Toscana: crollo acquisti per telefonia, elettronica e information technology

Nel 2019 in Toscana si è registrato un crollo negli acquisti per telefonia (-7,5%), elettronica di consumo (-6,6%) e information technology (-2,1%) a fronte di una crescita della spesa per auto usate (+0,6%), motoveicoli (+5,1%) e per il settore casa (+4,4% gli elettrodomestici e +2,4% i mobili, grazie al ‘bonus mobili’). E’ quanto emerge dall’Osservatorio dei consumi Findomestic, realizzato in collaborazione con Prometeia, presentato oggi a Firenze.

L’analisi evidenzia che nel 2019 i consumi complessivi di beni durevoli in Toscana si sono fermati (+0,1%), a fronte di una media italiana cresciuta del 2,1%. Il crollo della telefonia, è stato spiegato, è dovuto essenzialmente a due motivi: il mercato saturo e il fatto che il 2019 è stato un anno di transizione, col 5g che ancora non è decollato e dunque i consumatori sono in attesa di novità dal punto di vista dei prodotti.

Per l’acquisto di beni durevoli in Toscana sono stati spesi complessivamente 5 miliardi e 36 milioni, 3.024 euro di media a famiglia, un valore inferiore solo a Trentino Alto-Adige, Emilia-Romagna, Lombardia e Veneto. Grosseto è stata la provincia toscana dove la spesa per beni durevoli è cresciuta maggiormente (+2,4%). Trend negativo per Firenze (-0,8%), Livorno (-0,7%), Arezzo (-0,6%). A livello provinciale Prato si conferma prima nella spesa media per famiglia con 3.401 euro e si colloca al quarto posto fra le province italiane.

“Il settore casa – ha detto il responsabile dell’Osservatorio Findomestic Claudio Bardazzi – ha confermato nel 2019 un ulteriore avanzamento dopo le buone performance del 2018. E’ un comparto che ha visto un rilevante contributo dell’e-commerce e un orientamento della domanda verso prodotti di fascia premium ed eco-sostenibili”.

Neonato con organi addominali nel torace salvato alle Scotte grazie a collaborazione Siena-Arezzo

“Un intervento complesso e tra i pochi in Italia, effettuato al policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, salva bambino nato con gli organi addominali nel torace a causa di un’ernia diaframmatica.”

Il comunicato del policlinico Santa Maria alle Scotte di Siena, riporta: “Il delicato intervento è stato effettuato dall’équipe di Chirurgia pediatrica, diretta dal professor Mario Messina, in collaborazione con l’ospedale di Arezzo dove è nato il bambino. «Appena nato – spiega il professor Messina – i colleghi di Arezzo si sono subito resi conto del problema e si sono attivati per stabilizzare il distress respiratorio del bambino, mettere in sicurezza il piccolo e organizzare il trasferimento a Siena.

Il neonato – prosegue Messina – è stato operato in toracoscopia, una procedura chirurgica mininvasiva che con tre fori nell’addome, due da 3 millimetri e uno da 5 millimetri, ha permesso di riposizionare gli organi interni, in particolare spostando dal torace il colon e l’intestino e mettendoli al loro posto nell’addome, e di chiudere l’ernia diaframmatica che metteva in collegamento il torace con l’addome». L’intervento è stato eseguito dal professor Francesco Molinaro con la dottoressa Rossella Angotti, insieme all’anestesista Tommaso Bacconi e agli infermieri Roberta Piazzi e Angelo De Lucia, con tutto il personale di sala operatoria.

«L’intervento – aggiunge il professor Molinaro – è durato circa tre ore ed è stato tecnicamente complesso perché gli spazi per le manovre operatorie erano molto ridotti e le difficoltà respiratorie presenti erano importanti, ma abbiamo preferito l’utilizzo della chirurgia mininvasiva perché questa procedura consente un più rapido decorso operatorio e una miglior risposta da parte del piccolo paziente. Dopo un ricovero in Terapia Intensiva Neonatale, affidato alle cure dell’équipe della dottoressa Barbara Tomasini, il piccolo ha iniziato a mangiare e dopo pochi giorni è tornato a casa. Il follow up sarà seguito dai colleghi di Arezzo».”

Donna muore in ospedale dopo esame clinico, inchiesta

La procura di Arezzo ha aperto un fascicolo d’indagine sulla morte di una donna di 46 anni, da tempo malata, deceduta la mattina del 6 gennaio all’ospedale di Bibbiena (Arezzo), dove era ricoverata dal 27 dicembre.

A presentare un’esposto alla procura, come riferisce oggi il “Corriere di Arezzo”, è stato il tutore legale della donna, che intende accertare se ci siano collegamenti tra il decesso e l’ultimo esame eseguito dalla 46enne, una colonscopia.

L’esame clinico era stato effettuato la mattina del 27 dicembre e lo stesso giorno, a causa di problemi insorti dopo la colonscopia, come riporta il quotidiano aretino, la donna era stata sottoposta a un intervento chirurgico con successivo periodo in rianimazione e quindi in chirurgia. Ma la situazione clinica è precipitata con la morte avvenuta il 6 gennaio.

La donna, madre di due figli, era ospite di una struttura assistenziale di Poppi (Arezzo), perchè soffriva di una rara malattia genetica degenerativa che l’aveva resa non autosufficiente.

Bottiglia incendiaria contro caserma Carabinieri Aretino, a fuoco auto

Una bottiglia incendiaria è stata lanciata la notte scorsa contro la caserma dei carabinieri a Pergine Valdarno, in provincia di Arezzo: a fuoco un’auto di servizio dei militari.

E’ quanto emerso in seguito ad accertamenti sul rogo che ha interessato la vettura: al momento, in base a quanto appreso, le indagini sono a tutto campo per risalire a cause e autori del gesto. Da quanto ricostruito al momento, la bottiglia, lanciata contro il muro, si è infranta. Il liquido si è così sparso raggiungendo anche le gomme dell’auto di servizio poi interessata dalle fiamme.

Secondo quanto emerge dalle indagini la bottiglia incendiaria è stata lanciata intorno all’1,40 nel resede della caserma dei carabinieri di Pergine Valdarno (Arezzo), distruggendo poi un’auto di servizio e danneggiando anche la facciata della stazione, anneritasi per il fumo sprigionatosi dal rogo. Stando ai primi riscontri chi ha gettato la bottiglia oltre la recinzione avrebbe studiato il gesto, tanto da essersi posizionato in un angolo nascosto alle telecamere. I militari si sono subito accorti di quanto stava avvenendo, ma non sono riusciti a salvare l’auto. Sul posto accorsi poi i vigili del fuoco, che hanno spento le fiamme.
I carabinieri hanno visualizzato tutti i filmati delle telecamere di sorveglianza della caserma e stanno passando in rassegna i sistemi di videosorveglianza della zona, per capire se in qualche frame sia rimasta impressa l’immagine di chi ha compiuto il gesto. Gli abitanti della zona sono stati svegliati dalla deflagrazione e sono accorsi in strada ma nessuno avrebbe notato niente di speciale.
La caserma non è considerata un obiettivo sensibile particolarmente in vista. Secondo gli stessi militari non si tratterebbe di un attentato a sfondo politico ma di un atto di vandalismo o piccolo sabotaggio

“Quello che è successo questa notte a Pergine Valdarno è inaccettabile, gravissimo e pericoloso. Un episodio da condannare fermamente per la violenza che esprime, per il valore simbolico che rappresenta e soprattutto per l’offesa arrecata a tutte le donne e gli uomini che ogni giorno indossano una divisa ed a proprio rischio e pericolo difendono e proteggono la collettività”. E’ quanto afferma Simona Neri, sindaco di Laterina Pergine (Arezzo), esprimendo solidarietà e vicinanza ai carabinieri dopo che nella notte una bottiglia incendiaria è stata lanciata contro la caserma dell’Arma nel comune dell’Aretino.

“Le forze dell’ordine – aggiunge Neri – rappresentano la prima istituzione nazionale che infonde fiducia nella cittadinanza e per tale motivo torniamo a condannare quanto accaduto augurandoci che quanto prima si individuino le dinamiche e le responsabilità di questo reato gravissimo”.

Bancarotta Etruria, 14 a processo

Citazione diretta a giudizio per bancarotta colposa, davanti al giudice monocratico di Arezzo, per 14 ex dirigenti e membri dell’ultimo cda di Banca Etruria. L’iniziativa è stata esercitata dalla procura di Arezzo per il reato di bancarotta colposa contestata per l’incarico di consulenze esterne date per cercare un partner per la banca aretina ma ritenute dai pm inutili e tali da aggravarne il crac. Tra i citati dalla procura anche Pierluigi Boschi.

Pierluigi Boschi, padre dell’ex ministro Maria Elena, che fu membro di quel cda, stavolta finirebbe a processo per la prima volta nell’intera vicenda Etruria. A ottobre, infatti, una sua posizione è stata archiviata nel filone relativo alla mancata fusione di Etruria con Popolare Vicenza. Per lui e altri imputati il gip non ravvisa l’integrazione del reato di bancarotta circa la valutazione di un’eventuale fusione tra le due banche. A febbraio 2019 Boschi era inoltre stato archiviato, sempre con altri indagati, dal filone di falso in prospetto riguardo a comunicazioni date ai risparmiatori per sottoscrivere alcuni prodotti.

Invece, entro i primi di gennaio 2020 è attesa la decisione del gup Piergiorgio Ponticelli sul filone dedicato alla liquidazione da 700.000 euro data all’ex dg Luca Bronchi nel 2014: tra i 12 imputati che attendono c’è anche Boschi senior. Nella citazione diretta per i 14 la procura ipotizza la bancarotta colposa per superconsulenze fra cui 4 milioni di euro pagati per incarichi a grandi società (Mediobanca e Bain) e importanti studi legali (Grande Stevens a Torino e Zoppini a Roma).

Per la procura i 14 imputati citati a giudizio non avrebbero vigilato sulla redazione delle consulenze, che gli inquirenti ritengono in gran parte inutili e ripetitive, nonché tali da contribuire all’aggravamento del dissesto. In questo filone c’erano 17 indagati. Ai 14 per cui la procura ha esercitato la citazione diretta, si aggiungono l’ex presidente Lorenzo Rosi, l’ex dg Luca Bronchi e l’ex vicepresidente Alfredo Berni: ma questi tre, già coinvolti nel processo per bancarotta fraudolenta tuttora in corso (Rosi è imputato, Bronchi e Berni vi sono stati condannati in rito abbreviato), la procura non li ha citati essendo già contestati a loro in quel processo gli stessi fatti del filone consulenze. Il maxi-processo con 25 imputati riprenderà il 9 gennaio ad Arezzo.

Crisi settore costruzioni: presidi dei sindacati a Firenze, Arezzo e Livorno

Crisi del settore delle costruzioni, venerdì 15 novembre tre presìdi Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil in Toscana per lanciare l’allarme e chiedere un rilancio del settore: ore 10-12 a Firenze (piazza Duomo davanti alla Regione), Arezzo e Livorno (davanti alla Prefettura). Saranno illustrati i numeri della crisi, il valore dello sblocco dei cantieri regionali e le proposte dei sindacati per dare nuova linfa al settore.

“Rilanciare il settore delle costruzioni per rilanciare il Paese”: è lo slogan della mobilitazione nazionale (hashtag #atestaalta) lanciata dai sindacati Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil che si svolgerà venerdì 15 novembre, con l’obiettivo di tenere alta l’attenzione su questo settore (e sui suoi lavoratori) non uscito dalla crisi e di spingere istituzioni e categorie a intervenire pesantemente per dare una svolta più che mai necessaria.

In Toscana i tre sindacati hanno organizzato tre presìdi dalle 10 alle 12 (i manifestanti indosseranno delle pettorine arancioni da lavoro, con lo slogan dell’iniziativa, create ad hoc per l’occasione): a Firenze in piazza Duomo davanti alla sede della Regione Toscana, ad Arezzo (piazzetta Poggio del Sole, dove sarà esposto un grande pannello che riepiloga lo stato dei lavori sulla E78) e Livorno (piazza dell’Unità d’Italia) davanti alla Prefettura.

Nel presidio di Firenze saranno illustrati i numeri su 10 anni di crisi dell’edilizia in Toscana (posti di lavoro persi, imprese sparite, percentuale degli addetti a Partita Iva), i numeri su quanto vale in termini economici lo sblocco dei grandi cantieri regionali (e quanti nuovi posti di lavoro porterebbe), le proposte dei sindacati per rilanciare il settore.

Exit mobile version