Arezzo, scoperta truffa di lauree

Avrebbe rilasciato titoli di laurea triennale, pur essendo sprovvista di un riconoscimento del Miur nonché dell’accreditamento regionale come ente formativo.

E’ quanto scoperto, con l’operazione denominata ‘cartapesta’, dalla guardia di finanza di Arezzo in relazione a una onlus. L’indagine, coordinata dalla procura di Arezzo, era partita da accertamenti nei confronti di un aretino: l’uomo, denunciato dai finanzieri a inizio 2019 per il reato di abusivo esercizio della professione medica, nello specifico di naturopata, era stato trovato in possesso di titoli di laurea privi di riconoscimento legale. La guardia di finanza è poi risalita alla onlus che, si spiega, facendosi pubblicità anche su internet e su documenti divulgativi, avrebbe rilasciato titoli accademici, con tanto di consegna finale di pergamene, sulle quali erano apposti lo stemma della Repubblica italiana ed una marca da bollo, però falsi.
Le indagini, con perquisizioni, accertamenti bancari e interrogatori, hanno portato ad individuare alcuni studenti che, scoperta la reale natura dell”università’ e l’assenza del valore giuridico del titolo di laurea rilasciato, hanno presentato formale querela per truffa.
Un giro d’affari per trecentomila euro, con oltre cento persone ‘insignite’ di titoli di laurea rivelatisi falsi in quanto non riconosciuti dal Miur, dopo un corso che costava tremila euro. Questa la ricostruzione fatta dalla guardia di finanza, nell’ambito dell’operazione ‘cartapesta’, su una onlus di Arezzo che si definiva istituto di alta formazione professionale ma che, secondo le fiamme gialle, non aveva alcun titolo per conferire i titoli. Stando alla ricostruzione degli investigatori la stessa onlus dal 2013 ad oggi avrebbe avuto circa cento iscritti al corso di laurea triennale in bioenergie naturali per l’attività professionale di naturopata, con studi che potevano essere seguiti anche in rete. Il titolare, un ottantenne aretino, è stato denunciato per truffa ed esercizio abusivo delle funzioni pubbliche.

Morti Arezzo: periti, valvola malfunzionante in Archivio Stato

Una valvola malfunzionante e la mancanza di sfiatatoi nello sgabuzzino delle bombole sarebbero all’origine dell’incidente accaduto il 20 settembre 2018 all’Archivio di Stato di Arezzo costato la vita a Filippo Bagni, 55 anni e Piero Bruni 59 anni, i due dipendenti accorsi sul posto per verificare come mai suonasse l’allarme antincendio.

Secondo gli esperti Antonio Turco, Luca Fiorentini e Venerino Lo Cicero, incaricati dal pm Laura Taddei, che hanno depositato la perizia oggi, il malfunzionamento della valvola avrebbe convogliato il gas argon, anziché nella stanza dove ci sono i documenti per proteggerli da eventuali incendi, nello sgabuzzino delle bombole dove i due dipendenti trovarono la morte per asfissia.

Per la morte di Bagni e Bruni sono undici in tutto gli indagati tra tecnici della manutenzione, installatori e responsabili del controllo tra questi anche il direttore dell’Archivio Claudio Saviotti che, un mese fa, in occasione della commemorazione dell’anniversario della morte dei due dipendenti, denunciò di sentirsi abbandonato dalle istituzioni.

Esplosione in ditta orafa ad Arezzo, un ferito lieve 

Esplosione in una ditta orafa nella zona industriale di San Zeno, alle porte di Arezzo, intorno alla 10:30. Lo scoppio, avvenuto per cause da accertare, ha prodotto un forte boato avvertito dalla popolazione fino ad Arezzo che ha spinto i dipendenti delle ditte vicine ad uscire in strada temendo si trattasse di un terremoto.

L’esplosione non avrebbe provocato danni a persone ma solo il lieve ferimento di un addetto che ha rifiutato però il ricovero dopo le cure del 118. Danneggiato invece lo stabile e quelli vicini con lo scoppio di vetri e suppellettili. Sul posto vigili del fuoco, ambulanze e forze dell’ordine. Attivato il protocollo previsto per le maxi emergenze da parte della Asl. La zona è sede di aziende orafe, chimiche e dell’impianto di trattamento dei rifiuti di Arezzo e viene considerata a forte sensibilità. Indagini in corso per chiarire origine e dinamica dell’esplosione.

Etruria: Cassazione, nullo sequestro beni imputati bancarotta

La Cassazione ha annullato, con rinvio, il sequestro dei beni per diversi milioni di euro disposto nei confronti degli ex vertici e dirigenti di banca Etruria imputati nel processo per bancarotta in corso di svolgimento ad Arezzo.

Il sequestro dei beni, che aveva riguardato 16 imputati, era stato disposto il 30 marzo scorso dallo stesso tribunale a scopo conservativo ai fini del risarcimento dei danni ed era stato poi confermato dal riesame a cui ora la Cassazione ha rinviato la decisione. Intanto oggi nuova udienza del processo: in aula sentiti due ispettori di Banca Italia.

Incidenti stradali: due auto in fiamme dopo scontro su E45, tre feriti

Tre persone sono rimaste ferite in modo non grave in seguito a un incidente stradale avvenuto questa mattina intorno alle ore 6,30 sulla E45 tra Sansepolcro (Arezzo) e San Giustino direzione sud, al chilometro 135.

Due le auto coinvolte secondo le prime informazioni dei vigili del fuoco del comando provinciale di Perugia: una Lancia Y alimentata a metano e una Panda a Gpl; entrambe le vetture dopo l’impatto si sono incendiate. Le bombole di Gpl della Panda, riferiscono sempre i vigili del fuoco intervenuti sulla E45, sono state sbalzate in avanti di circa 50 metri.

Le condizioni dei feriti, come informa l’ufficio stampa dell’azienda ospedaliera di Perugia, in contatto con la centrale unica del 118 regionale, non destano particolari preoccupazioni. Tre, come detto, i feriti, che sono stati ricoverati all’ospedale di Città di Castello, uno in codice giallo (di media gravità) e due in codice verde.

Il più grave dei feriti è un 53 anni di Sansepolcro, con politrauma e sub-amputazione del polso sinistro. L’uomo è trasportato al pronto soccorso dell’ospedale di Città di Castello dove è stato stabilizzato. Dopo le prime cure è stato poi trasferito alla struttura di Chirurgia della mano e microchirurgia dell’azienda ospedaliera di Terni, grazie all’intervento del nucleo elicotteri dei vigili del fuoco di Arezzo (Drago 59). Così ha riferito una nota della Usl Umbria 1.

Droga: vendevano dosi tramite WhatsApp, scoperti dalla Gdf

L’operazione “Biancaneve” della Guardia di Finanza ha permesso di smantellare quella che è ritenuta un’organizzazione dedita allo spaccio, operante tra Città di Castello, San Giustino e Sansepolcro (Arezzo). Le dosi venivano ordinate tramite l’app di messaggistica WhatsApp.

Le fiamme gialle hanno ricostruito 230 episodi di spaccio e indagato tre persone, 13 quelle segnalate alle prefetture. Dagli accertamenti della tenenza di Città di Castello della guardia di finanza è emerso che la droga veniva ordinata tramite WhatsApp utilizzando un linguaggio in codice e, per evitare l’identificazione, numerosi soprannomi o alias; dopo avere anticipato il denaro, i clienti ritiravano le dosi in orari e località convenuti, solitamente punti di ritrovo affollati quali parcheggi e centri commerciali. Uno dei segnalati alle prefetture, nel giro di pochi mesi – secondo l’indagine -, è arrivato a spendere oltre 10 mila euro per l’acquisto della droga.

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