Consiglio Toscana stanzia 2mln per bandi rigenerazione urbana

Il bando ‘Ri-Generazione Toscana’, lanciato il 20 aprile scorso con risorse del Consiglio regionale della Toscana derivanti dall’avanzo di bilancio (inizialmente 1,75 milioni), in poco più di un mese ha cominciato a riscuotere successo e le domande da parte dei Comuni a crescere, tanto che le risorse sono state aumentate fino a oltre 2 milioni.

“Dare risposta a ogni singola richiesta del territorio” è questo l’obiettivo del bando ‘Ri-Generazione Toscana’, lanciato il 20 aprile scorso con risorse del Consiglio regionale della Toscana. “lo sforzo non è stato dei più banali” ha chiosato il presidente de Consiglio regionale Antonio Mazzeo. I progetti arrivati dai 193 Comuni disegneranno il volto della Toscana più bella che nella grande partecipazione vede una Toscana che riparte”.

Il bando Ri-Generazione Toscana è composto da quattro linee di intervento: la prima punta alla valorizzazione del patrimonio urbano attraverso progetti di ‘street art’ per la quale sono stati finanziati 43 Comuni per un totale di 500mila euro; la linea due per la promozione e realizzazione di spettacoli che vedano come protagonisti giovani toscani under 35 (finanziati 54 Comuni per un totale di 610mila euro); la terza linea è per la realizzazione di progetti di aggregazione giovanile, anche in autogestione (finanziati 28 Comuni per un totale di 382mila euro) e infine la linea quattro per la valorizzazione di aree a verde pubblico e realizzazione di parchi giochi inclusivi (finanziati 68 Comuni per un totale di 740mila euro).

Sul sito del Consiglio regionale l’elenco dei 193 Comuni beneficiari.

 

🎧 Commissione inchiesta Toscana mafie, presidente Meini (Lega)

De Robertis (Pd) vicepresidente e Sguanci (IV) vicepresidente segretario della commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e sulla criminalità organizzata in Toscana che si è insediata questo pomeriggio

E’ Elena Meini, consigliere regionale della Lega la presidente della commissione di inchiesta sulle infiltrazioni mafiose e della criminalità organizzata in Toscana; Lucia De Robertis (Pd) vicepresidente e Maurizio Sguanci (Iv) vicepresidente segretario. La commissione, che si è insediata oggi con la nomina dell’ufficio di presidenza, è composta da un rappresentante per ogni gruppo consiliare: ne fanno parte anche Alessandro Capecchi (Fdi), Irene Galletti (M5s) e Marco Stella (Fi). “Mi aspetto sicuramente di partire con chiarezza sull’inchiesta che ha travolto la nostra regione – ha detto Meini – però non ci fermeremo lì perché lo abbiamo visto purtroppo, in Toscana la mafia c’è e compito dei consiglieri regionali deve essere quello che si applichino e si studino le nuove norme affinché tutto ciò non si ripeta dal punto di vista ambientale e sociale”.

De Robertis si augura “di riuscire ad ascoltare tanti soggetti e di capire se la normativa regionale riesce a mettere davvero in sicurezza la Toscana dalle infiltrazioni mafiose, per lo meno quello che può fare rispetto alla capacità che la Regione ha di normare, per evitare che chi vuole fare della Toscana una terra dove tutto si può fare ha sbagliato regione”. Per Sguanci “in un momento di così grande difficoltà economica per le cosche mafiose è più facile penetrare nel tessuto produttivo, cercheremo di capire quali sono le criticità in modo da poterle prevenire”.

Per il presidente del Consiglio regionale Antonio Mazzeo “sul tema della mafia tutti i soggetti politici hanno voglia di alzare un muro in Toscana. Io so quello che voglio mettere in campo io nei prossimi mesi, penso, alla modifica del regolamento d’aula del Consiglio regionale” e al “sistema di digitalizzazione per fare in modo che tutti sappiamo quando e come viene presentato un emendamento”.

La commissione è composta da sei membri, uno per gruppo e l’obiettivo è quello di verificare “se vi siano pratiche da eliminare, cambiare per sviluppare gli anticorpi necessari a eliminare l’insorgere del virus mafioso”.

Voto contrario del Movimento 5 stelle che ha sottolineato come la presidente della Commissione, Elena Meini avrebbe preso dei contributi dalla concerie durante la campagna elettorale.

Sentiamo la replica della presidente della commissione Elena Meini, (Lega) presidente e la vice presidente Lucia De Robertis (Pd)

 

Inchiesta Keu:”la Toscana non è e non sarà mai la Terra dei Fuochi”, Monni

Lassessora allAmbiente Monni durante il Consiglio Regionale: “l’indagine in corso porta alla luce un tentativo gravissimo di aggressione delle mafie al nostro tessuto socio-economico”

Un ricostruzione “senza dubbio complessa” che ricostruisce passo passo la vicenda “nella sua lunga articolazione amministrativa” anche a “confutazione di alcune ricostruzioni giornalistiche inaccettabili”. Esordisce così in Aula l’assessora all’Ambiente, Monia Monni, nella sua comunicazione sui “gravi fatti che coinvolgono la Regione alla luce degli atti dell’inchiesta ‘Keu’ della Direzione investigativa antimafia di Firenze”.

“La Toscana – afferma l’assessora – non è la terra del malaffare e della mafia, non è la Terra dei Fuochi, non è un territorio sui cui non c’è controllo e dove tutto è lecito” e continua: “Sia chiaro che questo non equivale in nessun modo a sottacere il rischio, estremamente rilevante, di infiltrazione delle realtà criminali. L’indagine in corso porta alla luce un tentativo gravissimo di aggressione delle mafie al nostro tessuto socio-economico che nessuno di noi deve sottovalutare e che ci dovrà vedere impegnati con sempre maggiore determinazione e risolutezza”.

La premessa “necessaria per non confondere la realtà produttiva del distretto industriale di Santa Croce sull’Arno, così esteso e strategico per la Toscana” l’assessora la chiarisce anche per “precisare” che il suo intervento “non entrerà nel merito di vicende personali ed individuali” sia per rispetto al lavoro della Magistratura ma anche degli indagati. “Le ipotesi di reato che riguardano un numero identificato di persone dovranno essere accertate dagli inquirenti. È responsabilità di tutti noi – continua – tenere distinte e separate le vicende personali dal più ampio contesto socio-economico della zona che va invece protetto e difeso”.

Nel ringraziare Arpat e le decine di dipendenti della Regione che “lavorano quotidianamente su temi complessi come quelli che riguardano le autorizzazioni sugli impianti industriali e sui rifiuti”, l’assessore precisa “in termini generali” che “dietro a ogni atto e a ogni autorizzazione c’è sempre un lavoro complesso, articolato, che coinvolge più persone e più competenze. Una coralità e partecipazione plurima che costituiscono un principio importante di trasparenza e anti-corruzione”.

“La Regione – spiega Monni – subentra nelle funzioni provinciali rispetto ad un impianto autorizzato con autorizzazioni settoriali. Lo sottopone prima al procedimento di Valutazione di impatto ambientale e poi lo obbliga a dotarsi di una Autorizzazione integrata ambientale. Durante questo non breve iter gli uffici regionali intervengono più volte per ridurre gli inquinamenti e aumentare i controlli”. “Ogni attività antropica – precisa – determina un impatto sullo stato dell’ambiente. Il tema che si pone, anche nei confronti del depuratore di Aquarno, è regolamentare l’attività per ricondurre la produzione di inquinanti in una chiave di complessiva riduzione e conformità ai limiti imposti dalla normativa nazionale. Ed è questo ciò che si ottiene attraverso le autorizzazioni”.

Riguardo all’emendamento approvato dall’aula il 26 maggio scorso, Monni chiarisce come “non abbia prodotto né produca effetti sul regime autorizzativo visto che con decreto dirigenziale del 29 dicembre 2020 si chiude il procedimento e si rilascia, ai sensi della normativa statale, l’Autorizzazione integrata ambientale confermando la deroga dei valori di scarico in acque superficiali per le sostanze non pericolose cloruri e solfati”.

Monni entra anche nel merito del tema Keu emerso dalle indagini della Dda e anche qui con una premessa: “Nel distretto conciario toscano i fanghi sono sottoposti da anni a procedimenti differenti di recupero. Presso l’impianto Ecoespanso, di proprietà del Consorzio Aquarno spa, si effettua proprio un processo termico di recupero sia energetico sia materiale da cui si ottiene un granulato denominato Keu. La ratio di tale processo è quella, in termini di economia circolare, di trattare un rifiuto al fine di restituirgli nuova vita impiegandolo in altri processi industriali, come ad esempio l’edilizia”.

“La Regione  attraverso Arpat – spiega – segnala già nel 2018 alcune non conformità rispetto all’autorizzazione”. In particolare, i risultati del test di cessione del Keu effettuate dall’Agenzia evidenziano la “non conformità al recupero diretto in ambiente, avvenuto attraverso un impianto terzo, dove è stato utilizzato per la produzione di agglomerati riciclati destinati soprattutto all’utilizzo come materiale di riempimento, recupero ambientale, sottofondi stradali. La direzione ambiente della Regione si attiva e con decreto del dicembre 2018 dispone il rispetto delle condizioni autorizzative, anche per quanto attiene la gestione dei rifiuti, con l’obbligo in capo ad Acquarno, quale produttore del rifiuto Keu, di effettuare, oltreché la caratterizzazione per accertarne la conformità a smaltimento, anche il test di cessione, essendo possibile, sempre per l’autorizzazione concessa, che lo stesso fosse destinabile a recupero”.

Monni ricorda che ad aprile 2019 Aquarno inoltra un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica chiedendo l’annullamento dell’atto di diffida e “tuttavia Arpat e Regione non fremano la loro attività” ma anzi  scrivono al Consorzio specificando che il “Keu, pur rispettando i limiti del test di cessione come da decreto ministeriale, nell’immediatezza e dopo essere stoccato in silos, una volta processato (stoccaggio con esposizione agli agenti atmosferici, frantumazione, miscelazione con rifiuti da demolizione e costruzione ndr) all’interno dell’impianto di recupero Le Rose, determinava il rilascio nell’ambiente di sostanze nocive per l’ambiente e per la salute”. La società è stata quindi invitata al rispetto della diffida del dicembre 2018. Con Pec del 16 aprile 2019, inoltre, la Regione chiarisce al Consorzio che “è tenuto ad effettuare le analisi di caratterizzazione e di conformità del Keu prodotto in base alla sua effettiva destinazione in quanto responsabile non solo della regolarità delle proprie operazioni, ma anche di quelle dei soggetti che precedono o seguono il proprio intervento”. Con decreto di dicembre 2019 di modifica  del provvedimento di Aia, si dà atto che fino alla definizione di altre forme di reimpiego, il Keu non può che trovare altra collocazione che in discarica e il protocollo d’intesa siglato a marzo del 2019 tra Regione, Associazione Conciatori e Rea Impianti, impegna l’Associazione di Santa Croce a realizzare nuovi investimenti, per circa 80milioni, funzionali a superare le criticità contestate, realizzare, dai rifiuti, prodotti qualitativamente migliori, ridurre, fino ad eliminare lo smaltimento in discarica di fanghi di depurazione e di scarti della lavorazione conciaria. Nelle more della realizzazione di tali interventi, Rea, sulla base di accordi già sottoscritti con l’Associazione Conciatori, metteva a disposizione spazi presso la discarica di Scapigliato. Il Protocollo d’Intesa, chiarisce ancora Monni, “non può essere lo strumento né per modificare il regime autorizzatorio né per derogare i limiti di accettabilità dei rifiuti propri dell’autorizzazione cogente”. Ed è anche sulla base di questo che è possibile affermare, sempre a detta dell’assessore, che “l’intera vicenda è stata presidiata con attenzione dalla Regione e che anzi è stata anche questa attività a contribuire al lavoro degli inquirenti”.

“Gli uffici regionale e Arpat sono e sono stati sempre presenti ma le indagini in corso hanno messo in luce possibili inquinamenti” continua l’assessore. “Dopo aver svolto sommari approfondimenti, in accordo con il Presidente della Giunta, mi sono rivolta al direttore generale dell’Agenzia regionale per la protezione ambientale per iniziare a disporre tutte le attività utili a tutela della salute dei cittadini e delle matrici ambientali”. Un primo servizio è stato attivato con il numero verde 800.800.400 a cui è possibile rivolgersi per avere informazioni specifiche per chi ha pozzi lungo la strada regionale empolese 429, dove, secondo gli inquirenti, sono stati utilizzati illegalmente rifiuti speciali. A seguito di ulteriori approfondimenti e in accordo con Giani e i sindaci coinvolti, ad Arpat è stato chiesto di estendere la campagna per il controllo ed il monitoraggio delle acque all’interno di pozzi ad uso domestico a tutte le aree potenzialmente interessate dalla contaminazione. Oltre alle aree limitrofe al lotto 5 SR 429, le altre oggetto di monitoraggio, ricordate da Monni, sono: società agricola ‘I Lecci’, Peccioli; terreno della ditta ‘Cantieri S.r.l.’, Crespina Lorenzana; terreno gestito dalla ditta ‘Ecogest S.r.l.’, Massarosa; area di cantiere ‘ex Vacis-Galazzo’, Pisa; area di cantiere di manutenzione straordinaria SP 26 Delle Colline-Castelfalfi, Montaione; area agricola adiacente all’impianto di Bucine; ‘Green Park’, Pontedera; area interna all’aeroporto militare di Pisa. “Il programma di campionamenti delle acque dei pozzi, sarà organizzato sulla base delle richieste che perverranno e delle opportune valutazioni tecniche che si renderanno necessarie” spiega.

Il 26 aprile scorso, infine, proprio in considerazione della rilevanza delle questioni, è stato costituito uno specifico gruppo di lavoro per definire un Protocollo di attività su siti e impianti su cui potrebbe ipotizzarsi un inquinamento, e per disporre, qualora necessario, azioni di messa in sicurezza.

“Trasparenza delle informazioni, concretezza dell’azione di controllo e massima determinazione nel rafforzare tutti i presidi di legalità sono le direttrici a cui intendiamo attenerci” aggiunge Monni. “Siamo consapevoli che servono istituzioni ancora più coese e forti per proteggere i nostri territori dalle infiltrazioni delle mafie” e afferma decisa: “La Toscana non è e non sarà mai la Terra dei Fuochi. Risponderemo con forza e continueremo a garantire la salute di cittadini e ambiente”.

“Non nego che quando è arrivata la notizia di possibili infiltrazioni mafiose in Toscana ho avuto un momento di sconforto – conclude l’assessore -. Non perché escludessi che potessero esserci, visto che il nostro è un territorio ricco, ma perché sento fortemente il peso della responsabilità di respingere ogni fenomeno del genere”. “Come istituzione abbiamo cercato subito di curare le ferite, stare vicino ai cittadini e farli sentire al sicuro. Abbiamo coinvolto i sindaci e ci siamo messi al loro fianco, per combattere la mafia servono trasparenza e grandissimo impegno” prosegue Monni. Anche al Consiglio regionale chiede  “l’impegno di dare indirizzi chiari alla Giunta e di sostenerne le azioni di conseguenza”. “La strada intrapresa nel promuovere l’economia circolare e ridurre i rifiuti è stretta e deve portare a un approdo – commenta ancora – e c’è bisogno di impianti che trattino e smaltiscano i rifiuti in prossimità”. “Se pensano di poter mettere le mani sulla Toscana troveranno un muro – conclude –; anche voi consiglieri siete davanti a una scelta: o cercare di guadagnare un po’ di visibilità politica oppure scendere in trincea, e in questo caso sarò al vostro fianco”.

 

Vaccini Toscana: domani Consiglio straordinario su sfiducia a assessore

Il Consiglio regionale della Toscana e’ stato convocato d’urgenza per mercoledi’ 7 aprile alle 11,30 in seduta antimeridiana e con prosecuzione pomeridiana, per una sessione di lavori tutta dedicata al tematiche relative al contrasto della pandemia da Covid-19.

All’ordine del giorno, tra gli altri punti, la mozione di non gradimento nei confronti dell’assessore alla Sanita’, Simone Bezzini, presentata dal gruppo della Lega, prima firmataria la capogruppo Elisa Montemagni. In discussione anche due proposte di delibera.

La prima, presentata dai gruppi di Fratelli d’Italia, M5s e Forza Italia, primo firmatario Francesco Torselli (FdI), e’ per chiedere l’istituzione di una Commissione regionale d’Inchiesta per la “verifica delle misure messe in atto dalla Giunta e dal Sistema sanitario regionale, degli atti e dei criteri seguiti per contrastare la pandemia da Covid-19”.

La seconda mozione, invece, proponente la capogruppo della Lega Montemagni, chiede l’istituzione di una Commissione Speciale per supporto, monitoraggio e controllo della campagna vaccinale. Poiche’ la Toscana e’ classificata in “zona rossa”, la seduta si svolgera’ in modalita’ telematica con collegamento da remoto.

I lavori della seduta potranno essere seguiti sul sito web istituzionale, sulla pagina facebook e sul canale youtube.

Nei giorni scorsi la Lega ha inoltre presentato un esposto per capire come sia possibile che siano state somministrate 234mila dosi di vaccino al personale socio-sanitario se gli operatori di tutta la Toscana, secondo dati Istat, sono meno di 73mila.
“Serve fare luce su una questione che riguarda oltre 80mila dosi di vaccino – sottolinea il consigliere Marco Curcio in una nota – che non si sa perché sono andate ad alcuni cittadini e non invece a persone veramente fragili, come ad esempio agli over-80 per i quali la
Toscana arranca nelle ultime posizioni in Italia. Se anche si trattasse di personale amministrativo, quindi non a contatto con i pazienti, si tratterebbe di assumersi la responsabilità di questa scelta che non ha messo i più fragili davanti a tutti”.

Consiglio Toscana: Screening di massa nelle scuole e aiuti famiglie

Approvato atto per potenziamento misure contrasto Covid attraverso screening nelle scuole della Toscana

Screening di massa nelle scuole secondarie, presidi all’ingresso dei plessi e sui mezzi di trasporto, misure a sostegno delle famiglie che si trovano a gestire i figli nei contesti in cui sono stati sospesi i servizi educativi all’infanzia e le attività scolastiche si svolgono a distanza.

Lo chiede una mozione approvata oggi dal Consiglio regionale che chiede alla Giunta di attivarsi per “il potenziamento delle misure di contrasto del contagio da Covid nelle scuole della Toscana”.

Con il testo, ha spiegato Cristina Giachi, consigliera regionale Pd e presidente della commissione istruzione e formazione, “impegniamo la Giunta ad effettuare screening di massa e tamponi in tutte le scuole secondarie e, proprio nell’ottica di tutelare al massimo studenti, personale docente e non docente, a presidiare l’ingresso delle scuole e il rischio assembramenti sui mezzi di trasporto, un’attività capillare in cui potrebbe essere coinvolta la Protezione civile. Chiediamo, inoltre, di programmare, laddove non sia stato ancora previsto, ingressi scaglionati, di completare quanto prima la vaccinazione di tutto il personale scolastico e universitario, docente e non docente, e di dare continuità al progetto regionale dell’agosto scorso che prevedeva di inserire un medico all’interno di ogni istituto”. L’Assemblea toscana ha approvato anche un altro atto a prima firma Giachi che impegna la Giunta ad attivarsi presso il Governo affinché “continui a mettere in atto tutte le misure necessarie a sostenere il sistema culturale italiano in questa difficile situazione sotto il profilo sanitario, sociale ed economico, assegnando un ruolo di centralità alle politiche culturali”.

Bilancio di previsione, via libera a maggioranza dal Consiglio regionale

L’Aula ha approvato a maggioranza, con il voto di astensione dei gruppi di opposizione, il Bilancio di previsione 2021-2023 del Consiglio regionale. Come ha ricordato il presidente del Consiglio, Antonio Mazzeo, illustrando brevemente l’atto, si tratta di “un bilancio puramente tecnico, perché definiremo le destinazioni delle risorse con la prima variazione di Bilancio”.

Le entrate e le uscite ammontano a poco più di 29 milioni di euro per il 2021 e a oltre 28 milioni per il 2022 e il 2023. La gran parte delle entrate 2021, per una cifra di oltre 23 milioni, derivano da trasferimenti di fondi dal bilancio regionale.

Prosecuzione in notturna della seduta del Consiglio regionale per l’approvazione della manovra di bilancio della Regione Toscana che vale complessivamente 11,15 miliardi di euro. Oltre 80 milioni di investimenti, incremento della spesa sanitaria fino a 7,28 miliardi e nessun aumento delle tasse regionali: sono le principali linee della manovra composta dalla nota di aggiornamento al Documento di economia e finanza regionale (Defr), il bilancio di previsione 2021-2023, la legge di stabilità per il 2021 e il collegato, insieme ad alcune disposizioni di carattere finanziario.

L’approvazione è arrivata nella tarda serata. Oggi l’Aula tornerà a riunirsi con altri atti all’ordine del giorno. “Per la prima volta dal 2014 le Regioni non sono chiamate a concorrere al raggiungimento degli obbiettivi di finanza pubblica – ha spiegato il presidente della commissione Affari istituzionali Giacomo Bugliani (Pd) illustrando i provvedimenti in aula – hanno l’obbligo invece di realizzare investimenti aggiuntivi rispetto a quelli già programmati, con risorse proprie, il cui volume, per la Toscana, vale 80,6 milioni”.

Le spese di funzionamento rimangono stabili, c’è invece una crescita dei fondi di riserva per finanziare il nuovo ciclo di programmazione comunitaria. Bugliani si è soffermato sul piano di razionalizzazione delle società partecipate tra cui le terme di Montecatini (Pistoia) per le quali serve un accordo con i creditori entro il 30 giugno. Ai trasporti sono destinati 50milioni, 22 ai servizi per l’impiego e 37 alla non autosufficienza. Contributo straordinario una tantum di 1,5 milioni ai piccoli comuni per interventi di manutenzione sulle strade e 6 milioni per interventi sulla qualità dell’aria.

Bugliani ha poi illustrato i contributi per interventi sulla viabilità, tra cui una lunga serie di rimodulazioni di contributi: slittano, per esempio, sul 2022 gli 11 milioni per la tangenziale di Lucca; così come il contributo straordinario di 3,5 milioni per la realizzazione del ponte sull’Arno a Fibbiana, nel comune di Montelupo Fiorentino (Firenze).

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