Kiwi Jr. “Cooler Returns”, Disco della Settimana

Disco scanzonato e solare, decisamente in controtendenza rispetto alle contingenze pandemiche, Cooler Returns, il secondo disco dei canadesi Kiwi Jr uscito per Sub Pop, ci riporta dalle parti del jingle-jungle in salsa indie dei Modern Lovers di Jonathan Ritchman, Go-Betweens, Feelies, Pavement, Strokes e, perchè no? anche un po’ degli Housemartins.

Appena pubblicato per la storica Sub Pop, Cooler Returns è il nuovo disco dei Kiwi Jr. e arriva a solo un anno di distanza da Football Money, buon esordio via Mint Records che aveva puntato i riflettori sulla band di Charlottesville

Originari di Charlotteville nell’Isola del Principe Edoardo, i Kiwi Jr. si sono trasferiti nella più popolosa Toronto all’epoca dell’album d’esordio. La band, formata da Jeremy Gaudet (voce e chitarra), Brohan Moore (batteria), Mike Walker (basso) e Brian Murphy (chitarra), presenta nel suo secondo fulminante disco 13 brani in 35 minuti scarsi senza alcun riempitivo o sbavatura e suona esattamente come deve suonate un disco di buon sano “indie rock” old style con una esibitissima attitudine “slacker”.

Dal sito della band:
Cooler Returns – memories of Augusts past, unrepressed & transcribed fast – goes down easier thanks to meaningful changes enacted in 2019’s KiwiCares Pledge: delivering on a promise to transition from Crunchy to Smooth by 2021, the caveman chug of Football Money has been steamed & pressed with the purifying air of a saloon piano – operated with bow-tie untied – and a spring green side-salad of tentatively up-tempo organ taps & freshly fluted harmonica.

A chronically detuned spin of the dial through swivel-chair distractions & WFH daydreams, an immersive ctrl-tab deluge cycling through popular listicle distractions like the unentombing of Richard III, or the deja vu destruction of the Glasgow School of Art, Kiwi Jr sing this song to an indoor audience, crisscrossing canceled, every other prestige distraction source wrung dry, only songwriting remaining to deliver engrossing tales to the populace, just how I imagine it worked in the old days. Fixing loose ingredients into a sturdy whip, Kiwi jr beam in live from the 9-5, striding into 2021 with a mastered brainwave that comes equally from the back room of the record store as the penalty box. And how do we, left holding this box of deliberate entanglements, sign off to those as yet uninitiated, undecided, uncertain, unseen, absent return coordinates. Best Wishes, Warm Regards, Good Luck? Cooler Returns, Cooler Returns, C o o l e r  R e t u r n s !”

Disco della settimana: Foo Fighters “Medicine At Midnight” 

“Medicine At Midnight” è il nuovo atteso disco dei Foo Fighters, il decimo in studio, disponibile in versione CD, vinile e digitale

Medicine At Midnight” è stato anticipato dal  singolo “Shame Shame” (presentato al Saturday Night Live), dal brano “No Son of Mine” (che termina con l’imprecazione “final f * ck you to 2020”), e dalla ballad “Waiting on a War”. 

Per celebrare l’uscita di “Medicine At Midnight”, i Foo Fighters pubblicheranno una serie radiofonica su Apple Music Hits divisa in sei parti: “Medicine At Midnight Radio”.

Ogni membro della band condurrà un episodio della durata di un’ora in cui parlerà delle proprie ispirazioni personali e rifletterà sul processo creativo legato all’album. I fan potranno sintonizzarsi ogni giorno a partire da lunedì 8 febbraio (dalle ore 16:00 PST / ore 01:00 di martedì), su Apple Music Hits (apple.co/FFRadio) e sul nuovo canale SiriusXM della band, “Foo Fighters Radio” (canale 105). Dave Grohl si è anche unito a Zane Lowe nel suo programma quotidiano “Apple Music 1” per parlare dell’album (ascolta QUI).

Parlando del disco in un’intervista Dave Grohl ha fatto sapere: “Anziché fare un altro album per adulti ho pensato ‘Fanculo, facciamo un album da festa. Molti dei nostri dischi preferiti sono caratterizzati da grandi riff e questo groove. Odio definirlo un disco funk o dance, ma è decisamente più energetico delle altre cose che abbiamo fatto finora ed è stato pensato per essere l’album della festa del sabato sera”.

Dichiarazione probabilmente esagerata, anche se effettivamente il disco (che già sta dividendo i fan) rappresenta un punto di svolta nelle produzioni della band, disco concepito prima del lockdown e per il quale si era preventivato un tour, come nelle parole della band, “festoso”.

Medicine At Midnight” è stato prodotto da Greg Kurstin e dai Foo Fighters, registrato da Darrell Thorp e mixato da Mark “Spike” Stent. I Foo Fighters oggi sono Dave Grohl, Taylor Hawkins, Nate Mendel, Chris Shiflett, Pat Smear e Rami Jaffee.

Disco della settimana: Arlo Parks “Collapsed in Sunbeam”

Collapsed in Sunbeam” di Arlo Parks è uno dei debutti più convincenti degli ultimi mesi. Bedroom pop, nu-soul, dream pop, jazz, trip-hop, una voce ed una scrittura personalissima e riconoscibile.

Nel mondo di Arlo Parks le parole sono come delle fotografie. Immagini sensuali e colorite punteggiano i testi poetici delle sue dolci e meditative canzoni che sarebbe riduttivo definire “indie pop”. Nata Anaïs Oluwatoyin Estelle Marinho nel West London, la ventenne Arlo è apparsa sulle scene nel 2018 con la canzone “Cola”. Arlo usa la poesia come guida per le sue canzoni intessendole di immagini e richiami sensoriali. “Mi interessava l’idea di approfondire un momento molto specifico e renderlo universale, qualcosa a cui la gente potesse collegarsi.” Dice Arlo, parlando del suo approccio alla poesia.

Arlo è stata una bambina sensibile, cresciuta in una zona tranquilla della città. “Non c’era molto da fare ed io ero una bambina felice, in un mondo tutto mio” spiega, e racconta del tempo libero passato ad esplorare dei modi creativi per esprimere le proprie emozioni. “Poichè ero molto sensibile, ho iniziato a scrivere molto presto” dice, citando i poeti Gary Snyder, Mary Oliver e Pat Parker e molti altri che l’anno ispirata a scrivere. Parlando dell’effetto che ha la poesia afferma “è come un film, che ti immerge nella soggettività del personaggio”. Arlo racconta del regalo dello zio – una collezione di dischi che includeva classici come Sade, Earth Wind & Fire, Bob Dylan – e del canto corale come basi fondamentali della sua educazione musicale. Come molti ragazzini dell’epoca è cresciuta ascoltando musica su YouTube, scoprendo così Portishead, Odd Future, Elliott Smith, Joni Mitchell, King Krule e tanti altri svariati artisti da cui attingere.

Nel 2017 ha sfidato la sorte, spedendo una sua registrazione alla trasmissione BBC Introducing, che le ha fruttato la sua prima intervista, management e contratto di registrazione. Nell’estate del 2018 Arlo si immerge nella realizzazione del primo EP, collaborando con il producer Gianluca Buccellati al brano di successo Super Sad Generation (2019). “Siamo stati in un Airbnb a Londra, passando il tempo a scrivere, fare foto e passeggiate” ricorda Arlo.
Il 2020 continua a vedere l’ascesa di Arlo recentemente protagonista, insieme ad artisti del calibro di Billie Eillish, Harry Styles, Florence Welch, di un episodio della miniserie co-diretta da Gus Van Sant per la campagna Gucci. Durante l’arco dell’anno si è già fatta notare anche per la sua presenza nella Dazed 100 List e sulle copertine di Evening Standard Magazine, Rollacoaster Magazine, NME e Dork Magazine.

Arlo è stata nominata ambasciatrice dell’organizzazione benefica inglese CALM, che si occupa di salute mentale, e  vincitricite del BBC Introducing Artist Of The Year.

La sua musica e il suo cantautorato le hanno fatto guadagnare fan del calibro di Billie Eilish, Florence Welch, Michelle Obama, Angel Olsen, Phoebe Bridgers e Wyclef Jean, tra gli altri ed oltre ad essere stata una dei tre artisti ad esibirsi al Glastonbury lo scorso anno, Arlo si è esibita per COLORS e NPR’s Tiny Desk.

Dicono di lei:

“A colossal talent” – Vogue
“Arlo Parks is sooo cool. I love Arlo”  – Billie Eilish
“She’s an incredible poet”  – Phoebe Bridgers
“Obsessed” – Florence Welch
“A debut of insight and character. No wonder she is being talked about as one of the voices of her generation.” – The Times
“Music that captures modern-day misery in a way that feels improbably heartening” – The New York Times
‘Collapsed In Sunbeams’ is an immensely gripping debut.” – Clash Magazine

Disco della settimana: Dust & The Dukes (in anteprima per Controradio)

Ascolta l’intervista a cura di Giustina Terenzi. L’album d’esordio dei Dust & The Dukes, vincitori del Rock Contest 2017 esce il 29 gennaio. Da oggi in anteprima sulle frequenze di Controradio.

Il disco, realizzato anche grazie alla vittoria del Rock Contest è prodotto presso il SAM Studio da Andrea Ciacchini (Blonde Redhead, The Zen Circus, Motta).

Ascolta l’intervista a Gabriel Stanza (Voce tastiere e tromba) dei Dust & The Dukes:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2021/01/dust-part-I.mp3?_=1 https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2021/01/DUST-part-II.mp3?_=2

 

Il nuovo anno porta finalmente con sé l’omonimo album d’esordio dei Dust & The Dukes. Disponibile in CD e su tutte le piattaforme digitali dal 29 gennaio 2021 per Santeria Records, con distribuzione fisica Audioglobe e distribuzione digitale The Orchard.

Dust & The Dukes brucia nel solco del miglior desert rock, attingendo alle radici della musica Americana sotto a un cielo di atmosfere lisergiche. Il power trio di Firenze, composto dall’italo-americano Gabriel Stanza (voce, tastiere, tromba), da Enrico Giannini (chitarre) e Alessio Giusti (batteria e percussioni), continua il suo percorso cavalcando verso la prima prova sulla lunga distanza, anticipata da una manciata di singoli. L’ultimo si intitola “Bueno’s” ed è descritto così dalla band “Bueno’s racconta di come tutti là fuori vogliono dirti in che modo vivere la vita, ma per fortuna esistono ancora persone che si lasciano andare completamente al caos, come se si trovassero in una tempesta di sabbia. Nel video di Bueno’s è simboleggiata figurativamente la tempesta musicale dei Dust & The Dukes. Il luogo in cui si scatena il caos è in questo caso la mente di un pittore, che riflette sulla storia del peccato originale. I protagonisti sono infatti un uomo e una donna di argilla legati da alcune corde rosse, ovvero dal peccato, che cercano disperatamente di raggiungere la luce racchiusa in una cornice d’oro, emblema della libertà».

L’immaginario dei dieci brani che vanno a comporre Dust & The Dukes richiama l’epicità delle classiche pellicole western, ma l’ascolto è un’avventura tutta da esperire sulla propria pelle.

L’album include i precedenti tre estratti, usciti tra 2019 e 2020. Partendo dal tiro animalesco di Run, che trasla in musica l’istinto primordiale del gruppo toscano con sangue che pulsa e muscoli in tensione, con ritmica ossessivamente tribale, ombrosità alla Nick Cave & The Bad Seeds per  proseguire con il più riflessivo blues  di Life In A Bottle, impreziosito dal contributo di Uberto Rapisardi (The Veils) e con l’irresistibile energia in stile Queens Of The Stone Age del più solare Secrets In The House.

La scaletta di Dust & The Dukes si completa poi con il perfetto country da saloon di Just Fine, l’imperativo piglio garage di Sit & Listen, l’elettricità cinematica e cinematografica di Plus 18 e la spiazzante ballad al piano intitolata Feather. Menzione a sé stante per la conclusiva Losing Tune, che si articola in due parti. Crepuscolare intro da intonare sulla riva del fiume e crescendo che, sospinto da ritmiche rocambolesche e fiati filo-mariachi, funziona da perfetto climax persino durante le esibizioni on stage.

Formati nel 2016 e forti della prestigiosa vittoria alla 29esima edizione del Rock Contest di Controradio nel 2017, dopo un EP autoprodotto sempre nel 2017 e i recenti apprezzamenti di Marc Ribot, i Dust & The Dukes concretizzano un enorme potenziale sparando la cartuccia del loro primo lavoro ufficiale. Dust & The Dukes è stato registrato in presa diretta, tutti insieme senza metronomo, per preservare l’attitudine e la sensazione coinvolgente della band che suona dal vivo, davanti al pubblico, e splendidamente prodotto presso il SAM Recording Studio di Lari da Andrea Ciacchini (Blonde Redhead, The Zen Circus, Motta).

La dimensione live, del resto, è la dimensione ideale per i Dust & The Dukes, che non a caso vantano da sempre un’intensa e serrata attività in tal senso, anche in supporto a Bud Spencer Blues Explosion o a nomi internazionali come i già citati The Veils e Tinariwen. Il primo tour europeo del terzetto, che avrebbe dovuto svolgersi la scorsa primavera ed è stato interrotto a causa dell’emergenza sanitaria mondiale, è in attesa di riprogrammazione.

Per maggiori news seguiteli sulla loro pagina Facebook www.facebook.com/dustandthedukes/

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Disco della settimana: Sleaford Mods “Spare Ribs”

Esce per Rough Trade il sesto album degli Sleaford Mods, anticipato da una manciata di singoli. Punk, elettronica, hip hop e tonnellate di inglesità “mod” per un album estremamente violento e politico.


Gli Sleaford Mods pubblicano il sesto album in studio “Spare Ribs” per Rough Trade Records, anticipato dal primo singolo “Mork n Mindy” feat. Billy Nomates con un video diretto da Ben Wheatley e girato a Nottingham, in una replica della casa in cui Jason è cresciuto. Nel disco anche la partecipazione di Amy Taylor, frontwoman di Amyl and the Sniffers. Riguardo al brano e all’album, il frontman Jason Williamson afferma: ““Mork n Mindy è il suono del riscaldamento centralizzato e l’odore terribile della cena della domenica in una casa nel 1982. Cemento, garage ammaccati, nicotina. Dove la bellezza esiste principalmente nelle piccole crepe sul guscio della tua immaginazione. Catturata perfettamente nel video di Ben Wheatley per il brano.

Siamo indubbiamente dalle parti di un linguaggio musicale britannicissimo, in cui gli echi del post-punk sono fortissimi (Public Image Limited e Fall su tutti), ma ibridati di elettronica, hip hop e ovviamente” “modernismo” “Io sono cresciuto con la cultura mod, che era legata alle classi più basse e che é stata molto importante negli anni 60, 70, 80 e 90 ma ormai non lo é più come in passato, é cambiata, ci sono poche persone che gravitano intorno al Modernismo. Aggiungerlo nel nome della band era un modo per citarlo, per tenerlo in considerazione e omaggiarlo perché io mi riconosco ancora nei principi del modernismo”, dice Jason Williamson.

Il secondo singolo ‘Shortcummings’ è, come leggiamo dal comunicato stampa, “un singolo politico senza peli sulla lingua. L’arroganza dei privilegiati in questo momento è una delle cause che creano miseria, sofferenza e spreco dei soldi pubblici. Criceti snob che si combattono l’un l’altro. E’ veramente faticoso coesistere con questa elite. La roccaforte del controllo è troppo potente ora e non vedo nessuno che si voglia opporre a questa rapina a cielo aperto.”

Il terzo singolo,“Nudge It”, arriva accompagnata da un video musicale diretto da Eddie the Wheel in cui la band  trasmette la traccia mentre gironzola per strade vuote, con alcuni effetti della telecamera che danno al procedimento una sensazione a scatti. Jason Williamson ha dichiarato circa il nuovo brano: “Immagina di avere opzioni limitate, non sei sicuro di come te la passi quella settimana, guardando fuori dalla finestra dell’appartamento umido in cui non vuoi vivere in, e vedere un gruppo di posers fare un servizio fotografico perché “Bella architettura fratello, sentiamo il tuo dolore”!

Quanto al titolo dell’album: “…è la distruzione che vedo attorno a me: edifici incompiuti, altri demoliti a metà, magazzini abbandonati, imprese fallite: è quello che si vede quando prendi l’autostrada o quando parti per il tour. Vedi cose del genere di continuo. Le nostre vite sono sacrificabili per la maggior parte dei governi, secondarie sotto un sistema di governo monetario. Siamo scorte se volete, pezzi su uno scaffale a scopo di lucro, scartati in qualsiasi momento se una crisi (costruita oppure no) minaccia la produttività. È una costante, ovviamente, e in particolare nell’attuale pandemia. Le masse non possono essere presenti nelle menti di leader inadatti, no? Altrimenti la consapevolezza della gestione catastrofica paralizzerebbe le loro menti. Proprio come il corpo umano che può ancora sopravvivere senza un set completo di costole, siamo tutti “spare ribs” (costine di scorta), preservazione per il capitalismo e disponibili come parti di ricambio. “

Scopri di più su www.sleafordmods.com/

 

Disco della settimana: Introducing… Aaron Frazer

Dopo la pausa festiva torna la rubrica “Il Disco della settimana” con ‘Introducing …’. Esordio di Aaron Frazer (già con Durand Jones & The Indications), prodotto da Dan Auerbach dei Black Keys, uscito l’8 gennaio per Dead Oceans

L’esordio solista di Aaron Frazer è un album di dolcissimo soul prodotto dal grande Dan Auerbach dei Black Keys, anticipato le settimane scorse dai singoli ‘Bad News’ e ‘Over You’, oltre che dal nuovo ‘I Got It’.

Aaron Frazer è il batterista e corista dei Durand Jones & The Indications, band che in tempi recenti ha dato nuova linfa e vigore ad uno dei più classici sound americani. ‘Introducing …’, esordio di Aaron, è una co-produzione in uscita per Dead Oceans e Easy Eye Sound, label fondata dallo stesso Auerbach.

Un vero e proprio testamento di gratitudine verso i grandi artisti soul che hanno definito il suo gusto e influenzato lo stile (con un occhio di riguardo per le atmosfere soft alla Brenton Wood). ‘Introducing …’ combina la passione di Aaron per il grande soul degli anni ’70 con la particolare sensibilità produttiva di Dan Auerbach, con influenze disco, gospel e doo-wop.

Il disco è stato prodotto in una settimana presso lo studio di Dan Auerbach a Nashville con una band di turnisti incredibili. Alle registrazioni hanno partecipato il percussionista Sam Bacco, membri del mondo Daptone e Bg Crown e turnisti che avevano partecipato alla registrazione di classici come ‘Son of A Preacher Man’ di Dusty Srpingfield e ‘You Make Me Feel Like A Natural Woman’ di Aretha Franklin.



Album info: https://deadoceans.com/records/introducing

 

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