Toscana, 56% imprese ha difficoltà con il credito

È il quadro che emerge dal focus di Format Research dedicato al credito nell’ambito dell’indagine sul consuntivo 2023 per le aziende del terziario presentato Confcommercio Toscana.

Oltre  la metà delle imprese operanti in Toscana che hanno fatto ricorso al credito bancario  ed hanno ottenuto un finanziamento (il 55,8%) ha poi riscontrato difficoltà: dal maggior indebitamento bancario (29,9%), ai problemi nell’evadere i pagamenti (18,4%) o nell’assumere personale (5,9%) fino alla riduzione o rinuncia nel realizzare gli investimenti programmati (15%).  È il quadro che emerge dal focus di Format Research dedicato al credito nell’ambito dell’indagine sul consuntivo 2023 per le aziende del terziario presentato Confcommercio Toscana.

Per ottenere il credito, l’84% degli imprenditori operanti in Toscana si è rivolto direttamente alla propria banca di riferimento, nel 48% dei casi per investimenti a medio e lungo termine (soprattutto nel settore del turismo), il 35% per esigenze di liquidità. Solo il 12% per ottenere le garanzie necessarie all’ottenimento del prestito è ricorso allo strumento Confidi, ritenuto comunque utile dall’84% del campione per accorciare i tempi e ridurre i costi. Inoltre, sempre da quanto emerge nel rapporto, il 36,7% delle imprese toscane del terziario ha fatto ricorso ad almeno una agevolazione pubblica per ottenere il finanziamento: il il 26,7% al fondo di garanzia per le Pmi, il 10,7% a contributi pubblici e l’1,6% alla moratoria dei debiti.

Secondo il rapporto, sono in calo i giudizi degli imprenditori sia sul tasso di interesse che sugli altri sui costi del credito, come ad esempio quello dell’istruttoria e sulle garanzie chieste dalle banche. E parallelamente diminuisce la percentuale di chi ha effettuato la domanda. Di questi il 10,6% ha visto la richiesta accolta in misura inferiore e il 7% respinta, mentre il 18,7% risulta ancora in attesa.

Per Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Toscana, la difficoltà delle imprese a far fronte al proprio fabbisogno finanziario e, allo stesso tempo, a ricorrere agli istituti di credito “è la naturale conseguenza della contrazione dei ricavi. Eppure sarebbe il momento di spingere gli investimenti nella formazione, nell’innovazione, nelle nuove tecnologie, soprattutto per le piccole e piccolissime imprese che più delle altre faticano a rincorrere la modernità”.

 

Firenze: il 65% degli imprenditori di pubblici esercizi non si sente sicuro

Lo rivela un’indagine di Format Research per Confcommercio Toscana. Il 65% di loro a Firenze  avverte un senso di sicurezza ‘scarso’ o ‘molto scarso’, riguardo possibili danneggiamenti che potrebbero colpire loro stessi, i loro collaboratori o la loro impresa

Sempre più insicuri e sempre più vulnerabili di fronte alla criminalità: secondo un’indagine di Format Research per Confcommercio Toscana il 65% degli imprenditori dei pubblici esercizi del centro di Firenze avverte un senso di sicurezza ‘scarso’ o ‘molto scarso’, riguardo possibili danneggiamenti che potrebbero colpire loro stessi, i loro collaboratori o la loro impresa. Uno su due si sente meno sicuro rispetto al passato, e solo il 18% dichiara di sentirsi molto o abbastanza sicuro.

A preoccupare di più i titolari di bar e ristoranti di Firenze è la probabilità di restare vittime di furti, spaccate o rapine (41,5%), poi di aggressioni (24,6%) e atti di vandalismo (23%). La maggioranza (62%) degli imprenditori si dichiara propenso a ricorrere alle forze dell’ordine, ai propri colleghi o alle associazioni di categoria, ma il 30% appare scoraggiato.

“Le istituzioni e le forze dell’ordine – affermano il presidente e il direttore di Confcommercio Toscana Aldo Cursano e Franco Marinoni – devono prendere una posizione chiara e decisa e rispondere finalmente alla legittima domanda di sicurezza dei cittadini di Firenze. Tutti fanno il loro dovere: magistratura, forze dell’ordine, pubblica amministrazione, eppure qualcosa non funziona nel sistema e non ci interessano i rimpalli di responsabilità ma le soluzioni. Chiediamo che si agisca in fretta, prima che il perimetro del nostro scoramento si allarghi oltre misura”

Lavoro povero, Confcommercio risponde alla CGIL: non è colpa del turismo

Secondo il direttore generale di Confcommercio Toscana Franco Marinoni :”il  vero humus del lavoro precario è un Paese in cui la crescita è al palo ormai da oltre trenta anni, in cui ‘instabilità’ è la parola d’ordine di politica ed economia, in cui il clima di fiducia è ai minimi termini. Insomma, se il lavoro è precario è perché l’Italia è un Paese precario”. 

Per Confcommercio Toscana, che risponde alle critiche della CGIL, non è “colpa del turismo” se in città come Firenze cresce di più la quota di lavoratori assunti con contratti a termine o in somministrazione. “L’attività di alberghi, bar, ristoranti, campeggi e stabilimenti balneari è caratterizzata da sempre da un alto tasso di stagionalità, così le imprese offrono quello che possono offrire. E, forse, senza turismo non ci sarebbero neppure quei posti di lavoro temporanei”.

“La stagionalità non è una colpa – gli fa eco il presidente di Federalberghi Toscana Daniele Barbetti ribadendo il concetto – è una caratteristica strutturale del nostro settore, indipendente dalla volontà di imprese e lavoratori, e non può essere trasformata in un capo d’accusa. Ma si può sempre lavorare insieme, pubblico e privato, per pianificare anche nei mesi di minore affluenza turistica dei calendari di eventi attrattivi che allunghino la stagione”.

“La nostra economia regionale, poi, non è legata solo al turismo”, chiarisce il direttore di Confcommercio Toscana Marinoni. “E per fortuna, visto che solo i Paesi più poveri del mondo hanno un’economia di rendita basata quasi esclusivamente sul turismo, che mette a frutto i valori paesaggistici o l’eredità artistica del passato senza aggiungere altro. Noi invece possiamo contare anche su commercio, servizi innovativi, manifatturiero, agricoltura. Ed è evidente che se la crisi occupazionale permane è sintomo della difficoltà di tutti questi settori, nel complesso, a trovare nel nostro Paese una rampa di lancio per la crescita. Un altro fattore che non aiuta è la tipologia dell’impresa media italiana: piccola o piccolissima, spesso a gestione familiare, è naturale che sia più fragile di fronte alle fluttuazioni dell’economia internazionale”.

Quale la soluzione, quindi? Oltre alla necessità di puntare allo sviluppo per recuperare tutti quei gap – infrastrutturali e non solo – che stanno rallentando la corsa del nostro Paese, secondo Confcommercio Toscana, servono anche provvedimenti concreti che favoriscano l’uso di forme contrattuali stabili nelle imprese: “prima di tutto il taglio del cuneo fiscale – ricorda Marinoni – gli oneri a carico delle aziende sono ancora troppo alti e nelle tasche dei lavoratori finisce solo la metà di quanto gli imprenditori versano. Speriamo quindi che il Governo prosegua sulla strada dei tagli. Ma ragionando in un quadro macroeconomico serve che il nostro Paese punti allo sviluppo, trainando tutte le imprese del sistema”.

Sul versante delle retribuzioni, non sempre soddisfacenti se paragonate al costo medio della vita, secondo l’associazione di categoria “serve rimettere al centro la contrattazione collettiva portata avanti dalle sigle veramente rappresentative del mondo datoriale e dei sindacati dei lavoratori – sottolinea il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano – oggi proliferano contratti “pirata” che espongono i lavoratori al rischio di un ribasso nelle retribuzioni medie e a minori tutele. Forse per ristabilire l’ordine servirebbe anche una legge sulla rappresentanza”.

Ancora sottostimato, poi, l’impatto del welfare aziendale nella costruzione del benessere dei dipendenti: “strumenti come i fringe e flexible benefit garantiscono ai lavoratori dipendenti una migliore qualità di vita, integrando le disponibilità di bilancio delle famiglie – fa sapere il presidente di Federalberghi Toscana Daniele Barbetti – ma occorre semplificare le procedure di gestione e aumentare l’importo massimo erogabile con la detassazione, che adesso arriva a 3mila euro l’anno solo per i lavoratori con figli a carico. Bene l’attenzione alle famiglie, ma non trascuriamo anche gli altri lavoratori. Servono poi forme premiali per le imprese che utilizzano i benefit, così come serve una maggiore detassazione di premi e incentivi”.

Ristoratori toscani sempre più preoccupati per le disdette last minute. Cursano: “Fenomeno cresce, giusta una penale per tutela locale”

Il fenomeno del ‘no show’, ovvero non presentarsi dopo una prenotazione in un locale, è sempre più diffuso in Toscana. Aumentato esponenzialmente dopo la pandemia.

Tra i ristoratori toscani c’è una preoccupazione crescente a cause delle disdette last minute delle prenotazioni che vengono fatte. Proprio il presidente di Confcommercio Toscana Aldo Cursano da voce ai timori di tutta la categoria. Anche a livello nazionale è intervenuto il vicepresidente vicario di Fipe, la federazione dei pubblici esercizi.

Il fenomeno ha un nome, ovvero ‘no show’, come lo chiamano gli addetti ai lavori e sta mettendo in crisi più di un locale. Una nota spiega che “capita purtroppo con frequenza sempre maggiore che un cliente che ha prenotato un tavolo per più persone non si presenti senza alcun preavviso. – ha sottolineato Cursano – Il risultato è che il ristorante perde un numero anche importante di coperti, magari in un giorno e in un orario di punta, senza possibilità di recuperarli”.

“Le cose sono peggiorate dopo la pandemia – aggiunge il presidente di Confcommercio -, all’inizio le cancellazioni all’ultimo momento erano legate in genere alla scoperta della positività di qualche convitato. Un motivo che rendeva la scelta obbligatoria. Poi, però, qualcuno ha iniziato ad approfittarsene con disinvoltura. Un comportamento scorretto che fa saltare tutta l’organizzazione del lavoro”.

Secondo Cursano “può accadere a tutti di avere un problema all’ultimo momento ma la scelta di non avvisare neppure evidenzia una innegabile malafede. E, in ogni caso, è giusto pagare una penale per tutelare il locale dove si è prenotato, che nel frattempo si era preparato acquistando i prodotti e preparandoli”.

In questo caso la tecnologia può venire in aiuto, infatti “molti ristoranti hanno cominciato ad usare servizi di prenotazione online, come quello offerto da Nexi in convenzione con Fipe-Confcommercio, con strumenti di incasso a distanza che tutelano da disdette o mancato arrivo del cliente. In pratica, chi prenota sa che gli verrà addebitata sulla carta di credito una penale in caso non si presenti o annulli in ritardo. È tutto in regola e dichiarato”.

Bollette: a rischio 7.800 imprese in Toscana

La situazione del caro energia continua a preoccupare, le bollette sono in aumento e i dati che emergono dalle diverse aree sono allarmanti.

Se non vengono prese in tempi brevi delle misure per mitigare gli effetti del caro-bollette, in Toscana sono a rischio sopravvivenza quasi 7.800 imprese dei settori commercio, turismo e servizi e oltre 20mila posti di lavoro.

Questo il dato emerso dall’ultimo osservatorio congiunturale sulle imprese del terziario condotto da Format Research per conto di Confcommercio Toscana, che invoca “supporti strutturali per affrontare l’aumento dei costi”. Secondo lo studio, la crisi delle forniture energetiche in Toscana colpisce 3 imprese del terziario su 4 (il 74%).

A preoccupare anche il saldo tra imprese nuove nate e quelle cessate, pari a -531 nei primi nove mesi del 2022 in regione, a fronte di un +570 relativo al totale delle imprese di tutti i settori extra-agricoli. L’indice della fiducia generale degli imprenditori, su una scala da zero a 100, passa dal precedente 41 a 23. “Nonostante i nostri sforzi, nulla basta a ripianare i costi di gestione sempre più alti”, lamenta Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Toscana, secondo cui i negozi che chiuderanno “lasceranno un vuoto a livello di servizi, di presidio del territorio, di socialità, senza contare il crollo del valore immobiliare e un impoverimento per tutti”.

🎧 #sicurezzaVera, l’accordo fra Polizia di Stato e locali di Firenze

E’ stato presentato oggi a Firenze il progetto #sicurezzaVera ideato da Fipe-Confcommercio: grazie alla formazione del personale e a una app per fare segnalazioni dirette alla polizia, i pubblici esercizi diventano presidi di legalità nella lotta contro la violenza di genere.

Bar, ristoranti e locali notturni di Firenze e provincia mobilitati contro la violenza di genere: parte il progetto ‘#sicurezzaVera’, ideato dal Gruppo imprenditrici di Fipe (Federazione italiana Pubblici esercizi)-Confcommercio, in sinergia con la Polizia di Stato. Due gli strumenti principali che saranno adottati: la formazione del personale (che si dovranno iscrivere alla piattaforma www.sicurezzavera.it) e un’app per fare segnalazioni dirette alla polizia (‘YouPol’, scaricabile gratuitamente). L’obiettivo è diffondere la cultura della legalità e creare attraverso la rete dei pubblici esercizi un sostegno concreto per combattere
il fenomeno.

“Progettualità sperimentali come ‘#sicurezzaVera’, che vede nella stretta collaborazione tra Stato e cittadino-imprenditore la chiave per massimizzare l’efficacia delle iniziative di sensibilizzazione sulla violenza di genere – ha dichiarato il prefetto della provincia di Firenze Valerio Valenti – ci consentono di portare avanti, con ancora più forza e determinazione, le attività di prevenzione e contrasto quotidianamente svolte dalle forze di polizia”. “La Toscana è all’avanguardia sul territorio nazionale per il contrasto alla violenza di genere- afferma il prefetto – ed è importante che il mondo del commercio e degli esercizi pubblici sia integrato in questa rete. Il rapporto della Prefettura e Confcommercio si è consolidato in questi mesi e stiamo lavorando per far sì che le discoteche e i luoghi di divertimento pubblico si trasformino da luoghi di solo svago in luoghi anche educativi”

Il questore di Firenze Maurizio Auriemma ha sottolineato che “il progetto nasce da un protocollo d’intesa tra la direzione nazionale anticrimine e la Fipe con una particolare attenzione alla violenza di genere: non bisogna mai smettere di parlarne, anzi, questa è un’occasione per fare rete sul territorio tra chi si occupa di prevenzione e repressione di questo reato e queste nuove sentinelle che ci aiutano a intervenire per tempo”. Il questore aggiunge che  “sul fronte della violenza di genere molto è stato fatto ma ancora molto resta da fare, soprattutto in ambito sociale: per questo il nostro impegno deve essere costante e continuo nel tempo”, per l’assessore a sicurezza e pari opportunità Benedetta Albanese “gli esercizi pubblici possono essere un presidio di sicurezza e legalità, è un importante passo avanti nel contrasto alla violenza sulle donne, sia quelle che vi lavorano che tutte noi altre”.

“Quella per il rispetto e la libertà delle donne è la madre di tutte le battaglie”, ha sottolineato Valentina Picca Bianchi, presidente del Gruppo donne imprenditrici di Fipe Confcommercio e principale promotrice dell’iniziativa. Secondo Aldo Mario Cursano, presidente di Confcommercio Toscana, “le imprese hanno un ruolo attivo nella costruzione di una società migliore”.

Simona Gentili ha intervistato Aldo Cursano, presidente di Confcommercio Toscana e Valentina Picca Bianchi, presidente nazionale delle donne imprenditrici della Federazione Italiana Pubblici Esercizi del sistema Confcommercio.

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