Carceri: Nardella su Sollicciano, “Necessaria ricostruzione”

Carceri:  “Penso che anche se a pezzi, a lotti”,  Sollicciano “debba essere gradualmente ricostruito, quindi ripensato sia nel suo ruolo nella città, sia nella sua struttura architettonica ed ingegneristica”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, a margine del primo Open Day sul tema ‘carcere e città’ del progetto I Care, nel carcere fiorentino.

Nardella ha sottolineato che “i detenuti devono essere recuperati come dice la Costituzione e dunque devono essere reinseriti nella società: ma una struttura del genere, così vecchia, purtroppo per la sua conformazione architettonica ed urbanistica è una struttura respingente, completamente separata dal tessuto. Io in questo senso rilancio sempre un mio vecchio cavallo di battaglia che è quello di ripensare radicalmente questo carcere, fino al punto di ricostruirlo totalmente”.

Per il sindaco “noi vogliamo che il carcere sia considerato un pezzo della vita della città, e per questo ci sono progetti legati all’ambiente, al parco, agli orti sociali, all’integrazione con il comune di Scandicci, ed è quello di cui parleremo oggi con tutti i soggetti coinvolti”.

“I volontari per la sicurezza fanno parte di un percorso regolamentato, trasparente e disciplinato dalla legge in accordo con le forze dell’ordine, quindi non hanno niente a che vedere con ronde di cittadini che spontaneamente vanno in giro ad occuparsi di sicurezza: stiamo parlando di una cosa completamente diversa”. Lo ha affermato Dario Nardella, sindaco di Firenze, a proposito del nuovo progetto del Comune che la Lega ha criticato. “Noi lo abbiamo già sperimentato, ad esempio con le associazioni dei carabinieri – ha detto il sindaco, sempre a margine del primo Open Day sul tema ‘carcere e città’  – o dei poliziotti in congedo. Si sta parlando di un modello che è assolutamente integrato con il sistema di controllo del territorio. Non si facciano confusioni strumentali, perché noi abbiamo un’idea completamente diversa da quella della destra della giustizia fai da te. Stiamo invece parlando di figure che devono avere una preparazione professionale precisa, e che devono inserirsi in una attività di controllo sociale del territorio, in collegamento costante con le attività delle autorità di sicurezza e della polizia municipale”.

🎧 Sollicciano, il report di Magistratura Democratica parla chiaro: “Condizioni ai limiti della vivibilità”

Muffa e infiltrazioni, ma anche cimici e parassiti nei materassi, celle anguste con meno di tre metri quadrati per ogni detenuto e fatiscenti. Nessun laboratorio, nemmeno uno spazio biblioteca e il lavoro limitato alla gestione ordinaria dell’istituto con turni così diradati da “farne svanire la portata risocializzante”. Così il carcere fiorentino di Sollicciano è “non solo inadeguato alla sua funzione rieducativa, ma anche lesivo della dignità umana”.

La denuncia è di Magistratura Democratica che il 25 novembre scorso con una delegazione di cui facevano parte anche il presidente del tribunale di sorveglianza di Antigone e rappresentanti dell’avvocatura, è stata nell’istituto di Sollicciano, prima tappa di una serie di visite nelle carceri. I motivi di questi viaggi sono da ricercare nella necessità di avviare progetti e percorsi per cercare pene sostitutive al carcere, se contenute entro i quattro anni.

“La Toscana è un territorio particolare: ha un numero di carcerati superiore ad altre Regioni ed un livello di vivibilita’ di molti istituti davvero molto basso”. A dirlo è l’avvocato Luca Maggiora, presidente della Camera penale di Firenze. “E anche se fosse presente personale adeguato – sottolinea Maggiora – comunque ci sono molti problemi alle infrastrutture, come quelli che abbiamo rilevato a Sollicciano. Non è neanche un problema di coperta troppo corta: è che semplicemente questa coperta non c’è”.

Per questo l’avvocato esprime soddisfazione per il sostegno di Magistratura Democratica: “Sostengo da anni che i magistrati che decidono in tribunale debbano vedere dove vanno ad alloggiare queste persone”.

Il report su Sollicciano fa quindi emergere la necessità di un’immediata e diffusa applicazione di pene sostitutive, ma anche l’importanza di una politica di investimenti per le strutture sanitarie destinate al trattamento esterno dei soggetti psicologicamente fragili, che anche nel carcere fiorentino rappresentano una percentuale importante. E poi necessario, conclude il report, fare in modo che si investa su percorsi educativi e risocializzanti all’interno delle mura di Sollicciano.

I dati del carcere di Sollicciano evidenziati durante la settima ‘Giornata dei braccialetti’

Firenze, si è svolto nell’Auditorium di palazzo del Pegaso Convegno “VII Giornata dei braccialetti, “I detenuti esistono ancora!” evento organizzato nel giorno della Festa della Toscana, evento organizzato da Consiglio regionale, Garante dei diritti dei detenuti, Camera penale di Firenze e Fondazione per la formazione forense dell’Ordine degli Avvocati di Firenze. Attenzione particolare durante il convegno la naturalmente avuto, la Casa Circondariale di Firenze – Sollicciano.

Antonella Tuoni, direttrice della struttura penitenziaria, ha evidenziato che nel carcere di Sollicciano “abbiamo 500 persone. C’è stato un calo, ma non ha inciso sul tasso di sovraffollamento, perché abbiamo tre sezioni chiuse per diversi cantieri, per il rifacimento dell’impianto termoidraulico, le coperture e le facciate e per l’efficientamento. Dovrebbero esserci in forza 566 poliziotti, ma ce ne sono 370″. Per quanto riguarda i detenuti, ha aggiunto Tuoni, “251 sono in esecuzione di pena” e, riguardo all’etnia, “quella maggiormente rappresentata è quella dell’area del Maghreb con 77 persone”.

Sugli episodi di autolesionismo la direttrice Tuoni ha spiegato che “abbiamo registrato 910 episodi concentrati su 20 persone, delle quali sette italiane”. Tuoni ritiene che per dire “meno carcere e più braccialetti, bisognerebbe parlare di territorio perché in Toscana le carceri accolgono le persone diseredate” e “bisognerebbe spostare l’attenzione sulle politiche del welfare: il carcere è la cartina di tornasole di quello che succede nella società”.

Don Vincenzo Russo, cappellano della casa circondariale di Sollicciano, ha offerto uno spaccato di vita del carcere ricordando con dati la presenza di “180 diagnosi psichiatriche, 220 tossicodipendenti, 34 episodi di violenza, 44 aggressioni, 16 tentati suicidi e cinque suicidi dal novembre 2021″.

Sollicciano, altro suicidio di un detenuto. Uilpa: “È una vera strage”

Firenze, “Quella cui stiamo assistendo è una vera strage, di cui purtroppo non si intravede la fine”. Così Gennarino De Fazio, segretario generale della Uilpa polizia penitenziaria, commenta l’ultimo caso di suicidio in carcere, avvenuto “ieri sera, verso le 20.30” nel penitenziario fiorentino di Sollicciano.

Un detenuto originario del Marocco”, 29 anni, che avrebbe finito di scontare la sua pena “fra soli 11 giorni”, ha “appeso una corda alle sbarre della finestra e si è impiccato”. Il detenuto, si spiega, era di passaggio nel carcere di Sollicciano: vi si trovava per partecipare a delle udienze.

“Sale dunque a 69 – rileva Uilpa – il numero dei reclusi che nel corso del 2022 si sono suicidati in carcere, cui bisogna aggiungere 4 appartenenti al Corpo di polizia penitenziaria che, parimenti, hanno deciso di porre fine alla loro esistenza”.

“Avevamo detto – prosegue il sindacato in una nota – che le direttive del Capo del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria, Carlo Renoldi, emanate nel luglio scorso e tanto osannate non sarebbero state sufficienti a fermare le morti in carcere e di carcere e i fatti, nostro malgrado, sembrano darci tragicamente ragione. Non bastano gli interventi per via amministrativa e le prescrizioni destinate a restare sulla carta per le carenze strutturali e infrastrutturali del nostro sistema penitenziario che si sommano a organici inadeguati in pressoché tutti i profili professionali, a cominciare dalla Polizia penitenziaria”.

E anche se il detenuto suicidatosi era di passaggio a Sollicciano “questo non significa necessariamente che non abbiano inciso pure le pessime condizioni del penitenziario fiorentino, del quale in molti discettano da anni, anche in occasione di pompose visite preconfezionate, in cui generalmente si allestiscono ‘tavole imbandite’, ma rispetto alle quali nessuno interviene concretamente per invertire la tendenza al disfacimento complessivo. Basti pensare che il reparto del Corpo di polizia penitenziaria è privo di un comandante titolare da molti anni”

Sollicciano, Nardella: “Struttura fatiscente, meglio rifarlo da zero”

Sollicciano “è fatiscente e inadeguata”: queste le parole del sindaco di Firenze Dario Nardella oggi in visita al carcere fiorentino col vicepresidente del Csm David Ermini e col garante dei detenuti Mauro Palma per incontrare le delegazioni della polizia penitenziaria, dei detenuti e dei dipendenti.

“Ringrazio il Ministero per gli 11 milioni di euro che sono stati stanziati”
per la sua risttrutturazione, ma “continua a permanere il dubbio
che questi soldi non siano soldi buttati via, e che non convenga
ricostruire da zero questa struttura” ha detto il sindaco Nardella.

“Abbiamo chiesto a gennaio – ha proseguito – in occasione della visita della ministra Cartabia, l’avvio immediato di uno studio tecnico su quale sia la soluzione strutturale migliore. Il provveditore ci ha detto che i tecnici del Ministero sono già al lavoro, quindi noi aspettiamo l’esito di questo studio, perché vogliamo sapere se questi soldi pubblici spesi per la manutenzione straordinaria non possano essere spesi meglio ricostruendo da zero la struttura carceraria”.

Infatti, ha aggiunto Nardella, “la nostra preoccupazione è che questo carcere sia talmente difficile da gestire, comporti così tanti soldi per la gestione, perché non è funzionale, che sia molto meglio rifarlo completamente da zero che spendere milioni e milioni di euro per la ristrutturazione quando appunto la gestione è molto costosa. Speriamo che questo studio venga terminato il prima possibile, nell’arco di pochissimi mesi, perché vogliamo sapere cosa conviene fare, invece di mettere soldi che poi alla fine rischiano di essere inutili”.

La situazione “sinceramente è ancora molto molto grave, insoddisfacente dal punto di vista strutturale e funzionale. – ha continuato il sindaco – Ci sono molti problemi gravi e di natura sanitaria, la presenza di blatte e cimici che rendono la permanenza dei detenuti molto critica, ma anche le condizioni di lavoro degli agenti della polizia penitenziaria. L’acquazzone di questa notte per esempio ha provocato delle forti infiltrazioni, ci è stato detto dai detenuti, anche nelle strutture che sono state recentemente riqualificate”.

“C’è poi una forte mancanza di educatori, il provveditore ha annunciato che ne arriveranno due o tre”, ha anche detto, sottolineando che “i detenuti che stanno in queste condizioni escono dal carcere perché hanno scontato la pena sono peggio di come sono entrati, e non avendo professionalità, non sapendo devo andare a lavorare, tornano a delinquere. Quindi se le carceri in Italia non funzionano questo diventa un problema per il cittadino comune in termini di aumento dei problemi di sicurezza. Per questo noi siamo qui: per chiedere da parte del Ministero e da parte dei magistrati di sorveglianza il massimo sforzo per aumentare le misure alternative, per potenziare le occasioni di reinserimento sociale, per agevolare le occasioni di formazione professionale, di inserimento lavorativo”.

Il sindaco ha spiegato che “ci siamo presi una serie di impegni come quello di accelerare la procedura per realizzare un capannone per svolgere attività lavorative nel settore della pelletteria, in modo da aiutare i detenuti a imparare un mestiere e quindi essere in condizioni di lavorare quando escono. Ci siamo presi un impegno ad andare avanti con i protocolli per la realizzazione degli orti sociali che serviranno anche qui per dare opportunità di lavoro, perché il grosso problema è che questi detenuti stanno in carcere senza far niente, in condizioni sanitarie critiche, quando invece l’obiettivo del carcere come dice la Costituzione è quello della rieducazione della pena”.

Per David Ermini, vicepresidente del Consiglio Superiore della
Magistratura, “Il problema” di Sollicciano “è prima di tutto strutturale, perché le condizioni edilizie le conoscete tutti, e quindi bisogna capire se continuare a spendere tutti quei soldi su Sollicciano o se si possa pensare ad altre soluzioni”.

“Vivere e lavorare a Sollicciano è molto complesso – ha detto Ermini – per il mondo dei detenuti, e anche per i poliziotti penitenziari che oggettivamente hanno delle grandissime difficoltà. Forse all’epoca si pensava che le grandi carceri fossero una soluzione ma era sbagliato, perché le carceri più piccole sono e meglio funzionano, quindi forse bisognerà ripensare tutto. La riforma sull’ordinamento penitenziario che il ministro Orlando aveva preparato, e che poi non ha trovato
l’approvazione, è un passaggio che va immediatamente ripreso”.

Secondo il vicepresidente del Csm “c’è tutto il tema dell’esecuzione penale esterna attraverso le misure alternative, il tema di creare la possibilità di lavoro all’interno di una struttura così, per permettere già immediatamente di avvicinarsi al mondo del lavoro nella società all’esterno. E’ una situazione molto molto complessa, e non è di facile soluzione”.

Simona Gentili ha intervistato il sindaco di Firenze Dario Nardella

Trecento detenuti di Sollicciano presentano un esposto alla procura

Firenze, un esposto alla procura della Repubblica per denunciare “le condizioni drammatiche” all’interno del carcere fiorentino di Sollicciano e chiedere di valutare se si possano ravvisare comportamenti illeciti nella gestione della popolazione carceraria. A firmare l’esposto circa trecento detenuti del penitenziario che hanno scritto una lettera di ventitré pagine in cui elencano i maggiori problemi del carcere fiorentino.

È quanto riporta il Corriere fiorentino. “Chiediamo sia aperta un’inchiesta sulle carenze di Sollicciano — scrivono i detenuti come riporta il quotidiano —. Quando noi non rispettiamo le leggi veniamo puniti, dovrebbe valere altrettanto per coloro che hanno la responsabilità della gestione del carcere, dove avvengono torture psicologiche, maltrattamenti, abusi di potere, regolamenti calpestati. Chiediamo che le condizioni di detenzione all’interno del carcere siano adeguate ai regolamenti vigenti, in caso contrario Sollicciano deve essere chiuso”.

I detenuti affermano di vivere “in luoghi inadeguati”, con topi e scarafaggi “nelle sezioni, cimici e insetti nei letti, docce dove funghi e parassiti fanno ammalare, le celle sono piene di infiltrazioni che provocano muffe”. In parte delle sezioni nelle ore buie non ci sarebbe luce, motivo per cui ci sono “detenuti che mangiano senza luci”, altri che “vivono in celle con cavi scoperti”.

I carcerati lamentano anche la mancanza delle docce in cella e talvolta anche dell’acqua calda. C’è poi la carenza di attività sociali, sportive e soprattutto di quelle lavorative: “Nel mese di maggio hanno lavorato cinquantanove detenuti su circa seicento. Le attività alternative al lavoro sono solo il catechismo (trenta persone), l’attività teatrale (venti), l’attività musicale (dieci)”.

Nell’articolo si spiega inoltre che nei giorni scorsi c’è stato un incontro di sindacati della polizia penitenziaria col prefetto per chiedere un’ispezione sulle condizioni di vita nel penitenziario da parte del ministero della Giustizia.

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