Poliziotto indagato per gli spari alle Cascine, trovato morto a Sollicciano

Firenze, trovato morto in carcere, a Sollicciano, il poliziotto di 47 anni indagato per l’episodio di spari avvenuti il 19 maggio scorso, nel parco delle Cascine, per vicende personali, indipendenti dal servizio che svolgeva alla questura di Firenze dove era trasferito da poco tempo.

Secondo quanto emerge, tra le ipotesi considerate c’è quella del suicidio. Il poliziotto è stato trovato impiccato dal personale di polizia penitenziaria durante un giro di controllo nel tardo pomeriggio.

È stato dato l’allarme al 118 ed è stato inviato personale sanitario di soccorso ma per il quarantasettenne è stato poi constatato il decesso. In base a prime informazioni l’agente era recluso in una cella, da solo. Gli accertamenti sul decesso sono in corso e vengono coordinati dal magistrato di turno della procura di Firenze.

Riguardo all’episodio degli spari alle Cascine, in una lite con almeno un extracomunitario del Gambia, i carabinieri denunciarono il quarantasettenne ma lo arrestarono subito per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, reati compiuti durante la perquisizione al suo domicilio, dove viveva con la compagna.

Nella casa fu sequestrata una pistola e un coltello. Nella perquisizione una donna carabiniere ebbe lesioni guaribili con prognosi di quattro giorni. L’agente trovato morto stasera proveniva dalla questura di Rimini ed era stato assegnato da poco tempo a quella di Firenze, dove prestava servizio al corpo di guardia di via Zara.

Nella vicenda delle Cascine ferì con un coltello un uomo del Gambia e sparò almeno due colpi di pistola, pare in aria ma le indagini su questo episodio, anche balistiche, sono in pieno corso. Oltre alla denuncia e all’arresto, la polizia di Stato lo aveva sospeso dall’organico.

🎧 Toscana: madri con bambini mai più in carcere, il progetto sperimentale della Regione

Obiettivo del progetto è quello di consentire ad alcuni bambini, figli di madri detenute, di vivere la loro infanzia in case-famiglia o in case alloggio e non più in un carcere.

Mai più in carcere: è quello l’intento che sta dietro al “progetto sperimentale di sostegno alla genitorialità detenuta” voluto dalla Regione Toscana che si articolerà nel prossimo biennio e potrà riguardare tre nuclei familiari di madri con figli piccoli detenuti (uno nel 2022 e due nel 2023). Il progetto nasce nel solco della proposta di legge  recentemente approvata dalla Camera dei deputati a larghissima maggioranza  in virtù della quale le mamme detenute che hanno con sé bambini fino a 6 anni devono essere collocate in case famiglia protette.La progettualità proposta da Regione Toscana si configura come un’azione di sistema, connessa e collegata con i percorsi di prevenzione, promozione e protezione dei diritti dei minori e delle famiglie sviluppati in tutti gli Ambiti territoriali.

Il progetto coinvolge il Comune di Firenze, che sarà capofila delle azioni, e  numerosi altri  soggetti : i servizi sociosanitari territoriali, le Autorità giudiziarie, l’U.E.P.E (Ufficio di Esecuzione Penale Esterna), il coordinamento regionale di enti del Terzo Settore gestori di strutture di accoglienza per minori e genitori con figli denominato “Pollicino”, i Garanti dei diritti dei detenuti.

In particolare,  da subito verrà costituito  un gruppo di lavoro integrato coordinato a livello territoriale dal Comune di Firenze; poi l’individuazione di strutture aderenti alla sperimentazione dell’area vasta Toscana Centro, la mappatura delle strutture di tutto il territorio regionale con richiesta di disponibilità all’accoglienza attraverso manifestazione di interesse emessa da Comune di Firenze; l’avvio dell’attività formativa multidisciplinare per professionisti coinvolti nell’accoglienza ed il sostegno alle diadi madre/padre-bambino realizzata da Comune di Firenze in collaborazione con Centro regionale di documentazione Infanzia e adolescenza.
Obiettivo da sviluppare nel corso del progetto sperimentale: l’elaborazione di una proposta di linee guida regionali per l’accoglienza di genitori detenuti con figli.

“Bambini e bambine in carcere non ci devono stare. Questo progetto è un passo avanti importante per il rispetto dei loro diritti; e al tempo stesso per favorire il ripristino della rete di rapporti familiari in funzione dell’equilibrato sviluppo del minore, i percorsi di autonomia delle madri, il loro reinserimento sociale. Non c’è alcuna giustificazione  al fatto che un bambino o una bambina trascorra la propria infanzia dietro le sbarre; si tratta di una situazione ingiusta e penalizzante e che produce conseguenze negative per il suo futuro, con una maggiore incidenza di abbandono scolastico, illegalità minorile, mancata occupazione e disagio sociale. Questo progetto vuole quindi garantire un ambiente di crescita più idoneo e, grazie alla sinergia tra i diversi soggetti istituzionali, i servizi sociali e il terzo settore, uno strumento di protezione sociale con il sostegno e l’accompagnamento alla relazione genitoriale” afferma  l’assessora al welfare della regione Toscana, Serena Spinelli . Che precisa “per fortuna, al momento  in Toscana non vi sono casi di questo tipo, ma in Italia oggi ci sono 21 bambini o bambine che hanno meno di sei anni e vivono con le proprie madri detenute. A febbraio 2020 erano addirittura 59, una riduzione determinata in gran parte dall’emergenza Covid che ha imposto un maggior ricorso alle misure alternative” .

Rapina in centro a Firenze: fermato 26enne per aggressione a donna

I fatti risalgono alla notte tra il 19 e il 20 febbraio scorso, quando una donna che passava da Via della Scala a Firenze, fu agreddita e derubata da un 26enne. L’uomo è in stato di fermo dal 22 febbraio, e si trova nel carcere di Sollicciano. La quarta aggressione in un mese.

C’è stato un fermo per indiziato di delitto a carico di un 26enne originario della Nigeria per un altro caso di rapina in strada a una donna a Firenze, in via della Scala, zona stazione Santa Maria Novella. La vicenda viene resa nota solo oggi dai carabinieri e risale alla notte tra il 19 e il 20 febbraio, oltre otto giorni fa, mentre il fermo è stato fatto il 22 febbraio.

Nella circostanza la passante venne minacciata con un collo di bottiglia di vetro e derubata del cellulare. L’uomo, nigeriano, è stato individuato grazie alle immagini riprese dalle telecamere di sorveglianza della zona e alla descrizione della vittima. Quando i carabinieri lo hanno bloccato il 22 febbraio in centro, addosso aveva ancora gli abiti che avrebbe indossato al momento del colpo. Sotto il giubbotto nascondeva una bottiglia in vetro vuota e un coltello con lama di 12 centimetri. Il fermo è stato convalidato e ora il 26enne si trova in carcere a Sollicciano.

Le indagini proseguono e i carabinieri non escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore dell’indagato.

Nel mese di febbraio a Firenze, sono in totale quattro le donne aggredite in strada, mentre camminavano da sole. Una di mattina presto in via Aalamanni e due di sera in via dei Pilastri e in via Gino Capponi.

Firenze: uomo rapinato con coltello vicino alle Cascine

Prima minacciato con un coltello e poi rapinato, è successo ieri sera intorno alle 23,30 ad un uomo al parco delle Cascine a Firenze.

I carabinieri sono stati fermati da un uomo all’altezza di Viale degli Olmi a Firenze, nella tarda serata di ieri. L’uomo ha riferito alle forze dell’ordine di essere stato rapinato da un uomo di origini gambiane. La refurtiva denunciata era di 50 euro e una cassa Bluetooth.

I carabinieri del nucleo operativo di Firenze si sono messi all’inseguimento dell’uomo che ancora non era fuggito, ma si stava allontanando. L’inseguimento è avvenuto a piedi e si è concluso in via del Fosso Macinante.

Gli agenti hanno bloccato il giovane con l’accusa di rapina aggravata. Gli accertamenti degli agenti hanno rinvenuto in possesso dell’uomo il coltello descritto dalla vittima e la refurtiva. Il rapinatore, 24 anni, è stato denunciato e portato nel carcere di Sollicciano a Firenze. Nel frattempo il denaro e la cassa Bluetooth sono stati restituiti al passante: essi corrispondevano alla descrizione appena fatta.

Ulteriori verifiche hanno accertato che l’uomo era sottoposto alla misura della libertà vigilata con obbligo di permanenza notturna presso una struttura di accoglienza di Pistoia e contestualmente gravato dal divieto di dimora nel Comune di Firenze.

Aggressione ad agenti al carcere di Sollicciano

Firenze, doppio episodio di aggressione contro i poliziotti penitenziari ieri nel carcere fiorentino di Sollicciano, con sei agenti che nel giro di due ore hanno dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso.

Lo rende noto Giuseppe Proietti Consalvi, vicesegretario generale Osapp. Il primo episodio, spiega Consalvi in una nota che l’aggressione, “riguarda due detenuti che, a seguito di una normale perquisizione della loro cella si sono scagliati contro gli agenti. Gli altri detenuti, dopo lo spostamento in un’altra sezione, hanno inscenato una protesta e incendiato una camera detentiva. Per questo quattro agenti hanno dovuto recarsi al pronto soccorso per un probabile intossicamento”.

“Quale ora più tardi – aggiunge -, un altro detenuto, al momento del rientro in cella, senza alcuna motivazione, ha sferrato dei pugni al personale presente, refertato successivamente dal pronto soccorso, riportando tre giorni di prognosi”.

Per Consalvi “ormai denunciamo da tempo la situazione insostenibile nell’Istituto fiorentino, dove quasi quotidianamente il personale di polizia penitenziaria, subisce aggressioni da parte dei detenuti e delle detenute. Auspichiamo, una volta per tutte, che sia ripristinato l’ordine e la sicurezza nell’istituto e che i detenuti autori delle aggressioni siano puniti in via disciplinare e trasferiti”.

Sull’accaduto ariva una dichiarazione dell’assessora a Welfare Sara Funaro: “Esprimo solidarietà ai poliziotti del carcere di Sollicciano e condanno gli atti di violenza compiuti dai detenuti. Non è ammissibile che gli agenti, mentre stanno svolgendo il loro lavoro, vengano aggrediti. Ancora una volta il penitenziario mostra tutte le sue criticità e le problematiche che ci sono al suo interno, sulle quali è necessario intervenire. Alle inaccettabili condizioni strutturali, si aggiungono anche difficili condizioni lavorative e di vita, alle quali vanno sommate tante problematiche legate alla salute mentale dei detenuti, sulle quali è necessario intervenire.

“Come amministrazione comunale abbiamo avviato un progetto di etnopsichiatria per farvi fonte in qualche modo. La situazione in cui versa il carcere è drammatica e deve essere affrontata al più presto. Nei prossimi giorni mi recherò a Sollicciano per incontrare la direttrice e gli agenti aggrediti per esprimere loro la vicinanza dell’amministrazione comunale”.

Carcere Sollicciano, indagini pestaggi: pm, processare 10 agenti e 2 medici

Chiesto giudizio in indagini carcere Sollicciano. Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di tortura e falso in atto pubblico

La pm Christine Von Borries ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 persone, tra cui 10 agenti di polizia penitenziaria e due medici, nell’ambito delle indagini sui presunti pestaggi che sarebbero avvenuti nei confronti di detenuti del carcere di Sollicciano a Firenze.

Le accuse contestate, a vario titolo, sono quelle di tortura e falso in atto pubblico. In particolare, i due medici, in servizio presso la casa circondariale e le cui posizioni nell’inchiesta emergono adesso, sono accusati di aver redatto falsi certificati in relazione alle condizioni dei detenuti vittime delle stesse presunte violenze risalenti al 2018 e al 2019.

L’inchiesta sui pestaggi a Sollicciano, condotta anche attraverso intercettazioni ambientali nel carcere, sarebbe nata dagli accertamenti su alcune denunce per resistenza a pubblico ufficiale a carico dei detenuti presentate dagli stessi agenti, che per l’accusa sarebbero risultate false. I detenuti vittime dei presunti pestaggi, avvenuti uno nel 2018 e un altro del 2020, sarebbero uno di nazionalità italiana e uno marocchina. Le indagini sono state condotte dal nucleo investigativo della polizia penitenziaria.

La più alta in grado sarebbe un’ispettrice finita ai domiciliari. Secondo le indagini l’ispettrice avrebbe avuto un ruolo rilevante nella vicenda. Inoltre, risulta indagata anche un’altra donna in servizio come agente penitenziaria a Sollicciano, nei confronti della quale però al momento non sono stati emessi provvedimenti.

Exit mobile version