Disco della settimana: Public Enemy “What You Gonna Do When The Grid Goes Down?”

Dopo oltre 20 anni i Public Enemy tornano alla casa madre, pubblicando What You Gonna Do When The Grid Goes Down?, il loro nuovo album, per la leggendaria Def Jam.

Le istituzioni culturali sono importanti. Essere parte integrante di una di queste è un onore conferito e da difendere. Le canzoni dei Public Enemy saranno per sempre impronte sonore nella sabbia del tempo. Ed è ora, è necessario, di riportare il rumore da un luogo chiamato casa. Def Jam” ha detto Chuck D, finalmente riappacificato (per quanto?) con Flavor Flav che ha aggiunto “La Def Jam è come la casa in cui siamo cresciuti. È bello essere a casa

Anticipato da State of the Union e dal remix di Fight the Power (inseriti nel dibattito relativo al Black Lives Matter) l’album del gruppo che è un monumento vivente dell’hip-hop e della black music è arricchito da ospiti del calibro di Mike D e Ad-Rock (Beastie Boys), George Clinton, Run-DMC, Cypress Hill, Ice-T e PMD Nas, Black Thought, Rapsody, YG, Questlove e Jahi.

www.publicenemy.com

Disco della settimana: Fleet Foxes “Shore”

Esattamente per l’equinozio d’autunno, i Fleet Foxes sorprendono i fan con la pubblicazione del quarto album “Shore”. Gioioso e ottimista, il lavoro esce per la prestigiosa Anti ed è il nuovo album della settimana di Controradio

Shore è stato registrato prima e durante la quarantena ad Hudson (NY), Parigi, Los Angeles, Long Island City e New York City dal settembre 2018 fino al settembre 2020. Formato da 15 brani per un totale di 55 minuti, inizialmente Shore era ispirato a quegli eroi musicali del frontman Robin Pecknold, come Arthur Russell, Nina Simone, Sam Cooke, Emahoy Tsegué-Maryam Guebrou  che nella sua esperienza hanno celebrato la vita di fronte alla morte. “Vedo ‘shore’ come un posto sicuro ai margini di qualcosa di incerto, fissando le onde di Whitman che recitano ‘death’” ha affermato Pecknold. “Tentato dall’avventura dell’ignoto, allo stesso tempo apprezzi il comfort del terreno stabile sotto di te. Questa è la mentalità che ho adottato, il carburante che ho trovato per fare questo album.”

Oltre all’album ( la cui distribuzione ‘fisica’ è prevista per febbraio) la band condivide un road movie omonimo, girato in 16 mm da Kersti Jan Werdal, che mostra i paesaggi del nord-ovest del Pacifico

ASCOLTA “CAN I BELIEVE YOU”

ASCOLTA “SUNBLIND:

Disco della settimana: Angel Headed Hipster – The Songs Of Marc Bolan and T.Rex

Uno straordinario album tributo a uno dei grandi compositori del rock, l’ultima produzione del leggendario Hal Willner. Con Marc Almond, Devendra Banhart, Nick Cave, Perry Farrell, Joan Jett, David Johansen, Father John Misty, Beth Orton, U2 con Elton John, Julian e Sean Lennon e molti altri.


E’ appena uscito lo straordinario album tributo a uno dei più grandi artisti britannici di tutti i tempi, Marc Bolan.
Marc è stato da sempre citato come una delle maggiori influenze da alcuni dei più grandi nomi della musica da David Bowie a Johnny Marr.
L’epoca d’oro di Bolan risale tra la fine degli anni Sessanta ed i Settanta, quando era l’artista più venduto dopo i Beatles, oltre ad essere star del cinema e la scintilla dietro la scena Glam Rock. Morì nel 1977 a soli 29 anni, dopo un incidente d’auto a Barnes, Londra, ma la sua reputazione negli anni è solo cresciuta.

Nell’anno in cui Marc sarà inserito nella Rock n Roll Hall Of Fame e a 50 anni dal primo singolo e album dei T.Rex, illustri fan si sono riuniti per rendergli omaggio e per sostenere il suo posto tra i grandi della musica.
Per “AngelHeaded Hipster”, grandi star tra cui Elton John, U2, Joan Jett, Nick Cave, Peaches e Marc Almond hanno reinterpretato e rivisitato alcuni dei suoi più grandi brani tra cui Jeepster, Bang A Gong (Get It On) e Ride A White Swan.

Marc Bolan è stato molte cose – un trovatore del folk pop, il metal guru del Glam Rock, una pop star che splendeva come poche altre, un brillante chitarrista, il 20th Century Boy, una icona di stile e un poeta. Per qualcuno, la sua immagine abbagliante ha messo in ombra la sua eredità musicale, ma con “AngelHeaded Hipster”, oggi viene giustamente celebrato nel tempo come scrittore e compositore.

L’album è stato realizzato sotto la direzione di Hal Willner, un veterano con la fama di saper creare l’alchimia con i diversi artisti con cui ha collaborato, che purtroppo ci ha lasciato il 7 aprile colpito da COVID-19, una scomparsa che ha generato dietro di sé una serie infinita di affettuosi omaggi da parte di tutti coloro che hanno lavorato con lui e lo hanno conosciuto.
È stato il produttore degli sketch musicali del Saturday Night Live per diversi decenni e ha prodotto album per artisti come Marianne Faithfull, Lou Reed, Bill Frisell, Lucinda Williams, Allen Ginsberg, William S. Burroughs, tra gli altri.

Ha anche prodotto celebri album tributo a grandi compositori, riunendo talenti diversi che hanno dato vita ad incredibili interpretazioni della musica di Nina Rota, Thelonious Monk, Kurt Weill, Charles Mingus. Prima della sua morte, ha spiegato il motivo ha inserito Bolan in questo gruppo: “Mi sono immerso in questo artista ascoltando tutto, parlando con gli esperti e i fan di Bolan, facendo ricerche su recensioni e interviste. Ho scoperto che di Bolan non si parla quasi mai come “compositore”. Si è detto di lui come fosse un grande rocker, di quanto fosse innovativo, di come David Bowie prendesse la sua essenza e Bolan fosse nella sua ombra… Ma io l’ho messo nello stesso pantheon degli altri compositori che ho esplorato in precedenza. Così, il concetto dell’album è diventato quello di mostrare il Bolan come compositore, con il nostro tipico cast di artisti provenienti da mondi diversi che raramente si vedono nello stesso posto.”

E i risultati sono sbalorditivi, su tutti Cosmic Dancer di Nick Cave con un Cave che esplora il cuore di una canzone che racconta la nascita creativa di Bolan, mentre si interroga sul suo essere mortale, un artista che parla a un altro attraverso le generazioni. Cave dice di Hal:
“È impossibile esagerare l’effetto devastante che la scomparsa di Hal avrà sul collettivo di persone che gli giravano intorno, artisti esoterici pronti a partecipare ai suoi schemi vagabondi e strampalati, che sono sempre stati una combinazione di genio, meraviglia e quasi caos.”

Dice Rachel Fox, supervising producer di AngelHeaded Hipster e collaboratrice di lunga data di Willner: “Hal ha avuto una visione unica della musica di Marc Bolan e lavorare a AngelHeaded Hipster gli ha dato grande gioia. Parlando a nome di coloro che gli sono più vicini, posso dire che ci si spezzerà per sempre il cuore di fronte alla perdita prematura del nostro amato amico e insostituibile motore creativo. Hal, che si è riferito ad AngelHeaded Hipster come al suo ‘White Album’, era ansioso che tutti ascoltassero queste belle canzoni e cominciassero a pensare di nuovo a Bolan e ai T. Rex. Questo album è una testimonianza dello spirito di Hal”.
Gli highlight dell’album si susseguono velocemente ogni qualvolta che ogni artista esplora il suo Marc preferito, sia i suoi album incendiari da pop star come ‘Electric Warrior’ e ‘The Slider’, sia il repertorio con Steve Peregrin Took coi Tyrannosaurus Rex (la formazione che ha collegato il suo periodo folk acustico al risveglio elettrico dei T.Rex), o i sui suoi dischi successivi, arrivando persino a I Love To Boogie, la hit tratta dall’ultimo album del 1976 ‘Dandy In The Underworld’.

C’è la rielaborazione elettronica di Peaches di Solid Gold, Easy Action (registrata a Berlino), che in qualche modo mantiene ancora lo spirito rockabilly dell’originale. A New Orleans, gli U2 celebrano il loro idolo adolescenziale con una fedele Bang A Gong (Get It On), accompagnati al pianoforte da Elton John, quasi 50 anni dopo aver raggiunto Marc a Top Of The Pops nel 1971 e col contributo di Trombone Shorty.
Main Man di Father John Misty è un’impennata emotiva, un’interpretazione tenera e lussureggiante del brano stralunato e autoreferenziale dall’album ‘The Slider’. E Kesha esorcizza i demoni su una appassionata e cupa Children Of The Revolution.

Willner ha lavorato su AngelHeaded Hipster per diversi anni, con session attraverso i continenti, da New York, Los Angeles e New Orleans a Londra, Parigi e Berlino. L’album presenta ospiti speciali come Donald Fagen, Mike Garson, Bill Frisell, Wayne Kramer, Van Dyke Parks e Marc Ribot, con arrangiamenti di Thomas Bartlett, Steven Bernstein, Eli Brueggemann, J.G. Thirlwell e Steve Weisberg.
Ogni brano rivela un Marc diverso e offre un omaggio unico al musicista, scrittore, poeta e compositore poliedrico.
Il progetto è stato ideato e realizzato da Bill Curbishley e Ethan Silverman. Kate Hyman ha avuto il merito creativo di chiedere ad Hal di produrlo.

“AngelHeaded Hipster” compare in un verso della poesia “Howl” di Allen Ginsberg “angelheaded hipsters burning for the ancient heavenly connection to the starry dynamo in the machinery of night….”. Descrive l’imminente rivoluzione del rock n roll sulla scia di Elvis Presley, un’essenza che Marc ha abbracciato e condiviso.
Marc Bolan è morto troppo giovane, ma la sua musica continua a vivere, il suo posto nella Rock n Roll Hall Of Fame è certo e ‘AngelHeaded Hipster’ dimostra che la sua straordinaria eredità vive attraverso i musicisti che lo hanno seguito.

Angel Headed Hipster: The Songs Of Marc Bolan and T.Rex
Tracklist:

Children Of The Revolution – Kesha
Cosmic Dancer – Nick Cave
Jeepster – Joan Jett
Scenescof – Devendra Banhart
Life’s A Gas – Lucinda Williams
Solid Gold, Easy Action – Peaches
Dawn Storm – Børns
Hippy Gumbo – Beth Orton
I Love To Boogie – King Khan
Beltane Walk – Gaby Moreno
Bang A Gong (Get It On) – U2 feat. Elton John
Diamond Meadows – John Cameron Mitchell
Ballrooms Of Mars – Emily Haines
Main Man – Father John Misty
Rock On – Perry Farrell
The Street and Babe Shadow – Elysian Fields
The Leopards – Gavin Friday
Metal Guru – Nena
Teenage Dream – Marc Almond
Organ Blues – Helga Davis
Planet Queen – Todd Rundgren
Great Horse – Jessie Harris
Mambo Sun – Sean Lennon and Charlotte Kemp Muhl
Pilgrim’s Tale – Victoria Williams with Julian Lennon
Bang A Gong (Get It On) Reprise – David Johansen
She Was Born To Be My Unicorn / Ride A White Swan – Maria McKee

Disco della settimana: Datura4 “West Coast Highway Cosmic”

“West Coast Highway Cosmic” è il nuovo album del combo australiano dedito al rock blues psichedelico.

La band è guidata dal leggendario chitarrista e cantante Dom Mariani (già con The Stems, DM3, The Someloves). Sulla scia del loro acclamato terzo album, “Blessed is the Boogie”, i Datura4 ci guidano lungo un’autostrada per un altro viaggio sonico attraverso boogie infuocati, hard blues polverosi e paesaggi sonori di rock & roll visionario.

Pubblicato da Alive Records, West Coast Highway Cosmic (un nome che è un programma d’intenti) vede aggiungersi allo storico nucleo formato nel 2009 da Dom Mariani (chitarra e voce già presente nella Hall of Fame degli Australian Music Industry Awards), Warren Hall (batteria), Stu Loasby (basso) due nuovi membri, Bob Patient alle tastiere e Howie Smallman all’armonica.

Come sempre, in attesa che la stampa specializzata italiana esca dal prolungato sonno post-lockdown, vediamo come è stato accolto il disco in giro per il mondo:

Datura4 certainly wears their debt to John Lee Hooker and other boogie masters proudly on its sleeve. But tracks such as ‘Not For Me’ and ‘Cat on a Roof’ are more expansive and compositionally ambitious, while the acoustic-flavored ‘City of Lights’ hews toward some of Mariani’s power-pop background. – BILLBOARD

A solid set of bluesy, ‘70s-steeped hard-rock with wailing psych guitars, muscular rhythms and head-banging song hooks. – Don Yates, KEXP

[4/5 stars!] Datura4’s latest goes right for the jugular, putting Mariani’s formidable six-string chops up front of a set of songs that could have come from 1974. Yet Mariani is no macho c*ck-rock shouter – no matter what backdrop he stands in front of, he’ll always have that slightful soulful, melodic power pop voice, backed here, as everywhere, with creamy vocal harmonies. – BLURT

A seamless blend of sounds. Datura4 effortlessly blends elements of fuzzy rock, psychedelia, and blues into a sound that is a dream for fans who grew up with the guitar-heavy rock of the ’70s. Wherever you play this, be sure to turn up the volume as loud as you can stand it. – GLIDE MAGAZINE

[4/5 stars!] Garagey but not grungey, power-poppy but not cheesy, muddy but not sludgy, blues-respecting but not formulaic, trippy but not spacey, Datura4 is carving out their own niche. – GET READY TO ROCK

If you pine for a plate of Humble Pie seasoned with a little early Bad Company, this will leave you wholly satisfied. – THE VINYL DISTRICT

Datura4 has a firm grasp on garage psych and progressive blues rock. – CLASSIC ROCK

[10/10] This band reignites the rock-blues vibe that summons long-haired rock-rolling Lazarus back from the grave. – SOUNDBLAB

Builds in true ’70s psych-rock form, swirling from guitar-led turmoil to shoegaze clearings of reflection. – ROLLING STONE AU

Tags such as retro or contemporary are rendered meaningless when you crank up the volume of your stereo and tune in to the tunes, and nuanced songwriting. For those who like their rock heavy and deep grooved. – HARMONIC DISTORTION

Blessed is the Boogie is ten tracks of pure vintage goodness, a hard-driving rock and roll album with its blues roots proudly on display. – CHATTANOOGA PULSE

Rather than taking the easy route and diving heads down into barre chord oblivion, Mariani, along with drummer Warren Hall, bassist Stu Loasby and keyboardist Bob Patient, deliver a variety of tones and timbres. – The WINNIPEG FREE PRESS

Disco delle settimana: The Haggis Horns “Stand Up For Love”

Definiti da Mark Ronson “la migliore sezione fiati del pianeta”, dopo 20 anni di carriera e collaborazioni importanti, The Haggis Horns tornano in splendida forma con Stand Up For Love, il terzo pubblicato per la loro stessa etichetta, la Haggis Records.

The Haggis Horns esplodono sulla scena musicale nel 1999 come band e sezione fiati, facendo la prima apparizione sull’album di debutto di The New Mastersounds lo stesso anno.

Composti da una sezione fiati e ritmica tra le migliori del Regno Unito, The Haggis Horns hanno suonato dal vivo e registrato con noti artisti musicali tra cui Mark Ronson, Corinne Bailey Rae, Lou Donaldson, Amy Winehouse, Lily Allen, Martha Reeves, Jamiroquai, John Legend & The Roots, The Cinematic Orchestra, Morcheeba, Roots Manuva, Finley Quaye, Nightmares On Wax.

L’album, il quinto della band inglese, è una perfetta dimostrazione di funk classico, con digressioni jazz, soul ed una puntatina verso il reggae (nel brano che da il titolo all’album), accompagnato dalle linee vocali di John McCallum (collaboratore della band dal 2006).

Disco della settimana: Thievery Corporation “Simphonik”

Il duo elettronico statunitense Thievery Corporation ha dato alle stampe Symphonik, il suo undicesimo album, su Esl Music. Il disco è stato registrato con il contributo dell’orchestra filarmonica di Praga ed è la versione in studio della storica performance tenuta dal gruppo al John F. Kennedy Center for the Performing Arts di Washington DC, nel maggio 2017.

In quella occasione, la band collaborò con giovani musicisti e compositori di musica classica, portando davanti al pubblico 22 tracce arrangiate con archi e fiati. La formazione ha quindi deciso di avvalersi della capacità della rinomata Orchestra Filarmonica di Praga per dare nuova forma a undici delle più famose canzoni della band.

Una operazione sicuramente celebrativa e che poco aggiunge alla storia della storica formazione di Chicago dedita alle contaminazioni tra Dub, Jazz e Lounge Music, ma che riporta i brani in una nuova veste davvero gradevole e fruibile con gli arrangiamenti orchestrali che non appesantiscono i brani ma li arricchiscono di nuove, inedite, sfumature.

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