Confesercenti: Toscana,a rischio 3400 pubblici esercizi e 1000 negozi

In Toscana sono a rischio chiusura 3.407 pubblici esercizi e 1.004 negozi moda. E’ quanto emerge dal dossier ‘Le imprese nella pandemia: marzo 2020-marzo 2021’, predisposto da Confesercenti.

In Italia un anno di pandemia Covid  è costato una riduzione di 183 miliardi di euro del Pil e di 137 mld di consumo, di cui 36 da addebitare all’assenza di turisti.
Secondo Confesercenti “se non arriveranno sostegni adeguati nel 2021 rischiano di cessare l’attività 450mila imprese, per una perdita di circa 2 mln di posti di lavoro”.

“La perdita di consumi e prodotto interno lordo – ha spiegato il presidente di Confesercenti Toscana Nico Gronchi – è stata causata, in primo luogo, dalle restrizioni alle attività e al
movimento delle persone attuate per contenere la diffusione del virus, dal lockdown alla classificazione per zone e fasce di rischio per regione”. In media i pubblici esercizi sono rimasti chiusi completamente per 119 giorni e in Toscana si è toccato il
record di 143 giorni.

il presidente di Confesercenti  ha sottolineato che “è urgente intervenire con gli indennizzi per le imprese attraverso il Dl Sostegni che il Governo si appresta a varare. Con questi numeri le ipotesi circolate in queste ore rappresenterebbero un’ulteriore beffa per molte imprese. Sebbene sia positivo il superamento del codice Ateco come criterio di selezione delle imprese, troviamo inaccettabile il colpo di spugna sulle perdite subite dalle imprese nel 2020 e mai ristorate. Chiediamo che si corregga la linea: ci sono migliaia di imprese in attesa”.

Covid: terziario Toscana catena umana 1 marzo contro chiusure

Si terrà il 1 marzo una catena umana simbolica nelle maggiori città toscane per raccontare le sofferenze delle imprese organizzata da Confesercenti e Confcommercio Toscana

A Firenze la catena umana coinvolgerà oltre 350 imprenditori e imprenditrici e partirà dal ristorante dell’imprenditore di Santa Croce che si è suicidato lo scorso agosto, fino ad arrivare a Piazza Duomo e poi in prefettura dove verrà consegnato un documento con 10 proposte elaborato dalle associazioni di categoria.

‘Catene umane’ di titolari di azienda, liberi professionisti, dipendenti e collaboratori ma anche semplici cittadini, rispettando le norme sul distanziamento, nelle città capoluogo della Toscana più Viareggio: è l’iniziativa annunciata da Confcommercio e Confesercenti Toscana per il prossimo 1 marzo, per reclamare una diversa gestione dell’emergenza, alternativa alle chiusure imposte dalle normative anti-Covid. Scenderanno in piazza, secondo le associazioni, “dai titolari di palestre, cinema, locali da ballo e altri luoghi di intrattenimento, in difficoltà ormai da un anno, agli imprenditori del turismo, che hanno visto crollare i loro fatturati fino al 90%.

Ci saranno anche gli ambulanti, i commercianti di vari settori, dagli articoli sportivi alla moda, poi le rappresentanze di bar e ristoranti, aperti e chiusi a singhiozzo ormai da mesi, con i loro dipendenti, i loro fornitori e tutti i professionisti e lavoratori che a vario titolo gravitano intorno al mondo del terziario”.

Anche a Prato, è crisi per i negozi di vicinato

? La crisi dei negozi al dettaglio è ormai cosa ben nota nelle città d’arte come Firenze, dove la mancanza dei turisti, soprattutto stranieri, sta determinando grande sofferenza, ma anche in città come Prato, dove i negozi hanno una clientela più locale le cose non vanno per niente bene.

L’allarme arriva dalla Confesercenti che denuncia che anche a Prato le aziende sono in crisi e i magazzini sono pieni di merce invenduta e che già prima dell’epidemia i negozi erano in sofferenza.

Previsioni preoccupanti da parte di Confesercenti: “Si sperava in una riapertura con l’acceleratore, ma bisogna fare i conti con i consumatori e le tasche vuote. Il rischio chiusura – afferma il presidente provinciale Mauro Lassi – per molte imprese, soprattutto piccole e piccolissime c’è, inutile negarlo. Ma si tratta appunto di previsioni, che vanno pertanto contestualizzate in base ai vari scenari”.

Lassi mostra preoccupazione per il prossimo autunno e spiega: “Occorre muoversi bene, e sfruttare questa fase per fare quelle riforme che tutti dicono necessarie da anni ma che non sono ancora state messe in atto. È paradossale inoltre che se questa necessità viene avanzata dalla Ue in Italia si sollevano subito perplessità. Invece è adesso che occorre darsi da fare. Anche perché non possiamo limitarci ad aspettare i soldi comunitari, arriveranno più avanti, e per molte imprese e molti lavoratori, potrebbe essere tardi. Una delle prime riforme da affrontare è quella fiscale. E a questo proposito per evitare ulteriori sofferenze al mondo dell’economia occorre che le scadenze fiscali siano posticipate. Serve una loro revisione, perché ora sono davvero complicate, e serve uno slittamento, altrimenti troppe imprese finiranno strozzate. Lo diciamo da tempo, speriamo che le istituzioni ci ascoltino!”.

Il presidente Lassi cosi conclude: “La possibilità di un autunno nero, sul fronte del lavoro autonomo e dipendente, è sempre più concreta. Il timore di nuovi blocchi dell’attività, a seguito dell’incremento di contagi, aumenta ancora di più l’incertezza degli operatori economici. Molte imprese, travolte dall’anno più difficile di sempre ed impossibilitate a ristrutturare l’attività a causa delle difficoltà finanziarie e del blocco dei licenziamenti, non vedono altra via d’uscita che chiudere. Una prospettiva che dobbiamo assolutamente scongiurare”.

Gimmy Tranquillo ha intervistato il presidente provinciale di Confesercenti, Mauro Lassi:

https://www.controradio.it/wp-content/uploads/2020/08/200827_CRISI-PRATO_LASSI.mp3?_=1

Allarme citta’ d’arte ‘non ripartono’: Confesercenti ‘calo 34mln presenze’

L’assenza dei turisti stranieri sta mettendo in ginocchio l’economia delle citta’ d’arte italiane, in particolare di quelle maggiori. Roma, Venezia, Firenze, Torino e Milano, che insieme valgono oltre un terzo del turismo italiano, si apprestano a perdere nel 2020 quasi 34 milioni di presenze turistiche dall’estero, con conseguenze importanti per tutta l’economia cittadina, soprattutto per le imprese dei centri storici.

Lo stop dei visitatori causera’ infatti una perdita di 7 miliardi di euro circa di spese turistiche complessive, di cui 4,9 miliardi a carico del settore alloggio, della ristorazione e delle attivita’ commerciali e dei servizi.
A lanciare l’allarme e’ Confesercenti, su elaborazioni condotte sulla base delle previsioni di Tourism economics. Stime conservative, che potrebbero rivelarsi ottimistiche in assenza
di un avvio del recupero del flusso di viaggiatori entro la fine dell’anno.
A Firenze le perdite si attesteranno su -5 milioni di presenze e -1,2 miliardi circa di consumi. Alla flessione dei turisti stranieri – non compensati dagli italiani, che hanno preferito mete balneari e borghi – va sommato il contributo negativo derivante dal permanere di una quota elevata di lavoratori ancora in smartworking.
‘Il turismo sta pagando un prezzo molto alto per l’emergenza scatenata dal Covid. Un duro colpo che si avverte in modo particolare nelle grandi citta’ d’arte. Qui il combinato disposto
di frenata dei viaggiatori e allungamento del lavoro agile rischia di far saltare i sistemi imprenditoriali locali. Soprattutto quelli legati alla spesa turistica: dai ristoranti ai bar, fino ai negozi dei centri storici’, spiega Patrizia De Luise, Presidente nazionale Confesercenti.
‘E’ una situazione di gravita’ eccezionale, che richiede misure straordinarie’, conclude De Luise. ‘Per questo chiediamo di istituire delle zone franche urbane speciali nei centri storici dei Comuni di interesse culturale ad alto flusso turistico, che sono i piu’ colpiti dall’onda lunga della crisi scatenata dall’emergenza Covid. Le zone franche dovrebbero consentire alle imprese che vi operano di godere di un sostegno speciale, sotto forma di un contributo da usare in compensazione dei versamenti tributari e contributivi. In questo modo daremmo un po’ di ossigeno ad attivita’ ricettive, servizi turistici, imprese del commercio e di ristorazione e bar, adesso in asfissia. Senza un intervento, migliaia di PMI rischiano di saltare come birilli’.

Coronavirus, Toscana: dimessi da ospedali con pochi sintomi, ospitati in hotel

Almeno 2mila posti letto, ricavati dall’utilizzo di hotel, residence ed agriturismi attualmente vuoti, saranno riservati dalla Regione Toscana per ospitare persone affette da Coronavirus poco sintomatiche o in via di guarigione, liberando così posti negli ospedali senza far tornare nelle proprie abitazioni i pazienti prima della totale negativizzazione ed evitare contagi dei loro famigliari.

Lo prevede un accordo siglato oggi tra la Regione Toscana e le associazioni categoria. Presenti al tavolo insieme alla Regione, spiega una nota, i rappresentanti di Confcommercio, Confindustria, Confesercenti, Cia e Confagricoltura. Sono stati definiti un contratto tipo e dei compensi standard per l’uso esclusivo da parte della Regione delle strutture ricettive per la gestione dell’emergenza Coronavirus.

Le prime liste con i nominativi delle strutture pronte a mettersi a disposizione saranno trasmesse in serata alle Aziende sanitarie, che progressivamente prenderanno contatti con gli hotel ritenuti più idonei (per numero di posti, localizzazione, tipologia di struttura) alle effettive necessità. I pazienti ospitati nelle strutture recettive riconvertite saranno essenzialmente di tre tipi: persone in isolamento che non hanno, in casa, la possibilità di mantenere effettive distanze dai familiari conviventi, positivi al Coronavirus che non hanno sintomi o hanno sintomatologie non gravi, e persone guarite che escono dal percorso ospedaliero ma non hanno ancora raggiunto la completa negativizzazione e dunque la guarigione virale. Le strutture recettive destinate ad ospitare i malati di Coronavirus dovranno avere almeno 50 posti letto. Saranno utilizzate esclusivamente ed in toto dalla Regione fino alla fine dell’emergenza e sarà completamente evitata la promiscuità tra i pazienti ospitati e i normali villeggianti.

Autismo: a Firenze una rete di esercizi pubblici ‘friendly’

Firenze sempre più città ‘Autism Friendly’, ovvero facilmente accessibile per le persone autistiche grazie al progetto ‘Autismo Welcome’ dell’associazione ‘autismo Firenze’, che prevede la realizzazione di una rete di esercizi pubblici, tra cui alberghi e negozi, in grado di favorire la fruibilità dei servizi da parte di cittadini con autismo che hanno bisogno di attenzioni particolari, riconoscibili da un adesivo da applicare alla vetrina o un espositore da banco.

L’obiettivo del progetto, a cui hanno aderito Confesercenti e la rete dei Centri commerciali naturali, è migliorare la capacità di accogliere le persone con autismo attraverso alcuni semplici accorgimenti e un adeguato approccio relazionali. Competenze da acquisire attraverso un corso di formazione rivolto al personale degli esercizi pubblici.

Il progetto è stato presentato oggi a Palazzo Vecchio dall’assessore al Welfare Andrea Vannucci, dall’assessore al commercio Federico Gianassi, dalla coordinatrice CCN Confesercenti Santino Cannamela, dalla coordinatrice CCN Confesercenti Lucilla Cracolici, dal presidente Autismo Firenze Maria Carla Morganti e dal presidente associazione Le Curandaie Serena Berti. L’amministrazione comunale si impegna a rendere la città più accessibile per le persone con autismo, creando condizioni favorevoli alle loro speciali esigenze nel maggior numero possibile di situazioni. Il target di riferimento sono sia i residenti (tra adulti e minori è stimato che le persone con autismo a Firenze sono 1800/2000) che ai visitatori, e in particolare alle famiglie che viaggiano con bambini con autismo. Questa patologia, nonostante se ne parli molto, è ancora poco conosciuta o associata a stereotipi fuorvianti e le peculiarità comunicative e comportamentali delle persone autistiche sono guardate troppo spesso con diffidenza o timore dalla gran parte delle persone.

“Una Firenze sempre più accogliente, aperta e attenta alle esigenze delle persone che la vivono e la visitano – hanno detto gli assessori Vannucci e Gianassi -. Questo è un progetto che ha avuto un ottimo successo e una grande partecipazione dei commercianti del centro naturale delle Cure e che adesso viene esteso a tutta la città”. “Firenze vuole essere sempre più friendly – hanno continuato gli assessori – e siamo al lavoro per offrire servizi migliori, sempre più dedicati alle persone. Una bella dimostrazione di partecipazione arriva ancora una volta dai commercianti fiorentini che non si tirano mai indietro quando c’è da partecipare a  progetti sociali e culturali. Con ‘Autismo welcome’ ancora una volta hanno dato una bella risposta mettendo a disposizione il proprio personale affinché sia formato sull’accoglienza di persone con autismo”.

La presidente dell’associazione Autismo Firenze Maria Carla Morganti ha messo in evidenza che “lo scopo del corso è quello di fornire strategie e consigli per come migliorare l’approccio all’autismo. Frequentando questi corsi con educatori qualificati si acquisiscono informazioni per avere comportamenti corretti che non spaventino”. La presidente dell’associazione Le Curandaie Serena Berti ha aggiunto che “per i commercianti che hanno frequentato i corsi viene esposto fuori dal negozio un adesivo con un riccio”. “Un ringraziamento all’ Amministrazione e all’ associazione Autismo Firenze – ha detto Santino Cannamela, presidente di Confesercenti Firenze – per aver collaborato con noi su questa bella iniziativa che vuol far fare alle nostre attività un salto di qualità sul tema servizio ed accoglienza”. Sulla stessa scia Lucilla Cracolici, coordinatrice Ccn Confesercenti: “Come centri commerciali naturali abbiamo subito sposato questa iniziativa perché le nostre attività possono e devono svolgere un ruolo non solo economico ma anche sociale”.

Il progetto ‘Autismo Welcome’ prevede un corso di formazione gratuito che si articola in tre incontri di due ore ciascuno, in giorni da definire. Il corso sarà tenuto dall’associazione Autismo Firenze. Il primo incontro si baserà sulla conoscenza dell’autismo (caratteristiche sensoriali, relazionali, comunicative e comportamentali); il secondo sarà incentrato sul racconto delle buone prassi e delle testimonianze dirette di alcuni ragazzi del Centro riabilitativo Casadasé dedicato ad adulti e adolescenti con autismo, mentre nel terzo incontro saranno organizzati tavoli di lavoro sulle possibili strategie da mettere in atto nelle singole realtà.

Dopo il coinvolgimento dello scorso anno degli esercizi commerciali del centro naturale Le Cure, quest’anno hanno aderito tutti i centri commerciali della città.

Inoltre, in occasione della giornata mondiale della consapevolezza dell’autismo, il prossimo 2 aprile, al progetto sarà affiancata una raccolta fondi per finanziare le attività dell’associazione ‘Autismo Firenze’ fra cui l’inserimento lavorativo di alcuni ragazzi. L’iniziativa si chiamerà “Basta sapermi prendere”: se conosciamo l’autismo non può spaventarci e con qualche piccolo accorgimento  possiamo accoglierlo. Sarà richiesto agli esercizi pubblici che vorranno aderire, di collaborare alla vendita di una piccola spilla di feltro azzurro a forma di riccio.

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