Con “Saviors” dei Green Day torna “Il Disco della Settimana”

Ve lo diciamo subito, se non riuscite a togliere dal lettore “Wall Of Eyes” degli Smile, questo non è il disco che fa per voi. Se invece cercate qualcosa che diradi le brumose atmosfere di febbraio il power pop infallibile dei Green Day può fare al caso vostro.

 

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E non si venga a dire “non sono più i Green Day di una volta”, la formula infatti è sempre la stessa, riportata a quella carica ironica che li contraddistingueva agli esordi. Se non ne siete convinti durante tutta la settimana ascolteremo una manciata di brani estratti dall’album in modo che possiate farvi un’idea, poi, se vorrete, ne riparleremo.

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Ma passiamo ad un po’ di fatti. Il 14° album della band, “Saviors”, anticipato dal singolo “The American Dream Is Killing Me“, è stato registrato tra Londra e Los Angeles insieme allo storico produttore dei Green Day, Rob Cavallo, già al loro per gli altri lavori “Dookie”, “Insomniac”, “Nimrod”, “American Idiot” e “Bullet In A Bible”.

Il brano “The American Dream Is Killing Me” che ha anticipato l’album è “uno sguardo al modo in cui il tradizionale sogno americano non funziona per molte persone, anzi, fa male a molte persone” ed è stato accompagnato da un video musicale in bianco e nero ispirato ad un film noir che vede i Green Day nel bel mezzo di un’apocalisse zombie.  Il video è stato diretto da Brendan Walter e Ryan Baxley e girato a Los Angeles.

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I Green Day (Billie Joe Armstrong, Mike Dirnt e Tré Cool), il prossimo 16 giugno 2024 saranno sui palchi degli I-Days Milano per un unico appuntamento live nel nostro paese del “The Saviors EU/UK tour”, una data in cui celebreranno i loro due album di maggior successo, Dookie e American Idiot, oltre che il nuovo album Saviors.

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Saviors, dei Green Day è il nostro “Disco della Settimana“!

Beach Fossils, “Bunny”. Disco della settimana.

 

A sei anni di distanza dal precedente, tornano i newyorkesi Beach Fossils con un nuovo album. Solare, aperto, leggero quanto basta, Bunny è il disco perfetto per lanciarsi nell’estate che arriva e per mandare in ferie la nostra rubrica, il “Disco della settimana” torna a settembre. Splash!

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Attivi da oltre 15 anni, i Beach Fossils sono oggi una delle realtà più attenzionate della scena indie rock americana, tra i i più amati dal pubblico europeo e statunitense.

Nato da un’idea di Dustin Payseur, il progetto solista Beach Fossils si è trasformato in un quartetto che ha influenzato la scena di Brooklyn con uno stile capace di unire rock semiacustico e dream pop in modo unico e riconoscibile.

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A sei anni dal precedente “Somersaultl” nuovo disco continua sulla scia evolutiva dei Beach Fossils e suona come l’album più dream pop della loro discografia. Un disco che si ispira allo psych pop dei primi Verve e Spiritualized, benché la formazione confessi di essere sempre stata influenzata dal sound di band come Cure, Wire, Byrds e Velvet Underground.

Bunny, appena uscito per Bayonet, è stato prodotto dal deus ex-machina Dustin Payseur con il missaggio di Lars Stalfors (già collaboratore di St. Vincent, Soccer Mommy, Lil Peep).

Come lo stesso Payseur ci racconta, per Bunny ha lavorato tantissimo sulle strutture e sugli arrangiamenti pop con il contributo della band composta da Tommy Davidson (chitarra), Jack Doyle Smith (basso) e Anton Hochheim (batteria). Il disco è stato anticipato dal singolo Don’t Fade Away.

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Nel 2020 la band aveva ristampato, per il suo decennale, l’omonimo debut album, e l’anno successivo aveva rilasciato “The Other Side” disco nel quale reinterpretavano in chiave jazz i loro migliori brani.

“Bunny” tracklist:
1. Sleeping On My Own
2. Run To The Moon
3. Don’t Fade Away
4. (Just Like The) Setting Sun
5. Anything is Anything
6. Dare Me
7. Feel So High
8. Tough Love
9. Seconds
10. Numb
11. Waterfall

Foo Fighters, “But Here We Are”. Disco della settimana.

But Here We Are“, il nuovo album della band dell’ex Nirvana Dave Grohl, è una risposta sentita e terapeutica ad un anno di sconvolgenti perdite e introspezione personale.

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But Here We Are“, il nuovo album uscito il 2 giugno per Roswell Records/RCA Records, arriva dopo un anno di sconvolgenti perdite (la madre di Dave e il batterista della band) introspezione personale e malinconici ricordi. E’ stato anticipato dai singoli “Rescued”, Under You” e “Show Me How” (con la partecipazione di Violet Grohl, figlia di Dave).
Il disco è una risposta brutalmente onesta ed emotivamente cruda a tutto ciò che i Foo Fighters hanno vissuto nell’ultimo anno, una testimonianza del potere curativo della musica, dell’amicizia e della famiglia. Coraggioso, tormentato e decisamente autentico, “But Here We Are” si apre con il singolo appena pubblicato “Rescued”, la prima di 10 canzoni che affrontano una vasta gamma di emozioni, dalla rabbia e dal dolore, alla serenità e all’accettazione, con una miriade di punti intermedi.

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Prodotto da Greg Kurstin e dagli stessi Foo Fighters, “But Here We Are” è insieme l’undicesimo album della band e il primo capitolo della nuova vita della band dopo la scomparsa di Taylor Hawkins, lo storico batterista della band scomparso nel marzo del 2022, poi sostituito da Josh Freese.

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Il disco cerca di ritrovare il sound e l’ingenuità del debutto dei Foo Fighters nel 1995 arricchendolo della consapevolezza data da decenni di mestiere, e se da un lato non mancano le cadute di stile troppo legate ad atmosfere da “arena rock”, non manca una manciata di brani estremamente riusciti e convincenti.
Ma per farci un’idea più completa lo ascolteremo insieme in onda, perchè “But Here We Are” è il nostro Disco della settimana.
Questa la tracklist di “But Here We Are”:

 

  1. Rescued
  2. Under You
  3. Hearing Voices
  4. But Here We Are
  5. The Glass
  6. Nothing At All
  7. Show Me How
  8. Beyond Me
  9. The Teacher
  10. Rest

Flame Parade, “Cannibal Dreams”. Disco della settimana.

Cannibal Dreams è il nuovo album dei Flame Parade. Scoperti e lanciati dall’edizione 2014 del Rock Contest, giungono al terzo album con la sofisticata e futuribile produzione di Matilde Davoli.

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Un viaggio nella testa di chi sogna a occhi aperti, in una continua lotta tra il surreale e la concretezza. Un percorso raccontato dai Flame Parade in 10 tracce dall’atmosfera onirica, liquida e dilatata, attraverso sonorità dream-pop e shoegaze, tra ricordi sbiaditi, speranze e desideri, promesse.

Grazie anche alla collaborazione con la cantautrice, producer e sound engineer Matilde Davoli, le narrazioni eteree e sognanti dei lavori precedenti della band evolvono in questo album verso nuovi percorsi artistici. Quello che prende vita è un prodotto legato all’identità della band ma profondamente influenzato dalle nuove sperimentazioni. Il primo singolo estratto, “One of These Days I’ll Steal Your Heart”, esprime alla perfezione il nuovo universo ricercato dei Flame Parade, segnando con fermezza una nuova naturale evoluzione della band toscana.

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Il disco è stato anticipato da due singoli, One of These Days I’ll Steal Your Heart, “il momento della vita in cui ci si accorge di essere attratti e innamorati di qualcuno, dei pensieri che iniziano a disegnare forme e carattere e si fantastica su una relazione che, di fatto, ancora non esiste ma che diventa perfetta così come la si sogna e immagina” e Ballad of the Ghost, “Il racconto di due fantasmi che rimangono intrappolati nel loop di una relazione vissuta anche dopo la morte” brano con la partecipazione di Roberto Dell’Era (Dellera/Afterhours), il cui sound di basso e la particolare voce arricchiscono la ballata di profondità e psichedelia, facendola virare verso un dream-pop cinematico vagamente sci-fi.

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Registrato, mixato e masterizzato da Matilde Davoli al Sudestudio di Guagnano (LE), Cannibal Dreams esce per Materiali Sonori. E’ il nostro “Disco della settimana

FLAME PARADE – BIO 

La storia dei Flame Parade ha inizio nel 2012 in un antico casale toscano, dove la band dà forma alle prime sperimentazioni e affina il suo background folk, raggiungendo un sound ricercato e contemporaneo Esordiscono sui palchi del Rock Contest di Controradio giungendo in semifinale nell’edizione 2014 (foto). Nel 2015 pubblica il primo EP, “Berlin” (Materiali Sonori), seguito nel 2016 dall’LP “A New Home” (Materiali Sonori) prodotto da Alberto Mariotti.
I primi lavori vengono accolti molto bene dal pubblico e dalla critica e permettono alla band di esibirsi su oltre 100 palchi tra Italia ed Europa. Nel 2020 tornano con un nuovo album dal titolo “Cosmic Gathering” (Materiali Sonori). Un disco che perfeziona le atmosfere new folk che appartengono al background della band, andando a mescolarsi a sonorità pop di respiro internazionale, guardando a band come Arcade Fire, Foxygen, Kevin Morby, Devendra Banhart, Fleet Foxes. L’inizio del tour italiano ed europeo, già programmato, riceve una brusca frenata a causa della pandemia, ma la band riesce comunque a salire sul palco di alcuni festival estivi, condividendolo con artisti come Zen Circus, La Rappresentante Di Lista, Lucio Corsi, Giovanni Truppi. Nell’autunno 2021 produce un nuovo EP intitolato “Echoes”; oltre all’inedito singolo “River”, il disco include tre nuovi arrangiamenti dei singoli di “Cosmic Gathering”, che danno origine ad una suite dalle atmosfere e dai tempi dilatati, in cui tastiere, archi e chitarre respirano tra vibrazioni post-rock e dream pop. L’esperienza maturata durante la produzione di “Echoes” segna particolarmente la band, che tra il 2021 e il 2022 inizia a scrivere nuova musica. Le narrazioni eteree e sognanti dei precedenti lavori accompagnano i Flame Parade verso nuovi percorsi artistici: la band decide di affidare la produzione artistica della nuova musica alla cantautrice, producer e sound engineer Matilde Davoli. Quello che prende vita al Sudestudio di Lecce (Múm, Beirut, Calibro 35, ecc) è un prodotto legato all’identità della band ma profondamente influenzato dalle nuove sperimentazioni. Il primo singolo “One of These Days I’ll Steal Your Heart” (2023) esprime alla perfezione il nuovo universo ricercato dei Flame Parade attraverso sonorità eteree dream pop e shoegaze dal sapore internazionale, segnando con fermezza una nuova naturale evoluzione della band toscana.

Alison Goldfrapp, “The Love Invention”. Disco della settimana.

E’ “The Love Invention” il primo disco a proprio nome la visionaria artista synth-pop britannica Alison Goldfrapp. Il disco, fortemente influenzato dalle intuizioni di Giorgio Moroder, è stato anticipato dall’ipnotico singolo “So Hard So Hot“.

L’album “The Love Invention“, prodotto e co-scritto da Alison e uscito uscita il 12 maggio per Skint, segna il suo ritorno come sacerdotessa del dancefloor, in una carrellata dalle influenze retrofuturiste tra disco e house che sono sempre state un punto fermo del suo DNA musicale. Giorgio Moroder e Donna Summer sembrano essere i numi tutelari dell’operazione, assieme ai Kraftwerk e a tanta musica electro-pop/euro(e italo)-disco a cavallo fra anni ’70 e anni ’80 (Sheila & B Devotion, Dee D. Jackson, Rockets, etc.):  “L’Italo disco è sempre stata lì sullo sfondo della mia esperienza insieme a tutti gli altri generi, con le sue suggestioni anni ’80 e i successi Euro pop. Il titolo di questo pezzo (“Gatto Gelato”) è in lingua italiana ed è un esplicito riferimento ai dancefloor di quella stagione musicale. Ci sono ulteriori richiami anche in altre parti del disco, il tocco contemporaneo però mantiene tutto in equilibrio. Ma voglio che sia l’ascolto a parlare.”

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Il primo singolo, “So Hard So Hot“, è accompagnato da un video vibrante e psichedelico diretto in collaborazione con Mat Maitland (Big Active), il primo di una serie di visual. Trattato con  una serie di AI, il video ci porta in un mondo mitico che è allo stesso tempo potente e fragile. Alison è una figura solitaria che si dissolve dentro e fuori a regni geologici, con il volto che oscilla tra una realtà aumentata e una finzione contorta. Riflette l’instabilità e la speranza degli stati di transizione e la ricerca e la scoperta dell’amore come conforto. «Quando ascolto la musica riesco a vedere il mondo con i colori che mi infondono energia e sensazioni rassicuranti. Attraverso la percezione visiva l’occhio risponde emotivamente ai colori suscitando in noi sempre qualcosa, riuscendo persino a farci cambiare umore di stagione in stagione. Con The Love Invention provo a visualizzare la musica e il suono attraverso il colore. Negli album precedenti tutto era più monocromatico, con tinte a tratti scure, ma ho sentito l’esigenza di discostarmi da quegli esperimenti per muovermi in maniera diversa»

L’annuncio di “The Love Invention” è stato anticipato da due collaborazioni: la splendida “Digging Deeper” di Claptone e la vibrante “Fever” di Paul Woolford. Queste versioni collaborative appaiono nella versione digitale espansa di “The Love Invention“, mentre nell’album sono presenti i brani nelle loro versioni originali.
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Nati all’inizio del 2000 nel calderone trip-hop con il nome collettivo di “Goldfrapp“, hanno scalato le classifiche con album multi-platino, nomination ai Brit e ai Grammy.  Lo slancio verso un percorso da solista è avvenuto nel 2021, quando Alison è stata contattata dai Röyksopp per collaborare a due pezzi per il loro settimo album Profound Mysteries.

Alison presenterà “The Love Invention” dal vivo nella data di debutto sold out all’HERE at Outernet di Londra il 18 maggio.

“THE LOVE INVENTION” è il nostro Disco della settimana.
1. NeverStop
2. Love Invention
3. Digging Deeper Now
4. In Electric Blue
5. The Beat Divine
6. Fever
7. Hotel (Suite 23)
8. Subterfuge
9. Gatto Gelato
10. So Hard So Hot
11. SLoFLo

La versione digitale dell’album include le collaborazioni con Claptone e Paul Woolford, già pubblicate in precedenza, oltre alla versione di Alison della sua collaborazione con i Röyksopp “Impossible”.

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Anton Sconosciuto, “To make room”. Disco della settimana,

To Make Room”, latteso esordio discografico di Anton Sconosciuto, vincitore dell’edizione 2021 del Rock Contest, è uscito il 5 maggio 2023 per Coypu Records / PLUMA dischi (Irma Records). Un bedroom pop in cui i classici degli anni ’70 (Syd Barrett, Robert Wyatt, Beach Boys) vengono dissolti nell’alt/folk più contemporaneo sulla scia di Andy Shauf, Damon Albarn, Sufjan Stevens o Mac DeMarco.

 

Anton Sconosciuto - Coat

To Make Room”, comporre per creare luoghi mentali, è l’album d’esordio del batterista e compositore Anton Sconosciuto, un lavoro in cui l’indie rock più sbilenco incontra il synth pop più malinconico e in cui ogni canzone si pone come una diversa stanza di una casa immaginaria.

Le stanze di questo disco sono concretamente quelle dove è nato: ogni canzone è stata composta e registrata in una città diversa (Siena, Roma, Pisa, Bologna, Amsterdam e Utrecht), in una determinata stanza e spesso ispirandosi ad essa. L’ispirazione di questi vari luoghi domestici lo ha portato a elaborare pensieri prima difficili da districare, come se la composizione gli permettesse di costruire qualcosa che altrimenti sarebbe difficile da mettere a fuoco. A completare il processo di autoanalisi si aggiungono poi dei testi in inglese, che rimandano al suo paese di origine ed alla sua infanzia a Londra, con cui Anton si interroga sulla natura dei rapporti umani nelle sue varie forme.

Il risultato è una sorta di bedroom pop che, di tanto in tanto, esce dalla propria comfort zone per darsi al couchsurfing e aprirsi a influenze da jazz e elettronica. Da una parte la sicurezza dell’intimità di un concetto di casa che travalica le distanze e dall’altra la necessità di evasione di un’eterna migrazione tra nostalgia e esplorazione.

Anton Sconosciuto - To Meet You

Anton, attivo principalmente come batterista per vari progetti, in questo caso ci apre completamente le porte del suo mondo scrivendo e componendo l’intero disco oltre che suonandone in prima persona una buona parte. Sicuramente la sua natura da batterista è riscontrabile in un approccio atipico alla composizione: Anton parte dalla ritmica più percussiva applicandola alla chitarra per poi arrivare alla melodia cantandola.

Il disco esce per Coypu Records che ne stamperà un’edizione limitata in CD e tape. La neonata PLUMA dischi (sottosezione di Irma Records) ne seguirà le edizioni e la distribuzione digitale. La registrazione del disco è stata possibile anche grazie al premio vinto al Rock Contest di Controradio (edizione 2021). Il disco verrà poi portato live in una formazione a cinque in collaborazione con Hangar Booking.

 

Anton Sconosciuto - Day of Sun (Rooftop Live Session)

 

Anton Sconosciuto è un batterista e compositore nato a Londra ma vissuto dall’infanzia a Siena. Dopo aver iniziato a suonare e cantare all’età di 8 anni, dall’età di 15 anni collabora a vari progetti con base a Siena e a Roma, dove si è trasferito dal 2021. Attualmente è attivo come batterista ed arrangiatore con KOKO MOON, Adult Matters, Orelle, Vera di Lecce e Kostja mentre è anche autore in Oga Magoga e SpinnstDu?.

La sua musica insegue le sue passioni che partendo dai grandi classici anni 70’ si perdono nel alt-folk / indie rock alla Mac DeMarco per contaminarsi infine con Jazz e musica elettronica. Vincitore del Primo Premio della 33a edizione (nel dicembre del 2021) del Rock Contest di Controradio, è stato inserito nei 100 nomi della musica italiana del 2021 da Rockit.it.

“To make Room” è il nostro Disco della settimana.

Tracklist:

  1. Live In Your Eyes
  2. Unsinn
  3. Pink Bathroom
  4. Coat
  5. To Meet You
  6. Day Of Sun
  7. What’s Your Name?
  8. Can’t Seem To Belong
  9. Tides
  10. Keep Me In Your Brain

 

Tutte le voci e gli strumenti sono stati registrati da Anton Sconosciuto presso le abitazioni dei rispettivi musicisti, ad eccezione della batteria registrata da Damiano Magliozzi al Gorilla Punch di Siena e di alcune voci, chitarre acustiche, violoncello e percussioni aggiuntive registrate da Alessandro Mazzieri allo Splinter Studio di Utrecht (NL). Mix di Alessandro Mazzieri presso lo Splinter Studio, Utrecht (NL). Trasferimento su nastro e masterizzazione a cura di Andrea Ruscitto presso lo Studio Miriam, Roma. Foto e artwork di Agnese Zingaretti.

Anton Sconosciuto: batteria, voce, percussioni, chitarra acustica, synth, arrangiamenti. Vittoria Dato: voce. Andrea Bambini: Sintetizzatore. Konstantin Gukov: Chitarra elettrica. Giovanni Miatto: Basso elettrico. Dominika Kaczmarczyk: Violoncello.

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