Lun 6 Mag 2024

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Spara e uccide compagno di caccia, era “certo” fosse un animale

Firenze, ha sostenuto di avere visto “un’ombra” e di avere sparato “certo che si trattasse di un animale e non di una persona” Piero Fabbri, 57 anni, sentito oggi dal gip di Firenze nell’ambito dell’indagine nella quale è accusato di omicidio colposo per la morte del ventiquattrenne Davide Piampiano durante una battuta di caccia nelle campagne di Assisi.

Un nuovo interrogatorio di garanzia dopo la trasmissione degli atti dalla Procura di Perugia a quella del capoluogo toscano. Fabbri, difeso dall’avvocato Luca Maori, ha riferito al giudice di avere sentito Piampiano al telefono poco prima dello sparo e che il giovane gli avrebbe detto di essere con il cane. L’indagato ha quindi spiegato di avere “sentito dei latrati provenire da molto più lontano” del punto dove aveva sparato e quindi di avere esploso il colpo di fucile “certo” che l’ombra fosse un cinghiale e non Piampiano.

Fabbri ha quindi ribadito di avere “fatto una sciocchezza” nei momenti successivi non attendo subito di avere sparato al compagno di caccia. Così come di averlo fatto per “vergogna” verso la madre davanti alla quale ora – sempre in base alle sue parole – vorrebbe “chiedere perdono mettendosi in ginocchio”. Nel corso dell’udienza, l’avvocato Maori ha depositato una consulenza balistica di parte.

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