Catena umana settore terziario “Servono interventi immediati per salvare le aziende”

Il presidio delle imprese: una catena umana dal ristorante La Maremma, dove pochi mesi fa si è suicidato un’imprenditore, fino al Duomo organizzata da Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana in dieci città toscane

Oltre 400 persone a rappresentare ristoranti, bar, agenzie di viaggio, palestre, piscine, scuole di danza, agenzie di viaggio e commercianti, con sede fissa e ambulanti, in una catena umana che va dalla zona di piazza Santa Croce fino a piazza Duomo, davanti alla sede della Regione Toscana.

E’ quanto organizzato oggi da Confcommercio Toscana e Confesercenti Toscana per chiedere un cambio di passo nella gestione dell’emergenza e la possibilità di riaprire le attività.

catena umana esercenti
Foto Controradio

A Firenze, in particolare, la catena umana esercenti è partita dal ristorante ‘La Maremma’ di via Verdi, dove nell’agosto scorso il proprietario si è tolto la vita. Presente alla manifestazione di oggi anche la vedova del ristoratore 44enne.

Gli imprenditori e le imprenditrici del terziario presenti alla manifestazione, uniti da un nastro tricolore da piazza Santa Croce fino a piazza Duomo, hanno anche mostrato alcuni manifesti con scritto ‘riapriamo’, ‘il lavoro è un diritto’, ‘salviamo le imprese’, ‘avere un futuro è un nostro diritto’, ‘lavoriamo in sicurezza’.

L’iniziativa è andata in scena in tutti i capoluoghi toscani più la città di Viareggio. A Pisa circa 200 operatori e operatrici del commercio e del mondo del terziario hanno manifestato stamani sotto la Torre pendente a Pisa aderendo all’iniziativa regionale di Confcommercio e Confesercenti per chiedere di “superare le chiusure e tornare a lavorare in sicurezza”.

catena umana esercenti

Le associazioni di categoria chiedono infatti “ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato, riapertura immediata di tutte le attività chiuse, moratoria fiscale per gli anni 2020 e 2021, proroga della cassa integrazione al prossimo 31 dicembre” è una serie di altre misure di sostegno.

A Firenze la manifestazione, statica, composta e silenziosa, ha visto una “catena umana” lunga poco meno di un chilometro snodarsi nel cuore della città, da via Verdi fino a piazza del Duomo. A comporla oltre 400 imprenditori, professionisti e dipendenti delle imprese del terziario di tutta la provincia, che – uniti simbolicamente da un nastro tricolore, ma distanziati l’un l’altro come vogliono le normative di sicurezza antiCovid – hanno voluto manifestare pubblicamente la propria sofferenza e le difficoltà in cui vivono ormai da un anno, potendo lavorare solo a scarto ridotto (ad esempio, i pubblici esercizi) o addirittura per nulla (il mondo dello sport, dello spettacolo, degli eventi e dell’intrattenimento).

“Se il Governo continua, dopo un anno, a non garantire il diritto al lavoro in nome della salute, avrà sulle spalle la responsabilità civile, morale e sociale della distruzione economica del nostro Paese”, dicono con fermezza i presidenti della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano e di Confesercenti Claudio Bianchi, che hanno coordinato la manifestazione fiorentina insieme ai loro direttori Franco Marinoni e Alberto Marini.

I dirigenti di Confcommercio e Confesercenti hanno quindi camminato insieme lungo le strade lungo le quali si snodava la “catena umana”: piazza Salvemini, Borgo degli Albizi, via del Proconsolo, fino ad arrivare in piazza Duomo 10, di fronte alla Presidenza della Regione Toscana, dove erano attesi dall’assessore alla attività produttive Leonardo Marras, che ha espresso la solidarietà del governo regionale alle ragioni della protesta. Infine, si sono recati in Prefettura per consegnare nelle mani del Prefetto Alessandra Guidi il documento unitario contenente dieci richieste degli imprenditori del terziario, con la preghiera che il massimo esponente locale dello Stato se ne faccia portavoce presso il governo nazionale.

“Dieci richieste ma che possono riassumersi in due principali: poter tornare tutti al lavoro, pur con le regole e limitazioni imposte dalla necessità di arginare la pandemia, e – laddove questo non fosse possibile – avere ristori dignitosi e sufficienti per tirare avanti continuando a garantire l’occupazione”, dicono i presidenti Cursano e Bianchi.

“L’emergenza pandemica non è più solo sanitaria, ma è diventata anche economica, in maniera sempre più drammatica con il passare dei mesi”, si legge nella premessa del documento unitario di Confcommercio e Confesercenti, “abbiamo accettato con grande senso di responsabilità tutte le misure di sicurezza che venivano imposte alle nostre attività dal Governo, investendo tempo e denaro. Ma la pandemia non si è arrestata e pare purtroppo ancora lontano il momento in cui potremo dirci completamente fuori dal pericolo. Il piano vaccinale va avanti ancora troppo lentamente e le nostre imprese continuano ad arrancare attingendo ai risparmi personali (i pochi rimasti) dei titolari, ai fidi bancari (che vengono erogati sempre meno) e ai pochi ristori arrivati dal Governo e dalla Regione Toscana”.

Da qui la fortissima preoccupazione “per il futuro delle nostre imprese ma anche per quello dell’occupazione, soprattutto alla luce dell’eventuale sblocco al divieto dei licenziamenti”. Poi, gli interrogativi che restano ancora aperti. Su tutti, uno: “non comprendiamo perché, di tutti i settori economici esistenti, solo il nostro sia stato colpito così duramente dalle restrizioni e dalle chiusure. Mentre interi comparti del terziario sono stati completamente bloccati (si vedano le palestre, i cinema, i teatri, le discoteche, il settore degli eventi) o possono lavorare solo a singhiozzo e a regime ridotto (ad esempio, i pubblici esercizi o i negozi di moda), imprese di altri settori sono rimaste ferme solo per poco più di 15 giorni. Come se il pericolo di assembramenti e contagi riguardasse esclusivamente le aziende ed i lavoratori del terziario”.

“Lo Stato – prosegue il documento – non può scaricare sulle nostre spalle tutto il peso di una situazione drammatica, come se la diffusione del contagio dipendesse dalla nostra attività. Se così fosse, la pandemia sarebbe già conclusa da tempo, invece i contagi continuano anche quando le nostre aziende sono chiuse. Le nostre attività si svolgono in luoghi controllati e controllabili. Se è necessario il vaccino, chiediamo di essere vaccinati. Se si devono rivedere i protocolli, siamo pronti a rivederli. Ma questo deve servire a ridarci la dignità del lavoro”

Il documento consegnato in prefettura a Firenze, il medesimo che nello stesso momento è stato consegnato ai prefetti di tutte le altre città toscane coinvolte nella mobilitazione, si conclude dunque con le dieci richieste:

  1. ristori immediati parametrati sulla perdita di fatturato;
  2. riapertura immediata in sicurezza di tutte le attività chiuse;
  3. moratoria fiscale per gli anni 2020-2021;
  4. proroga della cassa integrazione e della moratoria dei mutui e finanziamenti fino al 31 dicembre 2021;
  5. rimodulazione delle locazioni commerciali e blocco degli sfratti;
  6. taglio del cuneo fiscale che grava sulle imprese;
  7. creazione di un piano “ripartenza” per il terziario;
  8. vaccinazione immediata di imprenditori e addetti del terziario;
  9. pagamento immediato di tutti i bonus ristori e indennizzi sospesi;
  10. passaporto sanitario europeo per spostamenti Ue.

 

Capodanno di solidarietà: da cuochi e ristoratori Firenze pasti per la Caritas

Seimila piatti di pasta cucinati per l’ultimo giorno dell’anno: un regalo dei cuochi e dei ristoratori di Firenze per la Caritas, parte di un’iniziativa che si è tenuta in altre 11 città italiane

Sono 6mila i piatti di pasta cucinati dagli chef a Firenze per il pranzo dell’ultimo giorno dell’anno, un regalo che hanno ricevuto oggi gli ospiti della mensa della Caritas diocesana di via Baracca.

A compiere il gesto solidale sono stati i cuochi e i ristoratori toscani nell’ambito dell’iniziativa ‘Chiusi i locali ma non i nostri cuori’ lanciata a livello nazionale da Fipe Confcommercio e Federazione italiana cuochi con il dipartimento solidarietà emergenze Fic.

Nel capoluogo toscano la consegna dei 500 chili di pasta necessari a preparare il pranzo, poi elaborato dagli chef fiorentini guidati da Massimiliano Catizzone, è avvenuta alla presenza del presidente della Regione Toscana Eugenio Giani, degli assessori del Comune di Firenze al Welfare Sara Funaro e alle Attività produttive Federico Gianassi, oltre che dei presidenti di Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e del Dipartimento solidarietà emergenze della Fic Toscana Gian Carlo Gliceri e del direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. A riceverli, il presidente della Fondazione Solidarietà Caritas Firenze Vincenzo Lucchetti.

“Guanti, mascherine e fornelli accesi, questo Capodanno per gli ospiti della mensa Caritas diocesana di Firenze sarà speciale grazie alla solidarietà di tanti cuochi che nonostante le difficoltà che stiamo vivendo si sono messi a disposizione per condividere il loro tempo e aiutare i più bisognosi – ha dichiarato Giani -. E’ un buon auspicio per cominciare con il giusto passo il 2021”. Funaro e Gianassi hanno sottolineato che “non poteva esserci iniziativa più bella per chiudere un anno difficile come questo”, Cursano ha osservato che “mettere le persone a tavola per noi è un atto d’amore”. “Il 2020 – ha concluso Catizzone – è stato un anno terribile che ci ha tutti impoveriti economicamente ed umanamente. La nostra categoria è stata fortemente vessata, ma questo non ferma la nostra voglia di dare”.

Confcommercio Firenze, in 10 anni -5% botteghe in centro

Direttore toscana Marinoni: “il centro storico di Firenze” è “sempre più a misura di turisti e sempre meno di residenti”.

Le botteghe del centro storico di Firenze sono passate da 1.851 del 2008 a 1.752 del 2018 (-5%), mentre in periferia i negozi sono calati da 3.241 a 3.166 in dieci anni (-2,3%). A dirlo è l’ultima indagine di Confcommercio sulla demografia delle imprese commerciali e turistiche nelle principali città italiane.

Se gli esercizi commerciali diminuiscono, fa sapere una nota di Confcommercio Firenze, di contro alberghi, bar e ristoranti proseguono la loro marcia nel capoluogo: le imprese del comparto sono passate dalle 1.174 del 2008 alle 1.481 del 2018 (+2,6%), fuori dal centro, dal 1.394 di dieci anni fa a 1.839 di oggi (+3,2%).

“Queste cifre – ha commentato il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni – indicano come il centro storico di Firenze sia sempre più a misura di turisti e sempre meno di residenti. La presenza delle botteghe sotto casa è misura della qualità e della facilità del vivere in città – ha aggiunto – il fatto che spariscano deve metterci in allarme”. Per Marinoni anche l’aumento delle strutture ricettive extralberghiere “è un fenomeno da valutare con attenzione” perché “va scongiurato l’effetto delle città-cartolina che la sera diventa dormitori per turisti. Ecco perché dobbiamo tutelare gli esercizi di vicinato e favorirli con precise misure di sostegno, per il valore sociale ed economico che rivestono”.

“Nonostante la crisi perdurante, in Italia i consumi del fuori-casa sono in aumento – ha sottolineato il presidente della Confcommercio fiorentina Aldo Cursano, che è anche presidente di Fipe Toscana – e questo spiega l’exploit di bar e ristoranti, che a differenza dei negozi continuano ad aprire sia fuori che dentro il centro storico”.

Firenze, ‘Rimpiattino’ contro lo spreco alimentare

40 ristoranti hanno aderito all’iniziativa Fipe Confcommercio per portare gli avanzi a casa dentro la busta chiamata ‘Rimpiattino’.

Sono 40 i ristoranti di Firenze e provincia che hanno aderito all’iniziativa di Fipe Confcommercio e Comieco contro lo spreco alimentare, che prevede la possibilità di portare a casa gli avanzi del cibo ordinato al ristorante. In Italia e a Firenze, la famosa ‘doggy bag’ il contenitore per portare a casa le pietanze, si chiama ‘Rimpiattino’, nome scelto con un concorso nazionale. Si tratta di due contenitori di cartone: uno pensato per il vino e l’altro per il cibo.

A presentare l’iniziativa, che partirà a Firenze nei prossimi giorni, sono stati oggi il vice direttore Fipe Confcommercio nazionale Luciano Sbraga, il presidente Fipe Confcommercio Toscana Aldo Cursano e il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni. La campagna contro lo spreco alimentare è sostenuta dai numeri raccolti dall’ufficio studi Fipe: l’80% dei ristoratori considera rilevante il problema dello spreco, anche se soltanto il 43% di loro propone ai clienti di portare via gli avanzi. Secondo l’indagine, inoltre, i clienti non portano va il cibo soprattutto per una questione di imbarazzo (il 55%), seguita dalla scomodità (19,5%).

“Il concetto di portare via gli avanzi – ha commentato Marinoni – non è da ristoranti di basso livello, è tutt’altro che disdicevole porsi un problema di riduzione degli sprechi alimentari”. Cursano auspica che con Rimpiattino “portare il cibo a casa diventi di moda. L’obiettivo finale è coinvolgere 30mila ristoranti in Italia, noi qui lo stiamo facendo con grande senso di responsabilità”.

luciano sbraga, franco marinoA breve sarà possibile consultare sul sito Fipe la lista dei ristoranti che hanno adottato Rimpiattino. “Avere 40 già pionieri a Firenze – ha detto Sbraga – è un numero straordinario. Quella contro lo spreco deve diventare una battaglia comune, perché comune è l’interesse”.

Scuola-lavoro: attestati ‘ristorazione 4.0’ a studenti Isis Galilei

Si è chiuso a Firenze, con la consegna degli attestati a 17 studenti dell’Isis Galilei, il progetto di alternanza scuola-lavoro “Ristorazione 4.0, la buona scuola è servita”

Si è chiuso a Firenze, con la consegna degli attestati a 17 studenti dell’Isis Galilei, il progetto di alternanza scuola-lavoro “Ristorazione 4.0, la buona scuola è servita” promosso da Fipe, in collaborazione con Confcommercio Toscana, TripAdvisor, TheFork, Axelero e Foodora e col sostegno del Miur. Il progetto è partito in “prima nazionale” dal capoluogo fiorentino, con l’obiettivo di preparare gli studenti a utilizzare le loro competenze digitali all’interno dei pubblici esercizi per gestire al meglio pagine social, prenotazioni e recensioni online.

“E’ necessario valorizzare il mondo della ristorazione, espressione della nostra enogastronomia e il progetto va in questa direzione – ha detto il presidente del Consiglio regionale Eugenio Giani durante la cerimonia di chiusura a Palazzo Bastogi -. Serve stare al passo con i tempi: oggi l’informatica è tutto, per questo i protagonisti sono gli studenti”. Secondo il vicesindaco di Firenze Cristina Giachi “l’alternanza scuola-lavoro è una straordinaria opportunità, se usata con intelligenza”.

Per l’onorevole Gabriele Toccafondi (che aveva tenuto a battesimo il progetto in qualità di sottosegretario di Stato al Miur) “la scuola è un luogo di conoscenza, ma anche di crescita. Ci dispiace che il Governo stia cercando di demolire tutto, dimezzando le ore di alternanza e togliendo quasi il 70% delle risorse che vengono destinate agli istituti sul tema dell’alternanza”.

I ragazzi del Galilei, nei mesi scorsi, hanno frequentato lezioni curate dagli esperti del settore, facendo esperienza in bar e ristoranti tra Firenze e Prato: in totale nove aziende hanno aderito all’iniziativa. “I pubblici esercizi hanno bisogno di nuove professionalità come quelle che gli studenti hanno sperimentato con questo progetto” ha sottolineato il presidente di Fipe-Confcommercio Toscana Aldo Cursano.

Firenze: commercianti contro nuova ZTL, “non risolve sosta selvaggia”

Il presidente della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano: “l’unico modo valido per reprimere il fenomeno è quindi quello di mantenere il presidio della polizia municipale ed elevare sanzioni a chi le merita”.

“Se la revoca della finestra dalle 20 alle 23 il giovedì e venerdì era stata pensata con l’intento di eliminare i problemi di sosta selvaggia in centro storico, le foto raccolte nel corso del sopralluogo dimostrano che il provvedimento è stato inutile. Nulla infatti è cambiato, dal momento che la ztl pullulava di auto, di residenti e non, in sosta vietata tra marciapiedi e vicoli nascosti, ma addirittura in aree, come piazza Strozzi, che dovrebbero essere completamente pedonali”. Lo dice in una nota, firmata da Confcommercio, Confesercenti, Cna e Confartigianato con tanto di foto allegate, il presidente della Confcommercio di Firenze Aldo Cursano, convinto che “l’unico modo valido per reprimere il fenomeno è quindi quello di mantenere il presidio della polizia municipale ed elevare sanzioni a chi le merita”.

“Non è giusto che il comportamento scorretto e incivile di alcuni automobilisti, residenti o meno, leda i diritti di tutti gli altri provocando l’inaccessibilità del centro storico. Ci aspettiamo che l’Amministrazione Comunale apra finalmente gli occhi di fronte alla realtà”, aggiunge.

“Un provvedimento inutile e dannoso, così come già dimostrato dall’esperienza del 2017. Continuiamo a ribadire che quel che serve non è un centro blindato, ma una città accessibile a fiorentini e turisti e un più forte presidio sia della polizia municipale che delle forze dell’ordine, chiamate a reprimere i comportamenti scorretti e/o pericolosi”, dichiara Luca Tonini, presidente cittadino per CNA Firenze.

Dello stesso parere Santino Cannamela presidente di Confesercenti: “É passato un anno dalla precedente esperienza di ztl estiva, ma le situazioni sono analoghe a quelle che registrammo nel 2017 e che nessuno a voluto considerare. Continuiamo a chiedere all’Amministrazione di prendere atto che occorre ripensare le politiche di accessibilità del centro per renderlo fruibile ai fiorentini, superando la ztl”.

Per Jacopo Ferretti, segretario generale di Confartigianato imprese Firenze, “il sopralluogo che abbiamo effettuato, in particolare nella zona di Oltrarno, conferma quanto già rilevato lo scorso anno. Siamo sempre più convinti che il sistema della ZTL debba essere rivisto”.

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