Maltempo, Confagricoltura: “Nell’aretino le nostre culture distrutte”

Confagricoltura ha diramato un comunicato stampa per mettere al corrente della situazione critica che il maltempo delle scorse ore ha provocato alle culture nell’area dell’Aretino.

I danni ingenti alle culture calcolati hanno convinto l’organizzazione a richiedere lo stato di calamità. Il comunicato di Confagricoltura recita:

“Non c’è altro da fare che avere il riconoscimento di stato di calamità naturale in maniera tale che almeno i danni più gravi possano essere riparati o vedremo decine di aziende chiudere. Stiamo già provvedendo a raccogliere la documentazione per la richiesta ma già ora, nonostante i dati non siano ancora definitivi, siamo in grado di stimare una perdita nelle nostre produzioni superiore in media al 50%, anche se i nostri associati ci dicono che per la grandine sono andati distrutti completamente molti frutteti e le coltivazioni di girasole e mais.” Così Angiolino Mancini, presidente Confagricoltura Arezzo, spiega la dimensione dei disastri che il maltempo ha inflitto sulle imprese agricole di tutta la provincia di Arezzo.

“E’ auspicabile – aggiunge Marco Neri, presidente Confagricoltura Toscana – che questa volta la politica, sia a livello locale che regionale che nazionale, dia subito un segnale di concreta attenzione al mondo agricolo di Arezzo e della Toscana già oberato da pesi e costi impropri. Se sulla testa dei nostri agricoltori verrà messo anche il costo dei danni provocati dal maltempo, è ovvio che molti saranno costretti a chiudere. Per questo motivo chiediamo che sia immediatamente riconosciuto lo stato di calamità in maniera tale da permettere a ogni azienda di iniziare subito con le opere sia di messa in sicurezza che di ripristino che sono propedeutiche per far ripartire la coltivazione e la produzione”.

In Toscana dimezzata produzione di miele di acacia

Secondo quanto reso noto da Confagricoltura Toscana, la produzione miele di acacia quest’anno sarebbe diminuita di oltre il 50 per cento rispetto alla produzione consueta a causa del maltempo che ha danneggiato la fioritura.

“Soprattutto le grandinate che si sono avute nei mesi primaverili hanno danneggiato la fioritura delle acacie – spiega Confagricoltura Toscana con Gianluca Ghini, che fa parte anche dell’associazione toscana apicoltori – ma le basse temperature e la pioggia hanno anche impedito che le api uscissero all’esterno delle arnie per un lungo periodo. Il meteo purtroppo è ancora incerto ma per gli oltre 5mila apicoltori toscani sarebbe fondamentale una tregua dalle piogge perché è ora il momento della produzione di miele di altre fioriture, del castagno nell’Aretino, del girasole nella Valdichiana, del millefiori, e sarebbe fondamentale compensare la scarsa produzione primaverile”.

In attesa dell’arrivo dell’estate gli agricoltori stanno valutando se chiedere lo stato di calamità: “In molte zone non è stato ancora possibile procedere alle semine del grano, del girasole, del tabacco. La situazione inizia a farsi allarmante, chi ha seminato ha in buona parte i campi sottacqua, se il bel tempo non si stabilizza anche l’annata rischia di essere compromessa”, commenta Ghini.

Maltempo: in Toscana distrutti 1.000 quintali di ciliegie

Il frutto che più di ogni altro in Toscana ha risentito del maltempo è la ciliegia, coltura tra le più diffuse nella nostra regione. La varietà precoce, quella cioè che matura proprio in questo periodo, è stata fortemente danneggiata. “Le piogge hanno colpito i frutti staccandoli dalla pianta: abbiamo perso qualcosa come circa mille quintali di ciliegie. L’annata della varietà precoce è ormai compromessa”

A dirlo è Antonio Tonioni, presidente della sezione Ortofrutta di Confagricoltura Toscana, che aggiunge “Il maltempo non ci permette di effettuare i trapianti di pomodoro, melone e anguria. E questo, oltre a determinare un calo della produzione futura, impone fin da subito alle aziende agricole la perdita degli investimenti sostenuti per acquistare le piantine da mettere a dimora”.

Tonioni spiega anche come la situazione non sia migliore sul fronte delle colture già avviate: “L’eccessiva umidità di questo periodo ha fatto prolificare gli afidi, che attaccano i germogli, e le malattie fungine, che “macchiano il prodotto” causando una perdita del suo valore sul mercato”. La pioggia incessante caduta in queste settimane e, con particolare violenza, in questi ultimi giorni, sta infatti mettendo in serio pericolo le colture toscane e la disponibilità di alcuni prodotti.  Nei campi allagati, dove non si riesce a lavorare e i trattori affondano nel fango, si registrano già i primi danni.

Più passano i giorni, più la preoccupazione sale, perchè un’altra settimana di pioggia renderebbe davvero difficile recuperare il tempo perso fin qui. Soprattutto per la viticoltura. “In tutta la Toscana si registra un ritardo di circa tre settimane nello sviluppo delle infiorescenze delle viti. Ancora è presto per fare previsioni sulla prossima vendemmia, ma di certo viviamo un momento di grande difficoltà” precisa Francesco Colpizzi, presidente della sezione Vitivinicoltura di Confagricoltura Toscana.

Allarme gelo in Toscana, agricoltori: «Se stanotte scendiamo di nuovo sotto zero, sarà il disastro»

Miari Fulcis: «Dalle viti agli olivi, passando per il settore ortofrutticolo: le produzioni non si salveranno».

In Toscana è allarme gelo e la tensione è altissima tra gli agricoltori. Dopo le nevicate a bassa quota di ieri, gli occhi ora sono puntati sulle temperature delle prossime ore. «Se stanotte la colonnina di mercurio scenderà di nuovo sotto lo zero, sarà un disastro» afferma Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana.

Le temperature in picchiata stanno mettendo in serio pericolo tutto il settore agricolo. Un’anomalia climatica, che non si verificava dal 6 maggio 1957 e che torna esattamente dopo 62 anni rischiando di colpire duramente le produzioni toscane nel momento più delicato, quello delle fioriture e delle germogliazioni.

«Se la perturbazione di origine artica nelle ore notturne non ci darà una tregua, tutte le nostre coltivazioni saranno danneggiate in maniera irreparabile. Questo significa chenon solo perderemo le produzioni ortofrutticole, ma che anche viti e olivi subiranno le conseguenze del gelo in una fase cruciale del loro sviluppo. E i produttori si ritroveranno in ginocchio».

Ha dato un duro colpo all’agricoltura primaverile l’ondata di maltempo che ha investito a macchia di leopardo prevalentemente il Nord e il Centro Italia. Lo riporta la Confagricoltura, al lavoro per monitorare la situazione dei danni alle colture e alle strutture. Le zone più colpite, a livello nazionale, in Lombardia risultano il Basso Garda con i vigneti di Lugana e il Bresciano, dove il vento ha scoperchiato un allevamento suinicolo. In Veneto hanno fatto da padrone grandine e vento freddo nel Veronese, con danni ad alcune aree vitate del Bardolino, mentre in provincia di Vicenza la pioggia ha causato ristagni nei campi di mais. In Emilia Romagna il bolognese è stato colpito da abbondanti precipitazioni che hanno allegato distese di orzo, frumento e foraggere, con conseguenze gravi per le produzioni.

A rischio sono inoltre le varietà precoci di ciliegie di Vignola per le basse temperature e il vento forte, che ha anche causato problemi alle serre. In Piemonte si segnalano grandinate ai frutteti di mele, pere e susine nel Cuneese, mentre sono stati risparmiati i vigneti. In Toscana, dopo le nevicate a bassa quota di ieri, gli agricoltori temono ulteriori ondate di maltempo, che potrebbero compromettere definitivamente le produzioni ortofrutticole, ma anche viti e olivi che sono in una fase cruciale del loro sviluppo.

L’andamento climatico, conclude Confagri, mette da tempo a dura prova il settore primario, che rischia importanti perdite produttive, con conseguenze gravi per le aziende e per gli stessi consumatori, che dovranno fare fronte a un inevitabile rincaro della merce sul mercato.

Incendio nel Pisano: Confagricoltura, in fumo 150 ettari olivi

“Circa 150 ettari di piante sono andati in fumo sul versante che va da Caprona a Cascina, in particolare nelle località di Crespignano, Noce e Lugnano”. Così, in una nota, Alessandro Stassano, presidente di Confagricoltura Pisa secondo cui “ci sarà un perdita di circa 900 quintali di olio”.

“Una perdita notevole, che si ripercuoterà a lungo sui produttori della zona, soprattutto sulle realtà più piccole e meno strutturate – ha ripreso il numero uno dell’associazione degli agricoltori -. Considerando che ogni ettaro produce circa 25 quintali di olive per una resa di olio intorno ai sei quintali, si capisce che l’impatto economico di questo incendio sarà importante con la perdita di circa 900 quintali di olio”.

“Il danno ambientale è ingente se pensiamo ai più di mille ettari di bosco che sono andati distrutti, oltre agli oliveti, ai campi di seminativo, ai castagneti, senza dimenticare che le fiamme hanno lambito anche alcuni agriturismi”, evidenzia Francesco Miari Fulcis, presidente di Confagricoltura Toscana. “È ancora presto per stilare un bilancio definitivo in quanto il danno di ripercuoterà per lungo tempo. La nostra associazione si è già messa in moto per sostenere e aiutare i produttori a far ripartire le loro attività agricole”.

Olio: calo produzione del 30% in Toscana

Olio, in Toscana calo nella produzione del 30 per cento, ottima la qualità, ma le avverse condizioni climatiche hanno ridotto la quantità. Miari Fulcis: “Necessari cambiamenti per far fronte alle avversità”.

Sarà un olio d’oliva di alta qualità, ma ridotto nella quantità: si stima un calo medio del 30% per un totale di 170mila quintali prodotti, con differenze da un’area all’altra della regione a causa delle bombe d’acqua e della gradine delle ultime settimane, con criticità maggiori nelle zone interne. E’ quanto rilevato da Confagricoltura Toscana.

“Sul fronte della qualità siamo ottimisti”, afferma il presidente Francesco Miari Fulcis “il temuto parassita Bactrocera oleae, la cosiddetta mosca delle olive,  non desta preoccupazione. Dall’altro lato, quello produttivo, purtroppo sembra non ci sia da gioire a causa soprattutto delle particolari condizioni climatiche”.

Le basse temperature registrate alla fine di febbraio con punte di oltre -9 gradi hanno, in molte zone olivicole, compromesso buona parte della chioma delle piante e contribuito alla scarsità dei frutti. Inoltre la grandine unita a bombe d’acqua in alcune aree della regione ha accelerato la cascola delle olive. “Problemi si registrano anche su varietà molto diffuse come il Frantoio – continua il presidente – dove si sono registrati problemi di allegagione, mentre ha retto bene la varietà Moraiolo”.

I repentini cambi climatici sono ormai sempre più frequenti e impongono un cambio di visione. “L’olivicoltura moderna deve saper far fronte a queste avversità”, spiega il presidente Miari Fulcis” I dati su varietà resistenti al freddo per esempio  sono incoraggianti, non possiamo quindi che condurre un impostazione moderna dell’olivicoltura con impianti innovativi, specializzati e laddove ce ne sia la possibilità colturale, anche intensivi”.

Altra questione, l’abbandono dei terreni. “Registriamo una forte contrazione del settore dovuto all’abbandono di terreni soprattutto nelle aree interne”, osserva il presidente di Confagricoltura Toscana. La Toscana ha necessità di rinnovarsi molto in questo settore strategico perché l’olivo è una caratteristica del nostro paesaggio, ma non può essere considerata immutabile alla stregua di una bella cartolina.

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