misleading rispetto a quanto
dichiarato che comporteranno la doverosa rettifica”.

Bancarotta fraudolenta, imprenditore fiorentino ai domiciliari

Un arresto ai domiciliari per bancarotta. L’accusa è di aver spolpato la Santa Felicita, impresa edile fiorentina che acquista ristruttura e vende immobili fino a portarla al crac. Per questo, Michele Giambra, 74 anni, imprenditore di origine siciliane trapiantato da decenni in Toscana, già noto, è stato arrestato.

L’imprenditore è finito ai domiciliari con l’accusa di bancarotta fraudolenta e di sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte. Per lui è scattata anche la misura interdittiva del divieto di esercitare attività imprenditoriali per la durata di un anno. Insieme a Giambra sono indagate le figlie, i generi e altre due persone. Anche per cinque di essi il gip del Tribunale di Firenze ha adottato la misura interdittiva.

Inoltre la Guardia di finanza ha sequestrato beni mobili e immobili per 900 mila euro, corrispondenti alle distrazioni operate a danno del patrimonio della fallita, che hanno reso altresì inefficace la procedura di riscossione dell’Erario. L’inchiesta per bancarotta è partita nel 2021 dopo che il tribunale di Fiernze ha dichiarato fallita la Santa Felicita.

Secondo le indagini per bancarotta condotte dal nucleo di polizia economica finanziaria della Guardia di finanza gli indagati, attraverso una testa di legno, avrebbero azzerato il capitale della società con bonifici e prelievi e simulato la vendita di due magazzini e diversi terreni nell’Aretino, senza mai versare il prezzo pattuito, rendendo così inefficace la procedura di riscossione da parte dell’Erario dei debiti accumulati, pari a circa 700.000 euro, pari al 90% del passivo fallimentare. Infine, per ostacolare la ricostruzione delle condotte fraudolente e recare, così, ulteriore danno ai creditori, sarebbero state sottratte o distrutte tutte le scritture contabili obbligatorie.

Integrazione a Firenze: la ‘Seconda Chance’ per due detenuti

Primo giorno di lavoro per due detenuti al cantiere appena aperto per la ristrutturazione di una palazzina nei pressi della stazione Leopolda; sono stati assunti dall’azienda Petrichella per iniziativa di Seconda Chance

Primo giorno di lavoro per due detenuti al cantiere appena aperto per la ristrutturazione di una palazzina nei pressi della Stazione Leopolda a Firenze. Entrambi sono stati assunti dalla società di edilizia Petrichella, incaricata dal Comune dell’esecuzione dei lavori, per iniziativa di Seconda Chance, associazione che si occupa di fare da ponte tra imprese e carcere per l’avviamento al lavoro dei detenuti.

Attiva da qualche mese anche in Toscana, l’associazione ha permesso ai due neoassunti, ai quali l’impresa ha assicurato il necessario corso di formazione alla Scuola edile, di lavorare nonostante siano in semilibertà, e affidati all’esecuzione esterna della pena dopo averne scontata una parte nel carcere di Sollicciano e all’Istituto Gozzini.

Il primo giorno di lavoro è stato da loro impiegato, insieme agli altri operai, alla preparazione del cantiere e alla ripulitura dell’area: “Si tratta di un esempio che confidiamo sia seguito da un sempre maggiore numero di imprese in tutta la Toscana, non solo per le eventuali facilitazioni previste dalla legge Smuraglia del 2000, ma per lo stesso valore di poter contribuire al recupero alla vita civile e professionale di persone ormai diverse da quando sono entrate in carcere”, ha spiegato in una nota Seconda Chance

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