Kata: concluse rogatorie col Perù

Da quello che risulta i testimoni nel Paese di origine di Kata non darebbero elementi per ritrovare la piccola scomparsa a Firenze 5 mesi fa.

Gli accertamenti erano legati a una delle piste battute dagli inquirenti, quella, suggerita dal padre di Kata, di un rapimento per errore legato a una vendetta per una quantità di droga mai pagata. Tuttavia, secondo quanto appreso, almeno finora, pare che nessun elemento utile sia emerso dall’audizione dei testimoni, parenti e amici dei familiari della bimba che abitano sempre nel paese di origine.

La Procura di Firenze ha anche  confermato che nessuna traccia di Kata è emersa dal sopralluogo dei “Cacciatori di Calabria” dei carabinieri nell’ex hotel Astor. Gli investigatori, nell’arco di tre giorni tra il 17 e il 20 ottobre, hanno perlustrato ogni intercapedine e nascondiglio nell’edificio, ma non sono state trovate tracce.

Per quanto riguarda la rogatoria col Perù, la procura ha ascoltato in videoconferenza 14 persone che reputava potessero fornire informazioni utili sulla scomparsa di Kata, sparita in città dall’ex hotel Astor il 10 giugno scorso.   Tra loro anche  uno zio paterno di Kata, detenuto in un carcere a Lima, e un altro peruviano anche lui recluso nello stesso penitenziario e coinvolto in una vicenda di droga nell’aprile 2022 proprio a Firenze. Questo altro peruviano, che è recluso in Perù per un’altra vicenda avvenuta nel suo Paese, era stato denunciato a Firenze perché trovato dalla polizia con 13 chili di marijuana in un appartamento nel quartiere di Novoli.

In quell’abitazione, secondo gli inquirenti, viveva anche una donna, mamma di una bambina della stessa età di Kata: madre e figlia sarebbero poi andati a vivere dell’ex Astor, abusivamente occupato. Da qui l’ipotesi che Kata sia stata scambiata per quest’ultima bambina e che sia stata rapita per una vendetta.

Intanto, il padre della bimba Miguel Angel Chicllo, detenuto nel carcere di Sollicciano è stato trasferito a quello di Prato per decisione del Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria. Quando Kata sparì dall’Astor, suo padre Miguel Angel era in carcere per furto e utilizzo di carte di credito. Il giudice, perché potesse stare vicino alla famiglia, dispose per lui la scarcerazione con obbligo di firma due volte al settimana. Tutavia negli ultimi tempi Miguel Angel Chicllo non si sarebbe presentato per due volte alla stazione dei carabinieri per la firma e così la procura ha chiesto di aggravare la misura, cosa poi decisa dalla Corte d’Appello con il suo ritorno in carcere.

Le indagini della procura, aperte per sequestro di persona a scopo di estorsione, procedono tenendo di conto ogni elemento utile a disposizione.

 

Sollicciano, detenuto trovato morto all’interno di una cella

Un altro caso di sospetto suicidio all’interno del carcere di Sollicciano, dove un detenuto è stato trovato all’interno della sua cella con un laccio rudimentale avvolto intorno al collo. Le guardie non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso.

Un detenuto è stato trovato impiccato nel carcere di Sollicciano, per un probabile caso di suicidio. Lo rende noto Antonio Mautone, segretario territoriale del sindacato Uil Pa Polizia Penitenziaria di Firenze. “Da notizie parrebbe che si sia impiccato all’interno della sua cella utilizzando un laccio rudimentale – spiega in una nota -. Gli agenti presenti in sezione prontamente intervenuti anche con l’ausilio del servizio sanitario dell’istituto purtroppo non sono riusciti a salvarlo”.

Questo “suicidio purtroppo è solo l’ultimo di una serie di episodi analoghi che si sono verificati negli ultimi anni nell’istituto fiorentino, circa sei, e che purtroppo vede ancora una volta la perdita di una vita – aggiunge -. L’istituto ormai verte in una situazione indegna per un paese civile, proprio l’altro giorno abbiamo denunciato la presenza di blatte e persistono ancora condizioni di insalubrità in tutti gli ambienti detentivi e di lavoro e in particolare ove alloggia il personale come le caserme”.

Non è quindi la prima volta che un detenuto viene trovato privo di vita all’interno del carcere di Sollicciano per un suicidio. Varie associazioni hanno messo in luce le condizioni difficili nelle quali sono costretti a vivere all’interno delle mura della prigione fiorentina.

Sappe: “Basta aggressioni nelle carceri, situazione ingestibile”

Dopo l’ennesima aggressione avvenuta ai danni di un membro della polizia penitenziaria all’interno del carcere fiorentino di Sollicciano, il Sappe va su tutte le furie e invia una durissima nota di protesta.

“Il personale di Polizia penitenziaria di Sollicciano, come nel resto del distretto Toscana-Umbria, paga il duro ed amaro prezzo di un sistema penitenziario che presenta notevoli e vistose lacune, partendo dall’assenza di personale per finire a quello rieducativo passando per quello delle strutture fatiscenti e degradanti. Basta! Ma aspettano che veramente ci scappi il morto? E’ questa la frase di sfogo dei Poliziotti dell’istituto fiorentino di Sollicciano”. E’ quanto riferisce Francesco Oliviero, segretario regionale per la Toscana del Sappe dopo la nuova aggressione avvenuta ieri a Sollicciano.

“Un detenuto italo-albanese proveniente dalla casa circondariale di Livorno ed attualmente ristretto nel reparto della salute mentale, durante la distribuzione della colazione, ha sferrato un pugno sul volto dell’agente di sezione senza alcun motivo”. Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, “il disagio mentale, dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, è stato riversato nelle carceri, dove non ci sono persone preparate per gestire queste problematiche, mancano strutture adeguate e protocolli operativi. La polizia penitenziaria non ce la fa più a gestire questa situazione e nei prossimi giorni valuterà se indire lo stato di agitazione”.

Ricordiamo che un’altra aggressione c’era stata anche pochi giorni fa sempre a Sollicciano.

Sollicciano, Sappe: “Un’altra aggressione ai danni di un agente”

Un’altra aggressione all’interno del carcere fiorentino di Sollicciano, dove il Sappe in una nota spiega che un altro episodio di violenza dopo quello delle scorse settimane si è verificato ai danni di un agente della polizia penitenziaria.

Il Sappe spiega che nella serata del 14 giugno un detenuto di Sollicciano di “origini marocchine, ben noto alle cronache interne”, prima avrebbe offeso e preso a sputi un giovane poliziotto poi lo avrebbe colpito con un calcio “all’altezza della gamba procurandogli 5 giorni di prognosi” e tutto perchè l’agente avrebbe fatto “rispettare le regole dell’Istituto”. “Solo grazie al provvidenziale aiuto dei colleghi l’agente di sezione è riuscito a lasciare il Reparto per potersi recare al locale nosocomio cittadino per le dovute cure”, denuncia Francesco Oliviero, segretario del Sappe toscano.

“La situazione a Sollicciano è sempre più critica – dichiara Donato Capece, segretario generale del Sindacato autonomo polizia penitenziaria – a causa di una popolazione detenuta refrattaria al rispetto delle regole, abituata da anni alla consapevolezza che tutto gli è dovuto. Chiediamo l’immediata applicazione dell’articolo 14 bis dell’ordinamento penitenziario, che prevede restrizioni adatte a contenere soggetti violenti e pericolosi. Sarebbe opportuno dotare al più presto la polizia penitenziaria del taser o, comunque, di altro strumento utile a difendersi dalla violenza di delinquenti che non hanno alcun rispetto delle regole e delle persone che rappresentano lo Stato”.

Come detto non è la prima volta che il Sappe denuncia tensioni all’interno del carcere di Sollicciano. Qualche settimana fa ci furono degli incidenti e si parlò addirittura di sommossa sfiorata. 

Sappe: “Sommossa sfiorata” al carcere fiorentino di Sollicciano

Firenze, “Sommossa sfiorata” al carcere fiorentino di Sollicciano: così il sindacato Sappe interviene in merito a quanto accaduto la notte scorsa nel penitenziario, dove detenuti hanno impugnato, si riferisce, “spranghe di ferro” contro gli agenti e sequestrato un sovrintendente.

Secondo quanto riferisce in una nota il segretario toscano del Sindacato autonomo polizia penitenziaria (Sappe), Francesco Oliviero “un detenuto, alle 24 circa, chiedeva di poter essere visitato dal medico di guardia.

L’agente addetto alla sezione, una volta avvisato il medico, apriva la cella, con l’ausilio di un sovrintendente” e di un altro poliziotto, per fare uscire il detenuto”: ma “al momento dell’apertura della cella, 4 detenuti sono usciti con spranghe di ferro, hanno spaccato alcuni vetri del corridoio della sezione. Il sovrintendente e i due agenti attraverso il dialogo hanno cercato di riportare alla calma i detenuti e farli desistere dai loro intenti. Purtroppo, non ci sono riusciti e il sovrintendente è stato chiuso nella cella insieme a un altro detenuto e gli altri tre gridavano: ‘Vai, ammazzalo’. Dopo dieci minuti nella sezione sono intervenuti una ventina di agenti accorsi sul posto a seguito dell’allarme generale e sono riusciti a ripristinare l’ordine senza ricorrere all’uso della forza”.

“La situazione è insostenibile – afferma il Sappe – soprattutto perché non vengono adottati i provvedimenti di trasferimento fuori dal distretto Toscana/Umbria dei protagonisti di tali eventi da parte del Dap”.

Donato Capece, segretario generale del sindacato, mette sotto accusa tutti coloro che tendono sempre a sminuire i gravi fatti che accadono nelle carceri: “Difendono Caino a scapito di Abele. Ignorano o fingono di ignorare il duro e difficile lavoro del poliziotto penitenziario”.

Carceri: Nardella su Sollicciano, “Necessaria ricostruzione”

Carceri:  “Penso che anche se a pezzi, a lotti”,  Sollicciano “debba essere gradualmente ricostruito, quindi ripensato sia nel suo ruolo nella città, sia nella sua struttura architettonica ed ingegneristica”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, a margine del primo Open Day sul tema ‘carcere e città’ del progetto I Care, nel carcere fiorentino.

Nardella ha sottolineato che “i detenuti devono essere recuperati come dice la Costituzione e dunque devono essere reinseriti nella società: ma una struttura del genere, così vecchia, purtroppo per la sua conformazione architettonica ed urbanistica è una struttura respingente, completamente separata dal tessuto. Io in questo senso rilancio sempre un mio vecchio cavallo di battaglia che è quello di ripensare radicalmente questo carcere, fino al punto di ricostruirlo totalmente”.

Per il sindaco “noi vogliamo che il carcere sia considerato un pezzo della vita della città, e per questo ci sono progetti legati all’ambiente, al parco, agli orti sociali, all’integrazione con il comune di Scandicci, ed è quello di cui parleremo oggi con tutti i soggetti coinvolti”.

“I volontari per la sicurezza fanno parte di un percorso regolamentato, trasparente e disciplinato dalla legge in accordo con le forze dell’ordine, quindi non hanno niente a che vedere con ronde di cittadini che spontaneamente vanno in giro ad occuparsi di sicurezza: stiamo parlando di una cosa completamente diversa”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, a proposito del nuovo progetto del Comune che la Lega ha criticato. “Noi lo abbiamo già sperimentato, ad esempio con le associazioni dei carabinieri – ha detto il sindaco, sempre a margine del primo Open Day sul tema ‘carcere e città’  – o dei poliziotti in congedo. Si sta parlando di un modello che è assolutamente integrato con il sistema di controllo del territorio. Non si facciano confusioni strumentali, perché noi abbiamo un’idea completamente diversa da quella della destra della giustizia fai da te. Stiamo invece parlando di figure che devono avere una preparazione professionale precisa, e che devono inserirsi in una attività di controllo sociale del territorio, in collegamento costante con le attività delle autorità di sicurezza e della polizia municipale”.

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