Il Rap ha vinto? Intervista a Militant A e A.N.D.

Nel 2023 il Rap e la Trap sono i generi musicali più apprezzati dai giovani, ma oltre al successo e la grande diffusione è possibile continuare e diffondere l’impegno e i valori della cultura Hip Hop nel 50esimo della sua nascita? Davide Agazzi ne ha parlato ai nostri microfoni con Militant A (Assalti Frontali) e Andrea Antonini (aka A.N.D. delle Menti Criminali)

Nel 2023 il Rap e la Trap sono i generi musicali più apprezzati dai giovani, ma oltre al successo e la grande diffusione è possibile continuare e diffondere l’impegno e i valori della cultura Hip Hop nel 50esimo della sua nascita ?
In occasione del 50° anniversario della cultura Hip Hop, Sala Gialla dedicherà un incontro al mese per onorare questa forma d’arte innovativa e influente. Questa occasione rappresenta anche un’opportunità per riflettere sulle sue radici e sulle sue sfide attuali, e per pensare a come l’ Hip Hop possa continuare a evolversi e a ispirare le generazioni future.
Il 2023 segna il 50° anniversario della cultura Hip Hop, che è nata nel 1973 nel Bronx, New York City. In quegli anni, i giovani della zona si esibivano in gare di ballo e DJ battle nelle feste di quartiere. Presto, la cultura si è diffusa in tutto il mondo, influenzando la musica, la moda e l’arte. Tuttavia, non è stata solo un fenomeno artistico, ma anche un modo per dare voce alle comunità marginalizzate e lottare contro l’ingiustizia sociale. Molti artisti hanno utilizzato la loro musica per affrontare temi come la violenza armata, il razzismo e la disuguaglianza.
L’INTERVISTA:
Assalti Frontali è stato uno dei primi gruppi ad emergere negli anni ’90, contribuendo a definire e sviluppare la scena rap italiana, ha influenzato molti altri artisti sia per il loro stile musicale che per i loro contenuti politici e sociali. Hanno dimostrato che la musica può essere un mezzo potente per trasmettere messaggi di cambiamento e di protesta, e ha aperto la strada per molti altri artisti che hanno continuato a portare avanti questo messaggio.
Paolo Fazzini è autore televisivo e ha scritto programmi per le principali emittenti italiane (Rai, La7,Mediaset). Come regista ha diretto numerosi documentari tra i quali Hanging Shadow – Italian horror #cinema (2006), Che il mio grido giunga a te (2014), All’Assalto – Le radici del rap italiano (2017).Dal 1990 fa parte del gruppo rap Menti Criminali.

🎧 Motta, ascolta l’intervista

Motta è tornato. Il disco si chiama “Semplice”, ed è già stato nostro album della settimana. La video intervista al cantautore toscano a cura di Davide Agazzi.

“Semplice” è il titolo del nuovo album del cantautore Motta, a distanza di tre anni dal precedente album “Vivere o morire” (premiato con la Targa Tenco).  Il disco è uscito il 30 Aprile 2021 per Sugar Music in tre diverse versioni: cd, vinile nero, cd e vinile blu autografato ed è stato anticipato dal singolo “E poi finisco per amarti”. Il singolo ha aperto la strada al disco al quale Motta ha lavorato per circa 3 anni. Il primo assaggio di un disco che rappresenta un nuovo percorso personale per Motta che ha deciso di liberarsi delle sovrastrutture per cercare la semplicità e leggerezza come punto di arrivo con un processo più maturo e cosciente di mettere al centro di tutto le canzoni.

Il brano racconta della serenità e dell’amore come punto di arrivo e non come punto di partenza. Siamo esseri umani e, come tali, sbagliamo e possiamo avere difficoltà a capirci quando cambiamo. L’amore ha diverse facce e Motta racconta come due fragilità possono finire per creare un legame fortissimo.

Tra i musicisti coinvolti il percussionista brasiliano Mauro Refosco (David Byrne , Red Hot Chili Peppers, Atom For Peace) e il bassista Bobby Wooten (David Byrne) che hanno lavorato con Motta da remoto da New York. La produzione affidata ancora una volta a Taketo Gohara. La copertina del disco è ad opera di Valerio Bulla.

L’intervista, a cura di Davide Agazzi, è stata anche l’occasione per parlare del ritorno della musica dal vivo per la prossima stagione. QUI la pagina FB ufficiale di Motta

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Rap talk, Corecom “Aperto percorso su linguaggi giovanili”

I linguaggi delle nuove generazioni, l’ispirazione di rap e trap e i modelli che questi generi musicali propongono. Si e’ parlato di questo in ‘Rap Talk. Nuovi linguaggi della comunicazione giovanile’, webinar organizzato dal Comitato regionale per le comunicazioni della Toscana in occasione della Giornata mondiale della voce, in collaborazione con Controradio.

Gli allievi del ‘rap lab’ organizzato dal Controradio Club a confronto con Anastasio, il giovane rapper che ha vinto XFactor 2018 e partecipato a Sanremo 2020, per parlare del linguaggio, ma anche di modelli e scelte di vita. Intervenuto anche il presidente del Consiglio regionale, Antonio Mazzeo, “per portare il saluto ai ragazzi di una generazione dalla quale ci aspettiamo un contributo, anche attraverso questi generi musicali, che sono portatori di un nuovo modello di comunicare, semplice, diretto, a volte anche privo di censure. Chiedo il vostro aiuto per costruire l’idea della Toscana del 2050, sulla quale stiamo lavorando e lavoreremo in questi cinque anni di legislatura, e che dovra’ essere soprattutto vostra”.

Mazzeo rivolge un ringraziamento “a Enzo Brogi, per il lavoro enorme che sta facendo con il Corecom“. Il presidente del Comitato regionale per le comunicazioni fa sapere che “si apre oggi, con questa prima tappa, un percorso sui nuovi linguaggi giovanili che vogliamo compiere in modo approfondito. Un linguaggio “che spesso gli adulti tendono a condannare sommariamente cosi’ come i consumi musicali dei propri figli”, ma che incarna una sorta di “rivoluzione linguistica con cui e’ doveroso fare i conti”.

In questa fase cosi’ difficile “tutto il mondo si e’ fermato, non e’ possibile fare concerti, ma non si e’ chiuso lo spazio per la creativita’” ha ribadito Anbastasio che sta lavorando a un “grande progetto”, da “rapper atipico”, come si definisce, per proporre cose nuove, “pensare veramente in grande, proporre qualcosa che ancora non e’ stato fatto, portare il rap al di fuori del rap”. Si prevedono tempi lunghi, “perche’ sto lavorando su pezzi nuovi e tirar fuori l’anima di un nuovo pezzo richiede piu’ tempo rispetto al lavoro sulle cover, che un’anima gia’ ce l’hanno”.

All’incontro hanno partecipato anche Beatrice Cristalli, giovanissima linguista, consulente di Treccani.it sui linguaggi della contemporaneita’, con particolare attenzione allo slang giovanile; i giornalisti Deiv Agazzi, conduttore radiofonico di Controradio, esperto di rap, trap, hip hop, che ha fatto da moderatore, e Andrea Bertolucci, scrittore esperto di cultura giovanile, autore del libro “Trap Game. I sei comandamenti del nuovo hip hop”.

Claudio Trotta: “Non stiamo più vivendo, stiamo sopravvivendo”

Ad un anno di distanza dal 6 marzo, giorno della prima chiusura del paese e data simbolica nella narrazione della pandemia Covid in Italia, Deiv Agazzi ha intervistato Claudio Trotta di Barley Arts, nome storico per quanto riguarda la musica dal vivo nel nostro paese. Trotta, recentemente insignito con l’Ambrogino d’oro, prestigioso riconoscimento per i suoi quarat’anni di carriera nella promozione della cultura, ha così sintetizzato il momento del mondo degli spettacoli 365 giorni dopo quello storico, triste, momento.

‘Non stiamo più vivendo, stiamo sopravvivendo. Perché vivere significa stare insieme alle persone, condividere, significa fare tante cose che non possiamo più fare e significa soprattutto, attraverso l’arte, curarsi le innumerevoli ferite che ognuno di noi, nel corso della propria vita, subisce. Dove siamo adesso? Siamo che, dopo una breve parentesi estiva, e con un dpcm, quello del 17 maggio – scellerato – che aveva determinato a prescindere le capienze, 200 persone al chiuso, 1000 all’aperto, c’è questa finta ri-apertura del 27 marzo, che credo che non si farà, e con dei numeri ancora inferiori, mentre invece bisognerebbe affrontare la questione in maniera diversa. Bisognerebbe affrontare il fatto che si può tornare a stare insieme nella misura in cui si può tornare a stare insieme a fare tutto il resto. Mi spiego meglio: o viene fatto un lockdown vero, ma dev’essere vero, si chiudono le frontiere, si chiude qualsiasi attività, non si criminalizza solo il mondo dello spettacolo, si prendono delle decisioni importanti, per due mesi si procede con la vaccinazione, e poi si riapre con delle precauzioni, con delle modalità che non potranno mai più essere quelle precedenti alla pandemia, ma se si continua così, francamente non c’è alcun motivo per cui tutto il mondo dello spettacolo debba stare fermo e invece tutto il resto debba andare avanti.’

Questo invece il parere sul tema del Netflix della Cultura, più volte proposto dal ministro Franceschini e, in senso più allargato, sulla questione della digitalizzazione e della fruizione dell’arte e degli spettacoli in streaming.

‘Il tema della digitalizzazione, non può essere sostitutivo del mondo dello stare insieme. Lo spettacolo dal vivo ha più di duemila anni, l’arte è condivisione non può essere semplicemente fruita da casa davanti ad un telefonino, un tablet o un televisore. Nessun genere di forma artistica. Dall’altra parte invece è indubbio che bisogna immaginare il nostro futuro, ed anche il nostro presente, con una modalità mista. Bisogna tornare a fare spettacoli dal vivo, quanto prima, in sicurezza, e a questo proposito assieme a tanti altri, abbiamo creato un protocollo che ha un anno di lavoro alle spalle per la riapertura degli spazi e che ha 73 adesioni. Ma bisogna immaginare una prospettiva a medio, breve e lungo termine dove lo spettacolo dal vivo dovrà anche avere una componente digitale. Ma non solo. Lo streaming da solo è inimmaginabile che possa essere la modalità con cui condividere l’arte, il teatro, la danza, il circo, qualsiasi altra cosa.’

Sulle tempistiche per quanto riguarda il ritorno ai grandi spettacoli dal vivo Trotta ammette ‘sarò forse pessimista, ma non vedo la possibilità di tornare a fare spettacoli in un autodromo, in un pratone, quello che volete voi, con il posto unico, con un numero consistente di persone, non la vedo possibile né per il 2021, né per il 2022 e la vedo vaga anche per il 2023. Altra cosa è invece fare spettacoli negli stadi o nelle arene, con distanziamenti e posti assegnati, con delle modalità che non sono quelle del posto unico. Quella modalità sinceramente in questo momento, vaccinazione o non vaccinazione, la vedo altamente improbabile.’

Centro Storico Lebowski, lancia una provocazione

Firenze, il 26 dicembre del 2021 si affronteranno in Coppa Italia il Centro Storico Lebowski e l’Inter di Lukaku e Antonio Conte. No, non è vero! Con le regole attuali non accadrà mai, ma gli attivisti della squadra dilettantistica fiorentina hanno lanciato questa provocazione con uno scopo duplice, (ri)portare l’attenzione sull’agonizzante mondo del calcio amatoriale e tentare di formalizzare una proposta di riforma della Coppa stessa.

Da una parte c’è la non facile situazione del calcio giovanile e dal basso, già in crisi da anni e messo ulteriormente a dura prova da un anno di pandemia che coincide, di fatto, con un anno di non attività. “L’incertezza è totale, non si tratta di capire quando riprenderà il campionato – afferma Matthias Moretti, responsabile comunicazione del Centro Storico Lebowski ai microfoni di Deiv Agazzi – ma se ci saranno ancora le squadre. Dalla Lega ci fanno sapere che una società su tre è a rischio fallimento. Il calcio dilettanti si occupa del calcio giovanile, ma è anche il bacino da cui poi vengono a pescare i grandi club”.

Dall’altra c’è poi la questione di riforma della Coppa Italia in un’ottica di maggiore inclusività, sulla falsariga della FA Cup, la sua controparte inglese. La provocazione lanciata degli attivisti del Centro Storico nasce da un episodio di cronaca sportiva, col blasonato Tottenham che, recentemente, ha affrontato proprio in FA Cup una squadra inferiore di sette categorie, segnando un nuovo record in questo senso.

Una festa dello sport in senso assoluto, ma anche una questione economica di primo piano, col club del Marine – l’avversario della squadra allenata da Josè Mourinho – che ha annunciato di poter sopravvivere altri 7/8 anni solo con l’introito di quella storica partita.

Ma quant’è, ad oggi, la distanza fra la Coppa Italia e la FA Cup inglese?

“Tanta la distanza oggettiva, purtroppo. – conferma Moretti – la riforma della Champion’s League che dovrebbe partire dal 2024, raddoppierà le partite, congestionandone il calendario e finendo per assottigliare invece proprio la Coppa Italia. La prospettiva di poter giocare, anche solo una volta nella vita, contro una grande squadra sarebbe di grande stimolo. Darebbe senso di partecipazione e una generale idea di rilancio del settore”.

L’intervista a Matthias Moretti, responsabile comunicazione del Centro Storico Lebowski a cura di Deiv Agazzi:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2021/02/intervista-moretti-lebowski.mp3?_=5

Gary Lucas, l’intervista al chitarrista di Captain Beefheart e Jeff Buckley

Una carriera che si dipana su quattro decadi e che viene riassunta in una doppia raccolta di 36 brani. Il disco “The Essential” di  Gary Lucas, chitarrista di Captain Beefheart e Jeff Buckley. L’intervista a cura di Davide Agazzi

The Essential Gary Lucas è il doppio album uscito a fine di gennaio su etichetta Knitting Factory. Un lavoro che racconta una carriera lunghissima, quella del chitarrista, compositore, produttore discografico statunitense. Attivo fin dagli ’80, prima come chitarrista di Captain Beefheart e poi con la sua band Gods & Monsters. Lucas ha attraversato il cambio di millennio collaborando con gli artisti più diversi, da Adrian Sherwood a Dj Spooky, passando per  l’italiano The Niro, col quale – due anni fa – ha registrato The Complete Gary Lucas & Jeff Buckley Songbook.

Al netto delle oltre 300 canzoni registrate in carriera, la sua collaborazione con un giovanissimo Jeff Buckley resta la nota più famosa della suo percorso artistico: i due hanno dato vita a Mojo Pin e Grace, entrambe finite nell’omonimo, storico album dello sfortunato cantautore.

Gary Lucas è stato definito come “il chitarrista migliore e più originale in America” (David Fricke, 16 novembre 2006, Rolling Stone); un “chitarrista fuoriclasse leggendario” (The Guardian, 24 dicembre 2005); “l’eroe della chitarra dell’homo sapiens” (The New Yorker, 8 gennaio 2007), “forse il miglior chitarrista elettrico vivente” (Daniel Levitin) ed uno dei “più innovativi e stimolanti chitarristi in attività” (fRoots, marzo 2002). (Fonte Wikipedia)

Deiv Agazzi lo ha intervistato. Ascolta l’intervista:
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