Confagricoltura Toscana, disastro: dopo il virus la gelata

Arezzo, dopo le pesanti perdite già accumulate per il blocco di molte attività legato al contrasto dell’epidemia di coronavirus, è arrivato il gelo sulle produzioni ortofrutticole toscane: la prima gelata si è verificata lunedì notte e la seconda mercoledì notte, hanno portato le temperature a scendere fino ad oltre 3 gradi sotto lo zero sia nell’interno della regione che sulla costa.

“Nell’interno è andato perso circa il 30% del prossimo raccolto di albicocche, susine e di alcune varietà di pesche – dice Antonio Tonioni, presidente della sezione ortofrutta di Confagricoltura Toscana -. Qui le aziende si sono in qualche modo difese perché molte sono dotate di impianti antigelo. Sulla costa, invece, l’impatto del gelo è stato devastante perché paradossalmente proprio in questa zona le temperature sono scese più che altrove: è perso fra il 70% e il 100% del raccolto di albicocche e di susine, le pesche nettarine sono perse al 70%. Questa è la stima dei danni della prima gelata. I danni della seconda gelata, quella di mercoledì, li dobbiamo ancora contare”.

Un disastro per un comparto che contava sulla nuova stagione per provare a rimettersi in piedi dopo la batosta subita a causa della chiusura di tutte le mense dovuta ai provvedimenti restrittivi adottati dal Governo per contenere i contagi: “Per molte aziende il fatturato si è azzerato in 24 ore. Tutto il prodotto che era destinato alle mense adesso verrà avviato alla trasformazione che lo paga 5 centesimi al chilo a fronte di costi di produzione fino a 10 volte superiori – aggiunge Tonioni -. Ora ci prepariamo ad affrontare una stagione di raccolte decimata dal gelo. E non dimentichiamo che veniamo da un 2019 dove la tempesta di vento e grandine aveva già lasciato molti produttori in ginocchio. Questa epidemia ci sta facendo capire quanto sia importante il cibo e la sua distribuzione: serve immediatamente un’iniezione di liquidità, una politica forte che sostenga l’accesso al credito per tante imprese che altrimenti non si rialzeranno più”.

Coronavirus, Confagricoltura Toscana “preoccupano effetti economici”

“Serve che le istituzioni garantiscano il massimo di trasparenza e di informazione corretta sul Coranavirus e la sua diffusione perché altrimenti invece di aiutare i cittadini si incentiverà la paura con gravi ripercussioni anche sulla nostra economia” questo l’appello del presidente di Confagricoltura Toscana Marco Neri.

“E’ necessario che vi sia da parte di tutti un maggior senso di responsabilità- spiega – perché lanciare allarmi infondati potrebbe essere molto deleterio. Già ora registriamo fra i nostri associati un significativo calo nella domanda dall’estero e questo per una produzione come quella toscana che si basa su eccellenze apprezzate in tutto il mondo è un guaio”.

“Già stiamo vivendo una situazione non semplice dovendo affrontare anche i timori di nuovi eventuali dazi Usa sui prodotti Ue – aggiunge Neri – e se a questa incertezza aggiungiamo anche la contrazione degli scambi internazionali dovuti al Coronavirus, ci rendiamo conto bene di quanto sia oggi critica la condizione di tanti nostri agricoltori. Una situazione che non vorremmo spingesse qualche “pescecane” di mercato ad approfittarsene”.

“Come associazione – conclude Neri – abbiamo già predisposto un centro di ascolto straordinario per tutti i nostri iscritti per rilevare eventuali problemi così da chiedere immediatamente l’intervento delle autorità competenti”.

Olio: con il caldo torna la mosca, per gli agricoltori è corsa contro il tempo

“Riceviamo oramai quotidianamente segnalazioni dai nostri associati di attacchi persistenti della mosca olearia. Non sono più casi isolati quelli di chi si ritrova sulle piante olive già con vermi e bachi. Per questo invitiamo tutti gli olivicoltori toscani a concludere il prima possibile la raccolta delle olive e a fare presto, molto presto” questo l’appello-allarme che lancia Orlando Pazzagli, presidente sezione prodotto olivicolo di Confagricoltura Toscana dopo il ritorno della mosca olearia a causa delle piogge e del caldo anomalo degli ultimi giorni registrato in Toscana.

“E’ evidente che oramai i cambiamenti climatici sono nodi strutturali che vanno sciolti perché incidono sempre più pesantemente sulle nostre capacità produttive e quindi sul nostro sistema economico e occupazionale” spiega Pazzagli. “Da noi, qui in Toscana, soprattutto sulla costa, – continua il presidente della sezione prodotto olivicolo di Confagricoltura Toscana – stiamo registrando temperature ben sopra la media storica stagionale. E’ un caldo anomalo che sta da una parte anticipando la maturazione delle olive e dall’altra costituisce un habitat favorevole alla mosca olearia che così non solo è più forte, ma si trova anche di fronte a un banchetto abbondante perché le nostre produzioni sono ancora sulle piante”.

“Il problema – precisa Pazzagli – riguarda tutta la Toscana, ma dato che tra Siena, Arezzo e Firenze si producono meno olive c’è meno preoccupazione. Mentre la situazione sta diventando drammatica fra Livorno e Grosseto dove abbiamo circa l’80% della produzione toscana”.

“Il rischio è alto e non va sottovalutato – conclude Pazzagli – perché basta pochissimo per far abbassare la qualità del nostro olio. Con troppa acidità infatti usciamo dai parametri previsti per l’olio toscano per entrare nel più generico e meno appetibile olio italiano. Da qui il nostro appello a fare presto e bene. I frantoi sono già aperti dallo scorso 1 ottobre ma c’è tempo solo fino al 7 dicembre per considerare frangitura di olio toscano”.

Confagricoltura Toscana: “Stop ai dazi o l’agricoltura toscana rischia l’estinzione”

“La speranza è che Ue e Usa si siedano a un tavolo e raggiungano subito la pace perché anche in una guerra commerciale così come nelle guerre vere le vittime saranno famiglie e imprese e tante se ne conteranno in Toscana”, così Marco Neri, presidente di Confagricoltura Toscana, commenta la guerra dei dazi. “In una lotta tra giganti resta schiacciato quel tessuto di imprese che rappresenta l’ossatura dell’economia italiana”, ha dichiarato.

Neri ricorda che l’export agroalimentare toscano nel 2018 verso gli USA è stato pari ad oltre 663 milioni di euro, in calo del 3,3% rispetto al 2017. Essi sono il primo mercato di sbocco: infatti il totale export verso tutto il mondo è 2,2 miliardi. Nel primo semestre 2019, si legge nel comunicato, export agroalimentare toscano verso gli Stati Uniti vale oltre 317 milioni di euro, in linea con il 2018.

L’agroalimentare rappresenta infatti il 5% del totale export regionale. Alcuni prodotti agroalimentari inoltre sono sovrabrand rispetto al made in Tuscany e quindi sono straordinari ambasciatori della toscana nel mondo. Rappresentano un potenziale di immagine delle cui ricadute beneficiano anche tutti gli altri settori produttivi.

“Le nostre aziende agricole – spiega ancora Neri – vivono una fase molto difficile strette da una parte dalla crisi dei consumi interni delle famiglie italiane. Inoltre, la pressione sempre più insopportabile delle grande distribuzione abbassa costantemente i prezzi riducendo i ricavi. Se a questa situazione negativa fosse aggiunto anche un blocco diretto o indiretto all’export allora sarebbe un disastro probabilmente irrecuperabile”.

“La politica dovrebbe occuparsi subito di questa emergenza e quindi da una parte far capire alla Ue che la trattativa con gli Usa per bloccare sul nascere lo scontro commerciale va fatta e va portata a buon fine. Dall’altra – conclude – servono, sia a livello nazionale che regionale, misure di sostegno agli agricoltori e agli allevatori proprio per prevenire situazioni che una volta innescate non sono più recuperabili”.

Vendemmia 2019: produzione in crescita

Secondo Francesco Colpizzi, presidente della federazione Vitivinicoltura di Confagricoltura Toscana, questa vendemmia  si preannuncia ottima, con un aumento della produzione stimata tra il 3 e il 5%”. Le stime parlano di una produzione di circa 2,2milioni di ettolitri.

Le piogge sono state fondamentali per sviluppo salutare del ciclo di maturazione delle uve. La stagione è iniziata con la raccolta sia delle uve a bacca bianca precoci, come chardonnay e sauvignon, ma anche con le rosse per la produzione della base spumante e dei vini rosati. La vera novità in Toscana del 2019 è la crescita di produzioni diverse come per i rosati: “Con un aumento consistente, pari a circa il 10%”, spiega Colpizzi. Anche i vini spumanti stanno andando bene grazie ai numerosi investimenti, sia sul processo che sul prodotto, delle aziende della regione. 

Seppur il livello dei prezzi si sia mantenuto stabile, Colpizzi fa notare come alcune denominazioni debbano essere interessate da politiche di contenimento della produzione. Ma la vera incognita rimangono i mercati internazionali: “Vedremo con la Brexit, cosa accadrà. Il Regno Unito è un mercato rilevante e di certo ci saranno ripercussioni sulle nostre esportazioni”. Saranno inoltre tenute d’occhio anche le politiche statunitensi, specie in merito alla questione dei dazi. 

A questo si aggiunge l’appello del presidente del presidente della federazione Vitivinicoltura di Confagricoltura Toscana “Dobbiamo lavorare con la Regione a  nuove politiche di promozione. Non servono solo investimenti sulle innovazioni,  azioni che le nostre aziende stanno svolgendo con sacrificio e sforzo e i risultati sono sotto gli occhi di tutti.  Ma anche un’attività armoniosa, analitica, compiuta e coerente sulle politiche di promozione rivolta sia ai  mercati internazionali che a quello nazionale. Chiediamo una maggiore attenzione alle politiche promozionali – conclude Colpizzi – l’amministrazione regionale è molto sensibile e siamo certi che riusciremo a costruire un percorso efficace”

Agriturismo, Confagricoltura: “Fermare la nuova legge toscana”

Confagricoltura Toscana chiede alla Regione un passo indietro sulla proposta di legge che rivede la disciplina dell’agriturismo.  Nel mirino dell’associazione di categoria ci sono le nuove disposizioni della proposta di legge numero 45 del 22 luglio scorso attraverso la quale la Regione Toscana vorrebbe rivedere la legge sull’agriturismo (30/2003).

Corrado Neri, per Confagricoltura Toscana, spiega che “le limitazioni imposte alle piazzole negli agricamping, al numero di posti letto e alle trasformazioni di volumi inutilizzati da destinare all’agriturismo sono penalizzanti e limitano lo sviluppo delle aziende che già devono fare i conti con i continui capricci del tempo che spazza via interi raccolti”.

“Con la nuova legge – prosegue Neri – non si potrebbero ad esempio più convertire stalle e altri volumi inutilizzati per dedicarli all’accoglienza dei turisti. Questo contrasta palesemente con la multifunzionalità delle aziende agricole e con il proposito virtuoso della legge attuale che offre agli agricoltori la possibilità di integrare i redditi con attività diverse da quella agricola, per contrastare l’abbandono delle campagne e favorire il recupero del patrimonio edilizio rurale come previsto esplicitamente da una legge regionale del 2017″.

“Va anche tenuto presente che molte aziende, basandosi sulle direttive della legge attuale, sono già in fase di progettazione avanzata e hanno pianificato investimenti per lo sviluppo delle attività turistiche – dice ancora Neri -. Non possono essere bloccate all’improvviso. Basta un esempio: chi sta smantellando una vecchia stalla con il tetto in eternit per destinare gli spazi all’agriturismo, come recupererà i soldi necessari per lo smaltimento se adesso gli viene impedito di generare reddito dall’attività ricettiva?. Questo tipo di norme – conclude Neri – è contrario al fare impresa e ci riporta indietro nel passato”.

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